IL FALLIMENTO IN IRAQ SI INSINUA NELLA CONTROVERSIA SULLE INTERCETTAZIONI NSA

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blankDI BURKE HANSEN
The Register

La polemica sullo spionaggio elettronico nazionale è tornata in auge la scorsa settimana, grazie a nuove udienze parlamentari e alla solita demagogia dell’amministrazione Cheney. In un evidente tentativo di manipolare il dibattito, mercoledì scorso il Presidente si è avvalso dell’autorità della propria posizione quando, al quartier generale della NSA a Fort Meade, ha richiesto che il Congresso smetta di rifiutare una presa di posizione e renda permanente l’emendamento del FISA approvato in agosto.

Tuttavia, sembra che le recenti rivelazioni sul modo di “curiosare” della NSA renderebbero impossibile che tale legislazione possa passare in tempi brevi. In fondo, il senso di una norma transitoria di sei mesi era di offrire spunto per sei mesi di dibattito, e non di ritardare semplicemente il voto finché il Congresso non avesse la possibilità di godersi un mese di vacanza, per poi approvarlo ad occhi chiusi come ai bei tempi.“La minaccia di al-Qaeda non scadrà dopo 135 giorni,” ha affermato W. “perciò chiedo che il Congresso renda permanente il Protect America Act”.

Già ridenominata dai critici come il Police America Act, la norma consente di intercettare le comunicazioni elettroniche senza necessità di ordinanze, fintantoché l’obiettivo si trova all’estero, o, in caso contrario, che sia già oggetto di indagine antiterrorismo.

Nelle sue intenzioni c’era però molto più di questo. E’ chiaro anche l’intento di scagionare le compagnie telefoniche che hanno “venduto” i propri clienti, concedendo l’immunità retroattiva alle società che hanno collaborato con l’amministrazione.

“Per molti anni l’FBI ha preteso non solo che le compagnie telefoniche svolgessero le indagini al posto suo, ma anche che eludessero il quarto emendamento”, ha detto Michael German della Consulta sulle Politiche di Sicurezza Nazionale dell’ACLU [“American Civil Liberties Union” NdT], “Il fatto che le compagnie abbiano ottemperato alle invadenti richieste dell’FBI è sconcertante. Fissa un precedente estremamente rischioso, che darebbe alle società di telecomunicazioni un potere enorme e dai limiti poco chiari. La cessione di poteri investigativi a società private avrà effetti disastrosi non solo per la privacy degli americani, ma anche per la loro sicurezza.”

Che il Congresso accetti o meno di salvare le società di telecomunicazioni – cosa che crediamo farà – sembra essere al vaglio anche un’estensione formale della legge. Forte motivo di divergenze tra l’amministrazione e il riservatissimo tribunale del FISA, è stato il rifiuto del tribunale stesso di consentire intercettazioni a tappeto delle chiamate estere che passano per le centraline statunitensi, e la richiesta del presidente di estendere permanentemente la norma prevede chiaramente il controllo, senza esplicita autorizzazione, anche su queste chiamate.

FBI, DCSNet e la sicurezza

Un interessante sottoprodotto dell’estensione delle intercettazioni senza mandato, è che sistemi progettati per la semplicità d’uso (che si basano sull’assunto che la necessità di un mandato minimizzerebbe gli abusi, e permettono il monitoraggio praticamente ininterrotto delle comunicazioni nazionali) adesso consentono lo spionaggio incontrollato in tempo reale da qualunque parte del mondo con un semplice click del mouse.

A partire dal 1994, le compagnie che operano negli Stati Uniti sono state obbligate ad installare centraline di commutazione che rispondano a determinati requisiti di intercettabilità, come richiesto dal Communications Assistance for Law Enforcement Act, o CALEA. Le centraline che rispondono ai requisiti del CALEA permettono all’FBI di collegarsi direttamente alle reti di telecomunicazioni, siano esse fisse o mobili.

Così è stato illustrato da Wired dopo un attento esame di documenti alterati dall’FBI, originariamente ottenuti dall’Electronic Frontier Foundation (EFF):

I sistemi di sorveglianza consentono agli agenti federali di ascoltare le conversazioni persino mentre vengono registrate (come per TiVo), creare archivi delle intercettazioni, inviare le registrazioni digitali a traduttori, localizzare i destinatari in tempo reale utilizzando le stazioni cellulari, e persino passare le conversazioni ai furgoni della sorveglianza mobile.

I luoghi di ascolto, negli uffici federali e in altre località segrete sparse per il paese, sono connessi attraverso un backbone privato e criptato, separato da internet. Questo è gestito dalla Sprint per conto del governo.

La rete consente, per esempio, ad un agente dell’FBI a New York di impostare da remoto l’intercettazione di un cellulare a Sacramento, California, conoscere la posizione del telefono e cominciare subito a ricevere a New York conversazioni, messaggi di testo e parole chiave per la voicemail. Battendo qualche tasto, l’agente può inoltrare le registrazioni a degli specialisti perché le traducano.

I numeri composti sono inviati automaticamente agli analisti dell’FBI specializzati nell’interpretare i pattern delle chiamate, dopodiché vengono trasferiti nottetempo, mediante dispositivi esterni, al Database Applicativo Telefonico federale, dove sono sottoposti ad una forma di data mining nota come link analysis.

Normalmente, le compagnie telefoniche agiscono solo a fronte di un’ordinanza del tribunale, ma oggigiorno le ordinanze non sono esattamente obbligatorie, e comunque negli ultimi anni le maggiori compagnie non sembrano essersi preoccupate più di tanto di altro che non fosse leccare i piedi all’FBI e alla NSA.

La presenza di falle apposite per la sorveglianza nell’infrastruttura di telecomunicazioni del paese ha anche sollevato forti preoccupazioni riguardo la sicurezza dell’infrastruttura stessa.

McConnell, la vigilanza in Iraq e il quarto emendamento

Mercoledì scorso McConnell [Michael, vice ammiraglio, direttore del servizio segreto nazionale, NdT] ha testimoniato dinanzi alla Commissione per l’Intelligence della Camera e, messo alle strette, ha affermato che meno di 100 americani sono stati oggetto di intercettazione a seguito di controlli privi di mandato su bersagli all’estero. Cosa più interessante, ha anche ammesso che la nuova legge è atta a ribadire tanto il principio costituzionale secondo cui tale forma di vigilanza non è mai stata coperta dal quarto emendamento, quanto che essa sia una necessità per la sicurezza nazionale.

McConnell è stato interrogato a proposito delle affermazioni secondo cui i requisiti del FISA avrebbero causato un ritardo di dodici ore per ottenere un mandato per effettuare un’intercettazione su dei ribelli in Iraq, e ha fornito questa eloquente risposta:

Quando se ne è parlato in precedenza, spesso la gente diceva “Un momento, ma perché non fate semplicemente dei mandati FISA di emergenza?”. E’ proprio questo il punto. Stiamo estendendo i diritti del quarto emendamento ad un terrorista straniero in un paese straniero che ha catturato dei soldati americani. E adesso stiamo mettendo a punto una procedura per produrre prove che ci autorizzerebbero a perseguire questi terroristi.

Poi dicevano “Beh, allora perché non ci andate e basta? Avete l’autorizzazione per casi di emergenza”. Ma avere l’autorizzazione per casi di emergenza non significa che non si deve affrontare la procedura, cioè di procurarsi prove a riguardo. Perciò se ne devono occupare degli analisti, e un ufficiale deve firmare il tutto. Poi arriva o da me o da qualche altro ufficiale, dopodiché va al procuratore generale e infine al tribunale del FISA.

Dunque il quarto emendamento è più che un banale danno collaterale della cosiddettta “guerra al terrorismo”: è un obiettivo ben determinato di questa attività.

Il tentativo di unire i punti tra l’Iraq e un’ipotetica necessità di poter eseguire intercettazioni incontrollate trascende ogni forma di plausibilità, e non ha fatto che riportare l’attenzione su vicende dell’aministrazione in Iraq ben più evidenti, come ad esempio la compagnia Blackwater, che è riapparsa sia nei notiziari che per le strade dell’Iraq.

Il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki ha additato la Blackwater come responsabile per un’evasione avvenuta alla fine dello scorso anno, quando un ufficiale iracheno, il ministro per l’elettricità Ahyam al Samarrai, accusato di aver sottratto due miliardi e mezzo di aiuti americani destinati alla ricostruzione dell’infrastruttura elettrica dell’Iraq, fuggì di prigione mentre attendeva la sentenza. Mentre sembra che ora viva negli Stati Uniti, nessun membro dell’amministrazione sembra preoccuparsi più di tanto di questo particolare affarista di guerra.

Come riportato da McClatchy News questo mercoledì:

Fino ad oggi, gli ufficiali iracheni non avevano mai fatto il nome della compagnia di sicurezza privata che ritengono aver aiutato Samarrai, l’unico membro di gabinetto iracheno accusato di corruzione, ad evadere da un carcere che era sorvegliato da guardie americane ed irachene allo stesso tempo. Successivamente sparì dal paese e si ritiene che ora viva negli Stati Uniti.

Il Dipartimento di Stato ha menzionato la sua fuga nel rapporto di Dicembre sugli sviluppi della situazione in Iraq, affermando che “la Commissione irachena per l’Integrità Pubblica (CPI) sostiene che sia scappato grazie all’aiuto di alcuni membri di una compagnia di sicurezza privata”.

Tuttavia, l’accusa alla Blackwater, che ha fatturato almeno 240 milioni di dollari nel 2005 da contratti per offrire sicurezza ad ufficiali americani a Baghdad, solleva delle questioni su quali ufficiali americani potesero sapere dell’evasione.

Non è stato possibile ottenere commenti da una portavoce dell’ambasciata statunitense.

Come se non bastasse, appena tutto questo è giunto alla stampa, l’Associated Press ha pubblicato un articolo su indagini del Pentagono e del Dipartimento di Stato, per scoprire se la Blackwater abbia o meno contrabbandato armi in Iraq, delle quali almeno una parte sarebbe stata venduta al mercato nero e finita tra le mani dei nazionalsiti curdi in Turchia.

Dalle udienze parlamentari di questa settimana sono anche emerse indagini riguardo contratti per 6 milioni di dollari in Iraq e Afghanistan, casi di sfruttamento di lavori forzati, utilizzati da un contraente kuwaitiano per costruire l’ambasciata americana, e coperture di casi di frode e malamministrazione in Iraq ad opera dell’Ispettore Generale del Dipartimento di Stato, incaricato di investigare proprio su quegli stessi reati.

Bravo, Bushies.

Titolo originale: “Iraq fiasco creeps into NSA surveillance controversy”

Fonte: http://www.theregister.co.uk
Link
23.09.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di KURTZ

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