I DIECI CAMPIONI STATUNITENSI DI AVIDITA' DEL 2008

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DI SAM PIZZIGATI
Sin Permiso

Questo periodo dell’anno sembra offrirci una pioggia di “top ten”, i dieci migliori film dell’anno, i dieci migliori libri dell’anno, le dieci notizie dell’anno, eccetera. In Too Much abbiamo deciso di unirci alla lista con la nostra propria classifica dei dieci più avadi d’America. Non avremmo potuto scegliere miglior anno per “onorare” i più avidi. L’impressionante crollo economico ha attratto l’attenzione di tutta la nostra nazione – e di tutto il mondo – verso le imprese di chi anelava più di quello di cui aveva bisogno.

È che quest’anno presenta enormi difficoltà per chiunque si provi a classificare i 10 più avidi. Con tanta avidità lì fuori, come possiamo limitare la nostra lista solamente a 10? L’ultima esplosione di avidità che ha occupato i titoli dei giornali, lo schema Ponzi da 50 miliardi di dollari di Bernie Madoff, dimostra quanto difficile può essere classificare l’avidità.

A chi di tutto questo scandalo dovremmo dare il massimo dei voti? Proprio a Bernie Madoff che, ai suoi 70 anni, ingannò i suoi facoltosi amici e organizzazioni di carità grazie alla sua fama di “genio” degli investimenti di Wall Street, e si permette di continuare a mantenere un appartamentino da 6 milioni di dollari a Manhattan, una villa in prima linea sul mare a Palm Bech e una residenza per i fine settimana a Long Island?
O dovremmo conferire il massimo voto ai sofisticati “intermediari” degli hedge fund, come Walter Noel, che costruì una fortuna portando clienti a Madoff e addebitandogli in conto decine di milioni in comissioni?

O, chissà, dovremmo andare direttamente agli stessi investitori della piramide di Madoff, i damerini, che pagarono fino a 250.000 dollari l’anno per il privilegio di appartenere a un contry club dei più esclusivi?

Ci sono tante scelte! E che mi dite di James Cayne, il direttore esecutivo di Bear Sterns che entrò grazie agli attivi tossici nel club dei milionari? Ed Angelo Mozilo che fece la stessa carriera nel Countrywide Financial, lasciando sul lastrico migliaia di famiglie colpite dagli effetti delle ipoteche subprime?

Alla fine ci siamo resi conto che il volume della fortuna ottenuta non determina il livello di avidità. È l’intenzione quella che fa la diffrenza. In questo spirito natalizio, speriamo che la nostra lista dei dieci più avidi risulti di interesse – e d’ispirazione per terminare con essa.

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10: Dwight Schar

Qualsiasi lista dei più avidi del 2008, deve iniziare, per scontato, con chi, investito del potere, gonfiò la bolla immobiliare, dalla quale tanto trasse profitto e che ora scoppia. A novembre, giornalisti d’investigazione del Wall Street Journal controllarono i libri dei conti di imprese ipotecarie e della costruzione e trovarono 15 dirigenti che avevano riscosso “come conpenso per processi di vendita di azioni” per lo meno 100 milioni di dollari durante gli ultimi cinque anni.

Tra i 15 fortunati figura Dwight Schar, presidente del gigante delle costruzioni NVR Inc. Schar, di 66 anni, si è preso 625 milioni di dollari dal 2002. Nel 2004 spese una parte per comprarsi una villa con vista sull’oceano a Palm Bech, Florida, per 70 milioni di dollari, l’importo più alto pagato a suo tempo per una residenza negli USA. La villa ha sette camere da letto, includeva una stanza per umidificare i sigari.

La residenza legale di Schar, una proprietà recintata a nord di Washington D.C. si estende per dieci acri di terra e domina la valle del Potomac. Il valore di NVR è caduto più di un 60% da quando la bolla inmobiliare ha raggiunto il suo punto più alto, ma nessuna delle proprietà di Schar figurano nelle liste di sfratto nel futuro immediato.

9: Patrick Soon-Shiong

Perchè le cure sanitarie sono così care negli Stati Uniti? Forse qualcuno dovrebbe chiederlo a Patrick Soon-Shiong, imprenditore farmaceutico di Los Angeles che a settembre ha visto raddoppiare la sua fortuna personale di 3 miliardi di dollari.

