DI NICK EGNATZ
Intrepid Report
Quattro giorni prima che il presidente Obama annunciasse la decisione unilaterale di far guerra alla Libia sotto le mentite spoglie di un intervento umanitario NATO per proteggere le vittime civili, l’Unione Africana si era riunita in Etiopia per discutere la proposta del presidente libico Gheddafi di unire il continente africano e i paesi arabi in una confederazione che si sarebbe chiamata Stati Uniti d’Africa [1]. Ma né il presidente USA né la ben addomesticata stampa nazionale ritenne opportuno informare il popolo americano di questo fatto, che pure sarebbe stato di grande interesse.
Il piano di Gheddafi prevedeva la creazione di una moneta unica. Il dinaro libico sarebbe diventato il dinaro africano, usato da circa un miliardo di persone e da molti paesi petroliferi. La Libia, con riserve di 143.8 tonnellate d’oro per un valore di oltre 6,5 miliardi di dollari [2] e risorse di petrolio e gas che la mettono al nono posto nel mondo, avrebbe forse potuto disporre dei mezzi necessari per realizzare il progetto.
Ecco cosa disse il Dipartimento del Tesoro USA all’inizio delle operazioni sul tema del sequestro dei depositi finanziari libici: “La Libyan National Oil Corporation è stata la prima fonte di finanziamento per il regime di Gheddafi – afferma il direttore dell’OFAC Adam J.Szubin – In linea con la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza ONU, tutti i governi dovrebbero congelare i fondi della National Oil Corporation e far in modo che Gheddafi non possa usare questa rete di aziende per finanziare le sue attività”.
“Il Tesoro americano terrà sotto costante sorveglianza le attività della National Oil Corporation in Libia. Se le filiali o le strutture produttive della National Corporation dovessero cambiare di proprietario o di controllo effettivo, il Tesoro potrebbe autorizzare transazioni con queste nuove entità.”[3]
Scrisse Robert Wentzel su EconomicPolicyJournal.com: ”E’ una cosa da Guinness dei primati. I ribelli libici di Bengasi annunciano di aver creato una nuova compagnia petrolifera nazionale per sostituire quella controllata da Gheddafi, le cui proprietà sono state bloccate su richiesta del Consiglio di Sicurezza Onu, e hanno anche creato una banca centrale !
Il Consiglio Nazionale di Transizione (cioè il governo dei ribelli libici) annuncia in un comunicato che il 19 marzo è stata creata la Libyan Oil Company, con piena autorità sulla produzione petrolifera del paese e con sede provvisoria a Bengasi; un direttore generale ad interim è stato già nominato. Il Consiglio annunciava anche di aver designato la Banca Centrale di Bengasi come sola autorità monetaria competente in Libia, anche questa con sede temporanea a Bengasi e con un Governatore della Banca Centrale già nominato.” [4]
Nello stesso giorno in cui il nostro presidente ci portava in guerra, i ribelli libici creavano dunque la propria compagnia petrolifera incaricata di fare affari con i paesi capitalisti occidentali al posto della Libya National Oil Corporation, dichiarata fuori legge dalla Nato. E nello stesso giorno i ribelli costituivano una nuova Banca Centrale, presumibilmente proprietà di privati , dato che l’Unione Europea e le altre banche occidentali rifiuterebbero di trattare con una banca di proprietà pubblica come l’attuale Central Bank of Libya.
Scrive Eric V.Encina nel Market Oracle: ”Un fatto raramente citato dai politici e dai media occidentali è che la Central Bank of Libya è proprietà statale al 100%. I finanzieri globalisti e i manipolatori dei mercati non apprezzano questo fatto e continueranno i loro sforzi volti a rovesciare Muammar Gheddafi , ponendo fine all’esistenza della Libia come nazione indipendente.
Attualmente il governo libico crea la propria moneta, il Dinaro Libico, attraverso la propria Banca Centrale. Difficile sostenere che la la Libia non sia una nazione sovrana con le proprie vaste risorse, in grado di sostenere i propri destini economici. Ma per i cartelli bancari globalizzanti è un grosso problema dover passare dalla Banca Centrale libica e dalla sua moneta nazionale per le loro transazioni con la Libia, un paese in cui non hanno praticamente nessun potere negoziale. Perciò. Distruggere la Central Bank of Libya (CBL) pur non comparendo nei discorsi di Obama, Cameron o Sarkozy, è certamente al primo posto nell’agenda dei globalizzatori che vogliono risucchiare anche la Libia nel gregge delle nazioni asservite e ubbidienti.
Quando si sarà dileguata la cortina fumogena prodotta da missili di crociera e bombe a frammentazione, vedremo la coalizione dei riformatori mettersi a riformare il sistema monetario libico, inondandolo con dollari di dubbio valore e promettendolo a una serie di caotici cicli inflazionistici.”[5]
La Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) che ha sede a Basilea in Svizzera, è in pratica la banca centrale delle banche centrali. Ne sono membri 56 banche centrali, tutte in mano ai privati come la nostra privata Federal Riserve. Non sono invece membri le banche centrali di Irak, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran. A tal proposito il generale Wesley Clark affermò in un’intervista a Democracy Now che gli era stato annunciato pochi giorni dopo l’Undici Settembre che saremmo dovuti andare in guerra contro l’Irak e anche entro cinque anni contro tutti gli altri paesi appena elencati [6]. Ma perché mai l’Occidente va in guerra contro i paesi dotati di un sistema bancario pubblico che dà profitti ai cittadini, diversamente dalle “democrazie” occidentali i cui sistemi bancari privati sono di profitto solo per i loro ricchi proprietari ?
“Le regole della BIS mirano unicamente a rafforzare il sistema bancario internazionale privato, anche mettendo a rischio le economie nazionali. La BIS fa ai sistemi bancari nazionali quello che l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha fatto ai sistemi monetari nazionali. Le economie dei singoli paesi ormai soggetti al dogma della globalizzazione finanziaria hanno cessato di servire gli interessi nazionali. Agiscono invece per rafforzare quella che Alan Greenspan, presidente della Federal Riserve americana, definisce come l’egemonia finanziaria USA in nome del profitto privato. FMI e sistema bancario internazionale retto dalla BIS lavorano insieme: le banche prestano generosamente a privati e industrie delle economie emergenti in modo da creare una crisi del debito in valuta estera; a questo punto arriva l’FMI, che in nome di una sana politica monetaria gli trasmette di fatto il virus monetario, quindi le banche private internazionali come avvoltoi investono in nome del salvataggio finanziario comprando le banche nazionali (pubbliche) dichiarate dalla Banca dei Regolamenti Internazionali insolventi e sprovviste di capitali adeguati.”[7]
Il critico dell’economia Henry Liu scriveva queste frasi nel 2002. E’ indubbio che Greci, Spagnoli, Portoghesi e Irlandesi ammetterebbero la fondatezza della sua analisi, dopo aver visto la devastazione inflitta alle loro economie nazionali dalla speculazione globale e dalle riforme strutturali imposte dall’FMI.
Ellen Brown ha scritto “La rete del debito”, un’analisi critica dell’asservimento da debito prodotta dal sistema bancario privato negli Stati Uniti e in altri paesi capitalisti dell’Occidente. Citiamo dal suo articolo su Intrepid Report “Libia: questione di petrolio o questione di banche ?”:
“Il presupposto su cui si fonda la regola che vieta a un governo di prendere a prestito dalla propria banca centrale è che questo comportamento creerebbe inflazione; invece prendere a prestito dalle banche straniere o dall’FMI non lo farebbe. La realtà è che tutte le banche creano contabilmente il denaro che danno in prestito, che si tratti di banche pubbliche o private. La maggior parte del denaro fresco oggi proviene da crediti bancari. Quindi, prendere a prestito dalla propria banca centrale ha semplicemente il vantaggio di non dovere pagare interessi. Ed è stato accertato che la soppressione degli interessi riduce il costo dei progetti pubblici mediamente del 50%.
In questo modo funziona appunto il sistema libico. Secondo Wikipedia, i compiti della Banca Centrale Libica includono “la creazione e la circolazione di banconote e monete in Libia” come pure “fornire e gestire tutti i prestiti di stato”. La Banca Libica, proprietà dello Stato, crea la moneta nazionale e la presta all’amministrazione statale.
Questo fatto spiega anche come la Libia possa finanziare l’educazione e l’assistenza sanitaria, entrambe gratuite; come possa dare ad ogni giovane coppia prestiti senza interesse di 50’000 dollari: infine come lo Stato libico abbia trovato i 33 miliardi di dollari necessari per il progetto Great Man-Made River (il più grande sistema sotterraneo di distribuzione dell’acqua che esista al mondo, in grado di fornire 6,5 milioni di metri cubi di acqua potabile al giorno a Tripoli, Bengasi ed altre città, progetto definito dal colonnello Gheddafi come l’ottava meraviglia del mondo). C’è ora il timore in Libia che le incursioni aeree della Nato possano colpire questa struttura, provocando una nuova catastrofe umanitaria.
Allora, questa nuova guerra è per il petrolio o per le banche ? Forse per entrambi – e forse anche per l’acqua. Perché quando un paese possiede l’acqua, l’energia, e un vasto credito per sviluppare le infrastrutture che rendono queste risorse utilizzabili, ebbene questo paese non dipenderà mai dai suoi creditori stranieri. E’ proprio questo che fa pesare una grave minaccia sulla Libia: si tratta di un paese che potrebbe dimostrare al mondo intero che cosa è possibile fare. Numerosi paesi non hanno petrolio, ma le più recenti tecnologie potrebbero rendere anche quei paesi indipendenti sul piano energetico, soprattutto se i costi delle infrastrutture fossero ridotti della metà chiedendo i prestiti alla propria banca nazionale pubblica. E l’indipendenza energetica libererebbe i governi dalla
morsa del sistema bancario privato, e quindi dall’obbligo di produrre per i mercati internazionali – e non per i loro propri bisogni – in modo da poter rimborsare il debito.
Se il governo di Gheddafi verrà deposto , sarà interessante osservare se la nuova Banca Centrale Libica entrerà nella BIS (la Banca dei Regolamenti Internazionali), se la nuova industria petrolifera nazionale sarà venduta, o svenduta, a investitori privati, e infine se le cure mediche e l’educazione continueranno ad essere gratuite.”[8]
Non sorprenderà nessun analista della politica estera americana che gli USA intendano rispondere con le armi a qualsiasi minaccia contro il capitalismo e il potere imperiale. La nostra CIA ha sostenuto colpi di stato militari contro governi democraticamente eletti in almeno 15 paesi:
Cuba (1952)
Iran (1953)
Guatemala (1954)
Zaire (1961 e 1965)
Repubblica Dominicana (1963)
Brasile (1964)
Indonesia (1965)
Grecia (1967)
Laos (1967-1973)
Ecuador (1961, 1963 e senza successo nel 2010)
Cile (1973)
Nicaragua (1979-1990)
Haiti (1991, 2004)
Venezuela (senza successo, nel 2002)
Honduras (2009)
Il solo punto in comune era che questi paesi avevano governi socialisti o generalmente di sinistra percepiti come minaccia allo sfruttamento capitalista/globalista del mondo in via di sviluppo. La CIA continua a fare la stessa cosa in numerosi altri paesi: questa è infatti solo una lista dei governi democraticamente eletti rovesciati con l’aiuto della CIA.
Ma ciò che non può essere fatto di nascosto può essere fatto apertamente. Quando una rivoluzione richiedeva sostegno abbiamo prontamente indotto l’ONU a dare il suo benestare e i nostri alleati capitalisti della NATO a prendere le armi invocando la necessità di un intervento umanitario. E’ indubbio che la CIA sia stata all’opera nel fomentare la rivolta libica di Bengasi. D’altronde il comandante in capo dei ribelli è un certo Colonnello Khalifa Haftar, che aveva sostenuto il colpo di stato di Gheddafi nel 1969 ed era stato membro del Consiglio per il Comando della Rivoluzione fino al 1987, quando aveva rotto con Gheddafi e si era messo alla testa della cosiddetta Libyan National Army in rivolta nel Ciad [9]. Poi, nel 1991, Haftar era andato negli USA stabilendosi a Falls Church, Virginia, a 7 miglia dalla sede centrale della CIA a Langley. Che fosse pagato dalla CIA non era d’altronde un mistero per nessuno [10].
In conclusione, vogliamo rilevare che indubbiamente molti dei ribelli libici hanno fondate ragioni di risentimento contro il regime di Gheddafi. Il paese conosce anche una vecchia divisione tribale fra le regioni dell’est e quelle dell’ovest.. Come in tutte le guerre, si registrano atrocità da entrambe le parti. Ma resta il fatto che i banchieri e i capitalisti dell’Occidente non potevano consentire alla Libia di unire Africa e mondo arabo in un blocco che avrebbe avuto come moneta comune un Dinaro Africano. Già negli anni ‘70 avevamo accettato di concedere all’Arabia Saudita e all’OPEC (l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) il diritto di alzare il prezzo del greggio , a condizione che il dollaro (o petrodollaro) restasse l’unica valuta internazionale usata per le transazioni in petrolio. Oggi, la guerra di Libia appare come nient’altro che un nuovo piano di salvataggio per la classe dominante dei banchieri.
Lo scorso 8 giugno, il procuratore della Corte Penale Internazionale ha dato una grandi conferenza stampa nella quale accusava il governo libico di organizzare violenze sessuali di massa, ma di queste accuse non veniva presentata nemmeno l’ombra di una prova. Sara Flounders parla di queste accuse e le mette in parallelo con la totale assenza di accuse rivolte agli USA per molti casi largamente provati di torture e altri crimini. La Saunders cita anche uno studio assai ben documentato del Journal of Military Medicine secondo il quale il 71% delle donne soldato americane sono state vittime di aggressioni sessuali mentre servivano nell’esercito degli Stati Uniti [11].
NOTE
1. CBS News, “The United States of Africa may become reality“
2. Wall Street Journal, “Gaddafi’s gold reserves among the top 25 in the world“
3. U.S. Department of Treasury, “Treasury identifies fourteen companies owned by Libya’s National Oil Corporation as subject to sanctions“
4. EconomicPolicyJournal.com, “Libyan rebels form central bank“
5. Eric Encina, The Market Oracle, “Globalists Target 100% State Owned Central Bank of Libya“
6. Democracy Now interview General Wesley Clark
7. Henry C.K. Liu, Independent Critical Analysis and Commentary, May 14, 2002, “The BIS vs. National Banks“
8. Ellen Brown, Intrepid Report, “Libya: All About Oil or All About Banking?“
9. Reuters News, “Rebel army chief is veteran Gaddafi foe—think tank“
10. Patrick Martin, uruknet.info, “Mounting evidence of CIA ties to rebels“
11. Sara Flounders, GlobalResearch.ca, “Libya—Behind the Phony ICC ‘Rape’ Charges: Are NATO Forces Preparing a Ground Attack?“
Nick Egnatz è un veterano del Vietnam. Da anni protesta attivamente contro i crimini imperiali del governo sia di persona che con i suoi scritti, per il suo attivismo pacifista è stato nominato “Cittadino dell’anno” del Northwest Indiana nel 2006 dalla National Association of Social Workers. Potete contattare Nick a [email protected].
Titolo originale: “Libyan war: Just another bailout for the banking class
“
Fonte: http://www.intrepidreport.com
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14.06.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANITA BATTAGLINO