I NUOVI ARRIVATI AFFRONTANO IL BULLISMO IMPERIALISTA

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DissidentVoice.org

Potete recidere tutti i fiori ma non potete impedire alla primavera di arrivare
Pablo Neruda, poeta cileno

Ecco perchè sorrido

E’ inverno negli Stati Uniti e nella maggioranza dei luoghi c’è il freddo di stagione. La traspirazione sulla fronte di Miss Liberty per i 22 gradi della scorsa settimana ci ricorda che il riscaldamento del globo è davanti a noi, così ingannevole che i residenti della Grande Mela saltellavano allegramente indossando pantaloncini corti ironizzando compiaciuti che la Costa Orientale stava in qualche modo sottraendo con l’inganno l’annuale festa del gelo al Vecchio Inverno.

Il Ragazzo Imperatore sta intensificando la guerra in Iraq sostenendo di volervi porre fine proprio
come i suoi predecessori degli anni sessanta e settanta ci dicevano che gli U.S. A.“stavano vincendo la guerra nel sud-est asiatico” e che “avevano un piano” per la vittoria. Consapevolmente o meno la gran parte degli americani è stanca della guerra ed è ancor più esausta economicamente tanto che le previsioni della stampa finanziaria non riescono a fare stime in tempo reale delle realtà delle famiglie del ceto medio. Hollywood ritrae la disperazione con film quali “Children Of Men” ,
“Blood Diamond”
e “The Good Shepherd” . L’inverno della nostra noia è oscuro, nuvoloso e freddo.Ho spesso messo in guardia contro l’effetto narcotico della speranza, senza nessuna scusa a Barack Obama per il suo best-seller The Audacity of Hope. Nel mio articolo del 2005 “Killing Hope, Enlivening Options”, ho invitato i lettori ad abbandonare la nozione di speranza che incoraggia il rifiuto e conduce all’ingiustificato ottimismo al fine di creare, invece, innumerevoli alternative per attraversare le scoraggianti sfide poste dal caos climatico, dall’esaurimento dell’energia e dalla catastrofe economica globale. La “Speranza” tende a renderci infantili, puntando su un qualcosa che dovrebbe essere da qualche parte giù nella strada, una inesistente terra dei sogni, di possibilità accidentali legate a qualcosa o qualcuno oltre i nostri propri sforzi, mentre le alternative sono la roba da adulti del “qui ed ora”, che pretendono che noi cessiamo di confidare in primo luogo sugli altri e che si esercitino da parte nostra consapevolmente autentiche scelte.

Detto ciò, mi guardo intorno nel mezzo di questo Gennaio particolarmente grigio e continuo a rilevare le scelte piene di vita, intelligenti, umane, coraggiose e del tutto rivoluzionarie adottate dalla gente in climi più caldi, nel Sud.

Il più pittoresco ed iconoclasta, un ragazzo di nome Hugo, non solo proclama che il governo degli Stati Uniti è retto da un ubriacone recidivo chiamato “Il Diavolo” ma, in patria, non ha zittito una piccola opposizione verso la sua particolare versione della rivoluzione Bolivariana, e sta instancabilmente cambiando il suo Paese una zona per volta.

Ma non tutti i leaders dell’America Latina condividono la passione di Hugo per la teatralità. Molto meno si sente parlare di Morales, Lula, Correa, Bachelet o Ortega. In primo luogo la gran parte degli Americani è in grado a fatica di individuare il Venezuela su una carta geografica per non parlare delle altre nazioni alleate con il suo presidente nel riconfigurare l’America centrale e meridionale.

Inoltre, scarsa attenzione è prestata alla profondità e complessità della loro politica. L’espressione “The Pink Tide”, come la stampa principale lo definisce ottusamente, coinvolgendo il gruppo di pensiero socialista, è chiaramente grave storicamente, politicamente, economicamente e moralmente.

A differenza degli USA, Venezuela, Bolivia, Brasile, Ecuador, Cile, Argentina e Nicaragua non stanno trasformando le loro società con i petrodollari, ma attraverso la redistribuzione della ricchezza e spezzando la stretta economica mortale che gli Stati Uniti esercitano su di loro grazie ai “cartelli del credito” del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

Le loro politiche sono impeccabili? Naturalmente no. Non hanno ancora liberato le loro nazioni dalle ultime tracce di capitalismo corporativo e dalla sua piratizzazione delle risorse. Come Mark Weisbrot ha evidenziato nel suo articolo “America Latina: La Fine di Un’Era”:

“Naturalmente tutti questi governi sono ancora ben lungi dall’aver individuato una sostenibile strategia di sviluppo di lungo termine. Ciò non è necessariamente perché non la vogliono, ma principalmente perché – dopo decadi di amministrazione corrotta oltre che di deliberato indebolimento della capacità dello stato di regolamentare economicamente e di assumere decisioni – semplicemente non hanno la capacità amministrativa di concepire tali strategie e tanto meno di portarle a compimento.”

