DI PATRICK COCKBURN
Counterpunch
Maria Svoronou ha tre lavori e stava
per terminare una giornata di dodici ore mentre i leader dell’Eurozona
stavano finalizzando il pacchetto di salvataggio della Grecia a Bruxelles.
Con tutto il suo duro lavoro, guadagna solo 870 euro al mese e dice
che “se la situazione peggiorasse ancora, non sarei in grado
di sopravvivere“.La signora Svoronou, 33 anni e una
notevole formazione con una laurea della Edinburgh University, ha un
lavoro come insegnante di cinema presso un istituto privato di Atene,
un lavoro che le piace e per cui viene pagata 10 euro all’ora. Il suo
secondo lavoro è di insegnare sicurezza stradale ai bambini di una
scuola elementare, e il suo terzo lavoro consiste nella traduzione dei
dialoghi dei cartoni animati di Bugs Bunny dall’inglese al greco per
i giornalini di fumetti per bambini a 1,60 euro per pagina.
Dice che le piacciono tutti e tre i
lavori e che “sta meglio di tutti quei greci che sono disoccupati“.
Ma i suoi guadagni totali le bastano solo a sopravvivere e sta valutando
se ci sono dei paesi con prospettive migliori dove potrebbe emigrare.
La Grecia è piena di persone
ben istruite ma sottopagate, che si aspettano ulteriori diminuzioni
della loro paga o di perdere del tutto il lavoro nei prossimi mesi.
Nel centro di Atene gli operatori sanitari psichiatrici hanno occupato
l’edificio del Ministero della Salute, protestando per i forti tagli
ai fondi destinati alla salute mentale che stanno avendo effetti catastrofici
sull’assistenza dei loro pazienti.
I contestatori sottolineano che il
tasso di suicidi in Grecia è aumentato del 40 per cento a causa
della crisi di questo periodo, e la cosa è documentabile. Andonis
Sakellaris, che lavora per il Dipartimento di Igiene Mentale del Ministero,
dice che “tra le persone che si suicidano ci sono uomini d’affari
che hanno perso il proprio patrimonio e persino gli adolescenti che
non riescono a vedere un futuro per sé
stessi“. Il tasso di suicidi, un tempo il più basso d’Europa,
è ora il più alto.
I 400 operatori sanitari che hanno
preso parte all’occupazione brulicano malinconicamente fumando una sigaretta
dopo l’altra e giocando a carte nei corridoi del Ministero. La polizia
non ha tentato di cacciarli, ma nessuno sembra curarsi troppo della
loro azione che è incominciata il 9 febbraio scorso. In molti lavorano
per ONG finanziate dallo stato che stanno per chiudere i battenti, mentre
altri si aspettano ulteriori riduzioni salariali. Markos Ephthimolous,
che lavora con le persone affette dall’Alzheimer, dice: “Il
nostro stipendio mensile medio è di 900 euro, che sarà
ridotto a 600 euro, e ci si può vivere per 15 giorni. La maggior parte
di noi non è stata pagata dai tre ai cinque mesi, e qualcuno non ha
ricevuto nulla nel 2011.”
Seduti nell’aula magna del Ministero,
gli operatori sanitari psichiatrici, altamente qualificati che parlano
correntemente l’inglese, dicono che l’assistenza ai pazienti esterni
affetti da autismo, schizofrenia e altre malattie mentali, verrà presto
abbandonata. “I pazienti verranno rimandati nei manicomi“,
dice Antonis Dimaris, uno dei dirigenti dell’occupazione, che normalmente
si occupa di persone autistiche: “Stiamo tornando al Medioevo.”
Le lamentele degli operatori sanitari
psichiatrici sottolineano l’effetto drastico delle misure di austerità,
nonché la loro natura arbitraria, come se l’inefficiente stato greco
si fosse sottratto alle proprie responsabilità.
