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IL MOSSAD STA PROGETTANDO UN ATTENTATO ALLA COPPA DEL MONDO?

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A cura di Olimpia
Il 5 Giugno 2006
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DI JOE QUINN

Circa una settimana fa, ho cominciato a chiedermi perché quei governi che più hanno da guadagnare dalla “guerra al terrorismo” – quelli statunitense, britannico e israeliano – non stessero facendo un gran fracasso (attraverso i loro lacchè mediatici) sulla “reale possibilità di un attacco terroristico alla Coppa del Mondo” che comincerà il 10 giugno in Germania”. Dopotutto un evento internazionale che attrae centinaia di migliaia di persone e un audience televisiva mondiale nell’ordine di miliardi, sicuramente deve apparire ai mercanti della guerra come un’occasione perfetta per lanciare il fattore paura e cementare ulteriormente la ‘realtà’ del terrorismo islamico mondiale nelle menti della popolazione del pianeta.Poi ho realizzato una cosa abbastanza preoccupante:

Ogni attacco terroristico precedente è avvenuto in una generale assenza di avvertimenti pubblici sulla possibilità di un attacco, contrariamente agli allarmi ad alto profilo riguardanti attentati terroristici che non hanno avuto luogo. Analizziamo l’11/9, le bombe di Madrid del 2004 e le bombe di Londra del 2005. Tutti questi attacchi sono ‘venuti fuori dal nulla’, perlomeno per quanto riguarda il pubblico. Confrontiamo questi attentati con la normale comunicazione al pubblico di ‘possibili’ piani per attentati terroristici che i media ci hanno sbattuto in faccia negli ultimi 5 anni, dei quali nessuno è realmente avvenuto. Chiaramente nel caso che la vera fonte degli effettivi attacchi siano i governi stessi che sostengono di combattere la guerra al terrorismo, è abbastanza logico che non avvertano il pubblico, né ammettano di essere informati in anticipo di un reale attentato, perché a quel punto non potrebbero ragionevolmente affermare di essere stati incapaci di prevenirlo.

Quindi in sostanza possiamo dire che se si genera molto rumore nei media su potenziali attacchi terroristici, completi di allarme da parte di fonti d’intelligence statunitensi, è abbastanza probabile che non avrà luogo nessun attentato terroristico. Comunque ci lascia in qualche modo ciechi nel tentativo di determinare quando realmente potrebbe avvenire un attacco terroristico false flag [false flag sono operazioni dei servizi segreti di un paese, di cui la responsabilità viene fatta ricadere su un paese diverso, ndt.]. La cosa migliore che possiamo fare è di osservare le circostanze in cui un apparente atto di “terrorismo islamico” potrebbe offrire ai propagandisti della guerra la migliore occasione di ritorsione (1), promuovendo la loro affermazione che il “terrorismo islamico” è reale ed è una minaccia per il mondo, nell’attuale clima politico globale, e che l’“Iran è una minaccia per i paesi civilizzati”. Quello che voglio dire quindi è che la Coppa del Mondo è proprio una di queste circostanze, ed è proprio la cospicua mancanza si propaganda da parte del governo e dei media sulla possibilità di un “attacco terroristico” durante la Coppa del Mondo che ci dà fondati motivi di preoccupazione.

Mentre il tipo di politica alla quale si ricorre nella preparazione di un falso attentato terroristico sembra essere un relativo blackout su qualsiasi accenno alla possibilità di un attacco del genere, sembra che la stessa politica permetta pettegolezzi di bassa lega nella stampa mainstream marginale. Servizi del genere di solito rimangono fino a una o due settimane prima dell’attentato e servono a preparare la vittima designata da ingannare. Tenuto conto di questo prendiamo in considerazione il seguente articolo di venerdì scorso apparso solo sul servizio Ynet News fuori da Israele:

Israel warns of World Cup terror [Israele mette in guardia dal terrorismo alla Coppa del Mondo]

ynetnews.com
26 maggio 2006

Israele ha avvertito i corpi d’intelligence europea e statunitense di possibili tentativi da parte di cellule di Hizbollah, sotto la guida di Imad Mugniyah, di compiere attacchi terroristici alla prossima Coppa del Mondo in Germania, scriveva venerdì il giornale saudita Al-Watan.

Secondo il servizio, il complotto terroristico ha lo scopo di provare alla comunità internazionale che Teheran, se attaccata, è capace di ritorsioni.

Da notare che Israele non ha soltanto identificato gli attentatori – l’Iran – ma è arrivato ad informare i corpi dell’intelligence europea e statunitense della ragione specifica per la quale l’Iran sta progettando di compiere l’attentato – per mettere in guardia l’Occidente dalla sua “capacità di ritorsioni in caso di attacco”. Come fa Israele, ci chiediamo, a sapere così tanto sulle intenzioni del governo iraniano? Come fa Israele a sostenere di sapere che l’Iran è determinato a ‘dichiarare guerra agli infedeli’, quando il governo iraniano ha ripetutamente smentito affermazioni del genere e ha fatto grossi sforzi per arrivare ad una soluzione pacifica e uscire dall’impasse imposta deliberatamente da Washington e Tel Aviv? Davvero il governo israeliano non si rende conto che è davvero troppo chiederci di credere a quello che sostiene e che l’Iran attaccherà la Coppa del Mondo, quando un attentato del genere finirebbe per favorire direttamente i mercanti della guerra israeliani che non vedono l’ora di trovare una giustificazione per attaccare l’Iran??

Se qui dobbiamo essere ragionevoli e razionali, (e vogliamo esserlo il più spesso possible), dovremmo dire che, dato che il governo e la lobby israeliani negli USA sono stati in qualche modo isterici nei loro tentativi di convincere il mondo che l’Iran debba essere attaccato, se ci sarà un attentato alla Coppa del Mondo, a quel punto l’autore più ovvio dell’attentato sarà Israele.

Il Mossad ha reso questi falsi attentati terroristici islamici qualcosa come un’‘arte’, portandoli a termine con meticolosa precisione. In effetti, il potenziale del Mossad per attacchi del genere era stato evidenziato in un rapporto di 68 pagine redatto dall’[American] Army School of Advanced Military Studies (SAMS) [Scuola dell’esercito per gli studi militari avanzati] che è stato abbozzato per analizzare il compito scoraggiante che dovrebbe affrontare qualsiasi forza internazionale per il mantenimento della pace se Israele e i palestinesi dovessero mai raggiungere un accordo di pace suffragato dalle Nazioni Unite. Il servizio era parte di un articolo nell’edizione del 10 settembre 2001 del Washington Times intitolato: “U.S. troops would enforce peace under Army study”, che descriveva le scoperte di un piano di un centro di studi elitario dell’esercito statunitense.

L’articolo ci racconta:

“[…] la scuola per gli studi militari avanzati è sia una base di addestramento sia un think tank per alcuni degli ufficiali più brillanti dell’esercito. Gli ufficiali dicono che il capo di stato maggiore dell’esercito e a volte e il consiglio dei capi di stato maggiore, hanno chiesto alla SAMS di sviluppare dei piani di contingenza per operazioni militari future. Durante la Guerra del Golfo Persico del 1991, il personale della SAMS aveva aiutato a pianificare l’attacco terrestre della coalizione che aveva evitato di cominciare dalla metà delle postazioni irachene eseguendo invece un ‘left hook’ [ala sinistra] che sconfisse il nemico nel giro di 100 ore.

All’esercitazione avevano preso parte 60 ufficiali soprannominati ‘Jedi Knights’, dato che tutti gli studenti del secondo anno della SAMS hanno un soprannome. Il documento della SAMS cerca di predire che cosa potrebbe succedere durante il primo anno di un’operazione di rafforzamento della pace, e analizza possibili pericoli da entrambe le parti per le truppe statunitensi. Definisce le forze armate israeliane un gorilla da ‘500 libbre in Israele. Ben armato ed addestrato, opera sia a Gaza [che in Cisgiordania]. Conosciuto per lo sprezzo del diritto internazionale per compiere le missioni. Di solito non fa fuoco sulle forze statunitensi. Il fratricidio è una preoccupazione specialmente nella gestione dello spazio aereo.

Gli ufficiali della SAMS dicono del Mossad, i servizi segreti israeliani: ‘Un Jolly. Spietato e astuto. È in grado di prendere di mira forze USA e farla sembrare un’azione arabo palestinese.’

Tanto per essere chiari, chiunque abbia un problema sul mio suggerimento che il Mossad sia in grado di, e di fatto commetta attentati contro obiettivi teoricamente amici, in modo tale che sembri un atto di “terrorismo arabo”, si può rivolgere ai membri dell’elitaria Scuola per gli studi militari avanzati dell’esercito statunitense.

Secondo l’ex agente del Mossad Victor Ostrovsky, il Mossad, come altre agenzie di intelligence, lavora al di fuori del loro ufficio consolare (ambasciata) in qualsiasi paese. A differenza da altre agenzie di intelligence però, il Mossad si appoggia su quelli che si chiamano ‘Sayanim’, o membri della comunità locale ebraica del paese. Grazie a questo ‘aiuto’ aggiuntivo il Mossad può operare con un numero significativamente ridotto di agenti operativi quando svolge una missione. In un articolo dell’edizione del 22 aprile 2004 di Scoop si legge:

Dall’interno del Mossad ora all’esterno, cioè il Mossad ha solo dai 30 ai 37 case officers chiamati katsas che operano in un dato momento. Il Mossad è in grado di funzionare con un basso numero di Katsas centrali grazie ad una fedele comunità ebraica fuori da Israele. La rete dei lealisti funziona attraverso un sistema di Sayanim, o aiutanti ebrei volontari. I lealisti Sayanim di solito sono ebrei che vivono fuori Israele e spesso sono reclutati attraverso parenti israeliani. Sembra che ci siano migliaia di Sayanim nel mondo. Il loro ruolo è specifico in base alle loro professioni: un lealista che lavora nel campo dei viaggi potrebbe aiutare il Mossad ad ottenere dei documenti. I Sayanim offrono supporto pratico, non sono mai esposti a rischi, e sicuramente non sono al corrente di informazioni classificate.

Un sayan che lavora nel mercato degli affitti procurerà alloggi, finanzieri, dottori, persone che svolgono servizio civili, infermieri che si occupano di disabili gravi – hanno tutti un ruolo da svolgere senza conoscere il quadro completo o più grande, e rimarranno in silenzio grazie alla lealtà verso la causa. I Katsas incaricati dei sayanim attivi li visiteranno una volta ogni tre mesi sia attraverso incontri personali che attraverso numerose conversazioni telefoniche. “Il sistema permette al Mossad di lavorare con una squadra ridotta all’osso. Questo è il motivo per cui una cellula del KGB, per esempio, avrebbe bisogno di un centinaio di persone, mentre un’analoga cellula del Mossad avrebbe bisogno di sei o sette agenti.”

Per parlare di quello che sarebbe necessario per mettere in piedi un attentato alla Coppa del Mondo, possiamo vedere che il lavoro, pur richiedendo una pianificazione meticolosa, potrebbe essere in realtà abbastanza facile per il Mossad. A parte i particolari dell’attacco, il Mossad avrebbe bisogno di contatti con Sayanim all’interno dell’ampio apparato di sicurezza che circonda le partite e le squadre che prendono parte alla Coppa del Mondo. Probabilmente avrebbero bisogno di confidenti all’interno dell’istituzione internazionale del calcio, la FIFA, e forse anche di coloro che sono coinvolti nel catering e nella pubblicità ecc. Praticamente chiunque abbia ufficialmente e quindi libero accesso ai numerosi aspetti dell’infrastruttura che ruota intorno alla Coppa del Mondo. Con 105.000 membri della comunità ebraica che vivono in Germania (questa stima non include il grande numero di ebrei che non sono affiliati alla maggiore organizzazione ebraica, il Consiglio centrale degli ebrei), è davvero possibile che ci sia una squadra di ‘sayanim’ coinvolti nella Coppa del Mondo dalla quale il Mossad può attingere per organizzare ed implementare un attentato “terrorista arabo”.

C’è da notare che il redattore di ‘Scoop’ afferma che, mentre vengono utilizzati per facilitare attacchi di questo tipo, i membri della comunità ebraica o ‘sayanim’ sicuramente non sono al corrente di informazioni classificate, cioè, non si rendono conto che stanno partecipando ad un attentato terroristico false flag e all’omicidio di persone innocenti. È praticamente certo che vengono ‘preparati’ con qualche chiacchiera patriottica su Israele e che gli si menta sulla maniera in cui il loro ‘aiuto’ viene usato. Se gli si dice qualcosa è che l’operazione deve evitare un sospetto attentato terroristico arabo, nel qual caso offrono entusiasticamente qualsiasi aiuto siano in grado di fornire. Chi non lo farebbe? Il fatto è che gli ebrei normali vengono ingannati come chiunque altro dalla propaganda sulla ‘realtà’ del terrorismo arabo. Il motto del Mossad è “attraverso l’inganno”, e ovviamente quest’inganno non è limitato ai non ebrei, ma include anche il raggiro degli ebrei.

Se ci sarà un attentato alla Coppa del Mondo, e la colpa venisse fatta ricadere sull’Iran, seguirebbe rapidamente un attacco all’Iran, che potrebbe prevedere l’utilizzo di armi nucleari da parte di aeri da guerra israeliani e statunitensi. Se succedesse questo, la reale minaccia esistente per la vita degli ebrei in Israele, una minaccia che chiaramente ha origine nelle azioni del governo israeliano, aumenterebbe di 10 volte. Per oltre 100 anni, l’ebreo medio è stato manipolato e trattenuto a forza in una parte del Medio Oriente che, fino a 58 anni fa era abitata dai palestinesi da migliaia di anni. Per i leader sionisti il fatto di aver perseguito questo tipo di politica, affermando allo stesso tempo che il loro unico obiettivo fosse quello di proteggere il popolo ebraico, è contraddittorio e quindi completamente ingannevole.

Ho paura per il futuro del popolo ebraico e per tutti i popoli semiti del Medio Oriente. Ma la paura non è basata sull’esistenza di un qualsiasi cosiddetto “terrorismo arabo”, quanto piuttosto sulle azioni dei governi israeliano, statunitense e britannico che sembrano determinati a ad alimentare imprudentemente (ma con molta cura) i fuochi dell’odio in Medio Oriente, perfettamente consapevoli del fatto che, quando il ferro ormai sarà davvero incandescente, tutti (salviamoli) saranno consumati nella guerra continua di proporzioni stranamente bibliche.

Joe Quinn
Fonte: http://signs-of-the-times.org/
Link
30/05/2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di OLIMPIA BERTOLDINI

[1] Il termine “more bang for your buck” [lett. un colpo maggiore alla resistenza – per estensione: migliore occasione di ritorsione, ndt.] è molto appropriato, dato che si comincia ad usarlo dal 1954 quando significava specificamente l’utilizzo di stanziamenti per la difesa, che facevano affidamento soprattutto sui deterrenti nucleari. Il ‘bang’ in questo caso si riferisce ad un’esplosione nucleare. Le sue origini derivano da un commento di John Foster Dulles che preparò la politica della “rappresaglia massiccia” nel 1954 e disse al Consiglio per le relazioni con l’estero [Council on Foreign Relations: (CFR)] “è ora possibile ottenere e dividere una maggiore sicurezza di base e costi minori”. Charles E. Wilson, Difesa e Sicurezza, immediatamente chiamò questa politica “New Look” … e disse che avrebbe portato un “bigger bang for a buck.” (Safire, _New Language of Politics_, 1968)

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