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La Redazione

 

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GUARDARE ATTRAVERSO UN'ALTRA LENTE

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A cura di supervice
Il 29 Dicembre 2011
104 Views
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FONTE: Sunweber.blogspot.com

Ho subito recentemente

un intervento alla cataratta al mio occhio sinistro. Prima dell’operazione,

sono stato rassicurato sugli esiti. Dall’intervento, quando chiudo

il mio occhio destro, il bianco è incredibilmente bianco, I blu sono

vividi. Se chiudo il mio “nuovo”o occhio e guardo dalla cataratta

che rimane nell’occhio sinistro, vedo un verde indistinto invece del

bianco che esiste.

Non avrei potuto saperlo.

Avrei dovuto pensare intensamente che quello che vedevo, in realtà,

era un puro bianco.

Stavo guardando attraverso

altre lenti.

Durante l’inverno

del 1974-1975, sedevo nella mia nuova casa ancora non terminata e leggevo

di energia. Avevo finito i soldi, gli intradossi non erano completati,

la neve cadeva all’interno. Gli amici pensavano che non ci fossero

più di 10 gradi in casa in tutto l’inverno. La mia strada carrabile

era lunga 350 metri, c’era un metro o più di neve a terra (senza

considerare i mucchi) e il mio camion era fermo accanto alla casa. Mi

trascinavo per la neve fino alla strada principale e facevo autostop

per comprare le verdure in città (ho avuto bisogno di buoni alimentari

gli ultimi due mesi dell’inverno) e per prendermi dei libri. Ero all’inizio

dei miei trent’anni, forte come un bue e stavo facendo una grande

esperienza.

Io e il mio cane fidato,

Yoni, ci sedevamo accanto alla stufa a legna mentre leggevo cose sull’energia.

“Energy for Survival”, scritto da Wilson Clark nel 1975, era utile

per tutto. Ho letto “I Limiti dello Sviluppo” di Meadow and Meadows

quando uscì per la prima volta nel 1972. Nel marzo di quell’anno

fui assunto come coordinatore energetico per il programma destinato

ai bassi redditi (TriCounty Community Action), e scrissi la prima

proposta di coibentazione a basso costo per lo stato del Minnesota e

ho gestito il programma per un anno. Oltre alle coibentazioni, scrissi

una piccola aggiunta per una borsa di studio sui pannelli di riscaldamento

a energia solare.

Comunque, non ho proseguito

il lavoro con la CAP e presi una mia strada all’università

per prendermi una laurea in psicologia, quando mi arrivò la borsa di

studio per il solare. La presi. Da quel momento le cose sono andate

meglio.

Mentre studiavo, stavo

sviluppando, testando e installando varie centinaia di metri quadri

di pannelli solari per la produzione di aria calda. Per tre anni sono

stato il presidente di una delle organizzazioni di energia solare, facendo

visite frequenti alle Città Gemelle (ndt: Minneapolis e Saint Paul)

dal centro del Minnesota. Alla fine degli anni ’70, ero in un’organizzazione

federale per l’energia solare.

In casa mia, issai

un generatore eolico vecchio di 40 anni e ho passato più tempo

a cercare di farlo funzionare di quanto non riuscire a produrre elettricità.

Nell’ultimo decennio ho installato altri due generatori eolici. Ho

installato pannelli solari. Preferisco pannelli solari elettrici.

Avendo vissuto per

i primi dieci anni in casa mia senza elettricità, ora ho una rete con

solare ed eolico con batterie e un piccolo inverter. È stato il miao

del gatto. Oltre ai miei studi in psicologia, ho continuato a leggere

ogni cosa che mi capitava a tiro sull’energia. Quando sono stati pubblicati

i resoconti dell’International Energy Agency, sono andato a

piedi in biblioteca a prendermene delle copie. Comunque, avevo già

letto qualcosa sulla teoria del picco petrolifero di Hubbard, ma non

avevo ancora compreso lo scenario. Abbinavo costantemente le riserve

petrolifere note al consumo, intuendo che si sarebbero esaurite verso

il 2040.

