DI MORENO PASQUINELLI
FONTE: Sollevazione (blog)
«Il discorsetto odierno di Berlusconi
a Montecitorio non fermerà la valanga. Il Cavaliere ha resistito in questi anni a diverse tempeste, non sopravviverà a questa qui. Tutto congiura a formare un governo-mostro che dovrà applicare entro pochi mesi una politica di sacrifici tremenda e senza precedenti storici che sarà un’ecatombe per le masse popolari. Di che stiamo parlando? Altro che la manovra spalmata su tre anni di poche decine di miliardi, già evaporata con la turbolenze delle ultime settimane! In ballo, dato che l’Unione europea non potrà salvare l’Italia come fatto con Grecia, Irlanda e Portogallo, c’è una patrimoniale colossale, dell’ordine di 200/300 miliardi di euro che spiani la montagna del debito pubblico (1900 miliardi). Una mannaia che visto chi ce l’ha in mano non è difficile indovinare su chi si abbatterà e chi risparmierà».Mercati finanziari. Dopo il venerdì
nero del 15 luglio, il lunedì nerissimo del 18 luglio, è
giunto il lunedì del panico del 1 agosto. Noi stessi siamo stati
smentiti. Valida l’analisi svolta giorni addietro nell’articolo
c’è già», tuttavia, la
resa dei conti che pensavamo sarebbe giunta a settembre, è invece pieno
svolgimento. Essa si manifesta nella vendita massiccia dei titoli di
stato e delle azioni dei bancari e degli assicurativi da parte dei grandi
gruppi finanziari mondiali. Perché questa fuga dall’Italia? I “mercati”
(leggi: la rendita finanziaria globale) danno l’Eurozona oramai per
spacciata, e questo sfacelo è certo proprio perché essi danno per
imminente lo schianto di una delle sue colonne portanti, quella italiana
appunto. Il discorsetto odierno di Berlusconi a Montecitorio non fermerà
la valanga. Il Cavaliere ha resistito in questi anni a diverse tempeste,
non sopravviverà a questa qui. Tutto congiura a formare un governo-mostro
che dovrà applicare entro pochi mesi una politica di sacrifici tremenda
e senza precedenti storici che sarà un’ecatombe per le masse popolari.
Tabella 1. Curva sul
rendimento dei BTP
Di che stiamo parlando? Altro che la
manovra spalmata su tre anni di poche decine di miliardi —già evaporata
con la turbolenze delle ultime settimane! In ballo dato che l’Unione
europea non potrà salvare l’Italia come fatto con Grecia, Irlanda e
Portogallo, c’è una patrimoniale colossale, dell’ordine di 200/300
miliardi di euro nei prossimi mesi che spiani la montagna del debito
pubblico (1900 miliardi). Una mannaia che visto chi ce l’ha in mano
non è difficile indovinare su chi si abbatterà e chi risparmierà.
Nessuno meglio degli stessi apologeti
di questo sistema riesce a descrivere ciò che sta accadendo in queste
settimane. Tutti segnalano (vedi Tabella n.2) che visti i precedenti
di Grecia, Irlanda e Portogallo, l’Italia sia alle porte di un crack,
con la differenza che un salvataggio europeo, date le dimensioni del
nostro paese, è impossibile.
Ma sentiamo la scarna cronaca odierna
di questi analisti.
«È un’estate torrida quella del 2011
per i titoli di stato del nostro paese. I mercati continuano a vendere
l’Italia e nulla sembra raffreddare le tensioni. Non il “piano
Marshall” per la Grecia e l’euro varato dai vertici dell’eurozona.
Non l’accordo tra democratici e repubblicani per alzare il tetto del
debito pubblico americano. Lo spread tra i BTP e i solidi Bund tedeschi
continua ad aggiornare il record toccando quota 386 punti base. Il rendimento
per il decennale italiano ha raggiunto il 6,27%, non lontano dal fatidico
7%, la soglia che per Grecia, Portogallo e Irlanda ha portato al
bailout [salvataggio, Ndr]». [1]
E poi:
«Agosto 2011, fuga dall’Europa. Potrebbe
essere il titolo di un film, se la realtà non superasse la fantasia.
I recenti scossoni che hanno mandato in fibrillazione un mercato già
molto nervoso, in cui ogni mossa viene amplificata dagli scarsi volumi
dovuti alla pausa estiva, sono arrivati lunedì dagli Stati Uniti. Sembra
un paradosso, ma la paura di un rallentamento dell’economia a stelle
e a strisce, che potrebbe trainare al ribasso l’economia mondiale, sta
spingendo investitori e gestori a vendere i titoli di debito pubblico
di molti Paesi dell’area euro». [2]
Tabella 2. Rendimenti
dei titoli di Grecia, Irlanda e Portogallo,
duecento giorni prima del salvataggio
Le linea di tendenza è chiara dunque:
fuga dall’euro ed in particolare dal debito italiano. I potenti demiurghi
della finanza speculativa —che non è, si badi, una qualificazione
morale, ma la definizione che meglio si attaglia ai soggetti che gestiscono,
allo scopo di trarne il più alto guadagno, ingenti masse di denaro,
liquido e illiquido – ritengono che le economie occidentali, a cominciare
dalla locomotiva americana, malgrado le potenti iniezioni di morfina
e i salvataggi, sono entrate in una fase di pericolosa stagnazione.
Pericolosa, s’intende, per i loro capitali. In questo minaccioso contesto,
in cui nessuno settore dell’economia è al riparo —in cui potrebbe
esplodere negli USA una nuova “bolla” dei titoli di Internet (ben
più grave di quella del 2000), e in Europa quella del sistema bancario—,
per cui quindi non c’è più alcun investimento davvero sicuro, i
detentori di denaro si sbarazzano dei titoli più a rischio, orientandosi
verso acquisti magari meno remunerativi ma considerati sicuri. Osservando
la fuga in atto ci si accorge quindi che il fatto saliente non è propriamente
la nuda speculazione —vendere titoli oggi, magari allo scoperto,
per riacquistarli domani ad un prezzo più basso e con interessi più
alti—; stanno vendendo titoli pubblici e obbligazioni bancarie e assicurative,
non solo fondi hedge, ma le stesse grandi banche, in particolare
europee. Non meno sintomatico che vendano anzitutto Btp —il cui rendimento
è oramai al 7%, la soglia oltre la quale si ritiene il salvataggio
necessario (vedi Tab. n.1)—, ovvero titoli a più lunga scadenza,
malgrado siano più remunerativi, e si tengano corti, preferendo
titoli a breve scadenza. Tutti segni che prevale il “pessimismo”,
il sospetto che l’Italia affonderà. Di qui la richiesta implicita
dei “mercati” per misure sociali ed economiche immediate e
imponenti. Di qui il patetico discorso di Berlusconi oggi, che ha continuato
con la solita litanie che “i fondamentali italiani” sono più
sani di quelli degli altri paesi.
Per concludere.
Chi ci legge, soprattutto chi ha avuto
la pazienza di seguire i numerosi articoli sull’evoluzione della crisi
economica dopo il crollo finanziario dell’autunno 2008, sa qual è
la nostra tesi di fondo. Essa è riassumibile in sei punti. (1) La crisi
in cui sono entrate le economie del blocco imperialistico occidentale
non è una delle solite recessioni cicliche, è piuttosto di carattere
storico-sistemico, di portata epocale; (2) è il modello sistemico stesso
ad essere grippato, quello basato sulla supremazia della rendita finanziaria,
su una produzione centrata sui consumi di massa, sull’indebitamento
pubblico e privato; (3) Il centro nevralgico di questa crisi sono gli
Stati Uniti, ma non sarebbero stati i primi a cadere poiché, essendo
essi l’unica superpotenza militare, i titolari della principale valuta
degli interscambi mondiali, il primo mercato di sbocco dell’economia
mondiale, e il forziere assoluto della rendita finanziaria, nessun sotto-sistema
regionale avrebbe avuto convenienza al loro crollo, dato che questo
trascinerebbe tutti i sotto-sistemi nell’abisso della catastrofe;
(4) l’Unione europea, data la sua fragilità politica, avrebbe fatto
la parte del vaso di coccio tra i due vasi di ferro degli Stati Uniti
e della Cina, su di essa si sarebbero scaricate le tensioni economiche
e finanziarie; (5) in particolare sarebbero saltati gli anelli deboli
(PIIGS) della catena europea, tra questi l’Italia la quale, per la
somma di tre fattori, alto debito pubblico, stagnazione del ciclo economico
e marasma politico-istituzionale, avrebbe rischiato la bancarotta, con
possibilità scarsissime di essere salvata dall’Unione.
Eravamo accusati di essere “catastrofisti”.
Gli ultimi sviluppi dovrebbero convincere tanti di quei critici che
avevamo ragione, che eravamo solo realisti.
Note:
[1] Andrea Franceschi, ilsole24ore.com del 3 agosto 2011.
[2] Laura Serafini, ilsole24ore.com del 3 agosto 2011.
Fonte: http://sollevazione.blogspot.com/2011/08/capitaclisma-italiano.html#more
03.08.2011