Soon-Shiong iniziò il 2008 dimettendosi da presidente esecutivo della farmaceutica APP. Tornò a essere il direttore esecutivo in primavera, ma l’ex chirurgo manteneva ancora l’83% delle azioni della compagnia. A luglio vendette APP a un compagnia tedesca. La vendita si concluse due mesi dopo per l’importo iníziale di 3,7 miliardi di dollari.

Che faceva la APP di interessante? La società è una macchina per fare soldi. Nel 2007, come fa notare Angeles Business Journal, APP raggiunse 253 milioni di dollari di entrate nette a fronte di un totale di solamente 647 milioni di dollari di vendite. L’impresa cominciò l’anno con una situazione vantaggiosa, quando la minaccia dell’aria inquinata in Cina la lasciò come l’unica fonte nordamericana di vasodilatatori. Ipso facto, raddoppiò il prezzo del medicamento.

blank8: Richard Baker

Questo non è stato un grande anno per l’industria degli hedge fund. I fondi – canali di investimento senza nessuna regolamentazione, accessibili exclusivamente ad investitori di grandi capitali – stanno soffrendo il peggior anno di tutta la loro storia, cadendo ad un ritmo del 19% da novembre. Ma l’industria è stata senza dubbio clemente con almeno una persona, l’ex congressista della Louisiana Richard Baker.

Il passato mese di febbraio Baker abbandonò la sua poltrona in parlamento – e il suo stipendio di 169.300 di dollari – per convertirsi in presidente e director esecutivo del Manager Funds Association, l’associazione commerciale dell’industria degli hedge fund.

Cosa è che fece abbandonare a Baker, di 60 anni, avvocato dai 23, la sua carriera come dirigente pubblico? Chissà, forse i benefici del settore privato. Come presidente dell’associazione commerciale degli hedge fund, secondo l’informazione del Times-Picayune di New Orleans, a inizio del2008, Baker, si portò a casa 1 milione di dollari come stipendio annuale e una serie di benefici.

Che cosa faceva Baker di tanto attraente agli occhi dai miliardari statunitensi degli hedge funds? Come membro del subcomitato dei Servizi Finanziari del Parlamento per il Mercato dei Capitali (House Financial Services Subcommittee on Capital Markets) secondo quanto segnala il “Centro per una Politica Responsabile” (Center for Responsible Politics), Baker sovraintendeva la stessa industria che, come prima spada degli hedge fund, ora rappresenta.

7: James Mulva

La scorsa primevera, quando gli automobilisti diventavano rossi di rabbia ogni volta che dovevano riempire il serbatoio, questo direttore esecutivo, re del petrolio, cercò di convincere gli Americani che compativa il loro dolore. Così parlò il CEO della ConocoPhillips Milva: “L’elevato prezzo del petrolio non è stato nostro amico” perchè come spiegò dopo ai giornalisti, gli alti prezzi per il barile di greggio equivalgono per i paesi ricchi in risorse petrolifer, a un maggior controllo sul loro petrolio.

D’altra parte, la crescita del prezzo del greggio durante gli ultimi anni, non è che abbia rotto il cuore ai re del petrolio. I profitti di questa industria, secondo le osservazioni di questo autunno da parte della Federazione dei Consumatori d’America (Federación de Consumidores de América) sono cresciuti vertiginosamente del 600% dal 2002.

Pochi hanno goduto di tali ricompense come Mulva, di 62 anni di età. Ha incassato 50,5 milioni di dollari come benefici personali, secondo la cifra registrata dalla Commissione Federale dei Valori e Cambio (Comisión Federal de Valores y Cambios). Quando si ritirerà potra contare su di una pensione di 2,6 milioni di dollari.

blank6: Ralph Roberts

Il primo gennaio 2008, l’impero della televisione via cavo Comcast mise in marcia un piano di incentivi per i dirigenti: un new deal che garantisce al fondatore della compagnia e membro del comitato esecutivo Ralph Robert, 1,85 milioni di dollari di stipendio base annuale sino a cinque anni dopo la sua morte, che vanno a vantaggio di chi Robert nominerà come beneficiario.

Nel 2007, Roberts che ora ha 88 anni, riscosse 24,7 milioni di dollari come remunerazione. Suo figlio, Brian Roberts, anche lui direttore esecutivo della Comcast, incassò 20,8 milioni di dollari.

A inizio del 2008, qualche azionista iniziò a sentirsi un poco offeso da questa generosità. Qualcuno iniziò a chiedere le dimissioni di Brian. A febbraio, causa intense critiche, il clan dei Roberts dovette cedere. Accettarono di diminuire i benefici post-mortem di Ralph e abbassare il suo stipendio a 1 milione di dollari annuali. Però Comcast continuerà pagando a Ralph altri tanti privilegi, inclusa l’assicurazione per la vita. Nel 2006 i premi pagati erano di 10,5 milioni di dollari.

Mentre accadeva tutto ciò, in novembre, i mezzi di comunicazione rivelarono che i regolatori statali e federali della televisione via cavo temono che Comcast, approfittando della confusione fra i consumatori per la transizione alla televisione digitale terrestre, carichi ai clienti della televisione via cavo tariffe mensili per canale più alte.

5: Steve Jobs

Nel 2008, il dirigente più celebrato nel club dei CEO da un milione di dollari l’anno è Steve Jobs, il direttore esecutivo di Apple Computer. Jobs ha percepito solamente 1 millione di dollari all’anno di stipendio dal 1997. Chiaro, però che ha ricevuto altri incentivi. Salutò il 2008 con circa 5,5 milioni di azioni della Apple e un paracadute di sei milioni di dollari.

Il passato mese di marzo, per avvantaggiarsi su qualunque richiesta di ricompensa futura che possa apparire sulla sua strada come direttore esecutivo, gli azionisti di Apple approvarono una risoluzione che dà loro un voto consultivo davanti a qualunque compenso ai dirigenti (“Say on Pay”). Scherzò Jobs rispondendo: “Spero che “Say on Pay” mi aiuti con il mio stipendio da 1 milione di dollari l’anno.”

Però i direttori aziendali di Apple non stanno aspettando precisamente l’aiuto dall’azionista. In una annuncio degli obiettivi della compagnia per il 2008, segnalarono che già stavano “considerando accordi di compensi aggiuntivi” per Jobs, vista la sua importanza “cruciale” e il suo “continuo capitanare” l’impresa.

Fu proprio Jobs a spiegare agli azionisti nell’assemblea annuale della Apple, che è “sicuro” che chiunque dei restanti dirigenti “potrebbe” occupare il suo posto. C’è di più, propabilmente è impaziente di vedere che tipo di “compensi addizionali” ha in serbo la fantasiosa giunta direttiva dell’Apple. Nel 1999 la giunta regalò a Jobs un jet Gulfstream V del valore di 90 milioni di dollari e accordò di pagare a Jobs i costi per il mantenimento. Nel 2007, quei costi ammontarono a 776.000 dollari.

blank4: Robert Stevens

Pace in terra e felicità per tutto il mondo. Però con calma. Questo potrebbe essere l’augurio per queste vacanze della Lockheed Martin, il maggiore appaltatore militare del mondo. Sotto la direzione di Robert Stevens, il margine di profitti della compagnia praticamente si è raddoppiato, grazie, in non poca misura, all’incremento del 72% degli investimenti militari statunitensi, tolta l’inflazione, dall’anno 2000.

Ed il futuro sembra altrettanto brillante, perfino con la fine della guerra in Iraq. Lockheed Martín, come sottolineò Stevens, di 57 anni, il mese scorso, prevede una “espansione continua” oltremare delle sue vendite di equipaggiamento militare. Queste vendite, secondo gli analisti industriali, possono fruttare dividendi astronomici, perché i contribuenti statunitensi hanno già pagato la fattura per l’investigazione e sviluppo di questo equipaggiamento.

Ma Stevens non ha messo tutte le sue uova in un solo cesto. Lockheed Martín, come dichiarò la settimana scorsa, è completamente “libera” dei ceppi della crisi economica ed ora stà organizzandosi per effettuare acquisizioni aziendali in altri campi, come la sanità.

La salute finanziaria personale del direttore esecutivo è forte come un rovere. Stevens ricevette l’anno scorso 26 milioni di dollari. Il generale più decorato dell’esercito degli Stati Uniti dovrebbe lavorare più di 130 anni per ottenere quella stessa quantità.

3: Larry Ellison

Nessuno Stato del Nord America stà soffrendo tanto come la California per lo scoppio della bolla immobiliare, e nessun altro californiano sta beneficiando tanto della situazione come il milionario Larry Ellison, direttore esecutivo dell’impresa di software Oracle, che ora occupa il terzo posto nell’ultima lista Forbes dei 400 uomini più ricchi d’America.

Ellison impiegò 9 anni e 200 milioni di dollari per costruirsi una sontuosa residenza nel nord della California dall’estetica stravagante da imperatore giapponese del secolo XVI. Nel 2005, funzionari della contea di San Mateo, stimarono la proprietà di 23 acri ad un valore di 166,3 milioni di dollari. Per il disgusto di Ellison. Una valutazione più esatta, d’accordo con i suoi avvocati, la tasserebbe per circa 100 milioni di dollari meno.

A inizio di questa primavera, la corte d’appello di San Mateo si mise dalla parte degli avvocati di Ellison. La decisione beneficiò Ellison con una devoluzione fiscale di 3 milioni di dollari. Le scuole pubbliche della contea dovranno sopportare il costo che questa devoluzione ha generato. Nei prossimi anni, lo sconto fiscale di Ellison costerà alle scuole di Portola Valles più o meno 250.000 dollari annuali, che è quello che costerebbe assumere tre professori.

Ellison, come direttore esecutivo di Oracle, aggiunge quella cifra ogni ora al suo conto corrente. Quest’agosto, prima che aprissero le scuole, gli stipendi di Oracle, rivelavano che Ellison ha incassato 84,6 milioni di dollari nel 2008 in qualità di direttore esecutivo. Inoltre, ha ottenuto altri 544 milioni di dollari grazie alle sue azioni Oracle.

blank2: John Thain

Nei cenacoli dell’alta finanza lo chiamano John Thain, il “Sistematutto”. Nel 2004, la borsa di New York contrattò con Thain, promettente stella della Goldman Sachs, perchè li salvasse dal crollo dopo che Dick Grasso, direttore esecutivo della borsa di New York, se ne andò con uno scandaloso “scivolo d’oro” di buonauscita da 140 milioni di dollari. A ottobre, Merrill Lynch chiese a Thain che raccogliesse i cristalli rotti dopo che la giunta direttiva di Merrill aveva defenestrato il direttore esecutivo Stanley O’Neal, che ricevette una buona uscita da 160 milioni di dollari.

Marrill Linch svuotò le sue casse per ottenere i servizi di Thain. Il Signor “Sistematutto” saltò sul carro della compagnia con una clausola di 15 milioni di dollari e un certo numero di benefici, ognuno più esagerato e sontuoso, che “sarebbe stato considerato eccessivo per qualunque compagnia”, dichiarò Graef Cristal, esperto in stipendi dei CEO, “eccetto che in quella piccola parte di Manhattan, che si chiama Wall Strett.”

Quando i giganti finanziari, spaventati dalla crisi dei subprime, iniziarono a crollare al suo intorno, Thain iniziò un gioco di intrallazzi, assicurando ai presenti che tutto andava bene. In luglio disse agli investitori che “si sentiva tranquillo con i livelli di liquidità della Merrill”. Ad agosto, dichiarò che la sua impresa stava “in una buona posizione per gli anni a venire.”

Chissà, forse non era tanto buona la posizione. A settembre, come informò in un momento successivo Reuters, Merrill visse momenti di “panico assoluto” per essere riscattata un’ora prima che la Lehman Brothers si dichiarasse in bancarotta, quando la Bank of America decise di riscattare la Merrill.

