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La Redazione

 

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IL GRANDE FURTO DEI SEMI

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A cura di supervice
Il 27 Agosto 2011
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DI VANDANA SHIVA
ZSpace

Il seme, la fonte della vita, l’incarnazione della nostra diversità biologica e culturale, il collegamento tra il passato e il futuro dell’evoluzione, la proprietà comune del passato,
delle generazioni passate, presenti e future delle comunità agricole che sono state le produttrici di semi, oggi è stata derubata ai contadini e ci viene rivenduta come semi “di proprietà” da multinazionali come Monsanto.

Sotto la pressione dell’Ufficio del
Primo Ministro (che a sua volta subisce le pressioni della Casa Bianca
a causa della firma dell’Accordo sull’Agricoltura tra U.S.A. e India) gli Stati stanno firmando accordi di intesa con le multinazionali delle sementi per privatizzare il loro ricco e differenziato patrimonio genetico. Il Governo del Rajasthan ha firmato sette accordi con Monsanto, Advanta,
DCM-Sriram, Kanchan Jyoti Agro Industries, PHI Seeds Pvt. Ltd, Krishidhan Seeds e J.K. Agri Genetics.

Anche se quella che si è realizzato

è il più grande furto di sementi con la supervisione dello

Stato, viene chiamata PPP, Partnership tra il Pubblico e il Privato.

Il MOU con Monsanto si concentra su mais, cottone

e vegetali (peperoni, cavoli, cetrioli, cavolfiore, cocomero). Affiderà

nelle mani di Monsanto millenni di selezione realizzata dai contadini.

Lo Stato sussidierà la produzione di Monsanto. Consentirà alla propaganda

di Monsanto di avere delle proroghe promuovendo “iniziative per la

presa di coscienza grazie a un pacchetto di addestramento “gurukulam

di Monsanto che fa parte del pacchetto di pratiche raccomandate per

il Rajasthan”. Le infrastrutture di Stato saranno quindi sfruttate

per le attività promozionali di queste aziende. La distribuzione delle

sementi delle aziende private sarà basata su una “fornitura dei semi

e su accordi di distribuzione che metteranno pressione alle estese reti

di proprietà del Governo”. E così le varietà degli agricoltori

verranno rimpiazzate incrementando il “Tasso di Sostituzione dei Semi”,

che in pratica cancella in una stagione milioni di anni di evoluzioni

e migliaia di anni di selezione dei contadini. Invece di produrre e

distribuire varietà pubbliche, le università agrarie dello Stato stanno

operando al di fuori del proprio mandato e stanno mettendo a repentaglio

l’interesse pubblico facilitando la privatizzazione della fornitura

delle sementi. Il lavaggio del cervello operato da Monsanto, fondato

sulle “relazioni degli esperti globali di Monsanto e degli scienziati”,

è stato definito come un “passaggio di conoscenze”. La vendita

degli ibridi e poi degli OMG è stata sussidiata usando terreno pubblico

per le “fattorie sperimentali per esporre la tecnologia produttiva

e le pratiche agronomiche sul terreno messo a disposizione dal Governo

del Rajasthan”.

Oltre alla consegna di semi e di terra,

“Monsanto verrà aiutata per realizzare infrastrutture per il raggiungimento

degli obbiettivi di collaborazione sopra specificati tramite l’accesso

a rilevanti sussidi di capitale e altre iniziative del Governo del Rajasthan”.

E mentre le risorse pubbliche verranno

messe a disposizione di Monsanto sotto forma di sussidi, “la strumentazione

di Monsanto, le tecniche, la tecnologia, il knowhow e i diritti

di proprietà intellettuale per tutti i raccolti rimarranno di proprietà

di Monsanto pur se utilizzati in una qualsiasi delle attività abbozzate

nel MOU.”

Si tratta chiaramente di un MOU per

la privatizzazione dei nostri semi e della ricchezza genetica, e una

violazione dei diritti degli agricoltori. La fornitura delle sementi

che le università agrarie stanno affidando a Monsanto non sono di proprietà

dello Stato, e neppure di Monsanto. Sono una proprietà comune delle

comunità agricole.

