L’Italia è una polveriera. Centinaia di manifestazioni sparse su tutto il territorio sono il sintomo del profondo stato di agitazione che anima le nostre vite. Il passo successivo all’agitazione è l’organizzazione dell’agitazione, secondo i 3 “comandamenti” di Gramsci: “Istruitevi perchè avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza, agitatevi perchè avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo, organizzatevi perchè avremo bisogno di tutta la vostra forza“.
In questo percorso verso l’organizzazione ricorre spesso una constatazione che proverò a smontare: “Siamo troppo pochi, dobbiamo convincere quante più persone possibili”. Tentare di convincere le masse contrapponendo all’ informazione martellante 24h su 24 e 7 giorni su 7, unicamente la contro narrazione scientifica da parte di un relatore il sabato in piazza, è come contrapporre una fionda a un carro armato, è come svuotare il mare con un cucchiaino. I rapporti di forza dell’informazione sono così sbilanciati a favore del mainstream che non sarà il singolo contributo di un seppur eccellente relatore a far cambiare idea ad alcuno
Grazie ai contributi di quei relatori eccellenti nelle piazze, si è creata una massa critica che rappresenta oggi l’avanguardia della rivoluzione contemporanea. Tuttavia oggi nelle piazze si riversa sempre la medesima massa critica risvegliata a cui bisognerebbe fornire altri strumenti, un altro linguaggio, poichè sulla contro narrazione scientifica si registra un buon livello di consapevolezza.
La massa critica infatti è ancora frammentata e priva della coscienza rivoluzionaria, ed è ora chiamata ora a cementarsi, unirsi, amalgamarsi il più possibile per diventare centro propulsore di energie che si propagheranno fino a coinvolgere le masse dormienti. Nel frattempo la massa critica esistente deve dotarsi di nuove doti umane, per esplicare poi a sua volta un’azione educativa nel processo di maturazione della nuova coscienza di classe.
Per questi motivi è necessario sperimentare forme comunicative nuove in cui il popolo, ovvero la massa critica esistente, diventi protagonista. Le piazze devono trasformarsi in un vero e proprio “dispositivo del dissenso” allestito ad hoc per mobilitare le passioni tristi; i manifestanti devono manifestare, appunto, le proprie ansie, paure e condizionamenti e così, condividendole, esse si trasformano in divertimento, aggregazione ed orgoglio d’appartenenza ad una storia comune. In questo modo il dispositivo del dissenso, assume un valore terapeutico poichè consente da un lato di scaricare le passioni tristi e dall’altro di nutrire le anime di energie positive necessarie per vivere la rivoluzione in maniera permanente tutta la settimana. La piazza deve essere un luogo, come a teatro, in chiesa, allo stadio, di ristoro per l’animo e al contempo deve essere un atto politico forte, radicale, democratico e non violento. Mobilitando con la propria voce il dissenso, il singolo sente che il proprio contributo è utile ad una causa collettiva; il manifestante sente che la sua voce si fonde con la voce degli altri, ritrovando così l’idea di un popolo unito. Non solo, vocalizzando: “Noi resisteremo” il singolo si sente responsabilizzato, ed è come se stringesse un patto con gli altri sodali manifestanti.
Le rivoluzioni cominciano sempre da un piccolo gruppo d’avanguardia. Sono solo le energie sprigionate da questo gruppo che possono trascinare gli altri, non la asettica, ma pur sempre necessaria, contro narrazione scientifica.
Tutti i movimenti sociali e politici sono messi in moto e tenuti in alto da piccole minoranze: un 1% o forse meno uno 0,1% senza il quale tutti gli altri 99 rimarrebbero una massa per lo più passiva, per qualunque ragione: la pigrizia, la mancanza di tempo/risorse, la timidezza, la presenza di attività più attraenti. Questa tendenza la osserviamo anche nei nostri gruppi social in cui pochissimi rispetto agli iscritti portano avanti temi o proposte concrete. Questo fatto enorme sulla passività delle masse, dovrebbe portare a capire quanto sono preziosi e importanti i leader: i grandi leader, ma pure i piccoli leader cosi come può essere ognuno di noi in tutto quello che facciamo; ogni volta che ci mettiamo in moto, che cerchiamo di indicare un percorso, è potenzialmente come se 100 persone si mettessero in moto.
Rianimare le energie rivoluzionarie nella massa critica già esistente: non sprechiamo forze all’ infuori di questo.
W la Rivoluzione!