DI HENRY GASS
The Ecologist
Potrebbe non passare molto da quando inizieremo a trivellare la luna per le sue risorse, in particolare per il raro Elio-3 usato nella fusione nucleare.
Miliardi di tonnellate di risorse, dall’acqua ai gas, ai metalli, sono stati individuati sulla Luna e anche in altre parti dello spazio, e sia il governo che delle aziende private stanno spulciando la legislazione in materia per stabilire come raggiungerle, estrarle e distribuirle.
Si sa da tempo che l’isotopo Elio-3 è presente sulla Luna, così come nell’atmosfera di pianeti come Giove, e potrebbe essere molto richiesto in quanto carburante essenziale per il cosiddetto “golden dream” dell’energia da fusione nucleare.
Mentre negli impianti esistenti, che sono a fissione nucleare, vengono spezzati gli atomi e si raccoglie l’energia in eccesso, la fusione nucleare combina atomi di idrogeno per creare l’elio, un processo che rilascia una ampia quantità di energia.Secondo Matthew Genge, docente della Facoltà di Ingegneria all’Imperial College di Londra, l’assenza di atmosfera sulla Luna è da ricondurre al fatto che venne bombardata da particelle ad alta energia per miliardi di anni, e alcune di esse sono state incorporate nella sua superfice.
Molte di queste particelle, incluso l’Elio-3, possono essere estratte riscaldando le rocce lunari e raccogliendone i gas. “Milioni, ma anche centinaia di milioni di tonnellate, posso immaginare, sono facilmente accessibili”, afferma Genge. “Si può trivellare la luna ed estrarne l’Elio-3”.
Inoltre, dice, la fusione nucleare per mezzo dell’elio-3 sarebbe più pulita, dato che non produrrebbe neutroni in eccesso. “Verrebbero prodotti quantitativi di energia enormemente maggiori rispetto a quelli derivanti da reazioni di fissione, senza che si ponga il problema di eccessive quantità di scorie radioattive”.
Fino ad ora, gli scienziati sono stati in grado di mantenere una reazione di fusione solo per alcuni secondi, ma nulla di comparabile alle presumibili richieste del mercato. Essendo stati investiti miliardi nel settore per le sue potenzialità, molti scienziati credono che alla fine sarà perfezionato il progetto – e a quel punto la domanda di Elio-3 “esploderà”.
L’Elio-3 è disponibile sulla Terra in quantità talmente basse che la fusione nucleare non potrebbe funzionare a pieno ritmo, ed ha un valore di 16 milioni di Dollari USA al kg. “Dovremo procurarcelo da qualche altra parte”, continua Genge, “e il posto più accessibile dove trovarlo è la Luna”.
Quanto costerebbe trivellare la luna
Secondo Genge, mandare qualcosa nello spazio su di uno shuttle, costa al kg. 25.000 Dollari USA. Perciò, qualunque cosa venga estratta nello spazio in futuro dovrà avere essere molto richiesta per ripagare i costi del trasporto.
Ciò è ancor più vero per missioni futuribili oltre la Luna. Una missione di estrazione di Elio-3 dall’atmosfera di Giove, per esempio, richiederebbe dieci anni, e il mercato sarebbe riluttante ad attendere un decennio per delle rendite su un investimento così ingente, afferma Genge.
Un’altra potenziale risorsa lunare – l’acqua – potrebbe portarci a future missioni nello spazio più profondo. Le scansioni orbitali fanno pensare che ci siano miliardi di tonnellate di acqua ghiacciata sulla Luna, visti i crateri sulla sua superfice – solitamente nelle zone più buie dove le temperature possono raggiungere i 35 gradi Kelvin.
La Shackleton Energy Company, texana, ha già iniziato ad attivarsi per trivellare la Luna fra qualche anno. I progetti di estrazione e raffinazione della compagnia prevedono lo scioglimento dei ghiacci e la purificazione dell’acqua, che verrebbe convertita in sostanze gassose quali idrogeno e ossigeno, e la condensazione dei gas in idrogeno liquido, ossigeno liquido e perossido di idrogeno, tutti possibili carburanti per razzi.
Il direttore generale di Shackleton, Dale Tietz, afferma che l’acqua estratta verrebbe usata quasi esclusivamente come carburante per le operazioni all’interno della LEO (Low Earth Orbit) – come il turismo spaziale e la rimozione di detriti spaziali – sulla Luna, e più oltre nello spazio.
“Noi siamo un’azienda che cerca il profitto nello sviluppo, e perciò vogliamo arrivare fin là per una sola ragione, ovvero per estrarre, esplorare il sottosuolo e raccogliere acqua per la produzione di propulsori per i nostri razzi,” afferma Tietz.
Investitori privati interessati alla Luna
Shackleton ha in mente di creare diverse stazioni di rifornimento nella LEO che possano evitare agli shuttle esplorativi, commerciali e turistici di caricare tutto il carburante necessario sulla Terra. Shackleton crede che queste stazioni potrebbero anche permettere la creazione di una nuova categoria di veicoli spaziali che operino solo nella LEO oppure oltre.
