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IL PATTO CON IL DIAVOLO DI JULIAN ASSANGE

DI ISRAEL SHAMIR
Counterpunch

Nella Parte Uno del mio report della settimana scorsa, qui sul sito di CounterPunch, ho mostrato che gli Stati Uniti stavano incanalando soldi verso la Bielorussia per finanziare l’ opposizione non eletta. Precedentemente queste dichiarazioni sono state sempre negate. Ora abbiamo una prova lampante. E’ in un cable confidenziale da un’ ambasciata Statunitense al Dipartimento di Stato. E’ innegabile.

Cioè, se hai trovato il cable e devi essere stato capace di capirlo.

E ti è capitato di comprenderne il contesto politico.I cable sono dati grezzi, non grezzi come gli Afghan Diaries, il precedente colpo di Wikileaks, ma comunque abbastanza grezzi. Sono scritti in un oscuro gergo per ambasciatori, dato che sono stati scritti per colleghi e non per estranei. Semplicemente vanno spiegati, interpretati, annotati e alla fine consegnati al lettore. Scaricare cable grezzi sul web non andrebbe bene: non trovereste mai il cable preciso che cercate e se mai lo trovaste, probabilmente non sareste in grado di capirne il significato.

Il lavoro principale di un giornale, o di un sito di notizie, è quello di processare i dati grezzi e di trasmetterli al lettore. Questo lavoro richiede uno staff qualificato e con esperienza. Non tutti i giornali o siti hanno tali risorse, e nessun sito indipendente può competere con il numero di lettori del mainstream. Se tutti i cable fossero pubblicati su di un giornale locale dell’Oklahoma o a Damasco, chi potrebbe leggerli? Per potervi dare le notizie, siamo costretti ad usare i temuti media mainstream.

Questo è il motivo per cui Julian Assange ha scelto come partner alcuni importanti giornali occidentali liberal del circuito mainstram. Rendiamoci tutto più chiaro, sappiamo chiaramente che tutti i media mainstream sono embedded nel cuore, in combutta con il Pentagono, CIA, Wall Street, e tutte le sue controparti. Chiariamo che non tutti i giornalisti dello staff del Guardian, Le Monde o del NY Times sono sgherri dell’ ideologia imperialista; no, e neanche tutti gli editori. Abbiamo capito che non tutti sono disposti a sacrificare le loro carriere per presentare una storia che si attirerà addosso uno sciame di polemiche. Da questo punto di vista, la differenza fra il liberal soft e la linea dura dei media imperialisti sta nello stile.

Per esempio, se pianificano di attaccare l’ Afghanistan, l’intransigente Fox News richiederebbe semplicemente un’attacco di rilievo contro i topi delle sabbie, mentre il liberal Guardian pubblicherebbe un pezzo di Polly Toynbee dove si piagnucola dell’amaro destino delle donne afghane. La sostanza è la solita: guerra.

I moderni media embedded costituiscono l’ arma piu potente dei nostri governanti. Lo scrittore moderno russo Victor Pelevin ha succintamente esposto il loro modus operandi: “I media embedded non si preoccupano del contenuto e non provano nemmeno a controllarlo; aggiungono solo una goccia di veleno al momento giusto.”

Inoltre, dispongono sapientemente le informazioni in modo da fuorviarci. Il titolo di testa potrebbe urlare L’ OMICIDIO PIU ATROCE, ma l’ articolo descriverebbe poi un incidente fortuito. Noi non guardiamo oltre al titolo, ma questo è scritto dal redattore, e non dal giornalista che firma l’ articolo. Twitter non è altro che una gran casino di titoli; siamo stati addestrati a pensare per slogan.

Nel caso della Bielorussia, il Guardian ha pubblicato tre cable il giorno prima delle elezioni per massimizzare l’ esposizione e influenzare il risultato del voto. Uno dei titoli di testa, pubblicato il 18 dicembre 2010, diceva: “Wikileaks: i beni di Lukashenko [sic] stimati per 9 miliardi di dollari”. E’ stato un titolo molto fuorviante. Wikileaks non ha menzionato le ricchezze di Lukashenko. Una volta letto l’ articolo interamente vi accorgerete che non era niente più di una voce, sentita da un impiegato dell’ ambasciata americana e trasmessa al Dipartimento di Stato. Solo nell’ ultima frase dell’ articolo fanno notare che il cable stesso ammette che: “l’ impiegato dell’ ambasciata non ha potuto verificare la fonte [sic!] o l’ accuratezza dell’ informazione”.

Quindi il titolo corretto avrebbe recitato: “Wikileaks rivela: diplomatico americano diffonde voci sui beni personali di Lukashenko.” Ma il Guardian ha fatto sembrare il tutto come se fosse stata Wikileaks stessa ad aver fatto la dichiarazione.

Sopponiamo che un giorno Wikileaks pubblichi dei cable dall’ ambasciata russa di Washington a Mosca Centro. Dovremmo aspettarci di vedere sul Guardian un titolo urlante: “Wikileaks; il Mossad dietro l’ 11 settembre!”

Non è forse più probabile che si trovi sobriamente scritto: “Wikileaks rivela che diplomatici russi a Washington riportano persistenti voci riguardanti il coinvolgimento di Israele nei fatti dell’ 11 settembre.”?

Un altro cable che riguarda la Bielorussia, pubblicato lo stesso giorno, è stato intitolato: “Cable dall’ ambasciata americana: il presidente bielorusso giustifica le violenze contro gli oppositori”. Ancora un titolo fuorviante, e ancora una volta la maggioranza dei lettori non andrà oltre il titolo. In realtà questo report molto interessante contiene la chiamata a rapporto del ministro degli Esteri estone dopo la sua lunga chiacchierata con il presidente Lukashenko. Il più interessante tra questi fattoidi non è stato deliberatamente evidenziato nell’ articolo: Lukashenko ha detto che l’ opposizione in Bielorussia non si sarebbe mai unita, e che esisteva solo “grazie a sovvenzioni occidentali”. Quando leggete l’ articolo, l’ occhio tende verso la sezione evidenziata, saltando le preziose informazioni appena sopra. In effetti, la stessa sezione evidenziata non dice niente riguardo la giustificazione della violenza contro gli oppositori. Il testo dice qualcosa di completamente diverso: “Lukashenko ha dichiarato che gli oppositori dovrebbero aspettarsi di farsi male quando attaccano la polizia”. Ancora, una lampante verità: in ogni paese, quando la gente attacca la polizia antisommossa, finisce con farsi male. In Israele si finisce pure sparati, ma questa è un’ altra storia.

Così il Guardian ha usato Wikileaks per influenzare i votanti bielorussi e il pubblico occidentale, e li prepara ad una rivolta per il giorno delle elezioni.

Ed eccoci qua: per dare alla gente informazioni preziose, Julian Assange, ha dovuto fare un patto con il diavolo: i media mainstream. E’ stato più naturale per lui trattare con il fianco liberal del mainstream, che per i più intransigenti non andrebbe neanche toccato. Ma dal momento che i giornali liberal sono anche loro embedded, distorgono liberamente i contenuti dei cable mettendo titoli fuorvianti e citando dal testo in maniera sbagliata.

Per me, che sono un suo lettore da quando lavoravo alla BBC nella metà degli anni ’70, è doloroso affermare che il Guardian è diventato un impostore. Questo giornale fa finta di dare al popolo inglese, liberal e socialista, vera informazione; ma al momento dela verità, il Guardian, come un bravo Blair, cambia sponda.

Quindi, a quanto pare, il Guardian ha deciso di distruggere Wikileaks dopo averlo usato. Il Moro ha fatto il suo lavoro, il Moro può morire. Gli editori embedded del Guardian, sapendo bene che la squadra di Wikileaks non si addomesticherà ne sovvertirà, stanno preparando un libro intitolato “The Rise and Fall of Wikileaks”. Non è stato ancora pubblicato, hanno ancora da organizzare la caduta.

Questa verrà organizzata in due modi.

Primo, calunniando il capo di Wikileaks, Julian Assange. Distrutta la testa, il corpo appassirà e morirà. Questo non è il luogo per affrontare le accuse nei dettagli, ma non ho mai visto un articolo piu contorto e falso di quello che il Guardian ha pubblicato recentemente su Assange – e ne ho visti di belli. Un processo da parte dei media nella miglior tradizione Pravda 1937.

Il suo autore, Nick Davies, si è ingraziato il fiducioso Julian, l’ha avvicinato e poi l’ ha punto da perfetto scorpione. Davies, un anno fa, scrisse nel suo Flat Earth News che la pratica del giornalismo nel Regno Unito è “piegata”; ora, con i suoi scritti, l’ha provato oltre ogni dubbio.

Non c’è alcuno dubbio: Assange non ha mai stuprato. Il giorno dopo il presunto stupro, la presunta vittima si vantava con i suoi amici su Twitter che aveva passato momenti bellissimi con il presunto stupratore. E’ tutto pubblicato.

In più, se le autorità svedesi principalmente sono occupate nel perseguire Julian per stupro, perchè hanno allegato una condizione speciale alla loro domanda di estradizione, riservando specificatamente il diritto di passarlo alle autorità americane?

Nick Davies ha chiaramente attaccato in maniera dura. Ma la pubblicazione dell’ articolo è stato un caso di cattivo giudizio da parte del Guardian, o l’ inizio di una campagna diffamatoria? “Una volta è un caso, due volte è una coincidenza, tre volte è un attacco nemico”, dice chiaramente James Bond in Goldfinger. Eccoci al secondo attacco. La terza parte sorprendentemente è stata un tentativo di diffamare Assange associandolo a me.

Quest’ ultimo attacco è stato scritto da Andrew Brown, descritto come il “cretino del Guardian”, e con buona ragione. Mi diverte sempre discutere le mie opinioni, sebbene Brown manchi completamente le sottigliezze e le sfumature dei miei scritti. Andrew Brown è un uomo che capisce bene il bisogno del pubblico di un titolo urlato. Ora siamo in mezzo a un sacco di blogger impazziti che sostengono che io sono il collegameto tra Mossad e WIkileaks, e che Wikileaks è una filiale interamente di proprietà del Mossad.

Mai per un momento ho pensato che chiunque sano di mente potesse prendere queste ridicole accuse seriamente – sono solo altre cose da tirare addosso a Julian. Io non sono membro di Wikileaks né un suo portavoce, solo un amico. Ma anche senza di me, Brown continua ad essere abile nell’ attaccare Assange per aver citato Solzhenitsyn, premio Nobel e “famoso antisemita i cui lavori sono pubblicati da un sito razzista.” Citando un popolare blog, Brown “non merita neanche il disprezzo, e da ora in poi, nenche considerazione”. Eppure gli editori del Guardian lo lasciano libero di volta in volta, per la loro eterna disgrazia.

Il secondo modo di attaccare Wikileaks è quella di usare lo stesso Wikileaks come una fonte di disinformazione. Questi cable del Dipartimento di Stato sono lame a doppio taglio. Sono pieni di voci, ”palloni sonda”, e pensieri di speranza. Peggio ancora, i titoli dei giornali spesso dichiarano che Wikileaks è la fonte stessa di queste dicerie, e lascia scoprire al lettore perspicace che un un membro dello staff dell’ ambasciata è la reale fonte di tutta la storia. I lettori non capiscono che i titoli sono poco più che esche, e riflettono una vaga interpretazione del contenuto dell’ articolo. Tendono a credere al titolo fuorviante che dice: “Wikileaks: l’ Iran prepara armi nucleari”. Wikileaks non ha mai detto una cosa del genere! Sono stati il Guardian ed il New York Times a dirlo, ed a voce alta. Un titolo corretto sarebbe simile a questo:

Wikileaks rivela che diplomatici americani diffondono voci infondate sul programma nucleare iraniano per ingraziarsi il Dipartimento di Stato.

Ma non vivrete abbastanza per poter vedere questo titolo. Questo è il prezzo per l’ uso dei media mainstream: finiranno per inquinare la vera fonte.

Comunque, preferirei scommettere su Assange. Lui è intelligente e con la mente da giocatore di scacchi di prima classe. Ha molti assi nelle maniche. E’ possibile che il Guardian sarà costretto a rinominare il suo libro “The Rise and Rise of Wikileaks”.

L’angolo di Israele

Ora si puà capire il mistero della soddisfazione israeliana per Wikileaks. Mentre i funzionari statunitensi si sono infuriati per la divulgazione, gli israeliani erano compiaciuti e soddisfatti. Haaretz ha titolato: “Netanyahu: le rivelazioni di Wikileaks sono state buone per Israele”.

Ingenui drogati di cospirazioni hanno immediatamente dedotto che Wikileaks è un apparato israeliano, o, con le parole di una persona particolarmente accanita: un “veleno sionista”.

La verità è meno fantastica e molto più deprimente. Il Guardian e il New York Times, Le Monde e Spiegel non sono assolutamente in grado di pubblicare una storia che sia inaccettabile per Israele. Possono scrivere un pezzo banale, moderatamente imbarazzante, o fare una piccola analisi critica di tipo tecnico per convincere i lettori più esigenti della loro obiettività. Possono anche lasciare esprimere le opinioni di qualche oppositore una volta ogni tanto. Ma non potranno mai pubblicare qualcosa di davvero dannoso per Israele. Questo è vero per tutti i media mainstream.

In più, nessun ambasciatore americano invierebbe mai un cable veramente inaccettabile per Israele – a meno che non intenda ritirarsi il mese seguente. Ma anche supponendo che questo ambasciatore kamikaze avesse mandato il cable, i giornali avrebbero chiuso un occhio.

Anche con migliaia di cable segreti su Israele nelle loro mani, i media mainstream tergiverseranno e mentiranno. Non vogliono che nessuno li sgridi. Questo è il motivo per cui rimandano la pubblicazione di articoli. Una volta che si trovano costretti dalle circostanze, o dalla concorrenza, a pubblicare il contenuto di cable, potete scommettere che rigireranno le rivelazioni con titoli adulatori e seppelliranno la verità nell’ ultimo paragrafo.

Sempre gentile, Julian Assange attibuisce questo comportamento alla “sensibilità del pubblico Inglese, Tedesco e Francese”. Io non sono così gentile; La chiamo codardia, o se insistete, prudenza. Ogni giornalista che si confronta con lo stato ebraico subirà sofferenze.

In una tale situazione, i media mainstream non possono aiutarci. I giornalisti professionisti hanno famiglie e carriere da proteggere. Non possiamo contare su di loro quando le cose si fanno serie. Non sapremo mai e mai capiremo pienamente le verità che stanno dietro ad ogni evento connesso con Israele fino a quando i cable rimarranno solo nelle mani dei media mainstream.

Articolo curato da Paul Bennett. Israel Shamir può essere contattato a [email protected]

Titolo originale: “The Secrets of Wikileaks
Julian Assange’s Deal With the Devil

Fonte: http://www.counterpunch.org
Link
05.01.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO

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