DI MIKE WHITNEY
Counterpunch.org
Dominique Strauss-Kahn è sicuramente finito dal punto di vista politico, anche se non dovesse essere dichiarato colpevole a New York, dove una cameriera trentaduenne ha detto di essere stata assalita da lui e di essere stata costretta a fare del sesso orale.
Non è più il direttore del FMI e anche la sua candidatura contro Sarkozy sembra cascare a pezzi. Il capo del FMI sicuramente ha nemici nelle alte sfere che saranno al settimo cielo per i suoi guai. Si era recentemente scartato dalla “linea del partito” e stava cambiando la politica della direzione del FMI. La sua conversione sulla via di Damasco è stata sostenuta dall’economista progressista Joseph Stiglitz in un recente articolo, intitolato “La svolta del FMI”. Ecco un estratto:
“La riunione annuale
di primavera del Fondo Monetario Internazionale è stata notevole
nel demarcare gli sforzi del Fondo per distanziarsi dai suoi dogmi di
lunga data sul controllo dei capitali e sulla flessibilità del mercato
del lavoro. Sembra che un nuovo FMI stia gradualmente, e cautamente,
emergendo sotto la leadership
di Dominique Strauss-Kahn.
Poco più di 13 anni
prima, alla riunione del FMI a Hong Kong nel 1997, il Fondo aveva tentato
di rettificare il suo statuto in modo da dare una maggiore libertà
di movimento alla liberalizzazione del mercato dei capitali. La tempistica
non poteva essere peggiore: la crisi dell’Asia dell’Est stava emergendo,
una crisi che era per larga parte il risultato della liberalizzazione
del mercato dei capitali in una regione che, a causa dell’elevato
risparmio, non ne aveva alcun bisogno.
Quella spinta fu incoraggiata
dai mercati finanziari occidentali e dai ministri delle finanze dell’Occidente che li hanno serviti tanto fedelmente. La deregulation
finanziaria negli Stati Uniti fu la prima causa della crisi globale
che scoppiò nel 2008 e la liberalizzazione del mercato dei capitali
contribuì a diffondere questo trauma “made in the USA” in
tutto il mondo. […] La crisi ha dimostrato che i mercati liberalizzati
e senza regole non sono né efficienti né stabili.” (“La
svolta del FMI”, Joseph Stiglitz, Project Syndicate)
E allora Strauss-Kahn stava cercando
di indirizzare il settore bancario in una direzione più positiva, che
non richiedesse alle nazioni di lasciare libero l’ingresso alle devastazioni
del capitale straniero che entra con rapidità – per spingere in alto
i prezzi e creare le bolle speculative – e se ne va altrettanto velocemente,
lasciando alle spalle il flagello dell’elevata disoccupazione, del
crollo della domanda, delle industrie in bilico e della recessione.
Strauss-Kahn aveva progettato una via
“più morbida e gentile” che non avrebbe forzato i
leader stranieri a privatizzare le loro industrie di stato o a demolire
i sindacati. Naturalmente le sue iniziative non sono state ben accolte
dai banchieri e dalle aziende che volevano che il FMI legittimasse il
loro saccheggio del pianeta. Queste sono persone che considerano che
le odierne politiche siano “proprio corrette ” perché producono
i risultati voluti, ossia profitti più alti per sé e povertà sempre
più diffusa per tutti gli altri.
Ancora Stiglitz:
“Strauss-Kahn si sta
dimostrando un leader sagace del Fondo Monetario Internazionale. […]
Così Strauss-Kahn ha concluso il suo discorso al Brookings Institution
poco tempo prima della recente riunione del Fondo: ‘In definitiva,
il lavoro e l’uguaglianza sono le fondamenta della stabilità economica
e della prosperità, della stabilità politica e della pace. Questo
deve essere il cuore del mandato del FMI. Deve essere posto al centro
dell’agenda politica.’
Giusto. E così il FMI sta diventando un agente della redistribuzione della ricchezza… (per) ‘rafforzare le contrattazioni collettive, per ristrutturare i mutui, ristrutturare le politiche fiscali e quelle di spesa per stimolare subito l’economia con investimenti a lungo termine e implementare politiche sociali che assicurino opportunità a tutti”? (secondo le parole di Stiglitz)
Buona fortuna.
Date un’occhiata alla World Campaign
e giudicate da soli se Strauss-Kahn era diventato un “peso”
che andava eliminato per far sì che il business
della sottrazione di ricchezza dalle persone più povere potesse continuare
a un buon ritmo:
“Per decenni il FMI
è stato associato dagli attivisti contro la povertà, contro la
fame e lo sviluppo come l’emblema di qualsiasi cosa che avesse a che
fare con le politiche fiscali del mondo ricco nei confronti del resto
del pianeta, in particolar modo nei confronti delle nazioni povere,
con la sua condotta rigida sulle politiche fiscali basate sulla riduzione
della spesa, mentre nel frattempo il prezzo dei mutui e la filosofia
economica dei tagli alle imposte per i ricchi permettevano alle élite
tradizionali di mantenere lo status
quo e alla maggioranza di restare povera e priva di potere. In un
mondo sempre più in rivolta per queste ragioni, dopo la crisi globale
della finanza e mentre le politiche e le regolamentazioni che
avevano funzionato dopo la Grande Depressione venivano in larga parte
abbandonate, il direttore del FMI, Dominique Strauss-Kahn, non ha fatto
nient’altro che pronunciare affermazioni favolose su come il Fondo
e il resto del mondo dovessero cambiare politica.
“In un articolo di oggi
nel Washington Post, Howard Schneider scrive che, dopo le nuove
regolamentazioni delle compagnie finanziarie e il coinvolgimento del
governo nell’economia che hanno seguito la crisi del 2008, per Strauss-Khan
‘il lavoro era fatto solo a metà, visto che stava portando il Fondo
a un deciso ripensamento delle sue teorie economiche. Nelle ultime riflessioni,
ha fornito un riassunto delle sue conclusioni: la regolazione dei mercati
da parte degli Stati deve essere più estesa; le politiche devono creare
una maggiore redistribuzione dei redditi; le banche centrali devono
fare di più per prevenire che i prezzi dei mutui e delle risorse
salgano troppo velocemente. ‘Il pendolo oscillerà tra mercato e stato’,
sono le parole di Strauss-Kahn in un discorso alla George Washington
University della scorsa settimana. ‘La globalizzazione ci ha dato
tanto… ma ha anche un lato oscuro, un baratro sempre più grande che
separa i ricchi dai poveri. Ovviamente abbiamo bisogno di una nuova
forma di globalizzazione per prevenire che la ‘mano invisibile’ dei
mercati scarsamente regolati diventi un ‘pugno invisibile’.”
Ripeto: “[…] un fondamentale
ripensamento della teoria economica […] (una maggiore) “redistribuzione
dei redditi […] (maggiore) regolamentazione delle compagnie finanziarie,
[…] le banche centrali dovranno fare di più per prevenire un’eccessivo aumento dei prezzi dei mutui e delle risorse”.
Non ci sarà nessuna rivoluzione al Fondo Monetario Internazionale. Sono sciocchezze. L’istituzione fu creata con la chiara intenzione di saccheggiare le nazioni povere
e ha fatto davvero un bel lavoro. Non ci sarà neppure un cambiamento di politica. Perché ci dovrebbe essere? I bancari e i lavativi delle multinazionali hanno improvvisamente sviluppato una coscienza e deciso di dare una mano all’umanità mentre ha l’acqua alla gola? Siamo seri.
Strauss-Kahn è stato rimpiazzato dal numero due del Fondo Monetario, John Lipsky, ex vice direttore di JPMorgan Investment Bank. Cosa ne pensate di questo “cambiamento in cui puoi credere “? (ndt: allusione allo slogan di Obama, The Change You Can Believe In)
Mike Whitney vive nello stato
di Washington.
Fonte: http://www.counterpunch.org/whitney05162011.html
15.05.2011
Traduzione per www.comedochisciotte.org a cura di SUPERVICE