DI ARIEL KAMINER
New York Times
Sono un veterinario e tra i miei clienti c’è un’anziana signora molto affezionata al suo cane volpino
di otto anni, ma che non ha né
familiari né amici che potrebbero “ereditarlo”. Vuole
che firmi un documento legale in cui mi impegno a sottoporlo a un’eutanasia
se la padrona dovesse morire prima del cane. Che cosa devo fare?
ANONIMO, BOSTON
Molti lettori – come i terrorizzati
proprietari di animali domestici a cui ho menzionato la tua lettera
– troveranno la richiesta della tua cliente semplicemente impensabile.
Ma non sono interamente certa del perché.
I cani non hanno aspettative speciali
di longevità. La morte non gli ruba la pensione che hanno atteso, né
la tanto aspettata occasione di poter festeggiare il matrimonio della
propria figlia. Quindi, se sembrerebbe barbaro provocare al volpino
dolore senza motivo, terminare la sua vita non sembra peggiore di molte
delle cose che la maggior parte delle persone fanno tutti i giorni,
come mangiare un hamburger. E dico questo da amante sia dei cani,
che degli hamburger.
La nostra cultura fa una distinzione
tra animali domestici e animali da allevamento. Ci prendiamo cura dei
primi coccolandoli e baciandoli; alleviamo gli altri per essere uccisi
e mangiati. Ma questa è decisamente una distinzione di comodo. Ovvero
il nostro comodo. Non è basata su alcuni fatti zoologici, e certamente
gli animali non ci hanno mai dato il loro consenso.
Quindi, come tutti coloro che mangiano
carne e indossano oggetti di pelle, e che credono che sia accettabile
uccidere animali per le nostre necessità, perché non lo sarebbe anche
in questo caso, quando morire sarebbe almeno indolore, contrariamente
a perdere il proprio padrone?
Ho rivolto questa domanda a Peter Singer,
lo studioso di filosofia ed etica che ha fatto più di ogni altro per
diffondere l’appello per la liberazione degli animali. È d’accordo
che uccidere un cane non è peggiore di macellare una mucca, una pecora
o un maiale.
E che le aspettative (o le non-aspettative)
del cane contano. “L’ingiustizia di uccidere un cane non
è niente rispetto all’iniquità di uccidere un essere umano“,
ha detto “che può avere un’idea del proprio futuro ed avere
desideri specifici per il suo futuro“.
Ma se il cane non potesse più essere
felice, ha concesso che si potrebbe parlare di morte assistita. “Ma
se il cane può continuare a godersi la sua esistenza“, ha
detto, “perché non lasciarglielo fare?“
Dunque c’è un modo moralmente
coerente per un veterinario di rifiutare in linea di principio una tale
richiesta, e poi addentare una grossa bistecca al sangue? Se si arrivasse
a questo, ha risposto Singer, sarebbe meglio mangiare il cane.
Sono d’accordo sul punto di partenza:
la preferenza della padrona non è una buona ragione per terminare
la vita del cane. Le dovresti dire di no. (Molto meglio di dirle un
“sì” disonesto. Sarebbe una truffa).
Ma c’è un’altra maniera di considerare
la sua proposta: fa paura pensare che il mondo vivrà dopo di noi.
Ci preoccupiamo che i nostri cari non ce la faranno ad andare avanti
quando moriremo, e probabilmente ci preoccupiamo anche un po’ che possano
morire loro stessi. Forse questa richiesta dell’anziana, che sembra
di primo acchito la più capricciosa delle condanne a morte, riflette
solo la più umana delle paure.
Sicuramente starà solo cercando,
seppure in modo sbagliato, di sistemare le sue cose. Se vuoi darle tranquillità,
garantisci al volpino un’adozione da parte di amanti degli animali,
piuttosto che un decesso prematuro.
Sputare il rospo, ovvero il
gatto
Sebbene il mio giardino sia circondato
da muri e da una siepe, il gatto della mia vicina l’ha frequentemente
considerato la sua lettiera. Un giorno il mio cane ha incrociato il
gatto e, beh, il gatto ha fatto una finaccia. La mia vicina
è in convalescenza a seguito di un trattamento per una neoplasia
estesa. Starebbe meglio sapendo che fine ha fatto il suo gatto, o dovrei
farle sperare che il gatto gioca nel parco? Fattore complicante: da
quel momento, altri due gatti sono comparsi nel mio giardino. Dio mi
sta punendo perché ho dei cani?
ANONIMO, EL PASO
Dio ti sta punendo? Questa è
una formulazione interessante.
Non è immorale per un cane uccidere
un gatto che gironzola nel suo giardino. I cani lo fanno, almeno quelli
altamente territoriali con i denti aguzzi e padroni permissivi. Non
è neanche immorale voler bene a questi cani. Qualcun altro non sarà
d’accordo su questo, ma se il tuo giardino è realmente chiuso e se
prendi le adeguate precauzioni quando ricevi visite da altre persone,
puoi vivere con qualsiasi cane tu voglia, sia che abbia l’istinto di
uccidere i gatti, o i neonati, sia che non faccia del male nemmeno ad
una mosca.
Ma quanto è davvero chiuso e
recintato il giardino, se tre gatti sono riusciti ad entrarci? E quanto
potresti sorprenderti, dopo il secondo [caso], se non riuscissero a
ritornarsene fuori?
Impostarlo come un dilemma etico, ovvero
se dire o meno la verità alla padrona del gatto, ti permette di
trascurare la tua stessa responsabilità per la morte del gatto.
La tua vicina è gravemente malata e ha appena perso un animale domestico.
La falsa speranza non è un dono. Per favore, di’ tutta la verità.
Inviate le vostre domande a [email protected] oppure a The Ethicist, The
New York Times Magazine, 620 Eighth Avenue, 6th
Floor, New York, NY 10018 indicando un recapito telefonico
Fonte: A Dog’s Right to Life?
06.01.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI