DI DEAH HENDERSON
Globalresearch.ca
Mentre gli Americani vengono derubati
alla pompa di benzina, Exxon Mobil
registrerà questa settimana un incremento del 60% nei suoi profitti
netti del quadrimestre, arrivando a 10 miliardi di dollari. Royal
Dutch/Shell avrà invece un 30% d’aumento.
Nel 1975 lo scrittore britannico Anthony
Sampson utilizzò il termine ‘Le Sette Sorelle” per indicare,
per mezzo di un nome collettivo, un ombroso cartello petrolifero che,
nel corso della sua storia, è riuscito a eliminare tutti i suoi competitori
e a controllare le risorse petrolifere mondiali. La definizione di Sampson,
le ‘Sette Sorelle’, venne però prima pronunciata dal dirigente
petrolifero italiano Enrico Mattei.Negli anni ’60 Mattei iniziò a negoziare
con l’Algeria, la Libia e altri paesi dell’OPEC che volevano vendere
il loro petrolio in tutto il mondo senza dover aver a che fare con le
‘Sette Sorelle’. L’Algeria ha avuto una lunga storia di sfide
con Big Oil e fu guidata dal presidente Houari Boumedienne, uno
dei più grandi leader del socialismo arabo di tutti i tempi,
che fece conoscere la sue originali idee per un “Nuovo Ordine Economico
Internazionale” nei suoi discorsi accorati alle Nazioni Unite,
in cui incoraggiava la formazione di un cartello dei paesi produttori
all’interno dell’OPEC per avviare un’emancipazione del Terzo Mondo.
Nel 1962 Mattei morì in un misterioso
incidente aereo. L’ex agente d’intelligence Thyraud de Vosjoli
è sicuro del fatto che i servizi francesi vi fossero coinvolti. William
McHale del Time, che seguì Mattei nel tentativo di rompere il
cartello del petrolio di Big Oil, morì anche lui in questo strano
incidente.
Una nuova ondata di fusioni che avvenne
alla fine del millennio ha trasformato le ‘Sette Sorelle’ di Sampson
– Royal Dutch/Shell, British Petroleum, Exxon,
Mobil, Chevron, Texaco
e Gulf – in un cartello ancora più ristretto che, nel mio
libro “Big Oil & Their Bankers…” indico col nome dei “Quattro
Cavalieri”: Exxon Mobil, Chevron Texaco, BP Amoco
e Royal Dutch/Shell.
Alla fine del XIX secolo, John D. Rockefeller
era ormai conosciuto come “il Mercante Illuminato” in un periodo
in cui il petrolio stava fornendo l’alimentazione alle lampade dei
comodini in ogni casa americana. Rockefeller comprese che era la raffinazione
del petrolio per ottenerne i derivati, e non tanto la vera e propria
produzione di greggio, che avrebbe consentito il controllo dell’industria
mondiale.
Nel 1895 la sua Standard Oil Company
possedeva il 95% di tutte le raffinerie degli Stati Uniti mentre stava
espandendo le sue operazioni oltremare. Riassumendo la sua volontà
di creare un nuovo monopolio petrolifero, Rockefeller una volta affermò:
“È venuto il tempo delle associazioni. L’individualismo non esisterà
mai più.”
Standard Oil Trust
di Rockefeller iniziò a illuminare il Nuovo Mondo per mezzo dei finanziamenti
di Kuhn Loeb e della famiglia di bancari Rothschild. Mentre i Rockefeller
stavano lavorando a formare la struttura del mercato energetico dalla
parte americana, i Rothschild stavano consolidando il loro controllo
sulle risorse petrolifere del Vecchio Mondo.
Dal 1892 Shell Oil, sotto la
direzione di Marcus Samuel, iniziò a spedire il greggio South Sea
attraverso il canale di Suez per fornire le industrie europee. Shell
prese il nome dall’abbondanza di conchiglie che contornavano le spiagge
dell’arcipelago controllato dagli olandesi che oggi prende il nome
d’Indonesia. La famiglia Samuel controlla la più grande merchant
bank di Londra, Hill Samuel, così come la trading house
Samuel Montagu.
Nel 1903 la svedese Nobel e
la francese Far East Trading
controllata dai Rothschild –finanziate entrambe dal re Guglielmo III
– si unirono a Shell Oil dei Samuel e degli Oppenheimer per
formare l’Asiatic Petroleum Company.
Nel 1927 Royal Dutch Petroleum
scoprì un giacimento petrolifero a Seria, al largo delle coste del
Brunei, il cui sultano sarebbe diventato l’uomo più ricco al mondo
grazie alla sua lealtà verso la corona olandese. I sovrani britannici
e olandesi che controllavano Royal Dutch
fusero la loro compagnia con la Shell Oil, degli Oppenheimer
e dei Samuel, e la Far East Trading, dei Nobel e dei Rothschild:
così nacque Royal Dutch/Shell. La Regina Beatrice della casata
olandese degli Orange e Lord Victor Rothschild sono i due più grandi
detentori di quote azionarie.
Nel 1872 Il barone Julius du Reuter
ottenne una concessione di 50 anni per l’estrazione in Iran. Nel 1914
il governo britannico prese il controllo dell’Anglo-Persian Company
e la rinominò prima Anglo-Iranian,
poi British Petroleum e alla fine BP. La casata britannica
degli Windsor controlla una grande posta in BP Amoco,
mentre la monarchia del Kuwait ne possiede il 9,5%.
Nel 1906 il governo degli Stati Uniti
ordinò lo smantellamento di Standard Oil Trust dei Rockefeller,
visto che aveva violato lo Sherman Anti-Trust Act. Il 15 maggio
del 1911 la Suprema Corte statunitense dichiarò: “Sette uomini e
una macchina aziendale hanno cospirato contro i nostri cittadini. Per
la sicurezza della Repubblica decretiamo che questa pericolosa cospirazione
termini il 15 di novembre.”
Ma l’interruzione delle attività
di Standard Oil all’interno dei confini nazionali servì solamente
per incrementare il capitale della famiglia Rockefeller, che deteneva
il 25% di quote di ciascuna compagnia. Presto le nuove compagnie iniziarono
a fondersi.
La nuova Standard Oil of New York
si unì a Vacuum Oil per formare Socony-Vacuum, che divenne
Mobil nel 1966; Standard Oil of Indiana si fuse con Standard
Oil of Nebraska e Standard Oil of Kansas e nel 1985 divenne
Amoco. Nel 1972 Standard Oil of New Jersey divenne Exxon.
Nel 1984 Standard Oil of California si unì a Standard Oil
Kentucky per formare Chevron. Standard Oil of Ohio
(Sohio) trattenne il marchio Standard fino a che non venne
acquistato da BP, che comprò anche la recentemente costituita
Atlantic Richfield (ARCO). I Rockefeller riuscirono così
a possedere una larga fetta delle quote di BP.
Nel 1920 Exxon, BP
e Royal Dutch/Shell dominavano il mercato mondiale del petrolio
in piena espansione, con le famiglie Rockefeller, Rothschild, Samuel,
Nobel e Oppenheimer, assieme ai sovrani britannici e olandesi, che ne
detenevano la gran parte delle quote. Due altri ‘piccoli figli’
dei Rockefeller, Mobil e Chevron, non erano molto distanti
dalle Tre Grandi. La famiglia texana dei Murchison – sostenuti dai
Rockefeller – aveva il controllo di Texaco, assieme alla famiglia
Mellon.
Il primo tentativo messo in atto dalle
Sette Sorelle per soffocare la competizione avvenne nel 1928 quando
Sir John Cadman di British Petroleum, Sir Henry Deterding di
Royal Dutch/Shell, Walter Teagle di Exxon
e William Mellon di Gulf si riunirono al castello di Cadman vicino
Achnacarry, in Scozia. In quel luogo raggiunsero un accordo per dividersi
le riserve e i mercati petroliferi.
L’Accordo di Achnacarry divenne ben
noto agli insider dell’industria del petrolio come l’accordo
“Va Bene Così”, perché il suo obbiettivo era quello di mantenere
lo status quo tramite il quale le Sette Sorelle stavano controllando
il petrolio del mondo per mezzo di accordi per la ripartizione del mercato,
la condivisione degli impianti di raffinazione e di stoccaggio, e accordandosi
per limitare la produzione in modo da tenere i prezzi alti.
Big Oil
firmò altri tre accordi nei successivi sei anni: il “Memorandum d’Intesa
per i Mercati Europei” fu seguito nel 1932 da “Punti di Accordo
sulla Distribuzione” e nel 1934 dal “Memorandum Breve sui Principi”.
Tra il 1931 e il 1933 i Quattro Cavalieri
tagliarono in modo spietato il prezzo del greggio East
Texas da 0,98 dollari a 0,10 dollari al barile. Molti wildcatters
(ndt: erano i proprietari di pozzi non troppo redditizi al di fuori
dei grandi giacimenti, in zone generalmente remote) texani furono buttati
fuori dal mercato. Quelli che rimasero furono forzati a ridurre le loro
quote di produzione sotto la minaccia delle aziende più grandi –
quote che ancora sussistono fino ai nostri giorni. Sono queste quote,
e non “gli ambientalisti”, che servono per tenere gli Stati Uniti
dipendenti dal petrolio del Golfo Persico, dove Big Oil domina
il gioco.
Nel portare l’industria petrolifera
a una dimensione internazionale – che richiede miliardi di capitale,
i Quattro Cavalieri fecero tutto il possibile per mantenere intatto
il loro controllo. Tolsero anche il lavoro a migliaia di lavoratori
in Texas e in Louisiana.
John D. Rockefeller non controllava
le riserve petrolifere. Investì così in modo massiccio nella
raffinazione del petrolio e per la realizzazione di accordi con le ferrovie
controllate dai Morgan al fine di tagliare i costi di spedizione. Gli
wildcatters texani dovevano invece pagare molto di più per spedire
il loro petrolio. Non avevano neanche la più remota conoscenza di come
raffinare il greggio, né i capitali per comprare le costose raffinerie.
Tutti i loro averi erano indirizzati alle attrezzature per la perforazione,
che avevano comunque un costo notevole..
Oggi la fortuna della famiglia Rockefeller
è ancora principalmente investita nelle operazioni downstream
(ndt: tutte le operazioni successive all’estrazione) come il petrolchimico
e le quella delle materie plastiche, così come nelle industrie che
dipendono dal petrolio, tra cui la bancaria, l’aerospaziale e quella
della costruzione di autoveicoli.
Negli anni ’80 il direttore di lungo
corso della Chase Manhattan
David Rockefeller investì 35 miliardi di dollari a Singapore, che da
allora divenne un importante centro di raffinazione e di stoccaggio.
La più grande raffineria di Royal Dutch/Shell
è a Pulau Bukom.
Nel 1991, quando le Tigri Asiatiche
iniziavano a ruggire, Exxon Mobil introdusse la benzina senza
piombo in Thailandia, Malesia, Honk Kong e Singapore. Veniva prodotta
nella gigantesca raffineria di Jurong, sempre in Singapore.
I Quattro Cavalieri hanno fatto i loro
soldi principalmente nel downstream. Sono i più grandi raffinatori
e venditori di greggio al mondo in tutte le sue forme. RoyalDutch/Shell
è sia il più grande raffinatore che il maggior venditore di greggio,
e al momento fornisce un decimo dei barili di prodotto raffinato in
tutto il mondo. La sua politica aziendale ha avuto grande beneficio
da questa scelta, che le ha fruttato una serie di record
nei suoi profitti a partire dal 1988 e per molti anni a venire. Il 77%
dei profitti di Shell derivano oggi dal petrolchimico.
Shell
possiede anche il più grande impianto di raffinazione al mondo ad Aruba,
un’isola delle Antille Olandesi, proprio davanti le coste venezuelane.
Nel 1991 Shell vendette una raffineria ormai datata sulla vicina
isola di Curacao mentre stava rinnovando gli impianti di Aruba. Il completamento
di questo grande stabilimento fece sì che il greggio venezuelano diventasse
sempre più importante per la fornitura di petrolio mondiale. Anche
il greggio che viene dalle nazioni africane, come Nigeria e Angola,
viene raffinato agli impianti della Shell a Aruba, che sono collocati
proprio nei pressi dell’enorme raffineria “Lago” della Exxon
Mobil, vicino al lago venezuelano di Maracaibo, da dove deriva la
maggior parte del greggio del Venezuela.
Le attività di Royal Dutch/Shell
sono attualmente incentrate sullo sviluppo del mercato del gas naturale
e investono in modo massiccio negli impianti di Middle Distillate
Synthesis (MDS) che convertono il gas naturale liquefatto in prodotti
liquidi high-grade. Dal 1996 hanno costruito impianti di MDS
in Malesia, in Nigeria e in Norvegia. Nel 1993 Shell
si è unita a Mitsubishi e Exxon Mobil
in un progetto per il gas di 3 miliardi di dollari in Venezuela e ha
avviato un’espansione del settore petrolchimico di 1,1 miliardi di
dollari in Brasile. Lo stesso anno BP Amoco ha scoperto alcuni
giacimenti petroliferi nella vicina Colombia.
Nel 1969 Exxon
possedeva 67 raffinerie di petrolio in 37 pesi. Nel 1991 oltre il 60%
dei profitti di Exxon venivano
da operazioni downstream. Solo nel primo quadrimestre di quell’anno,
Exxon registrò 2,4 miliardi di dollari di utile, il più alto livello
mai registrato da quando Rockefeller fondò Standard Oil of New Jersey
nel 1882. Non è stata una coincidenza il proseguimento della Guerra
del Golfo durante tutto questo tempo, con Exxon
che poteva così soddisfare la gran parte delle richieste delle forze
armate USA e dei suoi alleati.
Nei primi anni ’90 Exxon
rilevò la divisione delle materie plastiche di Allied Signal
e inaugurò una joint venture sia con Dow
che con Monsanto nel settore degli elastomeri termoplastici.
Secondo i dati del ‘10K report’ Exxon Mobil, consegnato alla
SEC nel 2001, la compagnia ha avuto un utile netto di 16 miliardi
di dollari nel 2000. Nel periodo 2003-2006, durante l’occupazione
dell’Iraq, la compagnia ha battuto con regolarità ogni primato per
quanto riguarda l’utile quadrimestrale di qualsiasi azienda nella
storia degli Stati Uniti.
Negli ultimi tempi i Quattro Cavalieri
sono tornati verso l’upstream
(ndt: l’estrazione vera e propria), diventando così i quattro più
grandi venditori al dettaglio di gas negli Stati Uniti. Possiedono tutti
i più grandi gasdotti del mondo e la gran parte delle petroliere.
Royal Dutch/Shell ha 114 navi nella sua flotta. Di recente la compagnia
ha aggiunto altri sette giganteschi natanti per il trasporto di gas
naturale liquido. Shell ha 133.000 persone impiegate in giro per il
mondo e nel 1991 aveva un capitale di 105 miliardi di dollari. La piattaforma
petrolifera di Shell, Bullwinkle, nel Golfo del Messico è più alta
di qualsiasi altro edificio in tutto il mondo.
Exxon Mobil è leader
nella produzione di lubrificanti e i suoi scienziati hanno inventato
la gomma butile. Svolge le proprie operazioni in 200 nazioni ed è la
prima azienda che opera nel difficile mare di Beaufort, dove ha costruito
19 isole d’acciaio per poter effettuare le perforazioni. Exxon possiede
la maggior parte del territorio dello Yemen (5,6 milioni di acri), dell’Oman
e del Ciad. Il suo capitale nel 1991 ammontava a 87 miliardi di dollari.
L’ultima ondata di fusioni dell’industria
petrolifera iniziò nei primi anni ’60. Otto delle venticinque maggiori
compagnie degli anni ’60 si fusero prima del 1970. Exxon rilevò
Monterey Oil e Honolulu Oil. Chevron
riunì a sé Standard Oil of Kentucky. Atlantic Oil
si fuse con Richfield Refining
per formare ARCO, che poi si divorò Sinclair. Marathon
Oil comprò le azioni di Plymouth Refining.
Un’altra ondata di fusioni fu realizzata
negli anni ’80. Chevron rilevò Gulf
nel 1984. Texaco acquistò Getty Oil. Mobil
comprò Superior Oil. BP
prese sia Britoil che Sohio
(Standard Oil of Ohio). ARCO
rilevò City Services. US Steel
acquistò Marathon Oil. La scoperta del petrolio nel Mare del
Nord avvenuta nel 1984 consolidò la posizione di Big Oil
– specialmente quella di Royal Dutch/Shell
e di Exxon – la cui joint venture, Shell Expro, ottenne
le prime concessioni.
Nel 1985 Shell
acquistò gli interessi in Colombia dell’Occidental Petroleum.
Nel 1988 rilevò gli asset che Tenneco
aveva in quel paese. Gli anni ’90 videro Amoco
(Standard Oil of Indiana) agganciare i suoi vagoni a BP
per formare BP Amoco. Nel 1999 BP Amoco
rilevò ARCO, trasferendo alla compagnia il 72% delle quote di
Alaskan Pipeline.
Exxon rilevò Texaco Canada
e, in Messico, la Compania General de Lubricantes nel 1991.
Conoco fu acquistata da DuPont. Nel marzo del 1997 Texaco
e RD/Shell decisero di unificare le proprie attività per la
raffinazione.
L’ultima notevole ondata di consolidamento
ha visto Exxon fondersi con Mobil
nel novembre del 1999. Lo stesso anno Chevron acquistò la thailandese
Rutherford-Moran Oil e l’argentina Petrolera Argentina San
Jorge. Nel luglio 2000 Chevron unì la propria sezione petrolchimica
e quella di Phillips per formare Chevron Phillips Chemical
Company. Sempre nello stesso anno Chevron si legò a Texaco.
Il 30 agosto del 2002 la fusione di
Conoco con Phillips Petroleum
provocò la creazione di Conoco Phillips, che nel 2005 rilevò
il titano del carbone Burlington Resources. Nel 2002 Royal
Dutch/Shell acquistò le già consolidate Pennzoil/Quaker State
così come la più grande compagnia petrolifera indipendente britannica,
Enterprise Oil. Nel 2005 Chevron
rilevò Unocal. E i Quattro Cavalieri hanno continuato al galoppo.
I Quattro Cavalieri si sono anche scambiati
i dirigenti con le megabanche internazionali; Exxon Mobil
ha condiviso membri del CDA con JP Morgan Chase, Citigroup,
Deutsche Bank, Royal Bank of Canada
e Prudential. Chevron Texaco
ha avuto intrecci con Bank of America e JP Morgan Chase. BP
Amoco ha condiviso dirigenti con JP Morgan Chase. RD/Shell
ha legami di questo tipo con Citigroup, JP Morgan Chase,
N. M. Rothschild & Sons e Bank of England.
L’ex direttore di Citibank,
Walter Shipley, prese posto nel CDA di Exxon Mobil, così come
fece Wayne Calloway di Citigroup
e Allen Murray di JP Morgan Chase. Willard Butcher di Chase
aveva un seggio nel consiglio di Chevron Texaco. L’ex direttore
della Fed, Alan Greenspan, veniva dal Morgan Guaranty Trust
e ha preso posto nel CDA di Mobil. Il direttore di BP Amoco,
Lewis Preston, riuscì anche a diventare presidente della Banca Mondiale.
Altri dirigenti di BP Amoco
comprendono Sir Eric Drake, il numero 2 nella più grande azienda portuale
mondiale, P&O Nedlloyd, e dirigente di Hudson Bay Company
e di Kleinwort Benson. William Johnston Keswick, la cui famiglia
controlla la fornitura di elettricità a Hong Kong tramite Jardine
Matheson, siede anche lui nel CDA di BP Amoco. Il figlio
di Keswick è un dirigente a HSBC. La Hong Kong connection
è ancora più robusta a RD/Shell.
Lord Armstrong di Ilminster ha preso
posto nel CDA di RD/Shell, N. M. Rothschild & Sons,
Rio Tinto e Inchcape. Il proprietario di Cathay Pacific
Airlines e uomo interno a HSBC, Sir John Swire, era un dirigente
di Shell, così come Sir Peter Orr, che si unì a Armstrong nel
CDA di Inchape. Il direttore di Shell, Sir Peter Baxendell,
si è unito a Armstrong nel CDA di Rio Tinto, mentre Sir Robert
Clark di Shell siede nel CDA di Bank of England.
Come risultato della fobia deregolatoria,
negli Stati Uniti le compagnie non devono più comunicare i principali
azionisti alla SEC. In base ai ‘10K reports’ compilati nel
1993 dai Quattro Cavalieri, l’azione combinata dei Rothschild, dei
Rockefeller e dei Warburg controlla ancora Big Oil. I Rockefeller
esercitano il controllo attraverso le megabanche di New York e il
Banker’s Trust, che nel 1999 fu acquistato dalla Deutsche Bank,
controllata dai Warburg, nel suo tentativo di diventare la più grande
banca al mondo.
Nel 1993 Banker’s Trust
era il primo azionista di Exxon. Chemical Bank
era il quarto e J.P. Morgan
era il quinto. Entrambe fanno ora parte di JP Morgan Chase.
Banker’s Trust era anche il maggior azionista di Mobil.
BP indicava Morgan Guaranty
come il più grande detentore nel 1993, mentre Amoco
aveva Banker’s Trust come secondo più grande azionista.
Banker’s Trust era anche il quinto più grande azionista di
Chevron, mentre Texaco indicava J.P. Morgan come il suo quarto
più gran detentore e Banker’s Trust
il nono.
E così Deutsche Bank
e JP Morgan Chase – le banche dei Warburg e dei Rockefeller
– hanno incrementato le loro quote in Exxon Mobil, BP Amoco
e in Chevron Texaco. Bank of America
controllata dai Rothschild e Wells Fargo
esercitano il controllo sulla West Coast attraverso Big Oil,
mentre Mellon Bank riveste ancora un ruolo di primo piano.
Wells Fargo e Mellon Bank
erano entrambi tra i dieci più grandi azionisti di Exxon Mobil,
Chevron Texaco e BP Amoco
nel 1993.
Le informazioni su RD/Shell
sono difficili da ottenere dato che sono registrati in Regno Unito e
in Olanda e per questo non devono compilare i ‘10K reports’.
È posseduta al 60% dall’olandese Royal Dutch Petroleum e per
il 40% da Shell Trading & Transport
del Regno Unito. La compagnia ha solamente 14.000 azionisti e pochi
dirigenti. Coloro che l’hanno indagata sono concordi dell’affermare
che Royal Dutch/Shell è ancora controllata dalle famiglie Rothschild,
Oppenheimer, Nobel e Samuel assieme alla casata britannica dei Windsor
e alla casata olandese degli Orange.
La Regina Beatrice della casa olandese
di Orange e Lord Victor Rothschild sono i due più grandi detentore
di quote di RD/Shell. La madre della Regina Beatrice, Juliana,
è stata la donna più ricca del mondo and una finanziatrice di movimenti
radicali di estrema destra. Il Principe Bernhard, che ha sposato nel
1937, è stato membro della gioventù hitleriana, delle SS e un impiegato
di I. G. Farben. Siede alla direzione di più di 300 compagnie
europee e ha fondato i Bilderberg.
Nel momento un cui tu sei derubato,
è sempre utile identificare il delinquente. Se solo potessimo
convincere i poliziotti a schiaffarlo dentro…
Dean Henderson è l’autore
di “Big Oil & Their Bankers in the Persian Gulf: Four Horsemen”,
“Eight Families & Their Global Intelligence”, “Narcotics &
Terror Network and The Grateful Unrich: Revolution in 50 Countries”.
Fonte: http://globalresearch.ca/
Link: http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=24507
26.04.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE