DI TOM GALLAGHER
CommonDreams.org
Se un tale incidente fosse avvenuto in America, anche se fosse stato ucciso un animale in questo modo, che cosa farebbero?
Che cosa meglio delle succitate parole di Noor Eldeen ha espresso la dissonanza in corso tra l’America e le sue guerre straniere? Eldeen è il padre del fotografo Reuters Namir Noor-Eldeen, uno di quelli la cui morte nel 2007 avvenuta per mano delle forze Usa a Baghdad è stata catturata nel video rilasciato da WikiLeaks.org. Che cosa faremmo? E’ difficile credere che [la nostra reazione] non sarebbe sensibilmente superiore a quello che stiamo facendo ora per impedire il ripetersi di queste genere di cose in Iraq e Afghanistan – e all’ uomo.
I mediatori ufficiali sono, ovviamente, alacremente al lavoro tra le notizie dei media per ripulire i danni che ha causato questo filmato in precedenza segreto: questo è triste, ma è ciò che la guerra è. Gli errori succedono. I soldati, ovviamente, sono addestrati per uccidere. Deve essere così. Queste difese non sono di per sé sbagliate. Questo, in effetti, è ciò che la guerra è. Ma mentre tali argomenti possano spiegare le azioni dei soldati nel video, essi non giustificano le azioni di coloro che li inviano lì – né il silenzio di coloro che lasciano che ciò accada. Sì, la guerra è certamente una cosa terribile, ed è proprio perché è una cosa così terribile che deve essere strettamente riservata a situazioni in cui è assolutamente necessaria e ha la possibilità di realizzare qualcosa – condizioni neanche lontanamente incontrate in nessuna delle guerre americane in corso.
Ah, ma qualcuno potrebbe dire che il filmato dei ridenti mitraglieri trapelato è dall’ Iraq! Riguarda solo una vecchia guerra di George Bush. Spingiamolo nel cassetto con gli altri ricordi di quei giorni bui. Purtroppo, la guerra in Iraq è lungi dall’essere finita, e soprattutto sappiamo che atrocità come questa, in questo momento, stanno accadendo in Afghanistan. Come facciamo a saperlo? Perché il comandante Usa ce lo ha detto personalmente. Parlando di avventate sparatorie che le forze NATO ingaggiano, il generale Stanley A. McChrystal ha riconosciuto: “Abbiamo sparato ad un sorprendente numero di persone, ma a mia conoscenza, nessuno ha mai dimostrato che erano una minaccia.” Come Noor Eldeen chiede, quale sarebbe la nostra reazione se una dichiarazione di questo tipo si applicasse a fatti avvenuti in America? Sarebbe sufficiente un “cercheremo di fare meglio in futuro” – anche se si fosse trattato di animali di cui si parla?
Nel 1967, gli organizzatori hanno presentato una petizione dal titolo “persone contro il crimine del silenzio” al Segretario generale dell’ONU U. Thant, con i nomi di migliaia di americani che hanno firmato, “sia come testimonianza perenne della nostra opposizione alla guerra in Vietnam sia a dimostrazione che la coscienza d’America non è morta”. A quel punto, il processo di Norimberga era due volte più vicino nel tempo, così come lo è per noi la guerra del Vietnam e l’idea di responsabilità collettiva nella coscienza pubblica era perciò più alta. E’ stato, dopo tutto, poco più di venti anni prima che “tedeschi buoni” avevano eseguito gli ordini e taciuto su come i nazisti li avevano condotti alla Seconda Guerra Mondiale. I firmatari della petizione sono stati determinati a non essere quel tipo di “buoni americani” nel periodo della guerra del Vietnam.
C’è da scommettere che la maggior parte di coloro che hanno firmato quella petizione sono stati i sostenitori di molte altre iniziative del presidente Lyndon Johnson, la legislazione della “Grande Società” che egli aveva spinto fino al Congresso. Quindi, questa non è stata una scelta facile per loro – come avrebbe potuto esserlo un paio di anni più tardi, quando la guerra di Johnson diventò la guerra di Richard Nixon. Eppure, i firmatari non pensavano che cose come il passaggio del Medicare [programma di assicurazione medica-ndt], o l’avere membri progressisti nel Governo, o un Presidente che seguiva una linea più pacifica dell’uomo che aveva sconfitto [il repubblicano Barry Goldwater – ndt], potessero giustificare il loro silenzio di fronte alla guerra del Vietnam, per la semplice ragione che essa non soddisfava i criteri per una guerra giusta, e nessuna quantità di bene a casa propria poteva giustificare le atrocità all’estero.
La storia degli ultimi insabbiamenti in Afghanistan è a suo modo altrettanto grottesca come gli eventi indicati nel video dall’Iraq, anche se, finora, non è così graficamente rappresentata: la NATO riconosce adesso che due donne in stato di gravidanza “sono state accidentalmente uccise a seguito del fuoco incrociato amico [NATO]”, in un raid del 12 febbraio nel villaggio di Khataba, anche se il quartier generale del Generale McChrystal ha inizialmente sostenuto che le donne erano state “legate, imbavagliate ed uccise” prima del raid. E questo sta accadendo in una guerra che non è ovviamente di ieri, ma quella che il Presidente Obama ha abbracciato come la guerra del futuro.
Le domande che queste guerre sollevano per gli americani di oggi non sono così diverse da quelle che affrontavano i primi firmatari della petizione contro la guerra del Vietnam.
Cose come la firma di un disegno di legge per l’assistenza sanitaria giustificano il silenzio di fronte alla mobilitazione di 100.000 soldati in una guerra contro un centinaio di uomini armati (il numero di Al Qaeda – il presunto nemico primario – che si ritiene si trovi in Afghanistan)?
Passi in avanti come un trattato di riduzione di armi nucleari giustificano il silenzio quando il capo dello Stato sostenuto con forza dal nostro sforzo bellico, dice che egli stesso potrebbe unirsi all’opposizione perché i nostri eserciti invasori lo stanno trasformando in qualcosa che assomiglia a una legittima “resistenza nazionale”, come Hamid Karzai ha detto dei talebani (il nemico secondario)?
L’avere un’amministrazione più impegnata per i diritti dei lavoratori americani giustifica il silenzio quando il presidente intensifica una guerra in cui, nelle parole del famoso informatore sulla guerra in Vietnam Daniel Ellsberg, “non vi è nessuna prospettiva di nessun tipo di successo … non più di quanto i sovietici abbiano raggiunto nei loro dieci anni di permanenza lì, proprio come noi in Vietnam non avevamo nessuna prospettiva realistica di successo in più dei francesi? “.
Se la nostra risposta a queste domande è no, non è mai troppo tardi per recuperare il silenzio del passato. Nel corso di questo mese o all’inizio del prossimo, l’Amministrazione, pur lottando per finanziare le sue priorità in casa, sarà di nuovo al Congresso in cerca di altri 33 miliardi dollari per espandere la sua guerra in Afghanistan. Indipendentemente da come i nostri rappresentanti e senatori hanno votato in passato, chiunque di noi che pensa che il silenzio è un crimine quando favorisce una guerra ingiusta, deve prendere il telefono e dire loro di non votare per il finanziamento (il numero è 202-224-3121).
Nulla che possiamo fare riporterà in vita Namir Noor-Eldeen o uno qualsiasi delle decine o centinaia di migliaia di altri che sono morti inutilmente in queste guerre, ma forse possiamo sperare un giorno di dare al padre una risposta con cui è possibile convivere.
Tom Gallagher è un attivista di San Francisco che ha avviato con grande successo lo scorso novembre la ‘Proposition U’ invitando i rappresentanti congressuali della città a votare no a ulteriori finanziamenti per la guerra in Iraq. E’ stato membro della Camera dei Rappresentanti del Massachusetts. Contattatelo a [email protected]
Titolo originale: “The Crime of Silence
“
Fonte: http://www.commondreams.org
Link
09.04.2010
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CONCETTA DI LORENZO