Tietz afferma che Shackleton si trova attualmente al primo stadio di un progetto a quattro fasi per estrarre l’acqua dalla Luna. La prima fase comprende la creazione di un team per la missione e di investitori che la finanzino, oltre alla pianificazione dettagliata della missione.
La fase due prevede che vengano lanciati due rover senza equipaggio che esplorino le zone della Luna dove ci sono depositi di acqua. Si pensa che il cratere Shackleton al polo sud, sul lato buio della Luna, fra molti altri, contenga una parte significante dell’acqua lunare. Tietz afferma che “c’è molto interesse a riguardo” da parte di potenziali investitori.
“Il progetto non sarà sovvenzionato da alcuna agenzia governativa o federale come la NASA. Sarà tutto – se avremo riscontro – un investimento privato”, continua Tietz.
In un articolo del giugno 2009 apparso su Spectrum, la rivista dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers, il fondatore di Shackleton, Bill Stone, scrisse che l’esplorazione della Luna sarebbe potuta costare anche 20 milioni di dollari in un decennio. “Al momento nessun paese sembra interessato a sobbarcarsi la spesa”, scrive Stone. “Laddove il governo non agisce avendo opportunità di vitale importanza, è il settore privato che può e deve farsi avanti.”
Stone ha previsto che, per risparmiare 1 miliardo di dollari nell’allestimento della prima base lunare per l’estrazione, il primo team avrà carburante sufficiente al solo viaggio di andata e per stabilirsi sul territorio – ma non sufficiente per un viaggio di ritorno sulla Terra. “Può sembrare radicale, ma il team che prenderà in carico la missione è consapevole del successo della stessa, e del fatto che la sopravvivenza dipende dalla creazione in situ del carburante per il ritorno. Nel caso fallissero, il loro sarebbe un viaggio di sola andata; si prendono questo rischio”, scrive Stone.
“Per le agenzie spaziali finanziate dallo stato, un concetto di questo tipo è impensabile; non possono tollerare il rischio politico del fallimento. Tuttavia è l’unica via percorribile in questo caso. Gli esporatori per secoli hanno fatto questa stessa dura scelta andando oltre i limiti per terra, per mare e nei cieli. E’ tempo di andare oltre nello spazio.
Secondo Tietz i governi, al momento, non sono né politicamente favorevoli, né hanno la possibilità economica di predisporre missioni esplorative nello spazio. Tietz afferma che i governi hanno altre priorità – più orientate alla ricerca – devono investire con budget limitati. “L’investitore privato, crediamo, ha maggiore possibilità di azione – quasi come le nostre compagnie internet – se hanno fondi appropriati e una situazione normativa favorevole ai loro progetti possono realizzarli velocemente ed efficacemente, in modo privato, e in sostanza devono rendere conto solo ai loro quadri dirigenziali e agli investitori”, continua Tietz.
“Se avremo successo, i governi beneficeranno dei prodotti che produrremo”, afferma Tietz. “Chiunque può provare, chi prima arriva meglio alloggia”.
Le corporation hanno il controllo dell’esplorazione dello spazio
Secondo Tietz, lo scopo delle trattative di Shackleton con il governo è quello di ottenere il Plutonio-238 – un bene molto scarso sulla Terra – per i reattori nucleari a bassa potenza dei rover. Tietz afferma che Shackleton sta lavorando “a livello della Casa Bianca” per assicurarsi il Plutonio-238.
“Il posto in cui andremo è uno dei posti notoriamente più freddi nel sistema solare, e per fare ciò, in luoghi dove c’é un freddo estremo e non c’é luce”, continua Tietz, “dobbiamo avere sistemi abbastanza potenti da poter tollerare condizioni così estreme”. Jill Stuart, docente di scienze politiche internazionali al London School of Economics’ Department of Government, crede che il ruolo dello stato nell’esplorazione delle risorse spaziali sia sottovalutato.
“Dietro ad ogni evento riguardante lo spazio soggiaciono interessi militari occulti”. In sostanza, essere in grado di lanciare qualcosa nello spazio è la dimostrazione della capacità di lanciare missili a lungo raggio.” “Molto di ciò che si trova nello spazio è di proprietà privata – satelliti e cose simili – ma la comunità internazionale continua a collegare questi oggetti ad uno stato o all’altro”, dice Stuart.
Stuart osserva che un governo può regolare in molti modi l’industria spaziale privata. Gli oggetti lanciati nello spazio dal territorio statunitense, per esempio, devono essere registrati come esportazione. Inoltre, i governi possono controllare l’accesso allo spazio possedendo molte delle rampe di lancio.
“Il fatto è che ogni paese che abbia capacità di lancio è il tipo di paese che ha governi forti abbastanza da continuare ad affermare la propria autorità”, continua Stuart.
“Lo spazio è sempre stato un campo su cui si sono combattute guerre fredde”, continua Stuart. “Nel contesto della Guerra Fredda lo spazio è stato un modo di dimostrare le proprie capacità economiche, politiche e tecnologiche, e anche gli ideali – si può sintetizzare così: “Se un nostro uomo può mettere piede sulla Luna, siamo i re del mondo”.
I cinesi progettano estrazioni sulla Luna
Genge prevede che non ci saranno operazioni sulla Luna finché non sarà creata una base lunare alla quale le operazioni di estrazione possano fare riferimento. “Sarà un governo a stabilire una base sulla Luna, che siano gli americani o meno – che dovranno pianificarla dal nulla. E’ più probabile che siano i cinesi a farlo”, afferma.
Nel gennaio 2004, il premier cinese Wen Jiabao ha ufficialmente inaugurato la fase uno del CLEP (ndt. programma di esplorazione lunare), un programma in tre fasi finalizzato all’invio di rover sulla Luna per raccogliere terreno lunare, da compiersi entro il 2017. Nel 2002, lo scienziato a capo del CLEP, Ouyang Ziyuan, disse: “Il nostro scopo a lungo termine è creare una base sulla Luna ed estrarre le sue ricchezze perché l’umanità possa beneficiarne”.
La regolamentazione dell’estrazione delle risorse spaziali rimane ambigua, tuttavia. Il trattato ONU sullo spazio extra-atmosferico (OST) non vieta l’estrazione delle risorse dello spazio finché le stazioni di estrazione non costituiranno de facto un'”occupazione” di parte dello spazio. L’OST, tuttavia, non fa alcuna menzione riguardo al futuro possesso delle risorse ricavate dallo spazio.
Tietz afferma che le operazioni di Shackleton non sono finalizzate all'”acquisizione di terreno” sulla Luna, e che l’OST “sembra dare a imprese private l’opportunità di andare sulla Luna ed estrarre minerali.” Una volta terminate le estrazioni, Shackleton afferma che il territorio sarà quasi riportato alla condizione originaria.
Il Trattato sulla Luna, redatto dall’ONU nel 1984, ha cercato di chiarire i diritti di estrazione nello spazio, decretando: “La Luna e le sue risorse naturali sono l’eredità comune dell’umanità” e l’uso della Luna “deve essere condotto per il bene dell’umanità e degli interessi di tutti i Paesi.” Il Trattato sulla luna non è stato ratificato – l’unico trattato riguardante lo spazio a non esserlo – perché gli USA e la Russia si sono proclamati entrambi contrari, e la clausola dell’OST sull’estrazione delle risorse spaziali rimane poco chiara.
La guerra delle risorse esiste già da decenni
Stuart sostiene che beni comuni come lo spazio sono tali perché nessuno Stato, singolarmente, si sente in grado di controllarli, perciò è nell’interesse di tutti gli stati condividerli.
“Perciò, con lo sviluppo della tecnologia”, afferma Stuart, “la legge è stata adeguata per dare più controllo sul possesso”.
Stuart si riferisce all’Artide, che nessuno aveva reclamato in precedenza, finché i ghiacci non hanno iniziato a sciogliersi, permettendo l’estrazione di minerali. Negli ultimi anni gli stati hanno reclamato fasce di ghiaccio artico e le risorse nel terreno sottostante.
E così come si prospetta una guerra di risorse in Artide, Genge afferma che c’é anche la possibilità che una simile battaglia scoppi per la Luna.
“Posso immaginare cosa succederebbe. Partono i primi reattori a fusione e serve molto Elio-3. La Cina lancia una missione sulla Luna per recuperare quanto più Elio-3 possibile, così fanno i gli statunitensi e i russi, e poi iniziano a battibeccare su quale sia il terreno migliore. E poi i russi reclamano metà del polo nord della Luna, e i cinesi il polo sud e gli americani l’equatore, e poi partiranno gli inglesi: “Anche noi vogliamo costruire un’astronave. E vedrai come andrà a finire”, afferma Genge.
“Sono sicuro che sarà piuttosto interessante. Credo che non dovremmo preoccuparcene per i prossimi venti anni.”
La Luna è stata geologicamente ferma per due miliardi e mezzo di anni, e non ospita vita organica, quindi non ci sarebbero rischi ecologici associati alle estrazioni sulla Luna. Genge, tuttavia, considera che scavare delle cave sulla Luna potrebbe rovinare il suo aspetto.
“Se si estrarrà troppo dalla Luna, l’Uomo sulla Luna scomparirà”, afferma. “Penso che se ne parlerà se i progetti avranno seguito.”
Titolo originale: “Plans to Strip Mine the Moon May Soon be More Than Just Science-Fiction
“
Fonte: http://www.theecologist.org/
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04.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIADA GHIRINGHELLI