DI SOPHIE CHAPELLE
Basta!
Le multinazionali sementiere
vogliono rendere i contadini prigionieri… con la legge. I deputati devono esaminare tra qualche giorno un testo che instaura un “contributo volontario obbligatorio”, una vera decima sui semi. Riseminare liberamente il proprio raccolto o scambiare le varietà di piante diventerà illegale. Preoccupati di preservare l’autonomia alimentare, alcuni contadini e cittadini fanno resistenza.
Domani, grani e semi forse non saranno
più liberi. Alcuni agricoltori si preoccupano di una proposta di legge votata
dal Senato lo scorso 8 luglio, e che l’assemblea nazionale ha
appena approvato il 28 novembre
e che viene già applicata per decreto sulle produzioni di grano tenero.
Se volessero conservare una parte del loro raccolto per riseminarla
l’anno seguente (cosa c’è di più naturale?), i produttori di grano
tenero dovranno pagare un canone chiamato “Contributo volontario
obbligatorio” (sic). “L’obbiettivo di questa nuova proposta
di legge è di estendere questo meccanismo a tutti i contadini”,
avverte Guy Kastler, della Réseau semences paysannes. Ogni volta che coltiveremo un ettaro, si
prenderanno un po’ di denaro delle nostre tasche per pagare i detentori
di proprietà intellettuale”.
La legge prevede di considerare la riproduzione delle sementi in azienda,
senza pagare questa decima moderna ai “proprietari”, come
una truffa [1]. Il raccolto potrà essere requisito.
Chi sono questi proprietari di sementi
a cui verrà versato il “contributo volontario”? Da 1949 ogni
varietà di seme messo sul mercato deve essere iscritta obbligatoriamente
sul catalogo gestito dall’ufficio comunitario delle varietà vegetali
(OCVV), la cui sede è ad Angers [2]. Questo ufficio accorda un diritto
di proprietà intellettuale di una durata che va dai 25 ai 30 anni,
all'”ottenitore”, quello che ha selezionato questa varietà.
I principali detentori di questi “certificati di ottenimento vegetale”
[3] sono nient’altro che le grandi multinazionali sementiere: Bayer,
Limagrain, Monsanto, Pioneer, Vilmorin o Syngenta. Tutti riuniti in
seno all’Unione
francese delle sementiere
che avrebbe fortemente appoggiato il progetto di legge.
Rendere i contadini prigionieri
“Il fatto che l’ottenitore
sia retribuito per il suo lavoro di ricerca non ci dà problemi”,
spiega Jean-Pierre Lebrun, un agricoltore biologico in pensione: “In
compenso, ci siamo opposti a quello che questi ottenitori recuperano
delle tasse sul lavoro di selezione che realizziamo nelle nostre fattorie.”
Con altri contadini e dei consumatori preoccupati di preservare l’autonomia
alimentare, Jean-Pierre si è diretto questo 19 novembre ad Angers per “sbattezzare” l’OCVV,
rinominandolo “Ufficio
comunitario della confisca dei
semi”. Un gesto simbolico che la dice lunga sulle minacce
che pesano sull’avvenire della nostra alimentazione.
Yves Manguy, agricoltore in pensione,
conosce bene i semi di fattoria, questi semi raccolti a partire da varietà
selezionate dall’industria sementiera, ma moltiplicate dallo stesso
agricoltore per preoccupazione economiche e per l’indipendenza. Per
questo vecchio portavoce del Coordinamento nazionale per la difesa delle
sementi fattrici (CNDSF), l’obiettivo delle aziende sementiere è
chiaro: “Vogliono instaurare un mercato prigioniero, in
cui gli agricoltori acquistano da loro I semi e che non possano più
fare da soli. La legge in preparazione non vieta completamente, ma restringere
il diritto di tenere semi in fattoria.”
Il testo propone così di autorizzare i semi in fattoria solo per 21
specie in cambio del pagamento del Contributo volontario obbligatorio,
e di vietare questa pratica per tutte le altre specie.
“Non è la ricerca che vogliono
rimunerare ma gli azionisti”
Perché questo canone? Ufficialmente,
per finanziare la ricerca. L’85% delle somme raccolte dal Contributo
volontario obbligatorio vengono riversate direttamente agli ottenitori
e il 15% serve ad alimentare i Fondi di sostegno all’ottenimento
vegetale in grano tenero.
“Gli obiettivi di sicurezza e di qualità alimentare devono essere
definiti dal pubblico, e non solo dalla ricerca del profitto delle imprese
sementiere private”, afferma la Confederazione
contadina. Secondo il sindacato,
l’applicazione della proposta di legge causerebbe un prelievo supplementare
sul reddito degli agricoltori francesi stimato in 35 milioni di euro. “La
ricerca deve essere finanziata anche dal pubblico
e non dai soli agricoltori. Conviene mettere in opera un meccanismo
di finanziamento pubblico della ricerca”,
dichiara la Confederazione contadina. Il sindacato teme che l’Unione
francese delle sementiere voglia triplicare il canone (in questo momento
circa 3,50 euro per ettaro).
Delle carote illegali e dei cavoli
clandestini
Non lontano dall’Ufficio comunitario
delle varietà vegetali, in una piazza di Pilori nella zona pedonale
di Angers, si svolgono gli incontri sulle sementi contadine e fattrici
di Angers. Qui ci sono artigiani sementieri condividono una stessa passione,
quella della selezione, della conservazione, della moltiplicazione e
dello scambio dei semi. François Delmond è membro dell’associazione
“Divoratori di Carote” che salvaguardano le varietà ortive tradizionali
minacciate di estinzione. Nello stand parecchie varietà di carote e
di cavoli rossi vengono proposte per la degustazione. Le reazioni variano
da “Sorprendente, quella là”
a “questa ha un gusto di nocciola molto forte, non
è vero?” Per Francesco, queste degustazioni sono l’opportunità
di mostrare l’impatto delle scelte varietali sulla qualità del gusto.
“Quella che mangiate è una
varietà di carota illegale perché è stata radiata del catalogo, non
rispettava i criteri”, spiega Francesco a una passante. Tra
il 1954 (data di esistenza del primo catalogo delle varietà di ortaggi)
e il 2002 l’80% delle varietà sono stati radiate del catalogo a causa
di una regolamentazione sempre più stringente: “Ciò che vogliamo,
è la libertà di fare il nostro lavoro in anima e coscienza, la libertà
del giardiniere di seminare la varietà che vuole e la libertà del
consumatore di accedere ad alimenti differenti.”
Una libertà che contribuisce all’aumento e alla conservazione della
biodiversità coltivata, alla riduzione dell’utilizzo dei pesticidi,
così come allo sviluppo di varietà adattate alla loro terra e alle
variazioni climatiche.
Ribellione contro la decima delle
multinazionali
Una campagna per una legge di riconoscimento
positivo dei
diritti degli agricoltori e dei giardinieri sui semi sta per essere
lanciata da parecchie organizzazioni. “I diritti degli agricoltori di conservare,
riseminare, scambiare e vendere i propri semi, di proteggerli dalle
biopiraterie e delle contaminazioni degli OGM brevettati e di partecipare
alle decisioni nazionali che riguardano le biodiversità coltivate vengono
riconosciuti dal Trattato internazionale sui semi approvato nel 2005
dal Parlamento francese”,
ricorda Anne-Charlotte Moÿ,
incaricata delle questioni giuridiche alla Réseau semences paysannes.
Ora, una serie di regolamenti europei e di leggi nazionali conduce progressivamente
alla loro totale interdizione.
La proposta di legge relativa ai certificati
di ottenimento vegetale deve essere dibattuta il 28 novembre all’Assemblea
Nazionale. È ancora possibile partecipare alla cyberazione che ha raccolto già più di 14.000 firme
ed è previsto un concentramento di fronte all’Assemblea. “Dobbiamo restare in mobilitazione”,
avverte Guy Kastler, per non lasciare l’alimentazione nelle mani di
alcune multinazionali: “Tre secoli fa, i contadini versavano
la decima o erano costretti alle corvée per il profitto del signore
locale, proprietario delle terre. Oggi, questo dominio si è spostato
ai semi.”
Note:
[1] Leggere su questo argomento Comment
les semenciers tentent d’asservir l’agriculture paysanne.
[2] Per essere iscritte, le
varietà devono rispondere a tre criteri: la distinzione, ossia la varietà
deve essere nettamente distinta di tutta le altre varietà note; l’omogeneità,
che la varietà sia sufficientemente uniforme nei suoi caratteri peculiari;
la stabilità, ossia che la varietà resti conforme alla definizione
dei suoi caratteri essenziali dopo essere stata riprodotta o moltiplicata.
[3] In Europa si utilizza il
termine di “certificato di ottenimento vegetale” che protegge
una varietà. Il suo equivalente oltre Atlantico è il brevetto che
protegge il codice genetico contenuta in una varietà. Di colpo, una
pianta diventa oggetto di un doppio diritto di proprietà intellettuale.
Fonte: Le droit de planter et cultiver librement bientôt interdit ?
24.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE