unz.com
I complottisti si sono sempre immaginati il governo mondiale ombra come composto da un gruppo di malvagi savi, circondati da finanzieri e magnati del cinema. La realtà è però ben peggiore. Non è infatti un governo; è una Rete, come la massoneria di una volta, e consta principalmente di ingannevoli pennivendoli e spie. Due categorie che di lavoro raccolgono dati altrui, e che, invece di servire lealmente i propri padroni, hanno deciso di guidare il mondo nella direzione da loro più gradita.
L’ammiraglio tedesco Wilhelm Canaris, ultimo capo dell’Abwehr, l’intelligence militare di Hitler, era una spia con ambizioni politiche. Sostenne Hitler in quanto nemico del comunismo; giunse però poi alla conclusione che gli Stati Uniti avrebbero svolto meglio tale funzione, e decise quindi di passare alla parte anglo-americana. Venne scoperto e giustiziato per tradimento. Anche il Generale Reinhard Gehlen, suo collega, tradì il Führer e passò alla fazione americana. Dopo il conflitto mondiale, continuò la propria guerra contro la Russia sovietica, stavolta non per l’Abwehr ma per la CIA.
Le spie sono infìde di natura. Contattano persone che hanno tradito i propri paesi; lavorano sotto copertura, fingendo di essere qualcun altro; per loro, cambiare alleato è cosa all’ordine del giorno. Si mescolano con spie straniere, uccidono e sono impuniti; infrangono qualsiasi legge, divina od umana che sia. Se lavorano per il paese sono estremamente pericolosi. Se lavorano per sé stessi lo sono infinitamente di più, soprattutto se continuano a mantenere posizioni istituzionali.
Recentemente abbiamo assistito ad un episodio che ci ha ricordato della loro natura. La principale spia venezuelana, l’ex direttore del Sebin (il Servizio di Intelligence Nazionale Bolivariano), Manuel Cristopher Figuera, ha cambiato fazione durante l’ultimo tentativo di colpo di stato, fuggendo all’estero una volta compreso che il golpe era destinato a fallire. Ha realizzato che l’appartenenza alla Rete è per lui ben più importante del dovere nei confronti della costituzione del paese.
Negli Stati Uniti, le “agenzie-alfabeto” (CIA, FBI ed NSA), ovviamente hanno anch’esse tradito la nazione, come fatto da Figuera, Tuttavia non sono scappate, perlomeno non fino ad ora. I nostri colleghi Philip Giraldi e Mike Whitney hanno ben tratteggiato il complotto architettato da Brennan della CIA e Comey dell’FBI per compiere un regime change negli USA. Le agenzie di intelligence straniere, in primis la britannica GCHQ, hanno svolto un ruolo preminente nel piano. Come prescrive la legge, le spie non sono autorizzate ad operare nel proprio paese. Si entra quindi in una logica di “do ut des”. La CIA spia in Inghilterra e passa i risultati all’intelligence britannica. L’MI6 spia negli Stati Uniti e passa i risultati alla CIA. Oramai sono incredibilmente integrati nella rete mondiale dello spionaggio.
Non è più una questione di Stato Profondo; si tratta di agenti nel mondo che si uniscono contro i legittimi governi. Invece di rimanere fedeli al paese, lo tradiscono. Non lo fanno sempre e solo per soldi – è che pensano di sapere cosa sia meglio per gli altri. In un certo senso, sono una riedizione della Cecil Rhodes Society. Politici e statisti democraticamente eletti devono obbedire a loro od affrontare le conseguenze della loro rabbia, come accaduto a Corbyn e Trump.
Ovunque, che sia nel Regno Unito, in Russia, negli Stati Uniti od altrove, le spie hanno acquisito un potere difficilmente gestibile. La CIA era dietro l’assassinio di JFK ed ha cercato di destituire Trump. L’intelligence britannica ha indebolito Corbyn, dopo aver aiutato la CIA a spingere per la guerra in Iraq. Hanno creato il dossier Steele, inventato la bufala Skripal e portato la Russia e l’Occidente sull’orlo di una guerra nucleare.
Le spie russe sono in relazioni speciali con la Rete globale – e non da pochi anni. Voci persistenti in Russia sussurrano che la perniciosa perestrojka di Gorbaciov sia stata in realtà progettata ed intrapresa da Andropov, capo del KGB dal ’67 all’82. Assieme ai propri incaricati, smantellò lo stato socialista e preparò il cambio di paradigma del ’91, nell’interesse del progetto ‘Unico Ordine Mondiale’.
Andropov (che successe a Brezhnev nell’82 e morì nell’84) lasciò carta bianca a Gorbaciov e ad Alexander Yakovlev, architetto della glasnost. Promosse anche l’arcitraditore Oleg Kalugin, Generale del KGB, a capo del controspionaggio. Più tardi, Kalugin tradì il paese, fuggì negli Stati Uniti e consegnò nelle mani dell’FBI tutte le spie russe di cui era a conoscenza.
Tra fine anni ’80 ed inizio anni ’90, il KGB, originariamente cane da guardia a difesa della classe operaia, passò a lavorare per la Rete. Senza il suo tradimento, Gorbaciov non sarebbe stato in grado di distruggere il paese così in fretta: il KGB disinformò e neutralizzò la leadership comunista.
Permise l’incidente di Chernobyl; permise ad un pilota tedesco di atterrare sulla Piazza Rossa – disastro poi usato da Gorbaciov come scusa per cacciare l’intero lotto di generali patriottici. Il KGB è stato attivo anche nel sovvertire altri stati socialisti. Giustiziò il leader romeno Ceausescu; fece cadere la DDR, la Germania socialista; complottò con Yeltsin contro Gorbaciov e con Gorbaciov contro Romanov. I suoi complotti portarono al crollo dell’URSS.
I cospiratori del KGB del ’91 pensavano che la Russia postcomunista sarebbe stata trattata dall’Occidente come l’evangelico figliol pròdigo, accolto da un vitello ingrassato fatto macellare per la festa di benvenuto. Con loro delusione, scoprirono che alla festa il proprio paese avrebbe dovuto recitare la parte del vitello. Da invisibili sovrani vennero demansionati a guardie del corpo di miliardari. Anni dopo salì al potere Putin, con la benedizione di banchieri e spie mondiali. Essendo però uomo troppo indipendente per potersi sottomettere, è riuscito a traghettare il paese verso il suo attuale corso nazionalista, cercando di recuperare il terreno perduto. La parte lealista dei servizi lo ha sostenuto.
Solo di recente Putin ha iniziato a tagliare la crescita selvaggia dell’FSB, il personale servizio di intelligence. Forse il di solito cauto presidente è stato allarmato dall’insistenza con la quale i media occidentali hanno attribuito il caso Skripal al GRU, la relativamente piccola intelligence militare russa, mentre il molto più grande FSB veniva dimenticato. Il capo del dipartimento dell’FSB per i reati informatici è stato arrestato e condannato ad un lungo periodo di reclusione. Due colonnelli sono stati arrestati, e la perlustrazione dei loro locali ha rivelato immense somme di denaro, in valùta sia russa che straniera. Tali pile di rubli e dollari possono essere raccolte solo se si tenta un regime change, che era ciò che la Rete richiedeva.
In Ucraina, i capi dell’SBU, la sicurezza statale, hanno complottato contro l’ultimo presidente legittimamente eletto, Victor Yanukovich. Hanno aiutato ad organizzare e gestire le manifestazioni di Maidan del 2014, costringendolo a fuggire all’estero. Quelle proteste potrebbero essere paragonate al movimento dei Gilet Gialli; tuttavia Macron, membro della Rete, il supporto dei servizi ce l’ha e quindi è rimasto al potere, mentre Yanukovych è stato tradito e detronizzato.
Negli Stati Uniti, gli agenti hanno permesso a Trump di diventare il principale candidato repubblicano, in quanto ritenuta certa la sua sconfitta contro la Clinton. A sorpresa però ha conseguito la vittoria: da allora quest’uomo, lasciato fare in quanto ritenuto un mezzo buffone, è stato braccato dalla massoneria dei servizi.
Potreste chiedervi ‘ma sono stati così stupidi da credere alla loro stessa propaganda dell’inevitabile vittoria delle Clinton?’. La risposta è sì: erano e sono stupidi. Non sono né buoni né cattivi né saggi. La mia principale obiezione ai complottisti è che di solito vedono i cospiratori come onnipotenti ed onniscienti. In realtà sono troppo avidi per poter essere onnipotenti, e troppo sciocchi per poter essere onniscienti.
La conoscenza dei peccati dei leader dà loro la sensazione di potere. Questa conoscenza però si traduce in controllo effettivo solo in caso di presidenti deboli. I leader forti non si sottomettono facilmente. Putin in passato ha sì commesso la propria quota di atti imprudenti, od apertamente criminali, ma non ha mai permesso ai ricattatori di dettargli l’ordine del giorno. Anche Netanyahu, altro uomo forte della politica moderna, è riuscito a sopravvivere ai ricatti. Dal canto suo, Trump ha sconfitto tutti i tentativi di spodestarlo, sebbene i suoi nemici abbiano strumentalizzato al massimo la sua presunta mancanza di delicatezza nei confronti di donne, ebrei e neri. Ha attraversato il profondo laghetto del Russiagate come fosse Gulliver. Per poter essere maggiormente al sicuro, dovrebbe però effettuare una ripulita nelle “agenzie-alfabeto”.
In Russia, il problema è profondo. Molte spie ed ex spie si sentono più vicine ai nemici ed ai colleghi stranieri che ai concittadini. C’è un tratto quasi massonico nel loro cameratismo. Una tale qualità potrebbe essere ritenuta encomiabile tra soldati dopo l’armistizio, ma qui la guerra sta andando avanti. Gli agenti russi hanno quasi un’infatuazione verso i nemici giurati; a quanto pare è la parte cristiana dell’animo russo, molto pericolosa.
Quando Snowden raggiunse Mosca dopo l’audace fuga da Hong Kong, un programma tv russo ospitò una discussione alla quale partecipai anch’io, in mezzo ad ex spie, giornalisti e parlamentari. Gli agenti russi dissero che era un traditore; un agente che tradisce la propria fazione non può essere ritenuto attendibile, e lo si sarebbe dovuto inviare negli Stati Uniti in catene. È evidente che il legame al gruppo sia molto più forte di quello alla nazione.
Durante la recente visita di Mike Pompeo a Sochi, Sergey Naryshkin, capo dell’SVR, il servizio di intelligence estera russo, ha proposto al Segretario di Stato, nonché ex direttore CIA, di intensificare i contatti tra i servizi speciali russi e quelli statunitensi. Ha chiarito di aver avuto continue interazioni con Pompeo nel periodo in cui quest’ultimo era a capo della CIA. Perché avrebbe avuto bisogno di contatti con l’avversario? Di norma li si evitano.
Persino Putin, che è innanzitutto un nazionalista russo (o un patriota, come si suol dire), e che ha concesso a Snowden asilo a Mosca, al caro prezzo di incrinare seriamente le relazioni con l’amministrazione Obama, ha detto ad Oliver Stone che l’agente statunitense non avrebbe dovuto far trapelare i documenti nel modo in cui l’ha fatto. “Se non gli aggradava il lavoro, avrebbe dovuto semplicemente rassegnare le dimissioni; invece è andato oltre”. Risposta che dimostra che ancòra non è completamente libero dall’influenza della massoneria dei servizi.
Le spia tramano, i pennivendoli difendono le trame. Anche i media sono un’arma, ed una potente. Nel ‘Lohengrin’ di Wagner, il protagonista viene sconfitto dalla campagna diffamatoria subìta. Nonostante il suo miracoloso arrivo e la conseguente gloriosa vittoria, la strega malvagia riesce a fare il lavaggio del cervello alla moglie dell’eroe ed alla corte. La penna può essere più fatale della spada. Quando le due si incontrano, come nel caso di pennivendoli e spie, diventano un potentissimo strumento, che deve essere arginato.
In molti paesi europei, le politiche editoriali internazionali vengono esternalizzate all’Atlantic Council, think tank con base a Washington D.C. Questo ha forte connessioni con Bruxelles e NATO, i due strumenti di controllo sull’Europa. Un altro player è The Integrity Initiative, in cui la differenza tra giornalisti e spie è molto sfocata. E così quella tra destra e sinistra. I media di destra e di sinistra usano argomentazioni diverse ma giungono alla medesima meta, in quanto nodi entrambi della stessa Rete.
Negli anni ’30 erano invece divisi. Gli agenti britannici e tedeschi manovravano in direzioni opposte. L’esercito russo divenne così amichevole coi tedeschi che, ad un certo momento, Hitler credeva che i generali russi si sarebbero schierati con lui contro i propri superiori. Gli inglesi invece si resero amici i servizi russi, i quali quindi cercarono di spingere il governo ad affrontare Hitler. Il cauto maresciallo Stalin epurò dall’Armata Rossa i generali pro-tedeschi e le spie pro-britanniche dell’NKVD, ritardando quanto più possibile lo scoppio delle ostilità. Diversamente, ai giorni nostri la coesione e l’integrazione dei servizi sono salite al livello successivo, rendendo ancor più difficile la loro gestione.
Se sono così potenti, integrati ed uniti, dovremmo forse arrenderci? Assolutamente no! Il loro successo è anche la loro rovina. Possono tramare quanto vogliono, ma non possono controllare tutto. Anzi, quando riescono a corrompere un partito, la gente vota l’altro. La Brexit ne è l’esempio perfetto. La Rete la voleva indebolire; hanno quindi neutralizzato Corbyn accusandolo di antisemitismo, mentre dietro le quinte la May faceva tutto il possibile per sabotare l’uscita dall’UE. Molto intelligente da parte loro – sennonché l’elettore britannico ha risposto abbandonando entrambi i partiti mainstream. In quel caso, hanno fatto un buco nell’acqua.
Il popolo è volubile, non sempre sa cosa sia meglio per sé. Molti demagoghi vogliono ingannarlo. Ciononostante, i funzionari legittimamente eletti dovrebbero avere la precedenza nel governare, ed i non eletti dovrebbero obbedire. I pennivendoli e le spie della Rete invece dovrebbero stare al proprio posto.
Fonte:https://www.unz.com/
Link:https://www.unz.com/ishamir/do-spies-run-the-world/
21.05.2019
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da HMG