I SIGNORI DEL DENARO: COSA C’ DIETRO LA CRISI DEL DEBITO

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DI ADRIAN SALBUCHI
Global Research

Negli Stati Uniti vediamo,

come mai prima d’ora, milioni di persone che soffrono per l’impatto

pesante dei pignoramenti e della disoccupazione, in Grecia, Spagna,

Portogallo, Irlanda e Italia, vengono imposte dure misure di austerità

sull’intera popolazione, il tutto unito al collasso delle principali

banche in Islanda, Regno Unito e Stati Uniti, oltre agli indecenti salvataggi

dei banchieri “troppo grandi per fallire”.
Senza dubbio il grosso della responsabilità

per questi tracolli ricade sulle spalle dei governi di queste nazioni,

che sono subordinati agli interessi e agli obiettivi del potere economico.

Ovunque, questo si accompagna a una intrinseca corruzione, oggi particolarmente

evidente oggi in Regno Unito, Italia e Stati Uniti.

Analizzando in questo articolo alcune

delle componenti fondamentali dei modelli finanziari, ci si auspica

che i lettori possano ottenere una migliore comprensione del perché

siamo in questa crisi e del fatto che andrà a peggiorare nei mesi e

negli anni a venire.

Fondamenti di

un modello falso e fallito

Mascherandosi dietro la maschera delle

“leggi” fasulle che si presume governino “i mercati e le economie

globalizzate”, questo modello finanziario ha consentito a un piccolo

gruppo di persone di ammassare e gestire un potere schiacciante sui

mercati, sulle grandi aziende, sulle industrie, i governi e i mass

media globali. Le conseguenze irresponsabili e criminali delle loro

azioni ora sono sotto agli occhi di tutti.

Il “modello”, che descriveremo

brevemente, ricade nella struttura di un più vasto sistema di potere

globale estremamente iniquo, che fu concepito e progettato dalle alte

sfere di centri privati geoeconomici1 e geopolitici, i quali agiscono per promuovere

il programma di una élite di potere globale preparando il loro “Nuovo

Ordine Mondiale”, ancora un neologismo per un governo mondiale venturo2.

Nella fattispecie, stiamo parlando

di “think-tank” fondamentali come il Council on Foreign

Relations, la Commissione Trilaterale, il Gruppo Bilderberg

e altri istituzioni simili, come il Cato Institute (questioni

monetarie), l’American Enterprise Institute e il Project

for a New American Century che formano una rete solida, intricata

e molto potente che progetta e gestisce gli interessi e gli obiettivi

del Nuovo Ordine Mondiale.

Scrivendo dal punto di vista di un

cittadino argentino, ammetto di avere alcuni “vantaggi” sui cittadini

delle nazioni industrializzate quali gli USA, l’Inghilterra, l’Unione

Europea, il Giappone o l’Australia, per il fatto che nelle ultime

decadi abbiamo avuto esperienza diretta di una serie di catastrofiche

crisi nazionali derivanti da inflazione, iper-inflazione, collasso del

sistema bancario, rinnovi di valuta, mega-swaps di obbligazioni

statali, colpi di stato militari e guerre perse.

Finanza contro

Economia

Il sistema finanziario

(fondamentalmente un mondo virtuale, simbolico e parassitario) opera

sempre più in una direzione che è contraria agli interessi dell’economia

reale (il reale e concreto mondo del lavoro, la produzione, l’industria,

la fatica, lo sforzo e il sacrificio delle persone reali). Nelle decadi

passate, l’economia e la finanza sono andate per le loro strade completamente

separate e antagoniste, e non funzionano più in una relazione salutare

e bilanciata che dia priorità al “bene comune della popolazione”.

Questo enorme conflitto si può osservare, tra l’altro, nei sistemi

economici e finanziari moderni, il cui supporto primario poggia sul

paradigma del debito, cioè che nulla può essere fatto a meno che

non si ottenga prima del credito, finanziamenti e prestiti. Quindi,

l’economia reale diventa dipendente e distorta dagli obiettivi,

gli interessi e le fluttuazioni della finanza virtuale3.

