DI NIKOLAS KOZLOFF
Counterpunch
Non è la prima volta
Avendo evitato qualunque copertura significativa sulla Bolivia dal momento dell’elezione di Evo Morales nel dicembre 2005, i media internazionali sono ora obbligati a rimettersi al passo. Ieri [5 Maggio] nella nazione andina di 9,1 milioni di abitanti si è tenuta una votazione cruciale che potrebbe spianare la strada alla secessione della regione di Santa Cruz, ricca di risorse.
Con una sfida all’autorità di Morales più dell’80% degli elettori ha approvato un referendum che permetterebbe maggiori poteri a Santa Cruz, un’area che è responsabile di circa il 30% del prodotto interno lordo boliviano e in cui vi abita un quarto della popolazione totale. Morales, che ha respinto come illegale il voto sull’autonomia, ha chiesto all’opposizione di impegnarsi in un dialogo con il suo governo.
Fondamentalmente l’imbroglio di Santa Cruz è una battaglia su petrolio e gas. L’elite di razza mista delle pianure vuole un controllo più locale sulle risorse, mentre Morales, che ha l’appoggio dei popoli indigeni delle montagne, vuole che le più ricche regioni orientali contribuiscano di più alla parte occidentale povera.
I leader ricchi di Santa Cruz sono particolarmente esasperati dalla bozza di una nuova costituzione che limiterebbe le grandi proprietà terriere. Ripudiando le riforme costituzionali la gente di Santa Cruz ha votato per dare alla sua regione un controllo maggiore sulla distribuzione delle terre, così come sulle ricche riserve di petrolio e gas.
Cosa accadrà ora?
Il referendum di Santa Cruz ha stabilito un minaccioso precedente: tre altre province orientali, Tarija, Pando, e Bendi, che anche possiedono grandi giacimenti di greggio e di gas naturale, hanno affermato che anche loro voteranno per una maggiore autonomia. Se anche gli elettori di queste regioni si accingeranno a ripudiare il governo centrale ciò potrebbe dar luogo a uno scenario da guerra civile volto ad una disgregazione nazionale.
[Sinistra: festeggiamenti a Santa Cruz dopo il referendum. Destra: sostenitori di Morales bruciano le schede in segno di protesta.]
La mano nascosta dietro la secessione
Come se le tensioni politiche non fossero abbastanza alte, Morales ha fatto aumentare ulteriormente le cose quando ha accusato gli Usa di appoggiare i secessionisti orientali. Avvertendo che potrebbe intraprendere “ decisioni radicali” contro diplomatici stranieri coinvolti con la politica boliviana, Morales ha sottolineato: “Non riesco a capire perché, nel nostro paese, alcuni ambasciatori si dedicano alla politica e non alla diplomazia. Una cosa del genere non si chiama cooperazione. Si chiama cospirazione.”
Nel frattempo il vicepresidente Álvaro García ha accusato l’ambasciata Usa di finanziare “pubblicazioni, viaggi e seminari” per aiutare l’opposizione a Morales a sviluppare “resistenza politica ed ideologica” contro l’amministrazione.
Morales ha delle buone ragioni per essere paranoico. Come documento con un certo dettaglio nel mio attuale libro “Revolution! South America and the Rise of the New Left” (Palgrave-Macmillan), l’agenda socialista di Morales, il nazionalismo cocalero e l’ostilità al neoliberismo economico non sono affatto riusciti ad ingraziarlo presso l’elite della Beltway [Washington]. I sempre più stretti legami del leader boliviano con Venezuela e Cuba hanno, allo stesso modo, fatto suonare una campanella dell’allarme per i diplomatici Usa.
Con uno sforzo per riportare indietro il cambiamento sociale e politico in Bolivia, gli Usa hanno incanalato milioni di dollari ai gruppi di opposizione tramite lo USAID e il The National Endowment for Democracy. Per di più lo USAID appoggia esplicitamente le richieste della destra per una maggiore autonomia regionale nelle regioni orientali.
Comunque non è la prima volta che gli Usa hanno cercato di incoraggiare i sentimenti secessionisti all’interno di regioni sudamericane che possiedono ricche risorse naturali.
Flashback: Venezuela
Nel 1908 gli Usa appoggiarono un colpo di stato militare in Venezuela lanciato da Juan Vicente Gómez. Lo scopo principale di Gómez era stabilire uno Stato forte e centralizzato. Per ottenere ciò avrebbe dovuto stroncare i sentimenti secessionisti nello stato occidentale di Zulia.
Gómez, un brutale dittatore, non riuscì bene ad affrontare i problemi politici nelle regioni occidentali. La Zulia, misurando 63.100 km quadrati, con 178.388 abitanti nel 1908, non era solo grande in termini di vastità territoriale, ma era anche economicamente importante. Quando Gómez ottenne il potere Zulia aveva il budget più consistente tra tutti gli Stati venezuelani. La città più grande, Maracaibo, aveva una popolazione di circa 39.000 abitanti a cavallo del secolo.
La scoperta di grandi depositi di petrolio nel lago Maracaibo complicò ulteriormente la questione per Gómez. Il presidente Usa Warren Harding assegnò una particolare importanza alla promozione degli interessi petroliferi Usa all’estero, il Dipartimento di Stato era infestato da funzionari compromessi da conflitti di interesse.
Per esempio William T.S. Doyle, direttore in carica della Shell Oil nel 1919-1920, era ex direttore della divisione per gli affari latino-americani del dipartimento di Stato. Jordan Stabler, un altro funzionario del Dipartimento di Stato, andò a lavorare per la Gulf Oil. Francis Loomis, un potente funzionario del Dipartimento di Stato, in seguito lavorò per la Standard Oil.
Nel dicembre 1921 Gómez ricevette uno shock quando apprese di un piano per un’invasione militare del Venezuela. Il piano fu sventato quando le autorità olandesi fermarono una nave in partenza dall’Olanda. La nave era stata noleggiata per viaggiare sino in Venezuela, apparentemente per essere impegnata in una “spedizione piratesca”. Ad un’altra nave fu impedita la partenza dall’Inghilterra. Entrambe le navi, a quanto affermò il British Public Records Office, erano state finanziate con $ 400.000 da “interessi petroliferi degli Stati Uniti”, che “stavano ricorrendo ad ogni mezzo per bloccare lo sviluppo di concessioni britanniche di cui speravano di impadronirsi”.
Sebbene il piano studiato dagli interessi petroliferi americani non arrivò mai a dare frutti, la crescente presenza petrolifera era una preoccupazione per Santos Gómez, il governatore dello stato di Zulia. Nel 1923 scrisse personalmente a Gómez, avvertendo il suo comandante che i lavoratori del petrolio potevano essere sovvertiti da nemici del regime.
La flotta americana in Zulia
Ufficialmente la successiva amministrazione repubblicana di Calvin Coolidge sposò una politica di non intervento negli affari latino-americani. Nondimeno Gómez agì con decisione per nominare un governatore dello stato di Zulia, Vincencio Pérez Soto, più forte e competente. Secondo lo storico Brian McBeth le voci su compagnie petrolifere che sponsorizzavano la secessione di Zulia preoccuparono Gómez e convinsero il dittatore della necessità di nominare come presidente dello Stato un uomo più forte. Chiaramente la regione di Zulia, ricca di petrolio, era sempre più critica. Entro il 1928, infatti, il Venezuela sarebbe diventato il maggior esportatore mondiale di petrolio.
Negli anni 20 gli interessi economici Usa in Zulia crebbero, mentre aziende petrolifere americane, quali la Standard Oil e la Gulf, si unirono alle loro controparti britanniche nell’area del lago Maracaibo. Secondo il console Usa a Maracaibo, Alexander Sloan, vi era una diffusa disaffezione a Maracaibo contro il governo di Gómez. Sloan disse che i nativi di Zulia, così come i residenti di Maracaibo, “non sentono oggi, né da anni, una grande affezione per il governo centrale”.
Nel frattempo Pérez Soto si dovette confrontare con notizie sconvolgenti. Il 2 luglio 1926 la USS Niagara arrivò davanti alle coste di Zulia. Il console Usa gli chiese che ai marinai fosse concesso di celebrare il quattro luglio in Venezuela. Quando un ufficiale dell’aviazione, distaccato alla Niagara, richiese il permesso di sorvolare Maracaibo in onore del quattro luglio Pérez Soto divenne sospettoso. Il governatore fu raggiunto da rapporti che affermavano che la reale ragione per il sorvolo era prendere fotografie aeree della regione. Pérez Soto impedì lo sbarco dell’equipaggio della Niagara e si rifiutò di autorizzare il sorvolo.
Scrivendo a Gómez il governatore riferì che gli Usa avevano cercato di far stazionare la Niagara nelle acque venezuelane “come una sorta di sentinella degli interessi nordamericani in Venezuela”. Pérez Soto allora impiegò la sua intelligence per ottenere rapporti dettagliati sulle attività dei marines Usa della Niagara sull’isola di Zapara, collocata all’ingresso delle secche di Maracaibo.
Pérez Soto scoprì che l’equipaggio della Niagara aveva montato una radio senza fili con una portata di 2000 miglia. Pérez Soto era particolarmente preoccupato che i potenti settori della società di Maracaibo potessero cospirare con gli Stati Uniti per accelerare la secessione della Zulia con lo scopo di separare lo stato dal resto del Venezuela.
La Repubblica di Zulia
Con lo scopo di diminuire le tensioni con gli interessi stranieri Pérez Soto assicurò i manager delle compagnie petrolifere che era “ ansioso di discutere con loro i loro problemi e di fornire loro qualunque aiuto in suo potere”. Pérez Soto cercò di affermare la sua autorità sulle compagnie petrolifere tramite mezzi legali e diplomatici. Come disse il console Usa, Pérez Soto e i funzionari locali erano determinati sul fatto che “non dovevano essere tollerate qui condizioni come quelle che erano esistite a Tampico [Messico], e sono diventati più rigidi per far rispettare la disciplina e l’obbedienza alle leggi”. In una nota a Gómez, Pérez Soto meditò sul fatto che forse le compagnie petrolifere si sarebbero conformate alla legalità e all’onestà—“o forse no, e cercheranno di distruggermi” tramite i loro rappresentanti a Caracas.
Per molti aspetti Pérez Soto era stato un governatore più efficace dei suoi predecessori. Per Gómez, però, il rischio era che quanto più fosse diventato potente Pérez Soto maggiore sarebbe stata la possibilità che il carismatico politico sarebbe diventato un rivale nei suoi confronti. Dopo aver consolidato il potere, Gómez dovette affrontare ulteriori fermenti tra i militari, e vi erano ampie opportunità per Pérez Soto di creare intrighi.
Nel luglio 1928 il colonnello Jose Maria Fossi, un fidato subordinato di Gómez si rivoltò contro il dittatore, prendendo per alcune ore la città di La Vela de Coro. L’insurrezione militare, che richiese che i rivoluzionari fossero rinforzati da 300 ribelli venezuelani e 90 domenicani che lavoravano a Curacao, fu schiacciata dalle truppe di Gómez. Fossi successivamente sottolineò che Pérez Soto lo aveva avvicinato e gli aveva offerto denaro in cambio del suo appoggio nel fomentare un movimento separatista. Lo scopo finale era formare una nuova Repubblica che comprendesse gli Stati venezuelani di Zulia e Falcon e la regione colombiana di Catatumbo. L’iniziativa, aggiunse Fossi, avrebbe avuto l’appoggio delle compagnie petrolifere del lago Maracaibo.
Mentre tali dichiarazioni devono essere trattate con cautela, le autorità colombiane erano apparentemente preoccupate di un complotto e il Parlamento di Bogotá si riunì in sessione segreta per discutere “le mosse degli agenti Yankee nei dipartimenti di Santander e Goagira che cercavano di provocare un movimento separatista che, unito allo stato di Zulia, avrebbe formato la Repubblica di Zulia”. Pérez Soto smentì le voci di un suo coinvolgimento nella secessione di Zulia come “tradimento contro la madre patria, un disonore immenso”. Però la credibilità di Pérez Soto fu ulteriormente danneggiata quando lo stesso Gómez fu raggiunto da una corrispondenza che suggeriva sforzi per coinvolgere Pérez Soto nei piani secessionisti della Zulia. McBeth scrive che “importanti petrolieri con strette connessioni col dipartimento di Stato avevano fatto indagini sulla idoneità di Pérez Soto come presidente di Zulia”.
Qual è la rilevanza odierna di tutta questa storia? Dobbiamo ricordarci che gli Usa, in primo luogo, aiutarono Gómez ad installarsi al potere e mandarono navi da guerra Usa per aiutare il dittatore ad ottenere il potere nel 1908. Per di più lo stesso Gómez era un solido anticomunista. Eppure potenti interessi negli Stati Uniti ancora non erano soddisfatti delle credenziali reazionarie di Gómez e cercarono di complottare contro il dittatore. Data la storia, e difficile sorprendersi che gli Usa incoraggino oggi sentimenti secessionisti in Bolivia, un paese il cui presidente mostra una molto minore affinità ideologica con Washington rispetto al Gómez dell’inizio del ventesimo secolo.
Nikolas Kozloff è autore di Hugo Chávez: Oil, Politics, and the Challenge to the U.S. (Palgrave Macmillan, 2006), e Revolution! South America and the Rise of the New Left (Palgrave Macmillan, April 2008).
Titolo originale: ” U.S. is Promoting Secession in Bolivia “
Fonte: http://www.counterpunch.org/
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06.05.2008
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO