Grandi statisti, grandi dichiarazioni

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Nestor Halak per Comedonchisciotte.org

I nostri sono tempi di grandi statisti che fanno dichiarazioni destinate a rimanere nella storia. Se fossi un professionista dell’informazione preciserei: nella Storia con la S maiuscola, dato che è il più vieto luogo comune disponibile. Si potrebbe anche parlare di dichiarazioni a “trecentosessanta gradi” oppure “h 24”, ma quando si usa la parola storia è sempre bene andare sul classico: la esse maiuscola.

Ultimamente mi ha colpito la dichiarazione della superstar Zelensky che ha ammonito (esortato? Rivelato? Avvisato?), gli americani della necessità di inviare i propri figli (e le proprie figlie per rimanere sul politicamente corretto), a morire in Ucraina al fine di salvare, ovviamente, la solita democrazia e l’immancabile libertà.

Ora, non so perché l’abbia detto, o in che contesto, ma immagino che la vita di Zelensky sia tutto un susseguirsi di dichiarazioni e, evidentemente, in una tale situazione, anche all’attore più consumato può sfuggire qualcosa: è sempre possibile lasciarsi prendere la mano dall’umore del momento e recitare qualcosa che sul copione non c’è, ma che semplicemente ci passava in testa.

Perché, francamente, questa invocazione al sacrificio del sangue americano sull’altare degli dei della democrazia mi pare decisamente sopra le righe, qualcosa come Arlecchino che decide di dare ordini ai suoi due padroni. Si tratta di sangue di prima categoria, poffarbacco, mica sangue di gente che abita i soliti shitholes! Insomma, non credo che fosse una battuta voluta e approvata dalla regia di Hollywood: non si riuscirebbe veramente a capirne il motivo.  Perciò la considero un’iniziativa personale del nostro protagonista, detta in un momento in cui ha preso qualche “sostanza” di troppo o s’è arrabbiato per qualche problemuccio di famiglia. In fondo in fondo, prima ancora che un attore, Zelensky è un ucraino che, fino a pochi anni, fa parlava solo russo in casa e fuori, come facevano quasi tutti nel centro e nell’est del paese.

E come ucraino, nella posizione in cui si trova, avendo la possibilità di vedere tutto quello che accade dietro le quinte, sapendo benissimo chi dirige il gioco, con quali mezzi e con quale spirito, conoscendo perfettamente la qualità dei personaggi e dei gruppi di cui il sistema si serve, non può certo ignorare che gli americani stiano usando il popolo ucraino, il suo popolo, come carne da macello al solo scopo di portare avanti la loro politica estera, come  tante volte hanno fatto in passato con altri popoli, solitamente di pelle più scura.

Recitando la parte di presidente, non può non capire la profonda corruzione dei suoi padroni e, proprio perché lavora per loro, sa bene che ai loro occhi non è uno di loro ma pur sempre un indigeno, un Nguyen Van Thieu, un Diem, un muso giallo, qualcosa di comunque intrinsecamente inferiore.

Si può comprendere, dunque, che ad un certo punto gli venga da dire l’ovvia verità che i russi sono troppi e troppo armati perché l’Ucraina, per quanto valorosa, possa prevalere su di loro e che, se gli americani vogliono davvero comandare il mondo (ambizione che proiettano da sempre, freudianamente, sui governanti stranieri di turno fin dai tempi di Hitler, ma che in realtà interamente gli appartiene),  quantomeno devono metterci anche un poco di sangue loro, invece di starsene vigliaccamente dietro le quinte per poi fare gli eroi nei film di Hollywood.

Il che mi pare uno sfogo umanamente ed eticamente più che comprensibile.

Meno comprensibile umanamente ed eticamente e, volendo, neppure sub-umanamente, mi pare un’altra dichiarazione che sarebbe stata incredibile fino a pochi anni fa, recentemente pronunciata dall’Alto (?) rappresentante per gli affari esteri dell’unione europea secondo la quale l’industria europea deve essere immediatamente riconvertita in un’industria di guerra (naturalmente a carico dei contribuenti europei), al fine di – indovinate un po’- produrre munizioni per il regime di Kiev! Così che possa uccidere i russi con più efficacia. Ma questo, ovviamente, secondo sua Altezza non significa che l’Unione Europea sia in guerra con la Russia.

