DI AMY GOODMAN
CommonDreams
Howard Zinn, storico leggendario, scrittore ed attivista, è morto la scorsa settimana ad 87 anni. Il suo libro più famoso è “A People’s History of the United States” (“Storia del popolo americano. Dal 1492 a oggi” ultima edizione Il saggiatore, 2007)). Durante un’intervista lo scorso Maggio proprio Zinn mi ha spiegato che “L’idea di una storia del popolo è andare oltre a ciò che si studia a scuola… della storia vista dagli occhi dei presidenti e dei generali nelle battaglie combattute durante la Guerra Civile, è passare alle voci delle persone comuni, dei ribelli, dei dissidenti, delle donne, degli afroamericani, degli asiatici-americani, degli immigrati, dei socialisti e degli anarchici e dei seminatori di zizzania di ogni tipo.”
Nella foto: Howard Zinn e il rapper Lupe FiascoMi sembra giusto iniziare a scrivere della sua vita all’inizio del mese per la storia afroamericana. Anche se lui era bianco ha scritto molto sulle lotte per i diritti civili e vi ha anche partecipato in prima persona.
Cinquanta anni fa, il primo Febbraio 1960, quattro studenti di colore entrarono nel F.W Woolworth store a Greensboro nel Nord Carolina sedendosi ad un tavolo riservato ai bianchi. I camerieri si rifiutarono di servirli e loro tornarono ogni giorno. Ogni volta che succedeva sempre più gente arrivava insieme a loro. Il movimento per la de-segregazione dei punti di ristoro si diffuse in altre città del sud e, a partire da Luglio, il Woolworth di Greensboro era completamente de-segregato.
Questa settimana, l’associazione e il museo per i diritti civili internazionali ha aperto la sua sede proprio in quel luogo di protesta.
In quel periodo, quello dei sit-in, Zinn era un docente dello Spelman College, uno storico college per ragazze di colore della città di Atlanta. Mi ha raccontato come mai, dopo sette anni, fu licenziato: “Gli studenti dello Spelman uscirono dallo stato di torpore del college durante il periodo dei sit-in ed iniziarono così a frequentare la città, vennero arrestati durante queste manifestazioni, tornarono con gli animi infiammanti e determinati a cambiare le condizioni di vita all’interno del campus.… li ho supportati durante la loro ribellione e per l’amministrazione questo è stato troppo”.
Zinn stesso ha scritto nella parte conclusiva di “A People’s History”: “Quando sono andato allo Spelman ho iniziato a leggere libri sulla storia afroamericana che non avevo mai letto nelle liste che mi assegnavano in università. Non ho mai potuto imparare nulla sui tanti massacri delle persone di colore, passati sotto il silenzio del governo che invece ha il preciso compito, sancito dalla Costituzione, di proteggere i diritti di tutti.”
Uno dei suoi studenti dello Spelman è l’autrice premio Pulitzer Alice Walker. Subito dopo aver saputo della sua morte, la Walker ha commentato: “Fu cacciato perché lui ci voleva bene e ha dimostrato questo suo sentimento semplicemente stando insieme a noi. Lui ha amato i suoi studenti. Non capiva perché noi saremmo dovuti essere cittadini di serie b.”
Solo pochi anni fa Zinn è stato invitato di nuovo allo Spelman per pronunciare il discorso di apertura dell’anno accademico e ricevere una laurea ad honorem.
Il grande linguista e dissidente Noam Chomsky, un amico di vecchia data di Zinn, ha sottolineato il profondo impegno di Zinn riguardo lo studio di quelli che lui chiamava “gli innumerevoli piccoli gesti di persone sconosciute” che si legano ai grandi avvenimenti storici. Co-autore insieme a Anthony Arnove, Zinn ha pubblicato la sua storia del popolo americano, con discorsi, lettere e le fonti originali di quelle “persone sconosciute” che però hanno fatto la storia, è stato inoltre girato un documentario con le testimonianze di molti personaggi famosi che ha debuttato su History Channel nella stessa settimana in cui Zinn è morto. Il produttore esecutivo è stato Matt Damon che ha dato grande risalto all’opera di Zinn con il suo famoso film “Will Hunting. Genio ribelle” (Good Will Hunting) in cui il personaggio di Will raccomanda il libro di Zinn al suo psichiatra. Damon era il vicino di casa di Zinn a Newton in Massachusetts e lo conosceva da quando aveva 10 anni.
Nel Maggio scorso, quando ho intervistato Zinn, lui fece una riflessione sui primi mesi della presidenza di Barack Obama: “Io spero che il Presidente Obama si ricordi delle parole di Martin Luther King. Sono certo che gli stia rendendo omaggio con i suoi discorsi, come dovrebbe fare chiunque, ma è necessario che ci pensi anche prima di lanciare missili sul Pakistan, prima di approvare un bilancio militare gonfiato come questo, prima di aumentare le truppe in Afghanistan e prima di opporsi al sistema [sanitario] a singolo pagatore [si veda Wikipedia N.d.r.]. Obama dovrebbe chiedersi “Cosa farebbe Martin Luther king in questa situazione? E cosa direbbe?” E, se solo ascoltasse davvero le sue parole, avremmo ora un presidente molto diverso da quello che si dimostrato sino a oggi. Penso che dovremmo ricordare al presidente le sue promesse per riuscire a farlo essere diverso e più coraggioso, ed innescare un vero cambiamento. Finora non ha mantenuto molta fede a questa promessa.”
Amy Goodman è la conduttrice di “Democracy Now!”, trasmissione radio-tv in onda ogni giorno su 800 stazioni nel Nordamerica. Premiata nel 2008 con Right Livehood Award, il Nobel alternativo, consegnatole dal parlamento svedese lo scorso Dicembre. Denis Moynihan ha contribuito alle ricerche per la realizzazione di questo articolo.
Titolo originale: “Howard Zinn: The People’s Historian”
Fonte: http://www.commondreams.org
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03.02.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RAFFAELLA COLOMBI