DI CRAIG MURRAY
www.craigmurray.org.uk
L’undici novembre è stato davvero
un giorno particolare. Indosso un papavero rosso, come ho sempre fatto,
perché ho cominciato a farlo quarant’anni fa, ignorando gli strati
di propaganda militarista, che era sempre presente ma che poi è stata
iper-amplificata.
Ma questo è il giorno in cui
la musica è finita per la democrazia europea. È naturalmente
un errore scegliere un singolo giorno e evento come quello che ha scatenato
un grande processo storico. Ma un singolo giorno può essere un simbolo, come la presa della Bastiglia.Non l’avevo al tempo notato, ma la
democrazia si è effettivamente interrotta in Inghilterra qualche anno
fa, quando tutti i principali partiti politici inglesi avevano intrapreso
il programma dei neo-con.
In Europa, oggi viviamo uno di questi
giorni simbolici, quando il Vicepresidente della Banca Centrale Europea
viene imposto ai greci dalla Germania come Primo Ministro, e l’ex
commissario UE Mario Monti è imposto agli italiani, in
entrambi i casi senza che gli elettori abbiano potuto dire la loro.
Quindici anni fa, come Primo Segretario
dell’Ambasciata Britannica a Varsavia, il mio compito principale era
quello di aiutare la Polonia a entrare nell’Unione Europea. Ho partecipato
a varie conferenze organizzate dall’UE – e alcune le ho organizzate
io stesso – per favorire ciò. Nel corso di una conferenza organizzata
dalla Konrad Adenauer Foundation, c’era la fila degli oratori
a sotttolineare “il ruolo delle
élite” nel promuovere l’integrazione dell’Unione Europea.
Era il titolo di una delle sessioni. L’ipotesi prospettata, abbastanza
apertamente, era che l’Unione Europea fosse una nobile e grande idea
che era sempre stata promossa dai grandi visionari facenti parte delle
élite, e che l’opinione pubblica poteva essere presa in considerazione
per farla progredire, ma che non avrebbe potuto fermare il progetto.
Non avendola sentita e percepita dall’interno,
non potete capire la reverenza che gli eurocrati provavano per i nomi
dei padri fondatori, come Schumann, Monnet e Spinelli e una manciata
di altri di cui quasi nessuno ha mai sentito parlare. I partecipanti
alle conferenze come quella in Polonia, gestita dalla Konrad Adenauer
Foundation, credevano di far parte di questa élite, una specie
di superuomo con una conoscenza profonda e superiore a quella della
plebe ordinaria. Era una cosa eccitante per i giovani ambiziosi politici
polacchi nella metà degli anni ’90.
Feci un discorso a quella conferenza
in cui avvertii sui pericoli di quel modello elitista e parlai della
necessità del consenso informato nella democrazia. Ciò fu considerato
abbastanza pittoresco, anche se poi feci altri brutti scherzi. Io sono per principio
apertamente favorevole all’integrazione europea, e
totalmente per l’apertura dei confini interni dell’Europa, ma sono
ancora molto attento al fatto che quelli che hanno pilotato il progetto
europeo non credono davvero nella democrazia, se ciò significa che
la gente comune possa dire alle grandi menti come loro quello che c’è
da fare.
L’11 novembre potrebbe entrare nella
storia per essere il giorno che ha aiutato la gente comune in Europa a
capirlo.
Fonte: The Day Democracy Died in Europe
11.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE