DI RICHARD C. COOK
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Il termine “deragliamento” non si avvicina nemmeno a descrivere ciò che sta per accadere agli U.S.A oggi con la crisi finanziaria, l’ondata depressiva e il fallimento della politica di guerra di George W. Bush ora che è fronteggiato dall’ Iran e dall’ orso russo.
Ma in senso più ampio, l’ occidente, come civiltà, dopo un secolo di guerre mondiali e il totale fallimento del suo capitalismo finanziario globale, potrebbe aver raggiunto i suoi limiti.
Coloro che hanno consolidati interessi nello status quo rigettano qualunque suggerimento che qualcosa vada male. Ivi incluso Donald Luskin, autore di un articolo apparso domenica 14 settembre sul Washington Post, intitolato: “Un popolo di esagerati:. basta con queste continue lagnanze sulla linea economica”.
Lunskin scrive, “l’incessante tambureggiare del pessimismo nei media e nella campagna elettorale” è “un virus”.
E continua “certo, ci sono punti problematici nell’economia, come il rilevamento da parte del governo dei mutui ipotecari dei giganti Fannie Mae e Freddie Mac, e il nervosismo a Wall Street per la questione Lehman Brothers, dimostrano ampiamente. E si è anche innalzato un po’ il tasso di disoccupazione. Ma nessuno di questi può essere causa di depressione o di esagerati paragoni con altre depressioni”.Continuate a leggere e scoprirete chi è Luskin: un “campaign adviser” [consulente per la campagna elettorale, ndt] di John McCain.
Sappiamo che: “dove ti alzi dipende da dove stai seduto” e da chi paga le tue opinioni. Quindi: è in arrivo una catastrofica fusione del nocciolo?
Se così è, probabilmente una maggioranza di persone nel mondo starà pensando: “Ben gli sta! “. Negli ultimi 500 anni, l’occidente ha marciato attraverso il globo, armato fino ai denti con armi da fuoco, navi da guerra, bombardieri e – più recentemente – uranio impoverito, facendo rispettare il peso dell’uomo bianco tramite la riduzione in schiavitù di nazioni e popoli e appropriandosi di qualunque cosa di valore – dagli oggetti d’arte all’oro, al petrolio – che potesse essere portata via.
Dietro tutto questo, i finanziatori hanno spesso usato la pratica, diabolicamente furba, di creare soldi dal nulla per mettere i nativi di ogni luogo in una condizione di debito e laddove questo risultasse insufficiente, facendo lo stesso con le loro proprie popolazioni.
Tutto ciò viene ammantato di razionalità usando varie categorie di razzismo, superiorità culturale, Darwinismo sociale, determinismo storico, “dominio degli eletti”, “popoli scelti da Dio”, etc. O semplicemente, “la forza crea il diritto”.
C’è chi lo chiama “Nuovo Ordine Mondiale”.
Oggi, noi Americani, cittadini di serie B nella “patria della libertà e casa del coraggio”, vincitori di due guerre mondiali, portatori di democrazia in Afghanistan e in Iraq, alleati dei prodi Israeliani che innalzano il vessillo dei valori Cristiano-Giudaici fra gli ingrati Palestinesi – bene, noi Americani dobbiamo ai nostri stessi banchieri quasi 70 mila miliardi di dollari, secondo la stima più recente. Con il rilevamento da parte del governo di Fannie Mae e Freddie Mac, dobbiamo ai possessori dei prestiti male alloggiati, compresi Cina, Corea e Giappone, alcune altre migliaia di miliardi.
Nonostante il baccano di Kissinger, dei Kristol, dei fondamentalisti cristiani, e dei loro politici prezzolati e “media” milionari, l ‘America – in verità l’intero Occidente – è stato smascherato, forse perfino messo sotto scacco nel panorama mondiale.
Le guerre di Bush/Cheney in Afghanistan e in Iraq hanno sporcato il nome dell’America per sempre. L’Iran ha capito che siamo un “bluff”, in Israele il divario tra ricchi e poveri si sta incrementando tanto quanto negli U.S.A. Secondo un articolo di Ian S. Lustick, i Palestinesi hanno resistito agli Ebrei fino al punto che sono più gli Ebrei che lasciano la loro patria di quelli che vi arrivano e che coloro che rimangono si vanno radunando sempre più intorno a Tel Aviv come oasi sicura. (Ian S. Lustick, “Abbandonando il muro di ferro : ‘Israele e lo sporco Medio Oriente’”, Middle East Policy , Vo. XV, No. 3, Autunno 2008.).
Nei passati anni novanta, i banchieri europei hanno usato gli U.S.A. e le forze della NATO per smantellare la Jugoslavia così che George Soros e i Rothschild potessero trangugiarsi le risorse dei Balcani. Ma quella strategia sta fallendo nel Caucaso dove i russi hanno risposto agli attacchi genocidi del barboncino di Dick Cheney, Mikheil Saakashvili, l’ avvocato, addestrato a New York che la CIA ha eletto presidente della Georgia.
E ora la popolazione dell’ Ucraina, la “piccola Russia”, che sta comprendendo cosa l’Occidente ha in serbo per lei, sta tornando di corsa all’ovile slavo e potrebbe essere a solo un anno o giù di lì dalla riunificazione con i suoi cugini oltre confine della “grande Russia”.
Quello che si sta dicendo è di tenere d’occhio la sponsorizzata stampa occidentale, con alla testa Washington Post e New York Times, furiosa contro i metodi autoritari del primo ministro russo Vladimir Putin. Un esempio ne è l’articolo di Ellen Barry, corrispondente del Times, sulla conferenza stampa tenuta da Putin a Mosca l’11 Settembre. Lei scrive: “in tre ore e mezza, con toni che oscillavano tra il pugilistico e l’umile, Vladimir V. Putin ha tentato di spiegarsi”.
Sono spiacente Ms Barry. Lei e i suoi editori potreste pensare che la sua scrittura sia carina, ma Vladimir Putin è la figura principale del panorama mondiale oggi. E rimarrà tale finche George W. Bush non lascerà la Casa Bianca con disonore.
Putin è l’erede di un movimento epocale di patrioti che ha iniziato negli anni ’70 a ritirare fuori la Russia dai suoi confini. E’ cominciato con una base di operazioni interne al KGB e alla chiesa ortodossa, guidata dalla glasnost di Gorbachev negli anni ’80, e culminata nella seconda rivoluzione russa del 1991. A quel punto i finanziatori occidentali corsero gioiosamente in supporto all’assalto con cui gli oligarchi russi presero a saccheggiare la Russia di tutto ciò che possedeva.
Gli oligarchi furono le truppe d’assalto di un attacco finanziario che in occidente aveva già iniziato a coincidere con la mafia russa. Incitato da Washington Post e assistito da consulenti accademici di posti come Harvard, questa cosca internazionale ha quasi distrutto la Russia durante gli anni ’90. Ma quando Putin è stato nominato presidente ad interim da Boris Yelstin nel 1999 e dopo aver vinto, di suo, le elezioni presidenziali nel 2000, ha iniziato a rispondere combattendo.
Dalla metà degli anni ’70 ad oggi, a migliaia di gangster russi, insieme a molti Bolscevichi/Stalinisti della linea-dura, fu permesso di emigrare. Molti si stabilirono negli U.S.A. e sono ancora qui, molti di più si stabilirono in Israele. Infatti si dice che una causa che ha portato a gonfiare così tanto i prezzi degli appartamenti a New York, Miami, Tel Aviv e altrove sia stata l’ondata di denaro contante proveniente dai traffici illeciti.
Questi criminali si sono alleati col cartello della droga colombiano e hanno pesantemente infiltrato i sistemi finanziari mondiali, impiantando perfino le loro proprie banche con cui riciclare il denaro e speculare nella compravendita delle merci.
Ora Putin sta spazzando via ciò che rimane della categoria dei gangster. I suoi sforzi hanno raggiunto la pietra miliare a gennaio con l’arresto a Mosca di Semion Mogilevich, definito “l’uomo più pericoloso del mondo”.
Putin ha dichiarato che il mondo non sarà governato da un sistema “unipolare” , ovvero dall’esercito americano come forza di polizia al soldo della grande finanza. Questo non significa che la Russia debba essere nostra nemica. Infatti il mondo sarebbe molto migliore e sicuro, se noi ci unissimo alla Russia come alleati nel mantenimento della pace.
Ma per far questo il nostro sistema deve cambiare, perché il capitalismo finanziario è di gran lunga troppo instabile per poter coesistere con le altre nazioni alla pari. Può solo crescere o morire, perché ha sempre bisogno di nuove vittime che paghino gli interessi delle sue pratiche usuraie e per finanziare le sue bolle speculative. Come ultima risorsa necessita, da parte delle istituzioni finanziarie, di iniezioni di liquidità come quelle architettate dal segretario del tesoro Henry Paulson, in cui l’ultimo tappabuchi rimasto è prelevare danaro dai fondi pubblici e caricare il debito pubblico nazionale.
Una volta fermata la crescita economica, come è successo ora, una volta che tutte le bolle per rilanciarla sono scoppiate, come pure è successo ora, la fine è veramente vicina. Specialmente se questo avviene dove – U.S.A. – c’è una bancarotta.
Ciò che ci sta accadendo oggi non è solo un altro periodo di flessione. Se gente come il consulente di McCain, Donald Luskin ne dubitano, forse, invece di fare la campagna elettorale, dovrebbero domandare ai CEO [Chief Executive Officer, direttori generali. NdT] di Fannie Mae e Freddie Mac, agli azionisti di Lehman Brothers, le cui quote hanno perso il 90% del loro valore in meno di un anno, e ai milioni di persone che hanno perso la casa.
I candidati alle presidenziali Barack Obama e John McCain incitano al “cambiamento”. Bene, se stessi su una spiaggia con uno tsunami di 30 metri che ruggisce verso di me, anch’io chiederei il cambiamento. La differenza è che io non me ne starei troppo ad arguire sul significato delle parole “rossetto a un maiale”.
Richard C. Cook è un ex analista del governo federale degli U.S.A. la cui carriera include la Civil Service Commission degli U.S.A. , la Food and Drug Administration, la Casa Bianca ai tempi di Carter, la NASA e il Dipartimento del Tesoro. I suoi articoli di economia, politica e politica dello spazio sono apparsi su numerosi siti web. Il suo libro sulla riforma monetaria intitolato: ‘We Hold These Truths: The Hope of Monetary Reform’ [Possediamo queste verità: speranza di riforma monetaria, ndt] sarà presto pubblicato da Tendril Press. Egli è inoltre autore di ‘Challenger Revealed: An Insider’s Account of How the Reagan Administration Caused the Greatest Tragedy of the Space Age’ [Il Challenger rivelato: Resoconto di un testimone su come l’amministrazione Reagan causò la più grande tragedia dell’era spaziale, ndt], considerato da un critico come: “il più importante libro sui voli spaziali degli ultimi venti anni”. Il suo sito web “Challenger” è www.richardccook.com. Un nuovo sito di economia, www.RealSustainableLiving.com, è in arrivo con Susan Boskey come co-autrice.
Titolo originale: “The Crash of Western Capitalist Civilization?”
Fonte: http://www.richardccook.com/
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15.09.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MAURIZIO BRUNELLI