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DI DAVID NICHOLSON-LORD
The Ecologist

David Nicholson-Lord spiega come cercare di discutere la crescita demografica mondiale sia oggi paragonabile a partecipare con la propria testa a un “coconut shy” (gioco tradizionale britannico tipico di fiere e sagre, che consiste nel lanciare palline di legno contro una fila di noci di cocco poste in bilico su dei paletti, N.d.T.).

Non molto tempo fa mi è capitato di passare un po’di tempo nel subcontinente indiano, e uno dei miei ricordi più significativi è stato il viaggio dalla remota città nepalese di Jumia, luogo natio di alcune fra le persone più magre del mondo, sino all’aeroporto internazionale di Delhi, dove la stragrande maggioranza dei passeggeri erano occidentali, soprattutto americani, e dove la razza umana sembrava aver subito un sensibile aumento di peso – un intero ciclo evolutivo in un battito di ciglia. Sul momento tutto questo mi colpì in quanto metafora delle relazioni economiche tra Nord e Sud – una parte del mondo che ingrassa a spesa della carenza di cibo del resto – ma in seguito ho realizzato in quanti modi questa metafora possa essere interpretata.
Come è stato riportato l’estate scorsa, per la prima volta nella storia nel mondo ci sono più persone soprappeso (oltre un miliardo) che denutrite (circa 800 milioni). Ma ci sono anche molte più persone, magre o grasse che siano.
In agosto l’Ufficio Nazionale di Statistica rivelò che la popolazione del Regno Unito nel 2005 aveva superato i 60 milioni di persone, mentre gli USA entro ottobre 2006 sarebbero stati destinati a raggiungere quota 300 milioni. Entrambi i casi testimoniano un processo che vede un aumento della popolazione globale di 70 milioni di unità annuali, per una crescita demografica prevista del 40% entro il 2050, portandoci così da 6,5 a 9,1 miliardi – per un totale di altri 2,6 miliardi di persone. Ma queste persone saranno magre o grasse? E questo importa? Credo di si.

Di questi tempi, cercare di discutere la crescita demografica mondiale non è dissimile da mettere la testa su un paletto a un “coconut shy”. La Destra ti accuserà di sottomissione a un’autorità e permissivismo, la Sinistra di essere razzista, fascista o neo-Malthusiano. Il recente aumento dell’immigrazione come fattore chiave per la crescita demografica nei paesi industrializzati ha aggiunto un ulteriore, esplosivo elemento. A loro eterna vergogna, i movimenti in difesa dell’ambiente hanno abbandonato il campo, mascherando la propria fuga sotto una cortina di razionalismo. Eppure, secondo il capo di un’importante organizzazione ambientale, sono i discorsi intorno alla crescita demografica quelli che riscuotono più interesse durante i meeting nel paese. In effetti, se state cercando argomenti che dimostrino al meglio il divario fra ciò che pensa la gente comune – non solamente in base alla propria esperienza quotidiana di queste realtà – e ciò che i governi considerano politicamente opportuno menzionare in pubblico, i discorsi intorno alla popolazione sarebbero senza dubbio in cima alla lista.

Questo cosa spiega? Un fattore ampiamente citato è il cosiddetto Politically Correct (PC), un concetto amato dalla Destra, odiato dalla Sinistra e noto a molti neutrali, che però hanno qualche problema a darne una corretta definizione. In questo caso, PC può essere un’abbreviazione della deliberata sostituzione di un’agenda – la salute nella riproduzione, un argomento che comprende la lotta contro malattie infantili e a trasmissione sessuale – in luogo di un’altra, più apertamente dedicata alle statistiche della popolazione. Questo processo ha aumentato la propria ampiezza in seguito alla conferenza sulla popolazione mondiale al Cairo nel 1994, e il risultato è stata la sistematica esclusione di queste statistiche dai discorsi sulla società – e, fino a un certo grado, l’ostracismo e il voto contrario verso i suoi sostenitori. Una delle più vivide espressioni di questo è stata l’importante decisione del Population Concern (attenzione per la popolazione) del NGO di cambiare il proprio brand name, che è diventato nel 2003 Interact Worldwide (interazione mondiale) – una mossa che il gruppo ha visto come unico mezzo di sopravvivenza, ma che avrebbe sicuramente affascinato Gorge Orwell, autore di “1984” e inventore della Neolingua. La preoccupazione verso le statistiche è stata (erroneamente) associata ad un approccio coercitivo – soprattutto alle politiche di sterilizzazione di Indihra Gandhi in India e all’odierna politica cinese del figlio unico. È stata posta troppa attenzione sui paesi in via di sviluppo come luoghi principali della crescita demografica – la cosiddetta tesi dei “milioni che si riproducono”. Più significativamente, gli ambientalisti hanno ricevuto in particolare il messaggio che le cifre non sono l’unico fattore che conta: è importante anche come si vive. In termini di impatto ambientale globale, una persona grassa – in senso metaforico – può fare lo stesso danno di molti magri messi insieme.

Questi calcoli sono stati elaborati nel corso dell’ultimo decennio grazie al rapido sviluppo di una metodologia di mappatura ecologica. L’ultimo rapporto di Living Placet, per esempio, ci dice che non solo nel 2001 l’umanità intera ha oltrepassato la capacità biologica annuale della Terra del 20%, ma anche che l’impatto globale di un singolo americano corrisponde a dodici volte quello di un indiano. Quindi, nonostante l’India con i suoi 1,1 miliardi di persone sia per convenzione considerata sovrappopolata mentre gli USA, con 300 milioni di persone, non lo sono, la realtà è molto diversa. Una corretta comparazione fra USA e India in base a questi dati vedrebbe quindi la popolazione americana essere 12 volte 300 milioni, quindi 3,6 miliardi. In altre parole, il danno ambientale globale provocato dagli USA nella loro totalità è il triplo di quello provocato dall’India nella sua totalità. Sommate le emissioni di gas di serra pro capite dei due paesi – e il conseguente impatto sull’atmosfera terrestre, opposto all’intero ecosistema globale – e i risultati si rivelano ancora più significativi, poiché le emissioni americane sono circa venti volte maggiori di quelle indiane.

Le associazioni in difesa dell’ambiente hanno fatto proprio questo approccio, ma hanno scelto di interpretarlo nel senso che le statistiche non sono più importanti – di modo che adesso la chiave è rendere “verdi” le nostre tecnologie e i nostri stili di vita. Per alcuni, questo approccio è senza dubbio autentico- nel senso in cui Thomas Kuhn parlava di cambiamenti di paradigma, loro non vedono più la crescita demografica nascondersi furtivamente dietro virtualmente ogni aspetto della crisi ambientale. Per altri, come sospetto, è una specie di ostinata cecità, nata dalla realpolitik sommata a un desiderio di non alienarsi gli altri membri, di non far infuriare gli amici progressisti e non far saltare via le proprie teste dalla bancarella delle noci di cocco. Ma il verdetto degli storici verdi sarà sicuramente il tradimento delle generazioni future. Come possono gruppi come gli Amici della Terra e la Campagna per la Protezione dell’Inghilterra Rurale lavorare per la difesa degli spazi verdi dallo sviluppo umano, e non riconoscere l’importanza cruciale delle statistiche umane – le statistiche di tutti coloro che chiedono case, uffici, negozi, scuole, strutture sportive?

La verità è che se stili di vita ecologici possono fare la differenza, la possibilità di vivere senza esercitare un impatto ambientale nel prossimo futuro è una chimera, e le statistiche umane importano – eccome se importano.

David Nichholson-Lord
Fonte: http://www.theecologist.org/
Link: http://www.theecologist.org/archive_detail.asp?content_id=616
22.09.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FYLO

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