Un sistema

basato sul debito

L’economia reale dovrebbe essere

finanziata da fondi autentici; tuttavia, nel tempo, l’élite bancaria

globale è riuscita a far rinunciare a una nazione sovrana dopo l’altra

alla sua inalienabile funzione di emettere la corretta quantità di

moneta nazionale come strumento finanziario primario per sostenere l’economia

reale. Questo richiede azioni decise in ogni nazione, con politiche

mirate a promuovere il bene comune di “noi in quanto popolo”

e per assicurare gli interessi nazionali contro i pericoli posti in

essere da avversari interni o esterni.

Possiamo quindi capire meglio perché

la “legge” finanziaria che richiede che le banche centrali siano

sempre totalmente “indipendenti” dal governo e dallo stato sia diventato

un autentico dogma. È soltanto un altro modo per assicurarsi che le

banche centrali siano sempre subordinate agli interessi delle

banche private, sia localmente ad ogni nazione che globalmente nel mondo.

Vediamo questo modello imporsi in tutte

le nazioni: Argentina, Brasile, Giappone, Messico, Unione Europea e

quasi in ogni nazione che adotta la pratica finanziaria cosiddetta “occidentale”.

Forse il migliore (o meglio, il peggiore) esempio sono gli Stati Uniti,

dove il sistema della Federal Reserve è una istituzione apertamente

controllata da privati, con circa il 97% delle sue azioni possedute

dai membri stessi delle banche (dichiaratamente non ha un piano di accumulo/distribuzione

delle azioni), nonostante i banchieri che gestiscono la Fed facciano

di tutto per farla apparire come se fosse un ente “pubblico”, gestito

dal governo, cosa che non è assolutamente.

Uno degli obiettivi permanenti del

Sistema Globale Sovranazionale è (ed è stato) mantenere

il pieno controllo su tutte le banche centrali in quasi tutte le nazioni,

per controllare le loro valute pubbliche4. Questo, a sua

volta, gli permette di imporre una condizione fondamentale (per loro)

per cui non c’è mai la giusta quantità

di denaro pubblico in circolazione per soddisfare la effettiva domanda

e le necessità dell’Economia Reale. Ed è qui che quelle stesse

banche private che controllano le banche centrali entrano in scena per

“soddisfare la domanda di denaro” dell’Economia Reale, generando

artificialmente denaro di banche private dal nulla. Li chiamano

“crediti e prestiti” e si offrono di rifornire l’Economia Reale,

ma con un “valore aggiunto” (per loro): (a) addebiteranno un cospicuo

interesse (spesso a livelli di usura) e (b) creeranno la maggior

parte di questo denaro dal nulla attraverso il sistema del prestito

frazionale.

A un livello geoeconomico, ciò ha anche generato un enorme

e inutile debito pubblico sovrano in tutto il mondo, una nazione dopo

l’altra. L’Argentina è un buon esempio, i cui governi in carica

sono sistematicamente ignoranti e riluttanti ad utilizzare uno dei poteri

chiave di uno stato sovrano: l’emissione di denaro pubblico che non

genera interessi (vedi sotto per una definizione più dettagliata).

Invece l’Argentina ha autorizzato le cosiddette “ricette” dell’FMI

(Fondo Monetario Internazionale), che riflettono l’imposizione degli

interessi del cartello bancario globale su materie fondamentali – quali

quelle che dovrebbero essere le giuste funzioni della sua banca centrale,

del debito sovrano, la politica fiscale – e su altri meccanismi finanziari

e bancari che sono usati sistematicamente contro il bene comune

del popolo argentino e contro gli interessi nazionali.

Questo sistema e i suoi spaventosi

risultati, ora e nel passato, sono talmente simili in così tante

nazioni (Brasile, Messico, Grecia, Irlanda, Islanda, Regno Unito,

Portogallo, Spagna, Italia, Indonesia, Ungheria, Ucraina…) che possono

solo riflettere un piano accuratamente ideato e progettato, proveniente

dalle più alte sfere delle élite del potere globale.

Il prestito

bancario frazionale

Questo concetto è in uso in tutti

i mercati finanziari del mondo e permette alle banche private di generare

moneta “virtuale” dal nulla (cioè annotazioni scritte, registrazioni

elettroniche in conti correnti e conti deposito e in un vasto spiegamento

di linee di credito), in un rapporto di 8, 10, 30, 50 volte maggiore

della effettiva quantità di denaro contante (denaro pubblico) depositato

dalla banca nella propria cassaforte. In cambio di questo prestito di

“moneta” privata creata dal nulla, i banchieri raccolgono interessi,

richiedono garanzie con valore intrinseco e, se il debitore è insolvente,

possono anche requisire le sue proprietà o altri beni.

Il rapporto esistente tra la quantità

di dollari o di pesos nei forzieri e la quantità di credito

che una banca privata genera è determinato dall’autorità della banca

centrale, che determina il livello del leveraggio del prestito frazionario

(ecco perché il controllo delle banche centrali è così strategicamente

vitale per i cartelli dei banchieri privati). Questo livello di leveraggio

è una riserva statistica basata sui calcoli attuariali della porzione

di depositari che, in tempi normali, vanno ai bancomat per ritirare

i loro depositi in contanti (cioè banconote di denaro pubblico). Il

fattore chiave è che questo funziona bene in periodi normali,

ma “normale” è sostanzialmente un concetto di psicologia collettiva

intimamente legato a quello che questi correntisti, e la popolazione

in generale, percepisce riguardo al sistema finanziario in generale

e a ogni banca in particolare.

Quindi quando, per qualunque

ragione, arrivano periodi “anormali” (cioè ogni qualvolta

ci sono crisi periodiche vagamente prevedibili, corse agli sportelli,

collassi economici e periodi di panico finanziario che sembrano esplodere

all’improvviso come è accaduto in Argentina nel 2001 e sta ora succedendo

in USA, Regno Unito, Irlanda, Grecia, Islanda, Portogallo, Spagna, Italia

e in un crescente numero di nazioni), ecco che assistiamo a una corsa

di tutti i correntisti agli sportelli delle banche per tentare

di ottenere il loro denaro in contanti. Ed è in quel momento

che essi scoprono come non ci sia abbastanza denaro contante nelle banche

per pagare tutti, a parte una piccola frazione dei correntisti

(in genere personale interno “a conoscenza” o “amici dei banchieri”).

Per il resto di noi comuni mortali

“non c’è più denaro”, il che significa che devono far ricorso

a un qualunque schema di assicurazione pubblica che possa esserci o

non esserci (ad esempio, negli USA c’è la Federal Deposit Insurance

Corporation, ente pubblico, che “assicura” fino a 250.000 dollari

per conto corrente con i soldi dei prelievi fiscali (n.d.t. in

Italia il Fondo Interbancario per la tutela dei Risparmiatori copre

fino a 103.000 euro). Tuttavia, in nazioni come l’Argentina, non c’è

altra opzione che scendere nelle strade sbattendo pentole e padelle

contro quei sinistri portoni e cancelli di bronzo delle banche accuratamente

serrati. Tutto questo grazie al sistema fraudolento del prestito bancario

frazionale.

Banche d’investimento

Negli Stati Uniti le cosiddette “banche

commerciali” sono quelle che hanno grandi portafogli di conti correnti,

conti risparmio e conti a deposito fisso per privati o ditte (ad esempio

nomi da strade del centro come CitiBank, Bank of America, JPMorganChase,

eccetera; in Argentina abbiamo Standard Bank, BBVA, Galicia, HSBC e

altre). Le banche commerciali operano con livelli di leveraggio di prestito

frazionale che permettono loro di prestare dollari o pesos “virtuali”

per importi uguali a 6, 8 o 10 volte il contante depositato nei loro

caveau; queste banche sono di solito più supervisionate dalle autorità

monetarie locali dello stato.

Tuttavia, tutt’altra storia negli

USA (e anche altrove) sono le cosiddette “banche d’investimento”

globali (quelle che fanno mega-prestiti a grandi aziende, clienti importanti

e stati sovrani), sulle quali c’è molto meno controllo, per cui i

loro rapporti di leveraggio di prestito frazionale sono molto, molto

più alti. Questa grande flessibilità è quella che ha permesso

alle banche d’investimento negli USA di “fare prestiti”

generando dal nulla, ad esempio, 26 dollari “virtuali” per ogni

dollaro reale in contanti tenuto in cassaforte (vedi. Goldman Sachs),

30 dollari virtuali (Morgan Stanley), più di 60 dollari virtuali (Merrill

Lynch fino a poco prima del suo fallimento il 15 Settembre 2008) o anche

più di 100 dollari virtuali nel caso delle collassate Bear Stearns

e Lehman Brothers5.

