DI JAMES PETRAS
Il 14 gennaio 2006 Veronica Michelle Bachelet è stata eletta alla presidenza del Cile con un margine del 54 percento contro il 46 percento e con un 40 percento di astensioni, soprattutto da parte di giovani sotto i 30 anni. A capo di una coalizione di due partiti cosiddetti “socialisti”, i Cristianodemocratici e i Radicali, la sua vittoria elettorale è stata acclamata da un vasto spettro politico che va dal governo Bush al presidente Chavez, compresi i media dell’alta finanza (Financial Times, Time Magazine, Wall Street Journal) e le più importanti istituzioni finanziarie (Banca Mondiale, FMI).
Ancora una volta, come nella valutazione di altre elezioni recenti, i progressisti si sbagliano (o forse hanno abbandonato i loro progetti di riforme) e la destra ha ragione a rallegrarsi.
La risposta positiva dei progressisti all’elezione della Bachelet si basa su un terreno fragile. Proclamano che sia la prima donna presidente in America Latina (dimenticando che Margaret Thatcher è stata la prima donna Primo Ministro di Inghilterra), che ha passato un breve periodo nella prigione di Pinochet; che era figlia di un fedele generale dell’areonautica che aveva prestato servizio sotto l’ex presidente socialista Allende ed è stato torturato fino alla morte; e che è stata un leader del Partito cosiddetto “Socialista” del Cile.
La fiducia dei progressisti nella politica d’identità è in netto contrasto con l’approccio storico materialista adottato dai regimi politici di destra e dalla stampa dell’alta finanza, che si concentra sulla sua attività politica negli ultimi 15 anni, sul suo ruolo come ministro (della sanità e della difesa) e sulla sua adesione incondizionata alle politiche di libero mercato neoliberiste e alla dottrina militare regionale degli Stati Uniti.
Per capire il significato dell’elezione della Bachelet e perché il governo Bush sia tanto entusiasta, bisogna scavare brevemente negli antefatti delle cosidette amministrazioni di “centrosinistra” che hanno governato il Cile negli ultimi 16 anni.
Nel 1988 la coalizione chiamata la “Concertación” ha sconfitto il dittatore Pinochet con un plebiscito, e l’anno successivo ha battuto il candidato a favore di Pinochet ed è riuscita a vincere le elezioni presidenziali. Dal 1989 ad oggi, il Cile ha continuato ad essere governato dalla costituzione autoritaria imposta dalla dittatura nel 1980. I governi presidenziali della Concertación (sia i Cristiano Democratici che i Socialisti) non solo hanno accettato le fraudolente privatizzazioni da miliardi di dollari, che sono avvenute sotto la dittatura, ma hanno esteso questa pratica a tutti i settori dell’economia, compresa la sanità, le pensioni e l’educazione. Una relazione degli Investigatori del Congresso (20 luglio 2005) ha rivelato che terreni e proprietà pubbliche per un valore di oltre 6 miliardi di dollari sono stati trasferiti illegalmente ad alcuni funzionari di Pinochet. Alti ufficiali militari, coinvolti in crimini contro l’umanità, compreso Pinochet, hanno continuato a mantenere le loro posizioni di potere per oltre un decennio. Funzionari di medio livello sono stati promossi all’anzianità di servizio. Sotto la Concertación, il Cile ha mantenuto l’equivoco secondo posto tra i paesi con maggiori disuguaglianze in Sud America.
L’esercito continua tuttora a ricevere il 10 percento dei proventi del rame, una misura supportata pienamente dalla Bachelet quando era Ministro della Difesa (2002-2004). Una legislazione restrittiva del lavoro impedisce ai sindacati ed ai movimenti operai di impegnarsi in un qualsiasi sciopero a livello industriale, e la maggior parte dei lavoratori agricoli e dei boscaioli ha possibilità infime o inesistenti di difendendersi contro i rapaci produttori di uva, vino e legname del business agricolo. Per contro una nuova classe di multimilionari domina un’economia altamente monopolizzata, che ha stretti legami con le multinazionali europee e statunitensi, depredando la pesca, le foreste, l’acqua e le risorse minerarie del paese, impossessandosi delle terre degli indigeni e criminalizzando i movimenti degli indigeni Mapuche.
L’affermazione della Concertación di aver ridotto la povertà dal 48 percento al 18 percento è un trucco statistico: risultato della ridefinizione della soglia di povertà a meri livelli di sopravvivenza. Delle stime più realistiche, basate su uno standard di vita adeguato, farebbero salire la cifra ad almeno il 40-45 percento.
Fatto altrettanto importante, la “Concertación” si è schierata con gli Stati Uniti e, in contrasto con il resto dell’America Latina, si è allineata alla più fedele disciplina delle politiche economiche di libero mercato, firmando la versione bilaterale dell’Area di Libero Commercio dell’America Latina e votando insieme agli Stati Uniti contro Cuba, in occasione dell’incontro annuale di Ginevra sui Diritti Umani. Il Partito Socialista, dalle file del quale sono stati eletti gli ultimi due presidenti, non solo ha rinunciato a qualsiasi politica portata avanti dal Presidente Allende (nazionalizzazione del rame, riforma agraria, democrazia industriale, benessere sociale e legislazione del lavoro protettiva), ma ha “confessato” di aver seguito “politiche sbagliate”. Gli alleati di destra e i Cristiano Democratici che hanno partecipato al colpo di stato militare nel 1973 non hanno fatto un’“autocritica” del genere.
Prima del golpe militare, la Bachelet era stata membro del governo di Unità Popolare del quale suo padre, generale dell’aeronautica, era un fedele sostenitore. Fu detenuta per un breve periodo insieme a decine di migliaia di altri cileni progressisti e alla fine andò all’estero, a studiare alla Università Humboldt nella Comunista Repubblica Democratica Tedesca (DDR), dove sostenne il governo di Hoeneker. Dopo il ritorno alla politica elettorale la Bachelet tornò in Cile, diventò membro del Comitato Centrale del “rinnovato” Partito Socialista pro-neoliberista. A partire dal suo ritorno in Cile fino al momento della sua elezione come presidente, non solo la Bachelet non ha mai messo in discussione l’impunità dell’esercito che ha torturato a morte suo padre, ma ha abbracciato la sua dottrina della sicurezza nazionale, ha promosso numerosi funzionari di medio livello che avevano lavorato nel CNI (la polizia segreta) di Pinochet e si vanta delle sue intime relazioni di lavoro con i militari.
Lo spostamento della Bachelet dalla DDR agli USA è stato coronato da un anno di soggiorno a Fort McNair, dove ha assorbito la dottrina statunitense della“guerra interna” e le strategie contro le insurrezioni. A differenza di suo padre, che seguiva un percorso di rifiuto dell’imperialismo e abbracciava le politiche di ridistribuzione socialiste, la Bachelet invece preferisce la strada di “convergenza con il potere egemonico” (parole sue), che in sostanza significa: sottomissione servile ai diktat strategici statunitensi. Il suo precedente incarico (2000-2002) come Ministro della Sanità non ha mostrato alcun miglioramento nel disastroso sistema sanitario pubblico, nessun programma di rilievo per quel 50 percento della popolazione cilena che non può permettersi i programmi di assistenza sanitaria privata, e nessuno sforzo per migliorare il fallito sistema pensionistico privato, dopo che era stato definito da Washington come un “modello” per il mondo. I piani di pensionamento privato sono sotto di 1 miliardo di dollari, le spese di gestione e altre spese generali impegnano il 20 percento dei fondi stanziati per le pensioni. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha richiamato l’attenzione della Bachelet e i suoi predecessori che solo il 58 percento dei pensionati riceve 120 dollari al mese, mentre l’altro 42 percento virtualmente non riceve niente.
Durante il mandato della Bachelet come Ministro della Difesa, le spese per i militari del Cile hanno raggiunto nuove vette: il denaro speso pro capite per l’esercito ha tranquillamente superato quello di qualsiasi altro governo in America Latina. Con una spesa di svariati milardi di dollari per una nuova flotta di aerei da combattimento, elicotteri, navi da guerra e sistemi di spionaggio fotografico satellitare, il Cile era preparato a “convergere” con gli Stati Uniti per mantenere l’ordine nei turbolenti paesi andini. La Bachelet è stata uno degli appoggi maggiori che gli Stati Uniti hanno avuto, inviando una forza militare in spedizione ad Haiti, per soccorrere le forze militari USA nella repressione dei finacheggiatori di Aristide. Oltre 400 soldati cileni armati fino ai denti hanno perlustrato le strade dei sobborghi di Port au Prince, appoggiando il governo fantoccio imposto dagli Stati Uniti.
La Bachelet ha accolto favorevolmente ogni opportunità per impegnarsi in esercitazioni militari con gli Stati Uniti, offrendo appoggio logistico per le ultime operazioni UNITAS.
La Bachelet è andata oltre gli abituali protocolli di rapporti tra un Ministro della Difesa con l’esercito. Fotografie mentre abbraccia generali hanno ricoperto le prime pagine del quotidiano di destra El Mercurio. Ancora più impressionante è l’esuberanza espansiva della Bachelet per i generali, compresi molti dei generali che avevano prestato servizio nella polizia segreta di Pinochet: 13 dei 30 generali con i quali ha collaborato la Bachelet erano membri del famoso CNI, tristemente noti per le loro torture e omicidi di sospettati politici.
In un’intervista con El Mercurio (1/22/06) la Bachelet ha dichiarato il suo completo supporto al modello neoliberista, il mantenimento dell’IVA regressiva al 19 percento IVA, l’opposizione a qualsiasi tassa progressiva o politica ridistributiva, e nessuna legislazione concreta per eliminare le abissali disuguaglianze. A parte la promozione dell’“educazione” nella classe media, ha affermato che non c’era nessuna “formula magica” per superare il divario tra ricchi e poveri, compresa la riforma del giorno lavorativo di oltre 48 ore in Cile, il più alto fra 60 paesi nel mondo, secondo la classificazione dell’International Institute of Management. Ma secondo la Bachelet approvare una legislazione del lavoro è una “formula magica” irrealizzabile”.
Con gli introiti dei minerali a livelli storici e una presidentessa appena eletta concentrata sulla sicurezza militare, compresa la “sicurezza interna” per impedire qualsiasi movimento sociale dal basso, e battaglioni pronti ad entrare in azione per unirsi agli interventi dell’esercito statunitense, non sorprende che l’amministrazione Bush e l’ambasciata americana a Santiago definiscano il Cile il miglior amico di Washington, un modello per l’America Latina, il cliente perfetto: un paradiso per gli investitori stranieri. Allo stesso tempo, l’inferno per i lavoratori e una minaccia per i movimenti sociali andini.
L’ascesa al potere della Bachelet dimostra che il potere politico è più forte dei legami di parentela, che la devozione di classe è più potente delle politiche d’identità, che un passato di affiliazione alla sinistra non è d’intralcio per diventare il migliore alleato di Washington nella sua difesa dell’impero.
JAMES PETRAS
Fonte: http://www.counterpunch.org/
Link: http://www.counterpunch.org/petras01252006.html
25.01.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di OLIMPIA BERTOLDINI
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