FONTE: Reuters
Il fallimento dell’eurozona causerebbe
uno shock in tutto il mondo spostando la bilancia del potere geopolitico,
e forse porterebbe a riassetto fondamentale di quello che sarà il futuro.
Fonti interne all’UE hanno riferito
a Reuters che i funzionari di Francia e Germania, che dagli anni ’50
sono la forza trainante dell’integrazione europea, hanno avuto colloqui
su un’Europa a due velocità, con un’eurozona più piccola e meglio
integrata e una cerchia esterna più libera.
Le stime del modo con cui rompere il
blocco odierno, di quanti danni possa provocare e di cosa rimanga dopo
variano parecchio. Ma, mentre i dirigenti europei stanno ancora lottando
per trovare una risposta credibile alla crisi, la prospettiva di uno
o più paesi che lasciano – e che alla fine andranno in default
sul proprio debito sovrano – è considerata sempre più plausibile.Improvvisamente gli esperti, i politici
e altri osservatori hanno dovuto mettere in discussione uno dei punti
di riferimento chiave, ossia che un’Europa unita sempre più grande
sarebbe stata una parte fondamentale in un mondo multipolare.
“Uno dei grandi pilastri della
globalizzazione, gli Stati Uniti, sono entrati in un periodo di difficoltà
e ora guardano all’interno“, ha detto Thomas Barnett, capo-stratega
del gruppo statunitense di consulenti per il rischio politico Wikistrat,
a cui è stato chiesto da vari clienti privati di modellare con urgenza
alcuni scenari. “Ora uno degli altri
pilastri, l’Europa, sembra sul punto di implodere.”
Ossia, ha detto, la potenza del continente,
che solo fino a pochi anni fa formava gran parte del gruppo delle più
grandi economie del G7, viene sempre più affiancata da quella
di Cina, India, Brasile e di altre.
Quanto meno, dicono gli analisti, il
mondo potrebbe abituarsi a un’Europa che ha perso molta della fiducia
e che ha meno appetito per gli impegni internazionali.
Dopo così tante riunioni, non solo
dei dirigenti europei ma anche del G20, ciò minerebbe anche la reputazione
dei sistemi di governance globale e una generazione di élite
economica e politica verrebbe ridotta a brandelli. Alcuni dei danni potrebbero
essere irreversibili.
“Anche se per un qualche incantesimo
la crisi dovesse sparire domani, gli altri attori strategici del mondo
stanno già cominciando a rivedere il punto di vista sull’Europa”
ha detto Thomas Kleine-Brokhoff, un esperto di strategia al think
tank di Washington DC, George Marshall Foundation.
“Le considerazioni secondo cui l’Europa stesse sul punto di
integrarsi ancora di più e diventare un attore unitario sono svanite.”
Ciò solleva domande interessanti
per le altre aree del pianeta, dove in molti si aspettavano la nascita
di blocchi regionali simili all’UE che avrebbero portato a una maggiore
integrazione.
“Si credeva che l’Europa
fosse il modello da seguire“, ha detto Nikolas Gvosdev, professore
di studi sulla sicurezza nazionale all’US Naval War College:
“Ciò verrà messo in discussione.”
Declino dell’Occidente?
Per alcuni qualsiasi sfilacciamento
dell’eurozona, che porti o meno a un collasso dell’Unione allargata,
può essere considerato un altro segno del declino occidentale, che
diventa più rapido di quanto ci si aspettasse.
“India, Cina e
molte altre nuove potenze non vedono semplicemente una crisi dell’eurozona“,
ha detto Kleine-Brokhoff alla George Marshall Foundation negli
Stati Uniti. “Vedono una crisi del mondo ricco e ciò
li rende più convinti del fatto che sia giunto il loro momento.”
Ma questa interpretazione, come sottolineano
alcuni analisti, potrebbe essere una delusione.
“Nessuno può mettersi a ridere,
e non credo che ci sarà un vincitore“, ha detto Michael Denison, ex consulente
dell’ex Segretario degli Esteri britannico David Miliband e ora direttore
della ricerca per Control Risks: “Ci sarebbe una crisi del debito
sovrano e una bancaria che farebbe del male a tutti.”
Mentre le nazioni relativamente auto-sufficienti
come l’India potrebbero essere tra le meno colpite, la gran parte
degli analisti afferma che altri mercati emergenti potrebbero soffrire
in modo sproporzionato.
Se gli Stati Uniti e forse una manciata
di altri stati come la Svizzera potrebbero godere dello status di porto
sicuro e vedere l’arrivo di capitali, l’azienda di consulenza di
intelligence Stratfor, che valuta la possibilità di una rottura
almeno parziale dell’eurozona entro l’anno almeno al 90 per cento,
crede che la Cina possa soffrire il colpo più forte.
“Assisteremo […] a un collasso
di capitali verso Vietnam, Brasile e parti dell’Africa“,
ha detto Peter Zeihan, Stratfor vicepresidente del settore strategico
di Stratfor: “Sarà anche la fine del miracolo economico cinese.
Il più grande mercato per la Cina
è l’Europa. Ciò potrebbe avere un enorme effetto dirompente in Cina,
che potrebbero arrivare a una rivoluzione sociale.”
Come la Yugoslavia?
Alcuni stati, che ritengono che ciò
sia un segnale evidente di un mondo sempre più frammentato e senza
guida, potrebbero decidere di fare da soli – come Israele che è già
sospettato di fare con l’Iran – invece che multilateralmente.
“Renderà
sicuramente meno probabile una partecipazione europea in operazioni
come quella libica“, ha detto Gvosdev all’US Naval War
College: “E questo avviene quando Washington stava sperando
che l’Europa potesse essere in grado di reggere la tensione.”
Il capo-stratega di Wikistrat, Barnett,
ha affermato che molto dipende da quello che verrà fuori dalla
caduta dell’euro. Se, come molti sospettano, rimarrà un’eurozona
superstite attorno alla Germania, mentre gli stati del Mediterraneo andranno
in un’altra direzione, l’intera bilancia geopolitica del continente
potrebbe spostarsi.
L’elemento settentrionale, suggeriscono,
potrebbe rivolgersi a est, dando priorità a quelle che potrebbe diventare
una relazione di collaborazione o di confronto con Mosca. Gli stati
meridionali, al contrario, potrebbero integrarsi più da vicino col
Nord Africa e il resto del Mediterraneo, una regione forse dominata
da una Turchia più propositiva.
L’euro stesso potrebbe essere salvato,
dice, ma la volontà politica potrebbe essere un’altra.
“È in sostanza un matrimonio
che non è mai arrivato in chiesa e che ora sembra giunto alla rottura
“, ha detto Barnett: “Non sarebbe necessario, si sperava
che di evitarlo, ma stiamo vivendo in un’epoca di immaturità politica.”
C’è un’altra probabilità di un
incremento delle proteste di strade e della resistenza alle misure di
austerità in Europa e forse anche in altre zone, affermano molti esperti,
anche se la violenza più dura verrà fortemente evitata.
“Non
è come la rottura della Yugoslavia“, ha detto Denison di Control
Risks. Ma altri non ne sono così sicuri. La Cancelliera Angela Merkel
ha avvertito alcune settimane fa che un fallimento dell’eurozona potrebbe
mettere in pericolo decenni di pace che la divisa e l’UE dovevano
cementare.
Alcuni sono preoccupati del fatto che
i rischi sono stati aggravati dal fatto che le élite politiche europee
si sono rifiutate fino all’ultimo di prendere in considerazione un
possibile fallimento del progetto dell’euro.
“È difficile dire se ciò
sia allarmismo o l’analisi di qualcuno che
è fissato con le previsioni tragiche“, ha detto Paul Cornish,
professore di politica internazionale all’Università di Bath: “Siamo
comunque resistenti ai segnali di cambiamento perché
non ci piace quello che abbiamo davanti a noi. Il fallimento dell’eurozona
potrebbe portare a una forte instabilità
politica, che potrebbe portare a tensioni e anche a conflitti. Ci troveremo
mal equipaggiati e mal preparati per far fronte a ciò che accadrà.”
**********************************************
Fonte: Analysis: Euro zone failure could be vast geopolitical shock
10.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
La redazione non esercita un filtro sui commenti dei lettori. Gli unici proprietari e responsabili dei commenti sono gli autori e in nessun caso comedonchisciotte.org potrà essere ritenuto responsabile per commenti lesivi dei diritti di terzi.
La redazione informa che verranno immediatamente rimossi:
– messaggi non concernenti il tema dell’articolo
– messaggi offensivi nei confronti di chiunque
– messaggi con contenuto razzista o sessista
– messaggi il cui contenuto costituisca una violazione delle leggi vigenti (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)