DI CAROLYN BAKER
carolynbaker.net
“Sono sempre stato affascinato dalle questioni di fede e di spiritualità e l’idea è che ci sia qualcosa di più grande di te. L’idea del film è stata la convinzione in qualcosa di più grande di te, la forza più potente dell’universo, ed è una forza che può essere usata sia per il bene che per il male, a seconda di ciò che ne facciamo”.
Gary Whitta, autore della sceneggiatura di “Il Libro di Eli”
Durante lo scorso anno, Hollywood ha portato avanti una serie di film post-apocalittici come “2012” e “The Road”, ma “Il Libro di Eli” è unico nel suo genere grazie a un messaggio che sostituisce un abbietto sopravvivere come morale di fondo. Il messaggio è stato intenzionale per l’autore della sceneggiatura, Gary Whitta, il quale commenta che “la fede e la speranza hanno per l’umanità lo stesso valore del sostentamento e della sicurezza”. In altre parole, “Il Libro di Eli” è molto più del vortice di prima sopravvivenza di un mondo dove poco altro importa e dove molte persone combattono, attimo per attimo, semplicemente per rimanere in vita.La storia si concentra su un uomo di un futuro non troppo lontano che è diventato un guerriero, non per scelta ma per necessità, 30 anni dopo quello che viene definito come “il lampo” e la conseguente guerra che ha ridotto la terra ad una catastrofica landa deserta. Poche persone, tra i vivi, ricordano com’era il mondo prima di questi eventi apocalittici, il resto sono analfabeti, senza senso della storia e senza altro fine che trovare cibo, acqua e riparo.
Per tre decenni, Eli (Denzel Washington) ha camminato e vagato dirigendosi verso ovest in risposta a una voce che egli dice venga dal suo interno, per proteggere il libro (una Bibbia) che ha trovato fra le macerie del cataclisma. Lungo il cammino assiste ad una miriade di ingiustizie e torti che potrebbe aiutare a risolvere, invece sceglie di attenersi alle sue istruzioni ed evitare coinvolgimenti.
Ci chiediamo perché una Bibbia in un mondo così fa qualche differenza, ma ben presto si scopre che la guerra potrebbe essere scoppiata in parte a causa della religione e che alcune persone hanno usurpato potere e controllo in suo nome. Quasi tutte le Bibbie sono state bruciate dopo la guerra e noi riteniamo che sia stato per questo motivo. Un uomo, oltre Eli, nell’attuale deserto intellettuale, comprende il potere dei libri e della lettura e, soprattutto, il potere della Bibbia come strumento di controllo. Quell’ uomo è Carnegie (Gary Oldman), un nome ironico, visto che il magnate dell’acciaio del diciannovesimo secolo, Andrew Carnegie, aveva donato milioni di dollari per la costruzione e la manutenzione di biblioteche negli Stati Uniti. Dopo aver incontrato Eli e aver saputo che possiede una Bibbia, il Carnegie della sceneggiatura di Whitta è instancabile nella sua ricerca per ottenerla ed è disposto a fare qualsiasi cosa pur di arrivarci perché, egli dichiara spudoratamente, “se abbiamo il libro, possiamo controllare la gente”. Ma dal punto di vista di Eli, niente e nessuno gli impedirà di portare a termine la sua missione e seguire le istruzioni di continuare a camminare verso ovest.
Alcuni critici hanno descritto l’ambiente de “Il Libro di Eli” come uno scenario alla “Mad Max” , ma mi sembra importante sottolineare che quest’ultimo film è stato girato negli anni ’80, nel pieno del “Morning in America” di Reagan, quando regnava il consumo degli steroidi e il narcisismo su larga scala. Quindi, in quei giorni, gli spettatori potevano solo trovare il mondo di Mad Max bizzarro e puramente mitico, invece oggi, mentre ci troviamo ad affondare più in profondità nella Seconda Grande Depressione, piena di ramificazioni del Peak Oil, di cambiamenti climatici e devastazione dell’economia mondiale, quel particolare scenario sembra sempre più plausibile.
Nel mondo di abbietta illegalità di Eli, governato da bande di vagabondi e piccoli dittatori come Carnegie, la vita ruota tutta intorno alla sopravvivenza e alla forza fisica che serve per mantenerla. Ciò che noi consideriamo le necessità fondamentali della vita di oggi, come il sapone, il dentifricio, lo shampoo, sono scomparse e la maggior parte degli esseri umani sono creature che possono solo essere descritti come schifosi nella loro mancanza di igiene, nonché nella loro mancanza di qualsiasi orientamento morale.
Per Eli, però, la vita è molto più che cibo, acqua e rifugio, ed è proprio questo che rende il suo personaggio e questo particolare film unici. Egli cura teneramente quello che sembra essere sfuggito a tutti gli altri intorno a lui – un profondo legame spirituale. Dimenticate che è la Bibbia ciò che porta con sé. Dimenticate che la sua spiritualità ha un sapore nettamente cristiano. Come chiunque veda il film è probabilmente d’accordo, avrebbe potuto portare l’I Ching o la Bhagavad Gita o il Corano. Per favore, caro lettore / spettatore, non farti irretire qui, da qualsiasi cosa tu abbia contro la religione. La verità è che è stato il legame di Eli con il sacro che lo ha sostenuto emotivamente in un mondo di follia e di caos.
E sì, un mondo di cannibalismo in cui la gente che mangia carne umana sviluppa un incontrollabile tremore cronico, in particolare alle mani, e quelli le cui mani non tremano sono orgogliosi di essere “non uno di loro”. E’ un mondo di orribili abusi, di stupro di gruppo sulle donne e di schiavitù sessuale. In realtà, mentre vedevo il trattamento riservato alle donne in questo film, riflettevo sulle denunce che ho sentito da molte delle mie amiche riguardo all’immagine delle donne nel romanzo di James Howard Kunstler “A World Made By Hand” [Un mondo fatto con le mani – ndt]. E mentre sono d’accordo che la descrizione in quel romanzo era cupa, credo anche che probabilmente essa sia stata sottovalutata in termini di come la vita delle donne sia destinata a diventare in un selvaggio mondo post-collasso.
Come risultato, Eli detiene valori sconosciuti a coloro che lo circondano. E’ gentile e premuroso, ma non è un pacifista; uccide per difendere la sua vita e proteggere gli innocenti. Sente ed esprime gratitudine prima dei pasti per il cibo che ha il privilegio di avere e per la confidente amicizia con una giovane donna che insiste sulla necessità di camminare al suo fianco, mentre egli continua il suo viaggio. La sua insistenza è dettata dalla sua ammirazione per lui, così come dalla miseria della sua vita nella città controllata da Carnegie. Lei è Solara (Mila Kunis) e non ha alcun concetto della vita prima del “lampo” e della “guerra”, un tempo in cui Eli dice: “avevamo più di ciò di cui avevamo bisogno, non ci rendevamo conto di quanto fosse prezioso, e abbiamo buttato via roba per cui la gente oggi ucciderebbe”. Suona familiare?
Eli ci mostra inoltre quanto egli sia umano, mentre si prende cura di un malconcio IPod che ricarica lungo il cammino da ciò che resta di una batteria di una vecchia auto o ogni volta che può trovare occasionalmente energia elettrica. All’ inizio del film si addormenta, mentre Al Green canta “How Can You Mend A Broken Heart?” In realtà, i testi sono molto ironici data la situazione di Eli:
Come si può impedire alla pioggia di cadere?
Come si può impedire al sole di risplendere?
Che cosa fa girare il mondo?
Come si può riparare quest’uomo distrutto?
Come può un perdente mai vincere?
Per favore aiutami a riparare il mio cuore spezzato
E lasciami vivere di nuovo.
Ho affermato più volte che non so come finirà il crollo della civiltà industriale e ho anche detto nel mio libro, Sacred Demise [La Morte Sacra – ndt] e altrove, che senza un profondo legame spirituale – un forte senso di significato e di scopo per la nostro esistenza – un mondo che collassa e che cambia sarà insostenibile e insopportabile. “Il Libro di Eli” ritrae proprio il perché sia così. E, come nessun altro film futuristico del nostro tempo, dipinge acutamente come e perché la morte e il viaggio che ne consegue siano sacri.
Curiosamente, questo film appare nella nostra cultura nello stesso periodo del più recente successo di James Cameron, “Avatar“. Profondamente radicato in molti dei film di Cameron è un tema spirituale o archetipo, e “Avatar” è forse l’esempio più evidente. Anche se offre un’ esperienza visiva molto più piacevole, esso è profondamente collegato a “Il Libro di Eli” su un unico livello perché, se le lezioni che “Avatar” illustra alla razza umana non vengono apprese, il risultato irrevocabile sarà “Il Libro di Eli”.
Potrei dire molto di più sul film sceneggiato da Gary Whitta che vi esorto entusiasticamente a vedere, ma non voglio diluire il suo impatto. Anche se non è tutto buio e orrore, non offre il tradizionale lieto fine, ma piuttosto una possibilità di transizione verso un nuovo paradigma di saggezza per la nostra specie. ” Il Libro di Eli” rivela dove siamo diretti ma, cosa ancora più importante, rivela la differenza che il rapporto di un essere umano con qualcosa di più grande fa per sé e per le generazioni future.
Titolo originale: “‘The Book of Eli’ and the Sacred Journey of Collapse”
Fonte: http://carolynbaker.net
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10.02.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONCETTA DI LORENZO