IL COLONIALISMO DELLE CELEBRITA’ IN AFRICA

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DI ADAM ELKUS
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Le celebrità si sono sempre identificate con le persone più sfortunate. Rappresentare una vittima o una persona in un certo senso svantaggiata è una via sicura per un Oscar, ed chiunque da Bruce Springsteen ad Eminem ha celebrato le persone sfortunate nelle canzoni. Non è sorprendente che modelle, attori, e famosi musicisti hanno prestato attenzione all’impoverimento dell’Africa, raccogliendo soldi e aumentando la consapevolezza per un sollievo dal debito e dalla fame. Anche se ammirabili, questi sforzi hanno fatto relativamente poco per indirizzare le cause strutturali della miseria dell’Africa. C’è anche uno scomodo elemento di colonialismo che corre attraverso le interazioni delle celebrità con gli africani e l’identificazione con la cultura africana.

L’attrazione per l’Africa da parte delle celebrità è genuina o non così profonda? Gli sforzi da parte delle celebrità piene di buone intenzioni di liberare l’Africa dalla povertà e dalle malattie sono una salvezza per il continente o un ricetta per un disastro? Sfortunatamente, la risposta è che la recente inondazione di adozioni da parte delle celebrità, il parto ultra-pubblicizzato di Angelina Jolie in Namibia, e la malvagia faccia nera di Kate Moss che ha posato per il “The Independent” rivelano un colonialismo culturale mascherandolo come un multiculturalismo liberale. E nonostante le loro buone intenzioni, Bob Geldof e Bono sono condotti in giro per il naso da parte di tecnocrati e di industrie multinazionali che hanno addosso la responsabilità per la maggior parte dei problemi dell’Africa.
L’ “adozione” di Madonna del bambino del Malawi è il peggior esempio di adozioni da parte delle celebrità. Le precise leggi sull’adozione del Malawi obbligano gli stranieri a stare 18 mesi nel paese per essere valutati come eventuali genitori. Dopo una combinata azione di lobbying, la corte del Malawi ha emesso un decreto provvisorio concedendo a Madonna di portare fuori dalla nazione il bambino per un anno, innescando scontri in tribunale con gruppi umanitari e di carità che hanno provato che Madonna ha “comprato” il giudizio tramite la suo stravagante sponsorizzazione degli orfanotrofi del Malawi. Poco propensa ad aspettare, la cantante pop ha dispiegato un team per portare segretamente il bambino in Inghilterra. Madonna segue una modo delle celebrità iniziata con Angelina Jolie, che ha adottato bambini dalla Cambogia e dall’Etiopia sempre con azioni di dubbia legalità.

Una persona riluttante potrebbe dire che i bambini condurranno una vita migliore in occidente. Comunque, crescere in una cultura straniera diversa dalle tue tradizione etniche è una causa di nascita di problemi psicologici. Echeggia in modo sconvolgente le pratiche spagnole, americane ed australiane di rapimento di bambini aborigeni in maniera da crescerli con i valori dei bianchi cristiani; tali rapimenti furono giustificati da un simile desiderio di salvare i bambini da ciò che era percepito come una povertà sia letterale che spirituale. Questi problemi sono intensificati dal trattamento delle adozioni delle celebrità da parte dei media, che li pubblicizzano come oggetti esotici piuttosto che esseri umani.

Ognuno si deve anche domandare quale siano le reali motivazioni delle celebrità. Certamente ci sono molti bambini di tutte le razze nelle loro nazioni di provenienza che potrebbero beneficiare delle loro attenzioni. Perché queste celebrità hanno viaggiato per metà mondo e hanno sopportato un lungo e spesso frustrante processo necessario per le adozioni internazionali? È stato perché loro desideravano un bambino “esotico”, appropriandosi di un simbolo dell’Africa per fornire una consistenza reale alla loro frequentemente-dichiarata solidarietà per gli oppressi? Non c’è alcun dubbio che Madonna e la Jolie amino i loro bambini, ma ad un livello subconscio, i bambini sono guadagni che servono alcuni bisogni psicologici. I bambini dimostrano l’elegante internazionalismo delle celebrità e le fanno sentire come se loro avessero fatto la differenza nella battaglia contro la povertà. Per celebrità dilettanti che credono di essere seri crociati contro l’ingiustizia, un bambino “esotico” è un accessorio di auto-incoraggiamento analogo al braccialetto d’oro della Cabala, che allo stesso modo fornisce uno status religioso a stelle secolari che sono alla ricerca di un significato nascosto.

L’aspetto più preoccupante delle adozioni da parte delle celebrità ha a che vedere con i privilegi dell’occidente, di Madonna e Angelina Jolie che arrivano nei paesi poveri essenzialmente per comprare i bambini da famiglie che sono troppo povere per occuparsi di loro. Nel caso di Madonna, lei ha praticamente rapito il bambino, poiché i suoi uomini hanno portato via il bambino prima che la corte del Malawi potesse pronunciarsi a suo sfavore. La più grottesca manifestazione del privilegio coloniale è avvenuta quando la Jolie ha trasformato un piccolo angolo della Namibia in un campo armato così lei ha potuto partorire senza problemi:

Nelle ultime sei settimane una forza di sicurezza occidentale ha effettivamente preso il potere nel piccolo stato della Namibia. La località di mare di Langstrand nella Namibia dell’Ovest è stata chiusa con cordoni di sicurezza, e personale di sicurezza armato ha tenuto nella baia sia i residenti che i turisti stranieri. Una “no-fly zone” [zona di divieto di sorvolo, ndt] è stata attuata su una parte della nazione. Gli occidentali hanno anche richiesto che il governo namibiano limitasse in maniera severa il movimento di giornalisti in entrata ed uscita dalla Namibia. Il governo ha accettato e, in maniera descritta da una organizzazione di diritti umani come “violenta e brutale”, ha proibito ad alcuni reporter di passare il confine.

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[Angelina Jolie e Brad Pitt con i loro figli adottivi e Kate Moss nera sulla copertina dell’ Independent]

La Jolie essenzialmente ha ordinato le misure di sicurezza ad un governo sovrano, sfruttando la povertà del paese in maniera tale da avere un’esperienza “speciale” nel partorire in Africa. Lei ha deciso chi poteva entrare e chi poteva lasciare il paese, ed ha ottenuto con fatica uno spazio speciale dove ha comandato un piccolo esercito armato composto da funzionari privati di sicurezza. Questo favoritismo è una reminiscenza del comportamento delle elite coloniali catalogato nel testo classico di Albert Memmi, “The Colonizer and the Colonized” [I colonizzatori ed i colonizzati, ndt]:

Se lui ha problemi con la legge, la polizia ed anche la giustizia saranno più indulgenti nei suoi confronti. Se lui ha bisogno di assistenza da parte del governo, non sarà difficile per lui averla; la burocrazia sarà eliminata; una finestra gli sarà riservata dove c’è una linea più corta da seguire così lui avrà un’attesa più breve. Ha bisogno di un lavoro? Deve fare un esame per il lavoro? Lavori e posizioni lavorative saranno prenotate in anticipo per lui; il test sarà fatto nella sua lingua, causando assolute difficoltà per i colonizzati… Dal momento della sua nascita, egli possiede una qualifica che non dipende dai suoi meriti personali o dal suo attuale rango. Egli è parte del gruppo di colonizzatori i cui valori sono sovrani.

Quando qualcuno vede la scena familiare di una stella del cinema occidentale ed una troupe televisiva arrivare benvenuti come un dio in uno sporco villaggio africano, non ci si può non ricordare il film “The Man Who Whould Be King” [L’Uomo che volle farsi Re, ndt], in cui due soldati britannici in fuga sono scambiati dagli abitanti di un villaggio afgano per degli autentici dei. Madonna e Angelina Jolie potranno avere un grande rispetto per gli orfani che aiutano, ma il loro speciale trattamento deforma le dinamiche di potere dei paesi che visitano. È il simbolo di un problema più grande: la Jolie non è l’unica occidentale a cui è stato consentito di operare con un esercito privato come forza sovrana in territorio straniero: compagnie petrolifere e di diamanti mantengono un numero illimitato di forze di sicurezza private in molte regioni povere.

Mentre il colonialismo della Jolie e di Madonna prende in modo fisico, Kate Moss colpisce su un livello più profondo. Con una versione high-tech degli intrattenitori di avanspettacolo con la faccia nera, la Moss è stata digitalmente cambiata per assomigliare ad una donna di colore per una edizione speciale dell’ “Independent” sulle donne in Africa. Tutto ciò è simbolico dell’ africanesimo trendy delle celebrità. La Moss può rivendicare solidarietà per le donne africane ed appropriarsi della loro identità tramite Photoshop, ma al termine della giornata lei può anche tornare ad una casa sicura e ad una carriera da modella piena di guadagni. Senza bisogno di dirlo, le donne sofferenti in cui lei si identifica non possono.

Il devoto cristiano Bono è in molti modi una versione moderna dei missionari dagli occhi-illuminati che andarono in Africa per salvare le anime accanto agli imperialisti che lottavano per i ricchi. A differenza dei suoi discendenti, Bono non vuole diffondere la croce, ma il suo equivalente moderno, il capitalismo liberale. Lui dal palco predica per salvare le sofferenze di massa dell’Africa mentre promuove l’economista Jeffrey Sachs, le cui misure di “austerità” neoliberali hanno aiutato la distruzione dell’economia di Bolivia, Polonia e Russia. Come consulente, Sachs meccanicamente ha applicato le teorie ortodosse del libero mercato per ristrutturare radicalmente i paesi sottosviluppati, esacerbando i già incredibili problemi. Questi sono i rimedi che Bono intende per l’Africa.

Sachs ed il suo collega Thomas Friedman sono parte di un gruppo di tecnocrati centristi che vivono nel sogno di un mondo in cui ognuno, non importa quanto povero, può uscire fuori dalla povertà con un computer, e la soluzione a tutti i problemi di sviluppo è aprire i mercati. Bono è anche amico del presidente Gorge W. Bush, che Bono considera un alleato nella battaglia per l’Africa.

