DI F. WILLIAM ENGDAHL
Online Journal
Quando Henry Paulson accettò di lasciare il suo incarico di presidente della potente banca di investimenti di Wall Street, Goldman Sachs, per andare a Washington come Segretario del Tesoro nel 2006 chiese poteri straordinari, di fatto come uno zar dell’economia. Li ottenne.
Paulson è anche a capo del Gruppo di Lavoro Presidenziale per il Mercato Finanziario – il segretario del tesoro e presidente del Federal Reserve Board, della Commissione di Sicurezza e Scambi e della Commodity Futures Trading Commission. Il Gruppo di Lavoro è l’equivalente nel mondo finanziario della stanza della guerra al Pentagono.
Paulson, e non il presidente della Fed Bernanke, è la persona che gestisce le crisi per l’amministrazione. E le sue azioni recenti indicano che ha perso il controllo dei problemi mentre questi, dalle compagnie di prestiti semigovernative Freddie Mac e Fannie Mae al collasso del mercato multimiliardario dei fondi Asset Backed Securities (ABS) all’economia reale si stanno unendo nella peggior crisi dalla Grande Depressione degli anni ’30.
“Il sistema bancario statunitense è sicuro”
In una strana eco del presidente Herbert Hoover nel 1932, durante una campagna presidenziale contro Roosevelt, in seguito al crollo della borsa e al collasso di numerose banche minori, Paulson è recentemente apparso sulle TV nazionali per dichiarare “il nostro sistema bancario è sicuro e in salute.” Ha aggiunto che la lista delle banche coinvolte è “una situazione ben gestibile.” In effetti ciò che non ha detto è che l’agenzia federale per l’assicurazione dei depositi, il Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), ha un elenco di banche problematiche che ne conta 90. In quell’elenco non sono incluse banche come Citigroup, fino a poco tempo fa la banca più grande al mondo.
[Henry Paulson e Ben Bernanke]
La dichiarazione fatica a rassicurare. La cassa di risparmio della California, la IndyMac Bank, che è stata dichiarata insolvente un mese fa, non era sulla lista della FDIC fino ad una settimana prima del collasso. La verità è che la crisi creata dal garantire milioni di mutui sulla casa come nuovi strumenti finanziari e dalla vendita dei pacchetti ai fondi pensionistici e agli investitori si sta gonfiando come una palla di neve che rotola giù dalle alpi svizzere.
L’indicatore della mancanza di controllo è la dichiarazione di Paulson di qualche settimana fa che dice che “alla istituzioni finanziarie deve essere permesso fallire.” Questo succedeva due settimane prima che Paulson andasse al Congresso per “chiedere all’autorità congressuale di comprare quote illimitate come prestito a Fannie Mae e Freddie Mac.” Come ho riportato nel mio recente pezzo, Financial Tsunami: The Next Big Wave is Breaking: Fannie Mae Freddie Mac and US Mortgage Debt (Lo Tsunami Finanziario: La Prossima Grande Ondata sta Arrivando: Fannie Mae, Freddie Mac e il debito USA sui mutui), le due compagnie private hanno assicurato mutui sulla casa per 6.000 miliardi di dollari, la metà dell’intero debito USA sui mutui. Paulson ha motivato la richiesta definendo Fannie Mae e Freddie Mac “l’unica parte funzionante del mercato dei prestiti sulla casa.”
Questo richiama l’affermazione di un “sistema bancario sicuro.” Possiamo avere un sistema bancario sicuro in cui la sola parte funzionante è letteralmente insolvente – il suo debito maggiore del suo capitale?
È ben noto a Wall Street che alcune delle maggiori istituzioni finanziarie hanno immensi problemi non dichiarati con i fondi ABS che hanno stimato molto più alti del loro valore reale per far figurare i loro registri migliori di quello che sono. I nomi Citigroup, Lehman Bros., Morgan Stanley, anche la vecchia azienda di Paulson, Goldman Sachs e chiaramente gli inventori della subprime mortgage securitization, Merrill Lynch, posseggono tutti un’enorme fetta di quello che viene chiamato Capitale Livello Tre, capitali che nessuno vuole comprare ma di cui la banca dichiara il valore basandosi sulla “fantasia.” In breve, il valore di queste istituzioni alla base del sistema finanziario statunitense è estremamente sopravvalutato in confronto a quello reale che sono state costrette a mettere sul mercato oggi. Commentando cinicamente, i lettori non dovrebbero aspettarsi nessun rimedio alla crisi dal presidente Barack Obama. Il capo del settore finanziario della campagna nazionale di Obama è il miliardario Penny Pritzker, che tra le altre cose è erede degli Hotel Hyatt. Fu Pritzker assieme a Merrill Lynch 10 anni fa che per primo sviluppò il modello per garantire il capitale reale dei mutui subprime, scatenando l’attuale tsunami finanziario.
Citigroup è già stata costretta ad andare a Dubai ad elemosinare miliardi di liquidi. Dopo aver annunciato di non aver bisogno di altri capitali. Ora Citigroup ha annunciato piani di vendita di 500 miliardi di dollari di capitali per raccogliere fondi. La domanda che l’investitore attento sta facendo è se Citigroup sia davvero in grado di adempiere. In modo simile Merrill Lynch ha raccolto 6.6 miliardi dalla Kuwaitiana Mizuho, dichiarandosi in salute, e qualche settimana dopo ha dovuto raggranellare ulteriori capitali. Morgan Stanley ha venduto il 10% della compagnia alla China International Corp.
La contrazione rapida dell’economia reale
Dietro le dichiarazioni rassicuranti di Paulson ed altri sul fatto che “il peggio è passato”, la realtà del collasso del credito dall’agosto 2007 è quella di una contrazione economica che, come ho detto più volte in questo spazio, supererà la Grande Depressione del periodo 1929 – 1938.
Un buon amico, costruttore disoccupato in una zona prosperosa dell’Arizona, mi ha appena mandato la seguente lista di grandi magazzini al dettaglio chiusi negli Stati Uniti. Non ha nessun valore che oltre il 70% del PIL degli Stati Uniti viene dalle spese dei consumatori e che l’intera strategia della Federal Reserve di Alan Greenspan, dopo lo scoppio della bolla borsistica del marzo 2000, fosse di portare i tassi di interesse statunitensi ai livelli più bassi dagli anni ’30 per stimolare la spesa da parte dei consumatori sul credito, cioè sul debito, per evitare la recessione. Ecco la lista dei negozi che hanno chiuso in America nelle ultime settimane:
Ann Taylor, chiude 117 negozi in tutta la nazione.
Eddie Bauer, chiuderà altri negozi dopo i 27 chiusi nel primo trimestre
Lane Bryant, Fashion Bug, Catherines, 150 negozi chiusi in tutta la nazione
Talbots, J. Jill, chiudono negozi. Talbots chiuderà tutti i suoi 78 punti vendita per uomo e bambino più altri 22 negozi poco produttivi. I 22 punti vendita saranno un misto tra Talbot’s donna e J. Jill.
Gap inc., chiude 85 punti vendita
Foot Locker, chiude 140 punti vendita
Wickes Furniture è in fallimento e chiude tutti i suoi negozi. La ditta, che da 37 anni si indirizza ai consumatori di fascia media, ha richiesto il mese scorso la protezione fallimentare.
Levitz, vendita al dettaglio di arredamento, ha annunciato di essere in fallimento e di chiudere tutti i suoi 76 negozi a dicembre. Il rivenditore è nato nel 1910.
Zales, Piercing Pagoda ha in programma la chiusura di 82 negozi entro il 31 luglio per poi chiuderne altri 23 poco attivi.
Il proprietario di Disney Store ha il diritto di chiudere 98 negozi.
Home Depot ha 15 punti vendita in chiusura a causa di un mercato della casa e di un’economia statunitense in tracollo. La decisione interesserà 1300 impiegati. È la prima volta che la più grande catena al mondo di negozi per la casa chiude un negozio di punta.
CompUSA (chiuso).
Macy’s, chiude nove negozi.
Movie Gallery, società di video noleggio, ha in programma la chiusura di 400 Movie Gallery e Hollywood Video Stores su 3500 esistenti oltre ai 520 punti che la catena ha chiuso lo scorso autunno come conseguenza della bancarotta.
Pacific Sunwear, chiude 153 Demo stores.
Pep Boys, chiude 33 rivendite di ricambi per auto.
Sprint Nextel, chiude 125 punti con 4000 impiegati, che seguono i 5000 sospesi lo scorso anno.
J. C. Penney, Lowe’s e Office Depot stanno facendo passi indietro.
Ethan Allen Interiors, programma la chiusura di 12 punti vendita su 300 per tagliare i costi.
Wilsons the Leather Experts, chiude 158 negozi.
Bombay Company, chiude tutti i 384 negozi negli USA.
Dillard’s Inc. chiude altri sei negozi quest’anno.
Per chiunque abbia familiarità con i centri commerciali o i negozi al dettaglio americani, ciò rappresenta uno sconvolgimento della vita economica di tutti i giorni della nazione, dai negozi di arredamento all’abbigliamento ai videonoleggi alla pelle. Il processo è solamente cominciato e nessuno dei maggiori candidati alla presidenza ha osato parlarne in campo economico, in quanto evidentemente non hanno da offrire soluzioni che non mettano in pericolo i finanziamenti alla loro campagna. Obama non è legato solo a Pritzker ma anche al miliardario di Omaha Warren Buffett e a George Soros. McCain dipende dai contributi tradizionali del partito repubblicano, che chiede riforme fiscali per chi percepisce i guadagni più alti e un trattamento di laissez faire per le banche nei confronti di milioni di proprietari di fronte all’impossibilità di riscattare la propria casa e al blocco dei capitali da parte delle banche.
Le banche di tutto il paese hanno applicato severi tagli ai prestiti, per timore di insolvenze. Questo ha aggravato il collasso dei consumatori documentato sopra. Centinaia di migliaia di broker, banchieri grandi e piccoli, impiegati del settore del mobile, commessi e lavoratori edili non sono capaci di trovare lavoro. Ci sono licenziamenti in massa e chi lavora lo fa spesso ad orario ridotto. In giugno le vendite di auto sono calate del 28% per Ford, del 18% per General Motors e del 21% per Toyota, cosa che porterà ad altri tagli nelle settimane a venire. Questa sarà la prossima ondata di disoccupazione.
La realtà economica non è rispecchiata dalle statistiche ufficiali del Dipartimento del Commercio o di quello del Lavoro. I dati vengono continuamente “rivisti” per occultare l’amara realtà in un anno di elezioni.
Un mio buon amico, l’economista californiano John Williams, ha meticolosamente registrato tali “revisioni dei dati” per più di 25 anni, e ha scoperto una realtà così allarmante da spingerlo a fondare un servizio supportato indipendentemente, “Shadow Government Statistics” [statistiche ombra del governo, ndt] in cui fa delle stime dei conti reali e non delle leggende ufficiali.
Secondo i conti di William l’economia statunitense è entrata in recessione, definita in due trimestri consecutivi di PIL negativo, alla fine del 2006. Da allora la recessione si è estesa, in modo particolarmente drammatico negli ultimi 12 mesi. Un fatto poco noto è che il Dipartimento del Lavoro pubblica anche sei diverse statistiche sulla disoccupazione, da U1 a U6. L’indice di disoccupazione “ufficiale” è quello definito con precisione in U3, e si attesta al 5,5%. comunque, come fa notare William, U6 è l’indice reale e dichiara ufficialmente il 9,7% di disoccupazione. Dai suoi calcoli risulta che il 13,7% della popolazione al momento attuale è disoccupata e in cerca di impiego.
Una spiegazione personale
Il costruttore dell’Arizona disoccupato che ho citato sopra mi ha mandato di recente la seguente nota personale sulla situazione. “Ecco come la cosa appare alla gente come me: la vendita dei capitali reali è stata la forza motrice dell’economia in molte aree del paese durante gli ultimi dieci anni o più. Da tre anni viviamo una fase discendente del mercato. Abbiamo visto che il costo per mettersi in affari è salito per i costruttori, assieme ad un calo dei compratori, in quanto tutti tirano la cinghia, e all’impossibilità di vendere le case già esistenti. Molti datori di lavoro sono stati costretti a interrompere migliaia di opere per fallimento. Se la gente ha un lavoro, è preoccupata di perderlo. Non è più possibile spostarsi al lavoro in auto per lunghe distanze in quanto la benzina costa il doppio del 2006. C’è stata una caduta del 40% del valore delle case di proprietà. Molta gente è ‘sommersa’ dalle proprie case, nel senso che sono indebitati per somme maggiori del suo valore di mercato. Quindi molta gente sottoimpiegata non risulta nelle statistiche di disoccupazione del governo. I lavoratori autonomi come me non vengono mai conteggiati.”
Il costruttore dell’Arizona continua, “Oggi nessuno costruisce. L’inventario delle case invendute è triplo rispetto al 2003. Le banche non danno più così facilmente i prestiti per la casa. Molti agenti immobiliari non vendono una casa da due anni. Gli edifici vuoti stanno diventando la normalità. In molte zone la disoccupazione nel settore delle costruzioni e del 50% o più. Decine di migliaia di messicani irregolari che facevano gran parte del lavoro manuale sono tornati in Messico per trovare lavoro. Io faccio manutenzione e lavoretti di tutti i generi, grandi o piccoli, e guadagno il 70 – 90 percento di quello che serve per sopravvivere con una famiglia di una moglie e tre bambini. I miei risparmi fanno il resto. Non può andare avanti così troppo a lungo. Siamo passati da una situazione agiata e tranquilla ad una nervosa e precaria, e le opportunità sono diminuite in soli tre anni. Facevamo parte della classe media.”
Continua…
F. William Engdahl è l’autore di “A Century of War: Anglo-American Oil Politics and the New World Order” (Pluto Press) e“Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation.” Sta lavorando ad un nuovo libro, dal quale è stato adattato questo pezzo, “Power of Money: The Rise and Decline of the American Century.” Può essere contattato attraverso il suo sito internet www.engdahl.oilgeopoitics.net.
Titolo originale: “Henry Paulson has lost control over US finance and economy”
Fonte: http://onlinejournal.com
Link
05.08.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DIEGO VARDANEGA