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Hot spot

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A cura di Nestor Halak
Il 14 Aprile 2023
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Nestor Halak per Comedonchisciotte.org

Oggi ho avuto l’ardire di guardare (parzialmente) un telegiornale nonostante sappia benissimo che non dovrei farlo perché finisco per innervosirmi. Dopo penose interviste a qualche politico semianalfabeta e reportage di propagandisti inviati a spese nostre in Ucraina (non potrebbero dire le stesse sciocchezze standosene comodamente seduti in una sede televisiva e risparmiarci almeno le spese di viaggio?), siamo finalmente approdati (è il caso di dirlo), all’immancabile collegamento in diretta col celebre ”hot spot” perennemente sull’orlo del collasso di Lampedusa.

Il propagandista inviato in loco (sempre perfettamente inutile e sempre perfettamente a nostre spese), oltre a sputacchiare ogni dieci parole l’odiosa espressione “hot spot” (cosa minchia è un “hot spot”? Perché questi entusiasti ripetitori di retorica non usano la loro lingua madre almeno quando non si rivolgono direttamente ai loro padroni  e lo chiamano correttamente centro di ingresso, smistamento, accoglienza o qualche altro eufemismo simile?), cercava di convincere il pubblico pagante della generosità degli indigeni che invece di essere infastiditi dai continui arrivi, che si direbbe dovrebbero causar loro non pochi problemi,  accolgono con entusiasmo i “migranti” ed anzi sono quasi contenti di questo nuovo tipo di turisti che non amano l’abbronzatura ed i soldi li spendono solo presso gli scafisti.

Segue tutta la pantomima che si ripete eternamente e quotidianamente  di storielle strappalacrime con minori e donne incinte, nonché ammaestramenti pastorali delle massime cariche ecclesiastiche e ammaestramenti laici, ma non troppo, e moniti delle massime autorità costituite o,in mancanza di meglio, di qualche capitano dei carabinieri che finge di parlare a braccio, ma pare leggere un polveroso bollettino ufficiale d’altri tempi.

Mi chiedo: ma perché, di grazia, invece di tenere occupate le navi e gli aerei della guardia costiera (sempre a nostre spese) in compiti diversi dal loro vero lavoro, invece di lasciare che le navi delle “ong” facciano la spola da poco fuori le spiagge africane ai nostri porti, invece di mettere isole intere in perpetua emergenza, non organizzano un regolare servizio di traghetti dalla Libia e dalla Tunisia con tanto di moli dedicati e servizi a bordo? In questo modo tutto sarebbe più semplice, chiaro ed efficiente: si eviterebbe di far arricchire la mafia degli scafisti, si potrebbero costruire “hot spot” più efficienti nei pressi di porti di sbarco organizzati più razionalmente con tutta la loro brava burocrazia e soprattutto si eviterebbero i pericoli delle traversate su mezzi inadeguati e i susseguenti ipocriti piagnistei mediatici e rimproveri papali come fosse colpa più mia che sua quando qualcuno inevitabilmente affoga.

Che senso ha continuare con questa risibile sceneggiata dell’”immigrazione clandestina”? Se qualcosa è illegale, lo stato non può che combatterla: così come adesso ha piuttosto l’aria di favorirla e proibirla al medesimo tempo rendendosi perciò solo ridicolo. E in questo non vedo alcuna reale differenza tra l’attuale amministrazione e la precedente, tra la maggioranza e l’opposizione se non modesti cambiamenti di accento nei toni della  propaganda.

Per fortuna il rimedio è semplice: basta organizzare una bella linea di traghetti sicuri, dichiarare tutto legale facendo finalmente un poco di chiarezza su tutta l’operazione: capire chi fa cosa e perché. I trafficanti sarebbero finalmente rovinati e le “ong”, con il loro carico di utili idioti, si potrebbero dedicare a qualche rivoluzione colorata la dove lo Zio Sam vorrà loro indicare o, in mancanza, potrebbero sempre salvare la foca monaca dai gitanti domenicali.

Lo stato si prenderebbe le sue responsabilità di fronte ai cittadini facendo delle scelte politiche chiare e palesi senza nascondersi dietro il dito delle “ragioni umanitarie”. D’altra parte chi vogliono far fesso? Se le ragioni umanitarie contassero davvero qualcosa rispetto a quelle politiche, non invierebbero armi in Ucraina, non avrebbero partecipato attivamente al bombardamento della Jugoslavia o alla brutale invasione dell’Iraq o dell’Afghanistan che hanno provocato centinaia di migliaia di morti compresi vecchi, bambini e donne incinte, avendo poi pure il coraggio di fare i martiri quando i partigiani iracheni hanno eliminato qualcuno tra le truppe occupanti. In quei casi non sarebbe stato neppure necessario “correre in soccorso”: sarebbe stato sufficiente non andarli ad ammazzare a casa loro. Cosa mostravano allora gli “inviati speciali”, ve li ricordate? Madri coi figli morti tra le braccia? No, facevano  piuttosto vedere i cieli di Baghdad e Belgrado con i gloriosi e vindici proiettili traccianti della democrazia, quasi fosse la festa del santo patrono.

Tanto più che magari il problema degli arrivi illegali non è forse così cruciale come si potrebbe dedurre dallo spazio loro dedicato nei telegiornali: infatti tra le innumerevoli sciocchezze che i propagandisti blaterano nei “collegamenti in diretta”, manca sempre e comunque una sia pur vaga indicazione della proporzione tra gli arrivi di immigranti illegali e quelli legali. Possibile che nessuno se lo sia mai chiesto? Chissà, potremmo anche scoprire che la percentuale dei clandestini non è poi così importante e che il problema vero, parlando di numeri, stia altrove.

Di sicuro la situazione in corso appare quella di un paese (formalmente) indipendente, ma incapace di controllare i propri confini, incapace di impedire l’ingresso a coloro che il governo stesso definisce “illegali”, incapace di accogliere adeguatamente quelli che invece definisce legali, incapace di esporre con chiarezza al suo stesso popolo quale sia a conti fatti la sua politica in proposito, cioè, per dirla chiara, quanti immigrati ritiene di dovere e potere accogliere in totale ogni anno, perché intende farlo, come pensa di sistemarli e con quali risorse ed infine se è in grado o no di far rispettare i limiti eventualmente imposti oppure se ritiene non esserci alcun limite. I cittadini dovranno pur saperlo per giudicare il suo operato.

Così com’è, lo spettacolo è semplicemente penoso. Roba da hot spot.

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