Come potrete capire,

sono un sostenitore dell’energia “rinnovabile” e “alternativa”.

Ero convinto come un credente “religioso”. Non pensavo nei termini

del mantenimento dello status quo o del business as usual.

Infatti, di solito suggerivo alla fine degli anni ’70, con gran disappunto

della Minnesota Energy Agency, che non avremmo dovuto razionare

ma esaurirle l’energia, così da poter meglio affrontare questa eventualità

perché ci sarebbero state meno persone al mondo a subirne gli effetti:

non avevo proprio riflettuto a quello che sarebbe potuto accadere.

Credevo che il solare,l’eolico,

le biomasse e il metano fossero la RISPOSTA. Questo fino al 2006.

Cosa è successo?

Intanto ho visto documenti che mostravano come l’etanolo fosse una

perdita energetica. Avevo azioni dell’impianto locale di etanolo,

ho anche progettato il loro e il primo sito web. Ma poi sono

stati pubblicati i dati ed ero un perdente. Ho disinvestito.

Poi ho iniziato a guardare

attraverso un’altra lente. Ho fatto un passo indietro è ho osservato

l’intero processo di produzione delle apparecchiature eoliche e solari.

Mi ci sono voluti diversi anni per elaborare questo cambio di mentalità.

Vidi un programma sulle miniere di rame su “Miracoli Moderni” dell’History

Channel. Osservai le altre componenti dell’eolico e del solare: il

reperimento delle materie prima, la raffinazione, la produzione, l’assemblaggio,

l’installazione e tutti i trasporti necessari. Vidi la degradazione

ambientale. Alla fine ho capito chiaramente che le attrezzature solari,

eoliche e per le biomasse non era “rinnovabile” e neppure “alternative”.

Sono un prolungamento del mondo che brucia e consuma i combustibili

fossili assieme alla devastazione della terra, dei fiumi, delle acque

sotterranee e dell’aria.

Avevo iniziato a osservare

con lenti diverse.

Ho passato diversi

decenni in prima linea in una delle contee più povere del Minnesota

come psicologo autorizzato. Le risposte che ho avuto mi dicono che ho

fatto un lavoro abbastanza buono.

Prima un po’ di psicologia.

Le persone nascono nella foresta. L’ambiente fisico e sociofamiliare

della foresta determina quanto siamo liberi di esplorare il mondo. Tanto

più il mondo riesce a essere variamente minaccioso, tanto più limitati

saremo nelle nostre possibilità di comportamento ed esplorazione. Reagiamo

in vari modi alle paure, odi, e pregiudizi dei nostri genitori. Abbiamo

scelto comportamenti a sostegno del modo con cui abbiamo imparato ad

adeguarci alla foresta e che possono proseguire nel tempo. Abbiamo trascorso

almeno la prima metà della nostra vita cercando di mantenere i nostri

comportamenti “sani”, persino creando il nostro modo per facilitare

questa elaborazione, indipendentemente da quanto potesse essere dannosa.

Per quanto ne so io, le persone non cambiano; domano i propri comportamenti

e i propri sentimenti. Il percorso (solito) nella foresta è sempre

lì, nei tempi di stress. Il prezzo della libertà è un’eterna attenzione.

Per riuscire a farci

entrare in testa le implicazioni della fine del mondo dei combustibili

fossili ci vuole tempo, anni. Per me è qualcosa di simile al lavoro

fatto in AA. La gran parte delle persone dipendenti che cercano di smettere

non sono pronti per fare il lavoro psicologico necessario fino a che

non avranno vissuto l’evidenza della propria dipendenza senza riceverne

alcun beneficio per almeno cinque anni. Ci vuole tempo per affrontare

il cambiamento, per osservare con altre lenti.

È una storia che mi

è successa varie volte come terapista.

Quando lavoravo con

un cliente, cercavo di aiutarlo a comprendere quali comportamenti non

facessero al caso suo. Metaforicamente, potevo suggerire che A più

B porta a C. Cercavo di fargli arrivare questo messaggio in vari modi

nel corso del tempo che passavo con loro. Non è facile riempirsi la

testa di tradimento, di dolore e di perdite. Ci vuole forza d’animo,

perseveranza e coraggio. Con alcuni ho avuto successo.

Ce n’erano alcuni

che in giorno se ne venivano in terapia, dicendo qualcosa del tipo,

“Sono stato al laundromat. La donna che fa I resti mi ha detto

‘che A più B fa C’. Perché non me lo hai mai detto?” La prima

volta mi fece andare fuori di testa, ma riuscii solo a dire, “Che

scoperta splendida!”

Ora certamente tutto

questo lo posso segnare nella lista dei miei fallimenti. Credo comunque

che ci sia di mezzo il vecchio adagio, “Non c’è peggior sordo

di chi non vuole sentire.”

Erano pronti a guardare

con lenti diverse.

Ora vi parlo di due

cose che spalancano gli occhi e anche di nuove lenti.

L’economia mi è

sempre sembrata una cosa bizzarra. Ero riuscito a fare bene nelle mie

piccole cose di finanze, ma il quadro generale mi è sempre sembrato

un turbinio di pezzi di carta, con i ricchi che giocano a Monopoli.

In questo ultimo decennio questa situazione è piombata in casa a molte

persone. Ci sono probabilmente molte buone fonti là fuori, ma io suggerirei

“The Crash Course” di Chris Martenson. È un passo per guardare

con altre lenti.

La comprensione reale

della fine dell’era dei combustibili fossili, del termine del nostro

sistema di vita (l’unico che molti di noi hanno conosciuto) vis

a vis con l’esaurimento delle risorse, della degradazione ambientale,

della sovrappopolazione e dell’arroganza è molto difficile da farci

entrare in testa e può comportare traumi e un senso di perdita. Potremmo

essere ancora più traumatizzati quando capiamo come siamo stati manipolati

dal business e dal governo. Cercare di comprendere tutto questo

è difficoltoso, perché è come cercare di afferrare le volute di fumo.

Siamo stati strattonati

per tutta la vita. Credete di saperlo e forse voi siete immuni. Non

è vero. Gli psicologi ben formati, chi lavora nelle pubbliche relazioni

e nella pubblicità sono ben pagati per non farsi vedere dal vostro

radar. È sempre successo. Date un’occhiata a The Century Of The Self-Full

Length Documentary

su YouTube

Forse ancora più

rivelatore, irritante e scoraggiante è il DVD “Why We Fight” che mette nella giusta

prospettiva l’avvertimento di Eisenhower sul complesso militare-industriale.

Anche “A Century of War:Anglo-American oil politics and the new world

order” di F. William Engdahl del 2004. Dall’inizio dello scorso

secolo, il mondo è stato manipolato dall’oro nero e dalle altre risorse

con la perdita di un gran numero di vite umane e un’enormità di degradazione

ambientale e di spreco di risorse.

C’è forse una lente

ancora meno accomodante da cui osservare il mondo.

Noi, cittadini degli

Stati Uniti d’America e di gran parte del mondo sviluppato, possiamo

essere avversi (o meno) alla violenza, ma ne abbiamo approfittato. La

violenza, la devastazione ambientale, la pulizia etnica, l’imperialismo

fisico e culturale (il lavoro missionario rientra in questa fattispecie),

tutti in nostro nome sono stati molto positivi per il business.

Tutto questo è stato una gran cosa nel breve termine. Lo stesso vale

per il consumismo rampante e la sua distruzione collaterale. Ora, tutto

si sta ritorcendo contro. Non ci sono pasti gratis.

Cose rivelatrici. Nuove

lenti. Una vista più limpida non sempre è piacevole.

**********************************************

Fonte: ThruAnotherLens

16.12.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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