L’Autore rileva inoltre che non soltanto i conservatori ma anche il centro liberale è pessimista su quanto sta accadendo in America Latina:

Foreign Affairs (il giornale del Council on Foreign Relations) fin dall’inizio dell’anno ha riportato tre articoli che sottolineano i pericoli della sterzata sinistro-popolare dell’America Latina come anche lo spiacevole stato delle relazioni USA-America Latina. I reportage, gli editoriali e le pagine op-ed dei principali giornali americani riportano gli stessi argomenti.”

Se uno guarda agli eventi dell’America Latina, essi sono inquadrati dalla stampa in termini di “buona sinistra” e “cattiva sinistra” a seconda di come i movimenti di comunicazione di sinistra si sono comportati nella loro opposizione agli Stati Uniti, quanto siano favorevoli al mercato o quanto socialista sia il loro orientamento. In ogni caso, noi sappiamo che l’amministrazione Bush è molto preoccupata della riconfigurazione dell’America Latina. E quindi giustamente – non solo si aggraverà il crollo del cartello del credito ma anche l’evidente contrasto tra la democrazia elettorale così come sta prendendo forma nell’America Latina e l’erosione della privacy, delle libertà civili e di regolari elezioni negli U.SA. Infatti, il Bullismo Imperialista ha molto da temere da quelle nazioni il cui asservimento ha progettato, i cui meccanismi di tortura ha consacrato girando poi lo sguardo altrove e la cui profonda trasformazione dell’ambiente e delle comunità, che il Bullismo capricciosamente etichetta “socialiste” o “di sinistra,” è costituita dal suo popolo il quale dimostra con la vita e la passione che la collaborazione e il reindirizzamento sono più potenti di quanto il capitalismo corporativo sia mai stato o sarà mai.

Laura Carlsen, Direttore dell’International Relations Center rileva nel suo articolo “Latin America’s Pink Tide”:

“La grande speranza dell’America Latina – e ciò che essa offre al mondo – è una grande raccolta di movimenti pieni di vita che osano mettere in discussione ogni cosa: dai loro governi al modo in cui le corporazioni inquinano le loro terre. Talvolta essi si esprimono nelle votazioni altre volte non lo fanno. Talvolta chiamano se stessi la “sinistra”, talaltra il popolo o addirittura non si attribuiscono alcuna definizione. Le etichette non hanno importanza. Ciò che conta è la ricerca di nuove forme di governo che riducano la disuguaglianza, accrescano la democrazia reale ed eliminino la fame e la povertà.

Si può chiamarla rosa, rossa, blu, porpora o verde pallido: per condurre a qualche risultato i movimenti sociali devono esibire tutti questi colori ed altro ancora. Qualunque sia il suo colore, la marea in America Latina sembra stia crescendo.

Io non so come sarà il mondo tra dieci anni. Miss Liberty probabilmente suderà tutto l’anno; il ceto medio americano sarà spremuto il doppio di oggi ed il sangue versato per il petrolio potrà aver colmato gli oceani. La geopolitica è un gioco d’azzardo giocato da uomini fuori di mente.
Caos climatico, guerre per le risorse, stato del dollaro, epidemie globali: sono tutti terrificanti rappresentazioni di un futuro non molto lontano.
Ancora, in questo rigido giorno di Gennaio, io sento le tiepide brezze del sud soffiare attraverso l’Impero e sebbene non possano salvare il mondo da se stesso, una calda gioia riempie il mio petto quando ricordo che esse rappresentano una forza con cui il Bullo deve fare i conti.

Carolyn Baker, Ph.D. È autrice di U.S. HISTORY UNCENSORED: What Your High School Textbook! Didn’t Tell You. Il suo sito è www.carolynbaker.org, da dove si può ordinare il suo libro e tramite il quale la si può contattare.

Carolyn Baker
Fonte: http://www.dissidentvoice.org/
Link: http://www.dissidentvoice.org/Jan07/Baker10.htm
12.01.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FANCESCO SCURCI

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