Gli istituti
sono più lenti dei loro colleghi statunitensi nello sbarazzarsi degli
asset basati sui mutui rischiosi
DI DAVID ENRICH E
LAURA STEVENS
Online.wsj.com
Le banche europee sono sedute su cumuli
di prodotti finanziari esotici e su altri titoli rischiosi precedenti
alla crisi finanziaria, che aggiungono pressione ai prestatori che hanno
anche forti quantità di debito dei governi dell’eurozona.
Quattro anni dopo che strumenti quali
le “collateralized debt obligations” e i “leveraged
loans” (ndt: il rifinanziamento dei prestiti con nuovi prestiti)
sono diventati parolacce a causa delle forti perdite che hanno inflitto
ai detentori, le banche europee hanno ancora decine di miliardi di euro
in questi titoli. Hanno anche ingenti portafogli che si affidano a prestiti
immobiliari e mutui subprime
provenienti dagli USA, titoli che rimarranno sotto pressione
fino a che l’economia globale non si riprenderà.Visto che questi asset provenivano
fondamentalmente dal sistema finanziario statunitense, le più grandi
banche americane si sono mosse più velocemente delle loro colleghe
europee per liberarsi della maggior parte di questi detriti.
Le sedici maggiori banche europee detengono
circa 386 miliardi di euro di asset potenzialmente sospetti che
poggiano sul mercato del credito e sull’immobiliare, secondo un recente
resoconto emesso dagli analisti di Credit Suisse. Si parla di
una somma superiore ai 339 miliardi di euro del debito sovrano di Grecia,
Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna che le stesse banche detenevano
alla fine dello scorso anno, in base ai dati di uno stress test
europeo.
Le banche sono sotto la luce dei riflettori
a causa dei dissesti politici e finanziari che si agitano nel continente.
Negli ultimi sconvolgimenti, il Primo Ministro greco ha acconsentito
domenica alle dimissioni mentre i principali partiti politici hanno
annunciato i piani per un governo unitario. Nel frattempo il futuro
del governo del Primo Ministro Silvio Berlusconi sembra sempre più
incerto, dato che alcuni membri del suo partito hanno minacciato di ritirare
il proprio sostegno.
I vecchi asset del mercato del
credito potrebbero diventare davvero micidiali per le banche. Se il
mercato immobiliare dovesse tenere o rafforzarsi, ad esempio, gli strumenti
realizzati per i prestiti sulle abitazioni potrebbero guadagnare valore
e generare un flusso continuo di contanti per i detentori.
Ma le pesanti somme di debito precedenti
alla crisi finanziaria del 2008 costituiscono una sfida per tutte le
banche del continente.
Molte hanno in cassa decine di miliardi
di euro di obbligazioni emessi da paesi finanziariamente tremolanti.
Hanno inoltre centinaia di miliardi di prestiti verso clienti di queste
stesse nazioni, che probabilmente andranno ancora peggio se l’economia
europea continuerà a vivere tempi difficili.
La situazione sta alimentando la paura
che le banche manchino di sufficiente capitale per assorbire le perdite
potenziali e che possano richiedere un sostegno del governo.
Le banche stavano già detenendo
questi asset prima della crisi finanziaria avvenuta quattro anni
fa, un periodo in cui gli asset basati sull’immobiliare avevano
in genere prezzi più alti. Alcune banche non hanno totalmente depennato
questi prestiti per riflettere il reale valore di mercato corrente.
Le banche europee, in media, hanno
circa dimezzato le loro quantità di asset dal 2007, secondo i dati rilevati dagli analisi di Credit
Suisse. Nel frattempo le tre maggiori banche statunitensi – Bank
of America Corp., Citigroup Inc. e J.P. Morgan Chase & Co. – hanno
demolito questi asset di oltre l’80 per cento nello stesso
periodo.
“L’approccio
più diffuso è stato quelli di continuare a tenerli“, ha detto
Carla Antunes-Silva, capo della ricerca sulle banche europee di Credit
Suisse: “Ci sarà un’altra sofferenza per il capitale delle
banche e per le quotazioni delle azioni.”
I dirigenti delle banche
in Europa minimizzano queste preoccupazioni. Dicono di aver ridotto
l’esposizione con gli asset rischiosi e che hanno capitali
sufficienti per coprire qualsiasi perdita.
Hanno aggiunto che gli investitori
sembrano costernati dai problemi dell’eurozona e
non si sono posti ultimamente domande sulla persistente esposizione
delle banche sul mercato del credito.
“Non
è assolutamente una preoccupazione“, ha detto un alto funzionario
della francese BNP Paribas SA, che è seduta su 12,5 miliardi
di titoli e di CDO collegati al mercato immobiliare. Gli asset sono
liquidi e “prezzati in modo molto conservativo.”
Questi asset potrebbero perdere
valore in seguito a un’ondata di vendite effettuata dalle banche.
Lo scorso mese i controllori hanno istruito molti istituti europei per
giungere alla somma di circa 106 miliardi di euro in nuovi capitali
per la prossima estate. I banchieri, gli analisti e altri esperti dicono
che scaricare i rimanenti asset del credito potrebbe essere un
metodo interessante per reperire i fondi.
Le banche francesi, in particolare,
hanno suggerito proprio queste vendite come componente fondamentale
del proprio piano per risolvere una perdita totale di 8,8 miliardi di
euro di capitale.
Se le banche vendono gli asset
in perdita, ciò erode i profitti e può intaccare la loro base di capitalizzazione.
Ma se non li vendono, si tengono asset che consumano quantità
significative di capitale.
Il vasto ammontare di asset di credito
strutturato che sono ancora nei bilanci delle banche europee “evidenzia
chiaramente l’importanza dei capitali di cui queste banche hanno bisogno“,
ha detto Kian Abouhossein, capo della ricerca per le banche europee
a J.P. Morgan. Fino ad ora, “non hanno subito contraccolpi“.
Le banche nel Regno Unito, in Francia
e in Germania sono le principali detentrici di questi asset,
anche dopo aver ridotto la propria esposizione. Le quattro maggiori
banche britanniche hanno ridotto questa giacenza di circa la metà dal
2007, mentre le quattro banche francesi sono arrivate a meno del 30%.
Barclays PLC, ad esempio, aveva in
cassa il 30 di settembre circa 17,9 miliardi di sterline, in calo dai
23,9 miliardi dell’inizio dell’anno. Gli asset, che sono
piovuti nei bilanci del gigante bancario britannico prima della metà
del 2007, includono CDO (collateralized debt obligations) composti
da titoli che poggiano su asset come i mutui, prestiti immobiliari
e la rinegoziazione dei prestiti che hanno contribuito al boom dell’era
della finanza. I dirigenti di Barclays hanno detto di aver fatto forti
progressi di riduzione del proprio portafoglio, vendendo gli asset
o lasciandoli scadere.
Con circa 28 miliardi di euro, Crédit
Agricole SA ha la più grande quantità di questi asset tra
le banche francesi, secondo Credit Suisse. Il report finanziario
del 30 giugno riportava 8,6 miliardi di euro di CDO basati sui mutui
delle case statunitensi. Oltretutto, Crédit Agricole ha anche
almeno 1 miliardo di euro di titoli che si poggiamo sui mutui USA, alcuni
dei quali composti da prestiti subprime. Con il mercato immobiliare
statunitense ancora in fase di sofferenza, sono possibili ulteriori
perdite su questi titoli.
Un portavoce di Crédit Agricole
si è rifiutato di commentare.
Gli asset di lungo periodo stanno
ossessionando anche Deutsche Bank
AG. La banca con sede a Francoforte detiene 2,9 miliardi in asset
su mutui residenziali USA, compresi prestiti subprime. Ha altri
20,2 miliardi di euro collegati a prestiti e mutui commerciali. La banca
ha detto di aver messo al sicuro quasi tutta la sua esposizione sui
mutui per la casa.
Gli analisti di Mediobanca stimano
che l’esposizione della Deutsche verso questi asset
ammonti a più del 150% delle proprie immobilizzazioni materiali, una
misura chiave della capacità di assorbire perdite inaspettate.
Deutsche Bank ha riferito di
voler lasciar scadere la gran parte dei titoli di lungo periodo, così
da non dover affrontare perdite vendendoli a prezzi scontati.
In raffronto alle banche europee, gli
istituti statunitensi si sono mossi con più decisione per liberarsi
di questi asset. Citigroup, che richiese 45 miliardi di dollari
di aiuto governativo nel 2008, è stato soggetta a una forte pressione
dei controllori per sbarazzarsi degli asset rischiosi, molti
dei quali collegati ai mutui che misero nei guai la banca di New York.
La sua dotazione di questi asset era calata dell’86%, portandosi
a 45 miliardi di dollari il 30 settembre.
“Si tratta di una differenza
culturale“, ha detto il signor Abouhossein, un analista di
J.P. Morgan. “Negli Stati Uniti, subisci il colpo, alzi il tuo
capitale e vai avanti. In Europa si fa diversamente,
‘Vediamo se i prezzi si normalizzano e poi liberiamocene.’”
Fonte: Old Debts Dog Europe’s Banks
07.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE