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La Redazione

 

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I VECCHI DEBITI PEDINANO LE BANCHE EUROPEE

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A cura di supervice
Il 9 Novembre 2011
95 Views

Gli istituti

sono più lenti dei loro colleghi statunitensi nello sbarazzarsi degli

asset basati sui mutui rischiosi

DI DAVID ENRICH E
LAURA STEVENS

Online.wsj.com

Le banche europee sono sedute su cumuli

di prodotti finanziari esotici e su altri titoli rischiosi precedenti

alla crisi finanziaria, che aggiungono pressione ai prestatori che hanno

anche forti quantità di debito dei governi dell’eurozona.

Quattro anni dopo che strumenti quali

le “collateralized debt obligations” e i “leveraged

loans” (ndt: il rifinanziamento dei prestiti con nuovi prestiti)

sono diventati parolacce a causa delle forti perdite che hanno inflitto

ai detentori, le banche europee hanno ancora decine di miliardi di euro

in questi titoli. Hanno anche ingenti portafogli che si affidano a prestiti

immobiliari e mutui subprime

provenienti dagli USA, titoli che rimarranno sotto pressione

fino a che l’economia globale non si riprenderà.Visto che questi asset provenivano

fondamentalmente dal sistema finanziario statunitense, le più grandi

banche americane si sono mosse più velocemente delle loro colleghe

europee per liberarsi della maggior parte di questi detriti.

Le sedici maggiori banche europee detengono

circa 386 miliardi di euro di asset potenzialmente sospetti che

poggiano sul mercato del credito e sull’immobiliare, secondo un recente

resoconto emesso dagli analisti di Credit Suisse. Si parla di

una somma superiore ai 339 miliardi di euro del debito sovrano di Grecia,

Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna che le stesse banche detenevano

alla fine dello scorso anno, in base ai dati di uno stress test

europeo.

Le banche sono sotto la luce dei riflettori

a causa dei dissesti politici e finanziari che si agitano nel continente.

Negli ultimi sconvolgimenti, il Primo Ministro greco ha acconsentito

domenica alle dimissioni mentre i principali partiti politici hanno

annunciato i piani per un governo unitario. Nel frattempo il futuro

del governo del Primo Ministro Silvio Berlusconi sembra sempre più

incerto, dato che alcuni membri del suo partito hanno minacciato di ritirare

il proprio sostegno.

I vecchi asset del mercato del

credito potrebbero diventare davvero micidiali per le banche. Se il

mercato immobiliare dovesse tenere o rafforzarsi, ad esempio, gli strumenti

realizzati per i prestiti sulle abitazioni potrebbero guadagnare valore

e generare un flusso continuo di contanti per i detentori.

Ma le pesanti somme di debito precedenti

alla crisi finanziaria del 2008 costituiscono una sfida per tutte le

banche del continente.

Molte hanno in cassa decine di miliardi

di euro di obbligazioni emessi da paesi finanziariamente tremolanti.

Hanno inoltre centinaia di miliardi di prestiti verso clienti di queste

stesse nazioni, che probabilmente andranno ancora peggio se l’economia

europea continuerà a vivere tempi difficili.

La situazione sta alimentando la paura

che le banche manchino di sufficiente capitale per assorbire le perdite

potenziali e che possano richiedere un sostegno del governo.

Le banche stavano già detenendo

questi asset prima della crisi finanziaria avvenuta quattro anni

fa, un periodo in cui gli asset basati sull’immobiliare avevano

in genere prezzi più alti. Alcune banche non hanno totalmente depennato

questi prestiti per riflettere il reale valore di mercato corrente.

Le banche europee, in media, hanno

circa dimezzato le loro quantità di asset dal 2007, secondo i dati rilevati dagli analisi di Credit

Suisse. Nel frattempo le tre maggiori banche statunitensi – Bank

of America Corp., Citigroup Inc. e J.P. Morgan Chase & Co. – hanno

demolito questi asset di oltre l’80 per cento nello stesso

periodo.

L’approccio

più diffuso è stato quelli di continuare a tenerli“, ha detto

Carla Antunes-Silva, capo della ricerca sulle banche europee di Credit

Suisse: “Ci sarà un’altra sofferenza per il capitale delle

banche e per le quotazioni delle azioni.”

I dirigenti delle banche

in Europa minimizzano queste preoccupazioni. Dicono di aver ridotto

l’esposizione con gli asset rischiosi e che hanno capitali

sufficienti per coprire qualsiasi perdita.

Hanno aggiunto che gli investitori

sembrano costernati dai problemi dell’eurozona e

non si sono posti ultimamente domande sulla persistente esposizione

delle banche sul mercato del credito.

Non

è assolutamente una preoccupazione“, ha detto un alto funzionario

della francese BNP Paribas SA, che è seduta su 12,5 miliardi

di titoli e di CDO collegati al mercato immobiliare. Gli asset sono

liquidi e “prezzati in modo molto conservativo.”

Questi asset potrebbero perdere

valore in seguito a un’ondata di vendite effettuata dalle banche.

Lo scorso mese i controllori hanno istruito molti istituti europei per

giungere alla somma di circa 106 miliardi di euro in nuovi capitali

per la prossima estate. I banchieri, gli analisti e altri esperti dicono

che scaricare i rimanenti asset del credito potrebbe essere un

metodo interessante per reperire i fondi.

Le banche francesi, in particolare,

hanno suggerito proprio queste vendite come componente fondamentale

del proprio piano per risolvere una perdita totale di 8,8 miliardi di

euro di capitale.

Se le banche vendono gli asset

in perdita, ciò erode i profitti e può intaccare la loro base di capitalizzazione.

Ma se non li vendono, si tengono asset che consumano quantità

significative di capitale.

Il vasto ammontare di asset di credito

strutturato che sono ancora nei bilanci delle banche europee “evidenzia

chiaramente l’importanza dei capitali di cui queste banche hanno bisogno“,

ha detto Kian Abouhossein, capo della ricerca per le banche europee

a J.P. Morgan. Fino ad ora, “non hanno subito contraccolpi“.

Le banche nel Regno Unito, in Francia

e in Germania sono le principali detentrici di questi asset,

anche dopo aver ridotto la propria esposizione. Le quattro maggiori

banche britanniche hanno ridotto questa giacenza di circa la metà dal

2007, mentre le quattro banche francesi sono arrivate a meno del 30%.

Barclays PLC, ad esempio, aveva in

cassa il 30 di settembre circa 17,9 miliardi di sterline, in calo dai

23,9 miliardi dell’inizio dell’anno. Gli asset, che sono

piovuti nei bilanci del gigante bancario britannico prima della metà

del 2007, includono CDO (collateralized debt obligations) composti

da titoli che poggiano su asset come i mutui, prestiti immobiliari

e la rinegoziazione dei prestiti che hanno contribuito al boom dell’era

della finanza. I dirigenti di Barclays hanno detto di aver fatto forti

progressi di riduzione del proprio portafoglio, vendendo gli asset

o lasciandoli scadere.

Con circa 28 miliardi di euro, Crédit

Agricole SA ha la più grande quantità di questi asset tra

le banche francesi, secondo Credit Suisse. Il report finanziario

del 30 giugno riportava 8,6 miliardi di euro di CDO basati sui mutui

delle case statunitensi. Oltretutto, Crédit Agricole ha anche

almeno 1 miliardo di euro di titoli che si poggiamo sui mutui USA, alcuni

dei quali composti da prestiti subprime. Con il mercato immobiliare

statunitense ancora in fase di sofferenza, sono possibili ulteriori

perdite su questi titoli.

Un portavoce di Crédit Agricole

si è rifiutato di commentare.

Gli asset di lungo periodo stanno

ossessionando anche Deutsche Bank

AG. La banca con sede a Francoforte detiene 2,9 miliardi in asset

su mutui residenziali USA, compresi prestiti subprime. Ha altri

20,2 miliardi di euro collegati a prestiti e mutui commerciali. La banca

ha detto di aver messo al sicuro quasi tutta la sua esposizione sui

mutui per la casa.

Gli analisti di Mediobanca stimano

che l’esposizione della Deutsche verso questi asset

ammonti a più del 150% delle proprie immobilizzazioni materiali, una

misura chiave della capacità di assorbire perdite inaspettate.

Deutsche Bank ha riferito di

voler lasciar scadere la gran parte dei titoli di lungo periodo, così

da non dover affrontare perdite vendendoli a prezzi scontati.

In raffronto alle banche europee, gli

istituti statunitensi si sono mossi con più decisione per liberarsi

di questi asset. Citigroup, che richiese 45 miliardi di dollari

di aiuto governativo nel 2008, è stato soggetta a una forte pressione

dei controllori per sbarazzarsi degli asset rischiosi, molti

dei quali collegati ai mutui che misero nei guai la banca di New York.

La sua dotazione di questi asset era calata dell’86%, portandosi

a 45 miliardi di dollari il 30 settembre.

Si tratta di una differenza

culturale“, ha detto il signor Abouhossein, un analista di

J.P. Morgan. “Negli Stati Uniti, subisci il colpo, alzi il tuo

capitale e vai avanti. In Europa si fa diversamente,

‘Vediamo se i prezzi si normalizzano e poi liberiamocene.’”

**********************************************

Fonte: Old Debts Dog Europe’s Banks

07.11.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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