Denaro privato

vs. denaro pubblico

A questo punto nella nostra analisi

è essenziale distinguere molto chiaramente tra due tipi di denaro

o moneta:

Denaro privato

Questa è la moneta “virtuale” creata dal nulla dal sistema

delle banche private. Genera interessi sui prestiti, il che incrementa

l’importo del denaro privato in circolazione (elettronico) che si

diffonde e dilaga per l’intera economia. Noi percepiamo questo fenomeno

come “inflazione”. Nella realtà dei fatti, la causa principale

di inflazione nell’economia è strutturale agli interessi nel sistema

del prestito bancario frazionale, anche nelle nazioni industrializzate.

La causa dell’inflazione al giorno d’oggi non è tanto l’eccessiva

emissione di denaro pubblico da parte del governo, come i cosiddetti

esperti bancari vorrebbero farci credere, quanto piuttosto l’effetto

combinato del prestito frazionario e degli interessi sul denaro delle

banche private.

Denaro pubblico

Questa è la sola moneta reale

che esiste. Sono le banconote effettivamente stampate dalla zecca nazionale

che detiene il monopolio (la banca centrale o qualche altro ente governativo)

e, in quanto denaro pubblico, non genera interessi non

dovrebbe essere creato da nessun altro al di fuori dello stato. Chiunque

altro lo faccia è un falsario e dovrebbe finire in galera, perché

contraffare il denaro pubblico equivale a derubare l’economia reale

(“noi lavoratori”) del lavoro, della fatica e delle capacità produttive

senza contribuire con nulla in cambio in termini di lavoro socialmente

produttivo. Lo stesso principio dovrebbe essere applicato ai banchieri

privati relativamente all’attuale sistema del prestito frazionale:

contraffare la moneta (cioè crearla dal nulla come scrittura su un

libro mastro o aggiornamento in un tabella di database) è equivalente

a derubare l’economia reale del lavoro e della capacità produttiva,

senza contribuire con alcun controvalore in termini di lavoro.

Perché

abbiamo le crisi finanziarie

Un concetto fondamentale sotteso alle

radici stesse dell’attuale modello finanziario può essere trovato

nel modo in cui immensi profitti parassitari da una parte e perdite

sistemiche catastrofiche dall’altra sono in effetti trasferite a settori

specifici dell’economia, attraversando ogni sorta di confine o

controllo pubblico.

Come tutti i modelli, quello che subiamo

oggi ha le sue logiche interne che, una volta comprese adeguatamente,

rendono il modello prevedibile. Le persone che lo hanno progettato

sanno benissimo che è governato da grandi cicli che hanno stadi specifici

di espansione e contrazione e specifiche tabelle di marcia. Possono

quindi assicurarsi che, nei periodi di mercato toro (crescente)

con incrementi e profitti enormi (cioè mentre il sistema è in piena

crescita,

relativamente stabile e genera tonnellate di denaro dal nulla), tutti

i profitti sono privatizzati

facendoli confluire verso specifiche istituzioni, settori economici,

azionisti, speculatori, bonus di amministratori delegati, top manager

e trader, “investitori”, eccetera, che manovrano gli ingranaggi

e mantengono l’intero sistema a punto e perfettamente funzionante.

Tuttavia, sanno anche che, come tutti

i giri sulle montagne russe, quando si raggiunge la cima si comincia

a scendere: il sistema si trasforma in mercato orso

(decrescente), che si destabilizza, diventa incontrollabile, si contrae

e irrimediabilmente collassa, come accaduto in Argentina nel 2001, e

in altre aree del pianeta dal 2008; in questo caso, tutte le perdite

vengono socializzate, facendole assorbire ai governi attraverso

i più svariati meccanismi di trasferimento che scaricano queste enormi

passività principalmente sulla popolazione (sia nella forma di inflazione

generalizzata, iperinflazione catastrofica, collassi bancari, commissariamenti,

impennate delle imposte, default del debito sovrano, nazionalizzazioni

forzate, misure di austerità estreme, eccetera).

Lo schema piramidale

di “Ponzi” a quattro facce

Come sappiamo, ogni piramide che si

rispetti ha quattro facce, e dal momento che il sistema finanziario

globale è basato su uno schema di “Ponzi” piramidale, non

c’è ragione per cui questa particolare piramide non dovrebbe avere

anch’essa quattro facce.

Di seguito esporrò un sommario

dello schema piramidale di “Ponzi” a quattro facce che è il cardine

del modello finanziario odierno, indicando come queste “facce” funzionino

in maniera coordinata consistente e sequenziale.

Prima faccia – creare insufficienza

di denaro pubblico. Questo scopo viene raggiunto come illustrato

sopra, controllando l’ente statale nazionale che emette la moneta pubblica.

L’obiettivo è di demonetizzare l’economia reale in maniera tale che

sia poi forzata a cercare “finanziamenti alternativi” per le sue

necessità (quindi non c’è altra scelta che ricorrere ai prestiti delle

banche private).

Seconda faccia – imporre i prestiti

frazionali delle banche private. Questo, come abbiamo spiegato,

è il denaro virtuale privato creato dal nulla sul quale i banchieri

pongono gli interessi – spesso a livelli di usura – generando quindi

enormi profitti per gli “investitori”, i creditori, e tutte le altre

specie di entità e individui che operano come parassiti vivendo alle

spalle del lavoro delle altre persone. Questo non sarebbe mai potuto

accadere se ogni banca centrale avesse potuto generare in maniera flessibile

la corretta quantità di denaro pubblico necessario per soddisfare le

necessità dell’economia reale in ogni nazione o regione.

Terza faccia – Promuovere un

sistema economico basato sul debito.

In effetti, l’intero modello piramidale è basato sull’abilità di promuovere

il paradigma generalizzato che afferma la menzogna che quello che veramente

“muove” l’economia pubblica e privata non è tanto il lavoro, la

creatività, la fatica e l’impegno dei lavoratori, ma piuttosto “gli

investitori privati”, “i prestiti bancari” e il credito,

ossia l’indebitamento. Con il tempo questo paradigma ha rimpiazzato

il concetto infinitamente più saggio, assennato e solido del reinvestimento

dei profitti aziendali e dei reali risparmi personali usati come fondamenta

per la prosperità e la sicurezza future. Un po’ lo stile con cui

Henry Ford Sr sviluppò la sua azienda di maggior successo.

Oggi il debito regna incontrastato

e questo paradigma è radicato nella coscienza delle persone grazie

ai media tradizionali (mainstream) e a pubblicazioni specializzate,

in azione congiunta con i dipartimenti di economia delle università

della Ivy

League, che sono tutti riusciti a imporre questo pensiero

come “politicamente corretto” nei confronti delle questioni economiche,

specialmente quelle legate alla natura e funzione del denaro pubblico.

Il fatto è che questo modello

genera prestiti non necessari in maniera tale che i creditori bancari

possano ricevere immensi profitti, e questo anche attraverso la promozione

incontrollata di un consumismo incosciente, spesso patologico, che va

a braccetto con il graduale abbandono del valore tradizionale del “risparmiare

per i periodi difficili”.

Tali debiti, avendo degli obiettivi

politici e strategici piuttosto che meramente finanziari, vengono vestiti

con una lieve apparenza di “legalità” in maniera tale che possano

essere imposti dai creditori sui debitori (nel caso de Il Mercante

di Venezia, la garanzia annotata tra Antonio e Shylock dava

a quest’ultimo il diritto legale a una libbra di carne del primo;

nel caso di nazioni cronicamente indebitate come l’Argentina, tale

“legalità” è raggiunta attraverso un complesso meccanismo di riciclaggio6

del debito pubblico realizzato da una successione di governi di transizione

formalmente “democratici” che arriva fino ai giorni nostri ) .

Quarta faccia

– Privatizzazione dei profitti / Socializzazione delle perdite

Infine,

sapendo bene che, alla lunga, i conti dell’intero ciclo di questo

modello non tornano mai e che l’intero sistema è inevitabilmente

condannato al collasso, il modello impone una architettura finanziaria,

legale e mediatica altamente complessa e ingegnosa che consenta di

privatizzare i profitti e socializzare le perdite. In Argentina

questo ciclo è diventato sempre più visibile per quelli che vogliono

vederlo, perché nella nostra nazione il ciclo della piramide di “Ponzi”

dura in media dai 15 ai 17 anni, cioè abbiamo avuto successivi

collassi che hanno coinvolto una svalutazione brutale (1975), iperinflazione

(1989) e collasso del sistema bancario (2001); comunque, nel mondo industrializzato,

questo ciclo è stato progettato per durare quasi 80 anni (tre generazioni

nell’arco di tempo dal 1929 al 1980) .

Conclusioni

La causa fondamentale del collasso

finanziario globale a cui stiamo assistendo, che esercita una distruzione massiccia sull’economia

reale ( e i conseguenti disagi sociali, sofferenze e violenze) è chiara:

la finanza virtuale ha usurpato il piedistallo della supremazia dell’economia

reale, che non gli appartiene legittimamente. La finanza deve essere

sempre subordinata e al servizio dell’economia reale proprio come l’economia

deve tener conto della legge e delle necessità sociali di un modello

politico posto in essere da uno stato-nazione sovrano (scomponendo l’intero

sistema, possiamo quindi capire perché è necessario per l’élite

del potere globale erodere prima la sovranità degli stati-nazione ed

eventualmente abolirli del tutto per raggiungere i suoi fini monetari

finanziari e politici).

Infatti, se guardiamo ai fatti nella

loro giusta prospettiva, vedremo che molte delle economie nazionali

sono più o meno intatte, invece di essere state profondamente

ammaccate dal collasso finanziario. È la finanza a essere nel mezzo

di un massiccio collasso globale, dal momento che questo modello finanziario

di Ponzi è cresciuto fino a diventare una sorta di tumore maligno che

si è ora metastatizzato, minacciando di uccidere l’intera economia

e la politica del corpo sociale, in ogni singola nazione del mondo e

certamente nelle nazioni industrializzate.

Il confronto fatto sopra dell’odierno

sistema finanziario con un tumore maligno è più di una mera metafora.

Se guardiamo le cifre, possiamo subito vedere segni di “metastasi”

finanziarie. Ad esempio, il New York Times nell’edizione del

22 settembre 2008 spiega che l’innesco principale del collasso finanziario

esploso solo una settimana prima (il 15 settembre) era, come tutti sappiamo,

la cattiva gestione e la mancanza di supervisione sul mercato dei derivati.

Il Times quindi prosegue spiegando che venti anni prima, nel

1988, non c’era il mercato dei derivati; nel 2002, comunque, i derivati

erano cresciuti in un mercato globale di 102 trilioni di dollari (che

è il 50% più alto del prodotto interno lordo di tutte le nazioni del

mondo incluse USA, Unione Europea, Giappone e BRICS), e nel settembre

2008, i derivati si erano gonfiati in un mercato globale di 531 trilioni

di dollari. Questo è otto volte il PIL dell’intero pianeta! “Metastasi

finanziarie” al loro peggio. Da allora qualcuno ha stimato che la

cifra del mercato globale dei derivati sia nei dintorni di un quadrilione

di dollari.

Naturalmente, quando questo collasso

iniziò, i governi in carica negli USA, Unione Europea e in qualunque

altra nazione, immediatamente scattarono in azione e misero in campo

l’operazione “salvataggio” di tutte le mega-banche, compagnie

assicurative, borse e mercati speculativi, e dei loro rispettivi operatori,

controllori e “amici”. Quindi trilioni su trilioni di dollari, euro,

sterline sono stati dati a Goldman Sachs, Citicorp, Morgan Stanley,

AIG, HSBC e altre istituzioni finanziarie “troppo-grandi-per-fallire”,

semplicemente un neologismo per “troppo-potenti-per-fallire”,

perché tengono in pugno governanti, partiti politici e interi

governi.

Tutto ciò è stato pagato

con dollari dei contribuenti o, peggio ancora, con emissione incontrollata

e irresponsabile di denaro pubblico in contanti o buoni del tesoro,

in special modo dalla Federal Reserve Bank che ha in pratica

iper-inflazionato il dollaro americano (tecnicamente parlando): lo chiamano

Quantitative Easing”, il solito neologismo per iperinflazione.

Fino ad oggi, comunque, come il proverbiale

re nudo, nessuno osa affermarlo apertamente. Almeno finché qualche

evento “incontrollato” innescherà la limpida consapevolezza di

quello che ormai dovrebbe essere palese a tutti: il re dollaro

è totalmente e completamente nudo7. Quando questo

accadrà vedremo scoppiare sanguinose guerre sociali e civili in tutto

il mondo e non solo in Grecia e Argentina.

Ma ormai a quel punto, come accade

sempre, la potente cricca dei bankster (ndt: gioco di parole

intraducibile tra banchiere e gangster) e dei loro operatori mediatici

e finanziari profumatamente pagati, staranno a guardare l’intero spettacolo

infernale, arroccati al sicuro nelle suntuose sale del consiglio in

cima ai grattacieli di New York, Londra, Francoforte, Buenos Aires e

San Paolo.

Note:

1. Il concetto di “geo-economia”

è stato coniato dal Council on Foreign Relations (con sede a

New York) attraverso un gruppo di studi in onore di Maurice Greenberg,

il finanziere che fu per decenni amministratore delegato dell’American

International Group (AIG) che collassò nel 2008 e che aveva forti

legami di conflitto di interessi con l’importante compagnia di agenzie

di assicurazioni e riassicurazioni Marsh Group, il cui amministratore

delegato era suo figlio Jeffrey. Entrambi, padre e figlio, furono incriminati

per frode dall’allora procuratore generale di New York Elliot Spitzer.

Spitzer avrebbe in seguito pagato un caro prezzo per questo quando,

dopo essere diventato governatore dello stato di New York, qualcuno

“scoprì” le sue scappatelle sessuali che montarono subito in un

grosso scandalo sul New York Times.

2. Abbiamo descritto la struttura

fondamentale, modello e obiettivi dell’élite del potere globale

nel nostro e-bookThe Coming World Government : Tragedy

& Hope?” disponibile su www.asalbuchi.com.ar.

3. Per maggiori informazioni,

vedi il terzo pilastro del Second Republic Project: “Reject

the Debt-Based Economy” (Rifiutare l’economia basata sul debito)

su www.secondrepublicproject.com.

4. Alcune notevoli eccezioni:

oggi, Libia, Iran, Siria, Cina; nel passato, l’Argentina di Peron,

la Germania e l’Italia negli anni 30 e 40. Vediamo uno schema in tutto

questo?

5. Vedi The New York Times, 22 settembre 2008

6. Vedi il rapporto che confronta

i meccanismi di riciclaggio del debito con quelli di riciclaggio del

denaro sporco, nel terzo pilastro del Second Republic Project:

Reject the Debt-Based Economy” (Rifiutare l’economia basata

sul debito) su www.secondrepublicproject.com.

7. Questo è descritto più

approfonditamente dall’autore nel suo libro The Coming World Government:

Tragedy & Hope?, nel capitolo “Death&Resurrection of

US Dollar” (morte e resurrezione del dollaro americano). Dettagli

su www.asalbuchi.com.ar. Disponibile anche su richiesta via e-mail

a [email protected].

Adrian Salbuchi

è un analista politico, autore, presentatore e ospite di talk-show

in Argentina. Ha pubblicato diversi libri di geopolitica ed economia

in spagnolo e recentemente ha pubblicato il suo primo e-book in

inglese: “The Coming World Government:

Tragedy & Hope”, che può

essere ordinato sul suo sito www.asalbuchi.com.ar o possono essere richiesti dettagli via

email a [email protected]. Salbuchi lavora anche come consulente

strategico per compagnie domestiche e internazionali.

È stato anche il fondatore del “Second Republic Project” in Argentina,

che si è espanso a livello internazionale (www.secondrepublicproject.com).

**********************************************

Fonte: The Money Masters: Behind the Global Debt Crisis

26.09.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLO CASTELETTI

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