Mentre il Governo del Rajasthan ha

firmato sette accordi di intesa, alla fine dei conti saranno le MNC

che controlleranno le sementi comprando le aziende locali o imprigionandole

in accordi per le licenze.. Questo è esattamente quello che è successo

nel settore dei semi del cotone. Sessanta aziende sementiere indiane

hanno stipulato accordi con Monsanto che ha la proprietà intellettuale

del Bt. Cotton. In conclusione, non si sta parlando di tecnologia, ma

di monopolio delle sementi..

Il Governo ha dichiarato che questi

MOU introdurranno gli ibridi in Rajasthan. Comunque, “i processi come

le ibridazioni sono i sistemi tecnologici che impediscono ai semi di

riprodursi. Questo garantisce ritorni grazie a un sistema incredibilmente

efficace per aggirare i limiti naturali alla commercializzazione del

seme. Le varietà di ibridi non producono i soliti semi, e gli agricoltori

devono ritornare ogni anno dal produttore per una nuova fornitura di

sementi.

Per usare la descrizione di Jack Kloppenburg

di questi semi: è sia un mezzo di produzione che un prodotto. Visto

che sono persone del posto che si occupano di modificare le proprie

pratiche agricole, piantando il raccolto di ogni anno gli agricoltori

riproducono anche l’elemento necessario ai loro mezzi di produzione.

Il seme quindi rappresenta per il capitale un semplice ostacolo biologico:

date le condizioni opportune, si riproduce da sé e si moltiplica. La

produzione delle piante moderne è stato innanzitutto un tentativo di

rimuovere quest’ostacolo biologico, e le biotecnologie sono l’ultimo

strumento per trasformare quello che è simultaneamente un mezzo di

produzione e un prodotto in una semplice materia prima.

L’ibridazione del seme è stata un’invasione

nel seme stesso. Come Kloppenburg ha affermato, ha rotto l’unità

del seme come grano alimentare e come mezzo di produzione. Facendo questo,

ha aperto il campo per l’accumulazione del capitale che l’industria

privata aveva bisogno per controllare la produzione delle piante e dei

semi commerciali. Ed è diventata una fonte di sconvolgimento ecologico

con la trasformazione di un processo auto-rigenerante in un flusso interrotto

di fornitura di semi come materia prima e poi di un flusso di semi come

prodotto. Il disaccoppiamento del seme dal grano ha anche mutato lo

status del seme.

Il seme commercializzato è ecologicamente

incompleto e lacerato su due livelli: intanto, non si riproduce da solo,

mentre, per definizione, il seme è una risorsa che si rigenera.

Le risorse genetiche sono, di conseguenza, attraverso la tecnologia,

trasformate da una risorsa rinnovabile a una non rinnovabile. In secondo

luogo, non fornisce prodotto da solo: ha bisogno dell’aiuto di altre

sostanze acquistate. And, quando le aziende delle sementi e quelle chimiche

si uniranno, la dipendenza di questi input aumenterà. Se una

sostanza chimica viene aggiunta esternamente o internamente, rimane

un inserimento esterno nel ciclo ecologico della riproduzione del seme.

È questo passaggio da un processo di produzione ecologico attraverso

la rigenerazione verso processi tecnologici di produzione non rigenerativa

che è alla base dell’espropriazione dei contadini e della drastica

riduzione di biodiversità in agricoltura. È alla radice della creazione

della povertà e della non sostenibilità in agricoltura.

Quando i mezzi tecnologici non riescono

a impedire agli agricoltori di riprodurre i propri semi, vengono così

fatte valere le disposizioni per i diritti di proprietà intellettuale

e i relativi brevetti. I brevetti sono centrali nella colonizzazione

della rigenerazione delle piante e, come nel caso dei terreni, si basano

sui concetti di possesso e di proprietà. Come affermato da vicepresidente

di Genentech, “quando hai la possibilità di operare in un settore

vergine, ci sono poche obiezioni, perché lo standard a cui sei

paragonato è lo stato dell’arte, e in biotecnologia non ce n’è

molto.” La dichiarazione di possesso e di proprietà hanno come oggetto

risorse viventi, ma la precedente custodia e l’utilizzo di queste

risorse da parte degli agricoltori non è il motivo contro cui la licenza

viene introdotta. Piuttosto, si tratta dell’intervento della tecnologia

che pretende il loro utilizzo esclusivo. Il possesso tecnologico, quindi,

diventa la motivazione per la proprietà da parte delle multinazionali

e per la simultanea spoliazione e privazione dei diritti dei contadini.

