SOREN SEELOW INTERVISTA J.F. PONCET
Le Monde
Nei giorni successivi alla fine dei bombardamenti israeliani, la Francia sembra avere adottato sulla questione palestinese un atteggiamento più realista rispetto a quello dell’Italia e di altri paesi europei totalmente allineati ad Israele. Tale posizione è testimoniata da un esplicito riconoscimento del ruolo di Hamas, illustrato in questa intervista dal vice-Presidente della Commissione per gli affari esteri del Senato francese. Un ulteriore segno di un atteggiamento meno remissivo rispetto agli altri paesi occidentali è dato dalla severa posizione presa dal governo francese che il 28 Gennaio ha richiamato da Israele il proprio ambasciatore per consultazioni dopo che i soldati israeliani avevano bloccato un convoglio diplomatico e aperto il fuoco su di esso a scopo intimidatorio. N.d.r.
Jean François-Poncet (UMP), vice-Presidente della Commissione per gli affari esteri del Senato, alla fine del mese di gennaio ha incontrato a Damasco un alto responsabile di Hamas, nell’ambito di una missione del Senato francese sulla situazione in Medio Oriente. In seguito all’intervista, Israele ha annunciato, martedì 3 febbraio, di aver annullato tutti gli appuntamenti previsti per la delegazione senatoriale alla quale partecipava ugualmente la senatrice del PS Monique Cerisier-Ben Guiga.
Il Sen. François-Poncet, che è stato Ministro degli Esteri sotto il governo di Raymond Barre (1978-1981), ritiene che Hamas sia ormai aperto al dialogo con Israele e che debba essere considerato come un interlocutore a pieno titolo.Jean François-Poncet: abbiamo incontrato Khaled Mechaal, responsabile dell’ala politica di Hamas, che ha sede a Damasco. L’obiettivo era conoscere la posizione di Hamas, che è palesemente diventato un attore imprescindibile nella scena medio-orientale e un partner che non è possibile ignorare nell’ambito di una regolamentazione del conflitto tra Israele e i Palestinesi. Hamas non è più il movimento rivoluzionario e religioso che si vorrebbe descrivere. Questo movimento ha oggi un vero seguito presso i Palestinesi, probabilmente più di quanto ne abbia Mahmoud Abbas, il presidente dell’Autorità palestinese. La sensazione che ho avuto è che esso si sia ormai posto nel quadro di una negoziazione con Israele. Hamas è ancora nella lista delle organizzazioni terroristiche, ma abbiamo la sensazione che questa fase del suo sviluppo sia ormai superata.
Dunque, lei non considera il lancio di razzi come atti terroristici?
JFP: I lanci si inscrivono in un quadro di scontri tra Israele e il movimento palestinese a Gaza. Lei non si chiede se l’attacco israeliano a Gaza sia terrorismo. Non bisogna dimenticare che la tregua conclusa tra Hamas e Israele, finita tre mesi fa, comportava per l’enclave di Gaza di avere normali relazioni con l’esterno; ora, gli Israeliani hanno imposto un blocco estremamente restrittivo. Il che ha incitato Hamas a non rinnovare la tregua e a cominciare a lanciare razzi. Ha avuto torto, sicuramente, ma ciò fa parte del braccio di ferro che si svolge in Medio-Oriente.
Ma lei è nella posizione di sapere bene che Israele non considera Hamas un interlocutore …
JFP: E’ certo che Israele ha reagito molto male al nostro colloquio con il signor Mechaal. Hanno annullato tutti i nostri appuntamenti perché per il momento rifiutano che si possano avere contatti con Hamas. Agendo in questo modo, Israele comunica a tutto il mondo che coloro che prendono contatti con Hamas saranno messi in frigorifero. Ma siamo di fronte ad un’evoluzione …
Oggi né la Francia né l’Europa considerano Hamas come un interlocutore. Ma verrà il momento in cui tutto il mondo, a cominciare dagli Americani, sarà obbligato a riconoscere i fatti. Si parla di riunire i Palestinesi, il che significa riunire Abu Mazen (Mahmoud Abbas) e Hamas in un governo di unità nazionale, che è inevitabile se si vuole un accordo di pace che tenga. Noi ci siamo impegnati a negoziare con questo governo di unità nazionale e in questo governo ci sarà Hamas. Di fatto fa parte degli attori.
Spesso viene evocato lo statuto di Hamas che prevede la distruzione di Israele. E’ ancora attuale?
JFP: No, ne abbiamo parlato. Il signor Mechaal l’ha spazzato via con un gesto della mano. Si tratta di uno statuto, come quello che ha avuto l’OLP prima di rinunciarvi. [Mechaal] non ha parlato di rinunciarvi, ma non vi ha mai fatto riferimento. E’ una fase che mi sembra ormai superata.
Questo statuto non è incompatibile con lo status di interlocutore che lei riconosce ad Hamas?
JFP: Dal momento in cui questo movimento si pone nella prospettiva di un negoziato, è per forza con Israele. Certamente, non si propone di riconoscere Israele. Ma il fatto di entrare in un negoziato sarebbe incomprensibile se non implicasse di riconoscere l’interlocutore con cui si parla.
Titolo originale: “Le Hamas n’est plus le mouvement révolutionnaire et religieux que l’on veut bien décrire”
Fonte: http://www.lemonde.fr
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03.02.2009
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MATTEO BOVIS