Devo dire che ogni decenza e, soprattutto, ogni sensatezza sembrano aver abbandonato definitivamente il continente. Il comune buon senso se n’è andato, la logica ride in un angolo incapace di smettere, la pura e semplice imbecillità dilaga. L’Europa è ansiosa di suicidarsi affinché gli americani possano continuare a comandare il mondo. Impagabile esempio di altruismo.

I giornali pubblicano titoli involontariamente comici senza rendersene nemmeno conto, prendete questo: “Borrell presenterà un piano per utilizzare l’attuale fondo europeo per la pace per l’acquisto di munizioni”. Non sembra il titolo di un giornale umoristico? Invece no, è cosa seria.

Se nel circo mediatico, tra nani e ballerine, fosse rimasto un giornalista, potrebbe forse chiedere all’Alto rappresentante perché, se non siamo in guerra, l’industria europea si deve riconvertire in industria di guerra. E, se siamo in guerra, signor Alto, ci sarà pure un nemico. Ed anche se lei lo chiama avversario, come si usa nelle partite di calcetto, sempre nemico rimane. E, guarda un po’, questo nemico altri non è che la Federazione Russa, cioè la più formidabile potenza atomica del pianeta. Non è simpatico? E nel frattempo ce l’abbiamo a morte anche con la Cina, cioè la più formidabile potenza industriale del pianeta. Non è da rotolarsi dal ridere?

Vuoi vedere che il signor Alto ci ha trascinati, quatto quatto, grigio grigio, senza parere, senza dir niente a nessuno a far la guerra alla prima potenza nucleare del mondo? È davvero un bello scherzo! E con chi si è consultato l’Alto prima di portarci in guerra con la Russia? È stata discussa tra le forze politiche questa questioncella? C’è stato un dibattito in qualche parlamento? Un porta a porta, un team di esperti, almeno un monito del capo dello stato? Nulla? Solo l’ordine perentorio del nuovo George Washington senile?

Non mi aspetto certo che la popolazione sia consultata prima di mandarla al macello, anche se si tratta di un macello democratico, ma tradizione vuole che il re o il duce, il fuhrer o il presidente, facciano qualche domandina retorica pro-forma alle folli plaudenti, prima di riconvertire l’industria alle munizioni. Si usava chiedere cose come: volete burro o cannoni? Va da sé che la folla rispondeva cannoni, ma almeno le buone maniere si rispettavano.

L’Alto no, in tempo di intelligenza artificiale lui lo dice di straforo, en passant, senza parere, come cosa ovvia, nostro dovere e fonte di salvezza. Ovviamente nessuno reagisce: tutto normale. La terza guerra mondiale è ordinaria amministrazione: la può fare anche un governo dimissionario. A proposito, la Meloni l’avete avvisata?

Dall’altra parte dell’oceano i giornaloni americani hanno preso a raccontare che il gasdotto mica l’hanno fatto saltare loro, manco per niente, sono state “forze pro ucraine” non meglio precisate che, comunque, di sicuro non hanno nulla a che fare col governo di Kiev e meno che mai con gli occidentali. Una specie di Spectre, insomma.

Ci si aspetterebbe che fosse anche questa una sorta di uscita umoristica, che nessuno potesse davvero credere ad una sciocchezza simile, ma invece no, pare che ci credano pure i cancellieri tedeschi, o comunque mostrino di crederci davanti al loro popolo. Mi chiedo cosa ne penserebbe Bismark. O anche solo Kohl.

Una volta, tentare di far credere una balla del genere a qualcuno sarebbe stata considerata un’offesa personale. Un’offesa alla dignità e all’intelligenza. Il fatto è che per offenderle, la dignità e l’intelligenza, bisogna pure averle.

Non pare più il caso.

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