È sufficiente considerare la fornitura

delle sementi del cotone per capire in cosa consista il sequestro delle

sementi da parte delle corporations. Monsanto ora controlla il

95% del mercato dei semi del cotone. Controlla sessanta aziende sementiere

indiane con accordi per le licenze. Ha spinto il prezzo dei semi da

7 rupie al chilo fino a 3600 rupie al chilo, metà delle quali sono

per il pagamento dei diritti. Stava riscuotendo dagli agricoltori indiani

10 miliardi di rupie all’anno come royalty prima che l’Andhra

Pradesh gli ha fatto causa nella commissione

MRTP. Duecentomila agricoltori

si sono suicidati in India da quando la presa di potere delle multinazionali

è diventato il risultato primario della globalizzazione.

Il Rajasthan è un’area ecologicamente

fragile. I contadini del Rajasthan sono ancora vulnerabili. È un crimine

aumentare la loro vulnerabilità consentendo a queste aziende di depredare

il loro patrimonio genetico per poi venderlo semi brevettati e geneticamente

modificati. Dobbiamo difendere i semi come bene comune. Dobbiamo proteggere

i semi della vita dai semi del suicidio.

Il futuro del seme, il futuro del cibo,

il futuro dei contadini si basa sulla conservazione della biodiversità

dei semi. Contrariamente ai miti secondo cui dobbiamo affidarci alle

forniture delle multinazionali per incrementare la produzione di cibo,

le varietà degli agricoltori, quando vengono usate nei sistemi agro-ecologici,

secondo le Nazioni Unite hanno la possibilità di raddoppiare la produzione

di cibo in dieci anni.

La ricerca di Navdanya mostra inoltre

che la biodiversity based ecological agricoltura produce più cibo

rispetto alle monoculture.

Nelle zone aride del

Rajasthan gli agricoltori introducono raccolti singoli non per i maggiori

ritorni economici, ma perché non hanno scelta a causa dei capricci

della natura. Si è visto che gli introiti derivanti dalla monocoltura

del miglio sono stati pari a 3280 rupie nette. Della cifra incassata

dai contadini, il 60% è stato speso solo per le sostanze aggiunte.

Al contrario, adottando un sistema agricolo misto è stato registrato

un guadagno totale di 12.045 rupie per il quale le spese sostenute erano

solo del 19%. I raccolti misti sono stati oggetto di una ricerca che

ha preso in considerazione il miglio, il fagiolo tepari e il sesamo

coltivati insieme nello stesso lotto di terra. Alcuni studi successivi

hanno analizzato le varietà più comunemente mescolate, in cui il miglio

viene seminato con i fagioli verdi. È stato osservato che un sistema

misto offre maggiori ritorni (69%) rispetto a un sistema monocolturale.

L’aumento delle rese per i raccolti misti è attribuito alla minore

quantità di erbe infestanti e alla riduzione dei pesticidi per

l’uso attento degli interstizi. Inoltre, a volte, il raccolto misto

ottiene un prezzo più altro dei raccolti fissi. È stato realizzato

anche uno studio simile per i raccolti misti in cui fu analizzato un

confronto tra le monoculture di mais e raccolti misti di mais e fagioli

con l’occhio. Il risultato era analogo alle scoperte delle due ricerche

summenzionate. il raccolto combinato di mais e di fagiolo con l’occhio

ha registrato il 31% di resa in più rispetto alle monocolture.

La sovranità dei semi è

la base della sovranità alimentare. La libertà dei semi

è la base per la libertà alimentare.

Il grande saccheggio dei semi le minaccia

entrambe. Questo è il motivo per cui va fermato.

***************************************************

Fonte: http://www.zcommunications.org/the-great-seed-robbery-by-vandana-shiva

27.07.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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