Merrill Lynch, secondo il pensiero di Thain, era stata salvata, e a principio di dicembre, lasciò intendere che si aspettava un nuovo extra di 10 milioni di dollari per i suoi sforzi, indipendentemente dalla perdita di 12 miliardi di dollari nel 2008 e i licenziamenti di un quinto dei lavoratori dell’impresa. E per terminare, il nuovo padrino della Merrill, la Bank of America, prendeva 25 milioni di dollari dei contribuente per riscattare l’impresa e la banca.

La richiesta di Thain si trasformò rapidamente in una macchia nel suo curriculum in relazioni pubbliche. A metà dicembre, Merrill e Thian, sotto crescenti pressioni, chiusero le contrattazioni. Quale era la buona notizia per il Signor “Sistematutto”? Che, nonostante tutto, riceveva 5,2 milioni di dollari sotto la voce“pagamento per cambio di proprietà”, cioè per vendere la Merrill – e a dispetto di tutto, mantenere il suo incarico.

A differenza delle famiglie che perdettero tutto quando crollarono le ipoteche subprime, Thain possiede ancora una casa, veramente magnifica, un palazzo da 14 camere da letto a nord di Manhattan, con campo da tennis e un lago pieno di pesci per uso personale.

1: Richard Gilman

Il direttore esecutivo di una piccola impresa del nord di Chicago, per gli standard di Fortune 500, è poco interessante. Però questo in particolare, Richard Gilman, ha occupato le prime pagine e fatto storia nel 2008. Se qualcuno merita il primo posto nella top-ten dei più avidi del 2008, questo è proprio lui. Gilman iniziò dirigendo nel 2006 Republic Windows and Doors, una modesta fabbrica con quarant’anni d’attività. Immediatamente iniziarono i licenziamenti e, in poco tempo, solo 240 operai appartenevano al sindacato, quando a suo tempo erano arrivati a 500.

Questi lavoratori, a inizio autunno, si resero conto che qualcosa di più grande li aspettava. I macchinari dello stabilimento di Chicago iniziarono a scomparire. Quello che gli operai non sapevano era che, per “aggiustare” la situazione, la compagnia aveva creato una nuova società e comprato un nuovo stabilimento in Iowa nel quale i sindacati non avevano rappresentanza.

A due giorni dall’inizio di dicembre, Republic dette ai lavoratori la cattiva notizia. L’impresa avrebbe chiuso in tre giorni. I lavoratori perdettero i giorni di vacanza accumulati e la mutua medica, e non gli venne riconosciuta neanche l’indennizazione a cui avrebbero avuto diritto.

Altro tipico assalto ai diritti dei lavoratori con un timido piede messo nella classe media. O questo sembrava. I lavoratori reagirono in modo straordinario. Rivivendo la storia degli scioperi e occupazioni della Grande Depressione, occuparono la fabbrica – e attrassero l’attenzione del Nord America.


[Manifestazione di protesta alla Republic Windows and Doors]

L’occupazione forzò Gilman ed il suo salvadanaio particolare, Bank of America, a sedersi al tavolo di negoziazione, dove subito un accordo prese forma. Ma all’improvviso Gilman lanciò un palo nelle ruote e vinse il primo premio, per meriti propri, nella top ten dei più avidi. Gilman pretese che “qualunque prestito bancario per aiutare i lavoratori coprisse” l’uso della sua Mercedes e del suo BMW ed otto settimane del suo salario da 225.000 dollari.

I lavoratori non accettarono. Gilman ritirò le sue richieste. Il prestito fu concesso dalla banca. Gli operai avevano vinto. L’avidità aveva perso.

E questo non è qualcosa che sia accaduto molte altre volte nelle ultime tre decadi. Forse l’avidità ha superato i limiti. Forse siamo arrivati alla fine di una era. La vecchia stirpe dei baroni del furto [1], potrebbe smettere di esistere per sempre.

Sam Pizzigati é il direttore generale di Toomuch.org

NOTA DEL TRADUTTORE

[1] ‘Great Greed Grab’ nell’originale inglese. Gioco di parole intraducibile, letteralmente “la grande rapina dell’avidità”.

Titolo originale: “Los 10 campeones estadounidenses de la codicia en el año 2008”

Fonte: http://www.rebelion.org
Link
30.12.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LILIANA BENASSI

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