Magari Bono potrebbe chiedere al suo amico Bush la prossima volta che si incontreranno perché gli USA pianificano di spendere 8 miliardi di dollari al mese in Iraq mentre il contributo per la lotta all’AIDS degli USA di 3 miliardi di dollari in cinque anni nel 2003 sarà solo il 14% del totale mondiale delle spese nel 2008?

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[Bono in versione africana e ospite di Bush]

Mentre lui ci da dentro, magari potrebbe incoraggiare il suo amico Sachs a dire al Fondo Monetario Internazionale di smettere di obbligare paesi impoveriti come il Ghana a raddoppiare il prezzo dell’acqua e dell’elettricità come contropartita per un prestito? Se Bob Geldof fosse serio riguardo al ridurre la fame in Africa, avrebbe provato ad impedire alla Banca Mondiale di obbligare il Mali a privatizzare il suo settore del cotone. Allora i prezzi non sarebbe calati del 24% in un anno in un paese disperatamente povero dove una persona su quattro coltiva il cotone per vivere.

Al posto di confrontare le vere cause della povertà dell’Africa, Bob Geldof e Bono hanno permesso alle multinazionali di continuare a trarre profitto dalla miseria dell’Africa. Mentre Geldof stava organizzando lo show del Live8, Gorge Monbiot notava che “il primo strumento della politica statunitense nei confronti dell’Africa” del G8, “The African Growth and Opportunity Act” [Legge sullo Sviluppo e l’Opportunità dell’Africa, ndt], pretendeva che gli stati africani apportassero “un’economia basata sul mercato che proteggesse i diritti di proprietà privata,” “l’eliminazione delle barriere per gli scambi commerciali e gli investimenti degli USA”, e una zona favorevole per gli interessi della politica estera degli USA. In cambio i paesi africani avrebbero ricevuto “trattamenti preferenziali” per molti dei loro prodotti, se usano tessuti “completamente fatti e tagliati negli USA” ed evitano una diretta competizione con i prodotti americani.

Non è sorprendente che questo “trattamento” preferenziale può essere terminato se “porta ad un aumento nelle importazioni” o che l’attuazione dell’accordo è stata contrattata da un gruppo di lobby rappresentanti la Halliburton, la Exxon Mobil, la Coca-Cola, la General Motors, Starbucks, la Raytheon, la Microsoft, la Boeing, la Citigroup, ed altre compagnie multinazionali. In maniera disperata i paesi poveri si romperanno la schiena cercando di privatizzare le loro industrie mentre gli USA e l’Europa manterranno i loro massicci sussidi.

Il filo che collega tutti questi casi è che l’Africa è usata come uno spazio pulito sul quale queste celebrità possono progettare le loro proprie fantasie di salvare gli africani. Per celebrità come Bob Geldof e Bono, l’Africa è anche un veicolo per un’immensa lotta morale. Come Brandon Neill di “Spiked” scrive:

“Questo segno di esibizione morale suggerisce che l’Africa sia diventata una sorta di giocattolo per molti attivisti, uno sfondo contro il quale loro possono sentirsi buoni e ‘speciali’. Loro stanno cercando un significato ed un obiettivo personale nei deserti e nelle praterie dell’Africa, non stanno mettendo in moto un dibattito significativo su come far progredire l’Africa.”

Non c’è molto di nuovo in ciò. I missionari e gli esploratori del 19esimo secolo che stabilirono il controllo europeo sul continente lo videro come un territorio esotico e proibitivo in cui una simile sorta di significati personali potesse essere trovata (o persa). I reali pensieri ed i desideri degli abitanti contavano poco.

Le celebrità vedono l’Africa nella stessa maniera. La Jolie, Madonna, e la Moss si sono convinte che loro hanno una qualche sorta di connessione con le sofferenze delle popolazioni africane, nonostante la loro immensa ricchezza e la loro immensa fama, e cercano canali pubblici per provare questa connessione. Loro confondono questo desiderio-appagamento e questo feticismo dell’esotico per significative misure che stiano in realtà aiutando gli africani. Allo stesso modo, Bono e Geldof potrebbero pensare che loro stanno riducendo la miseria umana, quando loro stanno solo predicando il vangelo del benessere del libero mercato ai sofferenti africani. Questa è la parte più oscena nella crociata delle celebrità per l’Africa: i salti mortali della Jolie e di Madonna distolgono l’attenzione pubblica dai reali problemi del continente, e gli idealisti come Bono e Geldof forniscono una copertura retorica a quelli che hanno la responsabilità per una sostanziale porzione di questi problemi.

Per essere più concreti, il colonialismo è ancora colonialismo, anche se posa su una rivista di moda, recita Tomb Raider in una multisala, o suona una chitarra. Uno non può attribuire alle celebrità fini maliziosi – loro sinceramente credono di star facendo una differenza positiva. Ma non è così. Mentre le celebrità si “ritrovano” nelle pianure africane, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, e le corporation multinazionali sono alla ricerca di profitti.

Adam Elkus
Fonte: http://www.zmag.org/
Link: http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=2&ItemID=11334
04.11.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di EHIMILIANO

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