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I CANDIDATI E IL CROLLO DELL'ECONOMIA

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A cura di Das schloss
Il 12 Agosto 2007
53 Views

blankDI ALAN FARAGO
Counterpunch

Il rischio non calcolato

Nell’estate del 2000 ho guardato fuori da questa stessa finestra in una piccola casa su un’isola del Maine e, osservando la marea che svuotava e riempiva l’insenatura, valutavo cosa sarebbe servito a Gore per vincere le elezioni del 2000.

Ho avuto parecchia compagnia nel lamentarmi del fatto che i consiglieri fossero riusciti a persuadere il candidato Gore a trattenersi dall’ inserire l’ambiente tra i temi della sua campagna elettorale.

In quel momento stavo conducendo una campagna per impedire all’amministrazione di Clinton di permettere a politici e potenti contribuenti della campagna elettorale nella più grande contea della Florida, Miami-Dade, di ‘dirottare’ una ex base militare al margine dell’Everglades [una palude subtropicale nel sud della Florida n.d.t.] per trasformarla in un aereoporto commerciale privato.Gli elettori erano tanto turbati dal fatto che sia Clinton che Gore stavano evitando l’ambiente che che ne avrebbe beneficiato nelle elezioni di novembre del 2000 sarebbe stato Ralph Nader, come in effetti fu in Florida.

Per essere chiari, i consiglieri di Gore avevano una ragione per credere che “l’ambiente” fosse tutto sommato qualcosa di negativo. Il fallimento nella questione della base aerea era lungi dall’essere l’unico errore fatto a riguardo.

Tuttavia la lezione è questa: i membri coinvolti nella campagna politica e preoccupati nell’affrontare crescenti contributi di denaro da parte di una elite economica tendono a sottovalutare rischi specifici che riguardano le persone e gli elettori comuni.

In questo senso la Florida è di nuovo un esempio per candidati alla presidenza degli Stati Uniti.

Bloomberg ha riportato (20 luglio 2007) il misterioso fenomeno del boom edilizio e del sua rallentamento e di come dozzine di gru nei condomini di grattacieli alla periferia di Miami sono minacciate di pignoramento. “La sovrabbondanza farà cadere il prezzo del 30 %, il peggiore declino dagli anni ’70, e aiuterà a spingere l’economia della Florida dentro una recessione già ad ottobre, afferma Mark Zandi, capo economista al West Chester di Economy.com della Moody, con sede in Penmsilvanya, che possiede una casa a Vero Beach, in Florida.” Dimeticatevi di ottobre, l’economia della Florida è in recessione oggi.

“Trentasette nuovi condomini grattacielo e 20.000 nuove unità abitative vengono ora costruite sui 1.040 acri del centro di Miami, dove le vendite sono scese almeno del 50% durante il mese di maggio, secondo la Florida Association of Realtors [associazione di agenti broker della Florida, ndt]. Le nuove unità si aggiungeranno ai 22.924 condomini già esistenti nella contea di Miami-Dade che erano in vendita in aprile, secondo Jack McCabe, direttore esecutivo della McCabe Research & Consulting LLC a Deerfield Beach in Florida.”

Gli esperti di statistica del Governo hanno esposto diversi motivi di ottimismo nella economia in generale: il livello di impiego rimane forte, la disoccupazione è al 4,5% e la fiducia dei consumatori è ritenuta elevata.

Tuttavia io sono dalla parte del recente sondaggio condotto dal Wall Street Journal/NBC tra il 27 e il 30 luglio 2007 il quale evidenzia che l’andamento dell’economia nazionale è oscuro.

Sulle zone costiere del Maine lo si può percepire da tempo. “Più di due terzi degli americani credono che l’economia sia in recessione ora o che lo sarà nei prossimi anni.”

La Florida è l’epicentro della frenata edilizia degli Stati Uniti a causa della connessione politica tra le elezioni di Jeb Bush del 1998 e di W. nel 2000 e un’insieme di personaggi legati alla più grande bolla di speculazione edilizia nella storia della Florida.

Al Hoffman, il primo presidente della WCI Communities con sede in Florida dichiarò trionfalmente nel 2003 al Washington Post che lo sviluppo della Florida era “una forza inarrestabile”.

In effetti, durante il boom edilizio la commissione locale della contea e la legislatura della Florida dedicarono intere sedute a rendere sempre più diffile ai cittadini intervenire nella protezione della qualità della loro acqua, delle loro comunità dallo sviluppo negativo, e addirittura dal presentare petizioni al proprio governo.

Hoffman era ministro della campagna finanziaria per Jeb Bush nel 1998 e nel 2002 e co-ministro per il presidente Bush nel 2000.

Oggi i mercati edilizi della Florida sono ridotti in brandelli. Il budget stabilito è di circa 1,5 miliardi in totale, mentre gli incassi dalle transazioni immobiliari inaridiscono.

Il prezzo stock della WCI Communities è precipitato. La compagnia ha incaricato Goldman Sachs di analizzare opzioni di vendita per i suoi affari o le sue attività e non è riuscita a trovare un compratore.

La ragione per la quale la WCI Communities non riesce a trovare un compratore è che gli amministratori della compagnia hanno stabilito il suo valore dall’altra parte del baratro economico nel quale le fortune pubblicamente scambiate dei costruttori stanno cadendo.

Fino ad ora i candidati presidenziali hanno ignorato il pericolo come per evitare di subire il colpo quando si è forzati a scegliere un prezzo di mercato e non uno già deciso.

Questa è esattamente la discussione che sta rimbalzando attorno a Wall Street oggi e a centinaia di miliardi di dollari di derivate finanziarie il cui valore è incerto.

Con il passare dei giorni, con il resoconto della frenata edilizia a Miami, e con la produzione delle imprese edili trascinata nella più potente corrente contraria della storia moderna, sta diventando sempre più chiaro, con la stessa certezza dei movimenti della marea dentro e fuori dalla Long Cove, che la questione cruciale nella campagna del 2008 sarà il vortice in atto nel mercato edilizio che attraversa la nazione.

David Leonhardt nell’articolo del New York Times “Tieni gli occhi aperti sulle ipoteche a tasso variabile” (1 agosto 2007) sottolinea freddamente “… il massacro nel mercato ipotecario è andato così in là anche prima che il volume delle ipoteche si fosse ristabilito.”

Il presidente Bush la chiamava “la società del possesso”. Non ne sentite più parlare tanto ormai. Nemmeno avrete sentito parlare della recente visita in Cina del segretario dell’HDU Alfphonso Jackson che è stato rifiutato nel suo tentativo di convincere i cinesi ad acquisire un maggiore debito ipotecario statunitense. All’inizio di giugno, secondo Bloomberg, Jackson ha detto ai cinesi: “Le sicurezze dell’ipoteca offrono alla banca centrale cinese migliori riscontri rispetto ai buoni del tesoro americani allo stesso livello di rischio di credito.” È cosí?

“Il mese di punta per il riassetto ipotecario sarà questo ottobre, secondo Credit Swiss, quando più di 50 miliardi di dollari in ipoteche subiranno per la prima volta una variazione ad un nuovo tasso. Il livello rimarrà intorno ai 30 milardi di dollari mensili per tutto il periodo di settembre 2008. In totale, il tasso di interesse su circa un milione di miliardi di dollari in ipoteche, o il 12 % del totale del paese, sarà ristabilito per la prima volta quest’anno o il prossimo. Un paio di anni fa, in paragone, solo un importo marginale di debito ipotecario, un paio di milardi di dollari, è stato ristabilito ogni mese.”

Sono scarse le probabilità di contenere prima del novembre 2008 il contagio finanziario dato dal mercato ipotecario a poche società di investimento. Sarebbe difficile anche solo contenere le derivate finanziarie legate all’edilizia e non all’enorme mercato di debiti aziendali. Wall Street e l’amministrazione corrente stanno facendo una pressione tremenda per trattenere i commercianti dal valutare i rischi di mercato. È stata una fatica di Ercole e lo sforzo è evidente.

La marea economica sta ora correndo inevitabilmente contro Wall Street come fa qui nella Long Cove: da una parte milioni di proprietari di immobili al punto di panico o oltre mentre cercano di trovare il prezzo per mantenere alte le ipoteche nel decadente mercato delle proprietà, e, dall’altra parte, titolari di “petrodollari” e beneficiari degli squilibri del commercio americano che sono riluttanti a fare cattivi investimenti o ad essere truffati.

Le persone comuni e la maggior parte degli elettori non sono all’altezza della sfida di capire i rischi delle derivate finanziarie. Tuttavia i segnali sono dappertutto.

Il candidato che riuscirà a sollecitare la frustrazione per il crollo del mercato edilizio e la proliferazione di un insostenibile rischio per l’economia sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti.

Alan Farago scrive di ambiente e politica. Può essere raggiunto a questo indirizzo [email protected]

Titolo originale: “Mis-Pricing the Risk. The Candidates and the Collapsing Economy”

Fonte: http://www.counterpunch.org
Link
05.08.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di

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