Non tutti sono vittima della crisi
e alcuni ci stanno guadagnando sopra. A distanza di quaranta minuti
di auto a sud di Atene, percorrendo una lunga, brutta autostrada fiancheggiata
da salone di esposizione e rivenditori di auto, Christos Ioannou, direttore
della società Autocredit, gestisce un’attività di prestiti su pegno
per i ricchi con un improvviso e disperato bisogno di contanti. Consegnano
automobili costose, motociclette e yacht in cambio di un prestito.
“Gli affari vanno bene“, dice.
Ioannou stima che circa il 20 per cento
dei suoi clienti non potrà ripagare il prestito, così lui si
tiene i loro veicoli, oppure gli viene chiesto di rivenderli per loro
conto. Elenca con orgoglio le marche delle automobili – Ferrari, Lamborghini,
Mercedes, Capri – che sono passate per le sue mani da quando è entrato
nel mondo dell’attività del prestito su pegno sette anni fa. Molti
dei suoi clienti adesso lavorano nel settore edilizio o immobiliare,
settori che sono stati devastati dalla crisi. In un garage dietro il
suo ufficio mostra un grande veicolo nero. “È una Ferrari California
da 313.000 euro ed è stata comprata da un uomo del settore edilizio.”
Lì vicino c’è una motocicletta esotica americana, che teoricamente
vale un bel po’ di soldi, ma Ioannou dice che ha difficoltà a venderla:
“Nessuno in Grecia ha i soldi per acquistarla.”
La maggior parte dei veicoli lasciati
nelle sue mani vanno a finire in Germania “perché
in Grecia non c’è mercato per le auto di grossa cilindrata“.
Aggiunge che “per il momento in Grecia non ci sono i soldi per
una qualsiasi attività imprenditoriale“.
Questa non è una sorpresa. Tutti
i greci, dagli operatori sanitari psichiatrici ai rivenditori di auto,
ai prestatori su pegno, ai traduttori di Bugs Bunny, vivono in un ambiente
di completa incertezza che paralizza l’attività. Nessuno sa se avrà
ancora il lavoro tra qualche mese, e anche se così fosse, non c’è
sicurezza di essere pagato. E non si sa se il pagamento sarà in euro
o in dracme svalutate.
L’unico gruppo di persone in Grecia
che hanno sempre sostenuto che lo Stato greco fosse marcio fino all’osso
sono gli anarchici. Seduto intorno ad un tavolo in un edificio chiamato
“Nosotros“, Nikos, che non ha voluto rivelare il suo
cognome, ha detto che “la Grecia
è malata di un sistema di clientelismo basato sulla corruzione. I partiti
hanno usato il favoritismo per comprare milioni di voti. La borghesia
non ha mai investito i suoi soldi qui.” Ho detto che sembrava
molto simile all’analisi degli emissari della Troika (UE, FMI
e Banca Centrale Europea), ma Nikos e altri anarchici non sono parsi
imbarazzati dalla coincidenza di vedute.
Gli anarchici avevano tutti preso parte
alle dimostrazioni, non per cambiare la politica del governo, ma affinché
le persone potessero dimostrare solidarietà le une con le altre
e dimostrare la propria opposizione allo stato. “Le persone
non credono più nel sistema politico“, ha detto Vangelis,
un altro anarchico: “Non è una questione di salvare le banche
o l’euro, ma di cambiare la società
greca partendo dall’alto.” Potrebbe avere ragione, ma
sia la Troika che gli anarchici, nei loro modi diversi, vedranno
l’eliminazione dei loro lavori per consentire questo.
La Grecia è come uno stato arabo
petrolifero senza petrolio. Ha una macchina statale fuori misura e costosa
con radici nelle reti di clientelismo e corruzione. In Medio Oriente
questo è un modo rudimentale e ingiusto, ma parzialmente efficace,
per distribuire la ricchezza del petrolio e per legare i beneficiari
allo stato attraverso lavori e favori.
In Grecia il prestito ha preso il posto
del petrolio. L’appartenenza all’Eurozona ha dato allo Stato la stessa
valutazione creditizia con la tripla A della Germania, consentendo alla
Grecia di prendere in prestito quanto voleva a tassi economici. L’appartenenza
all’Eurozona, come la ricchezza del petrolio altrove, è stata un disincentivo
per il cambiamento politico, economico e sociale perché c’erano i soldi
per pagare amici e nemici.
La Grecia è una società
molto divisa e le divisioni sono diverse dal resto d’Europa. Dalla guerra
civile nel 1946 alla caduta dei colonnelli nel 1974 lo stato è stato
dominato dalla destra che si è occupata della propria cerchia, dagli
armatori ai piccoli uomini d’affari che pagavano poche tasse. Dagli
anni ’80 in poi, il partito di centrosinistra Pasok è stato in ascesa
e ha ampliato le dimensioni dello stato, fornendo lavoro e stato sociale
ai sostenitori. Tutti sono stati contenti finché non sono finiti i
soldi.
E i soldi sono davvero finiti. Mentre
la Troika (UE, FMI e Banca Centrale Europea) escogita schemi
elaborati per la riforma, spesso il governo semplicemente non paga i
dipendenti o lo fa con grande ritardo. C’è, in ogni caso, qualcosa
di assurdo nell’aspettativa che una macchina statale disfunzionale si
autoriformi rapidamente sotto la supervisione estera.
C’è un secondo parallelo più
specifico con il Medio Oriente nella storia recente. Stando seduto qui
nel centro di Atene nelle recenti settimane, mi sono ricordato dell’inizio
dell’occupazione di Baghdad da parte degli Stati Uniti nel 2003. Gli
americani pensavano di tenere il controllo pur non riuscendoci, ma gli
iracheni e il resto del mondo gli avrebbero attribuito comunque la responsabilità
di qualsiasi cosa che fosse andata storta.
Il ghiaccio politico ad Atene è
persino più sottile di quanto immaginino i dirigenti dell’Eurozona.
Per il momento, sembrano avere le carte in mano. I maggiori partiti
greci hanno sottoscritto il nuovo accordo di austerità per poter ottenere
il prestito di 130 miliardi di euro e la cancellazione di 100 miliardi
da parte dei detentori privati delle obbligazioni. La Grecia avrà alla
fine un default gestito e limitato, che non avrà questo nome
quando si dovrà evitare l’innesco dell’elemento assicurativo dei
credit default swap.
Non c’è modo che le nuove misure
di austerità possano rendere la Grecia competitiva tanto da poter ripagare
i propri debiti. Lo Stato non ha le risorse naturali, un’industria manifatturiera
o un’industria di servizi internazionale; i mulini a vento e l’allevamento
ittico non basteranno.
Ma il futuro della Grecia potrebbe
non essere così brutto come sembra. Gli enormi sforzi fatti dai
dirigenti europei per prevenire l’inadempienza totale sottolineano il
fatto che, nonostante dicano il contrario, non osano lasciare fallire
la Grecia. Il profondo impatto causato dalle recenti negoziazioni finanziarie
– dal prezzo del petrolio alle azioni nella borsa di New York – mostrano
che la Grecia può ancora ricattare il resto dell’Eurozona minacciando
di rinnegare totalmente il proprio debito.
C’è un secondo possibile beneficio
per la Grecia se si mantiene il mito che stia facendo quanto detto dall’Eurozona
e che la cosa possa funzionare. L’isterismo internazionale dovuto alle
condizioni pessime dell’economia greca si sta autoavverando. Ha spaventato
la gente tanto da farle ritirare i depositi bancari e di rifiutarsi
di investire. I piani della Troika quasi sicuramente non funzioneranno,
ma un periodo di calma potrebbe per lo meno porre fine alla attuale
paralisi economica.
Fonte: The Future of Greece May Not be as Bad as It Looks
23.02.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI