DI WILLIAM
WAN E PETER FINN
Washington Post
Alla recente mostra di Zhuhai dedicata all’aeronautica, l’evento di primo piano dell’industria aerea cinese, le folle si sono accalcate intorno a un modello di drone armato e con la propulsione di un jet e sono rimasti meravigliati dalla dimostrazione delle sue prodezze belliche.
In un video e su una cartina geografica, il magro e slanciato drone ha individuato quello che sembrava essere un gruppo di portaerei USA vicino a un’isola incredibilmente simile a Taiwan, e ha poi restituito sulla costa le informazioni necessarie all’individuazione, scatenando così un devastante fuoco di fila di missili cruise contro lo schieramento navale.Poco si sa delle effettive potenzialità del drone WJ-600 e anche della ventina e più di altri modelli cinesi che erano in mostra a Zhuhai questo novembre. Ma la velocità alla quale sono stati sviluppati evidenzia come i successi militari degli Stati Uniti hanno cambiato le ipotesi strategiche in tutto il mondo e scatenato una corsa globale agli aerei non pilotati dall’uomo.
Più di cinquanta paesi hanno acquistato droni per il pattugliamento e molti hanno iniziato programmi per lo sviluppo di versioni armate, dato che nessun paese sta esportando droni armati a parte una manciata di scambi intercorsi tra gli Stati Uniti e i suoi alleati più vicini.
“Questa è la direzione in cui sta andando tutta l’aviazione”, ha detto Kenneth Anderson, un professore di legge all’American University che studi gli aspetti legali
sull’uso dei droni in ambito bellico. “Tutti finiranno per usare questa tecnologia perché diventerà lo standard per molti, molti utilizzi che ora sono effettuati dagli aerei pilotati dall’uomo.”
I pianificatori del settore militare di tutto il mondo ritengono che i droni siano armamenti relativamente poco costosi e strumenti di ricognizione molto efficaci. Quelli avviati sul terreno utilizzati dalle truppe di terra possono costare qualche decina di migliaia di dollari. Vicino alla cima della classifica, c’è il Predator B o MQ9-Reaper, prodotto da General Atomics Aeronautical Systems, che costa circa 10,5 milioni di dollari. Come pietra di paragone, un solo jet d’assalto F-22 costa più o meno 150 milioni di dollari.
La spesa per la difesa destinata ai droni è diventata uno dei settori più dinamici dell’industria aerospaziale, in base a un report del Teal Group di Fairfax. La ricerca
di mercato elaborata dal gruppo per il 2011 stima che, in questo decennio,
lo spesa mondiale per i droni raddoppierà, arrivando a 94 miliardi
di dollari.
Ma l’espansione della flotta dei
droni in tutto il mondo e le pressioni per dotarli di sistemi d’arma
hanno allarmato alcuni accademici e attivisti per la pace; ritengono
che la guerra robotica sollevi questioni profonde sulle regole d’ingaggio
e sulla protezione dei civili, e potrebbe incoraggiare i conflitti.
“Potrebbe abbassare la soglia per
entrare in guerra”, ha detto Noel Sharkey, un professore di intelligenza
artificiale e robotica all’Università di Sheffield in Inghilterra.
“Uno dei più grandi inibitori del conflitto è la conta dei morti,
ma tutto questo si accompagna all’idea di una guerra senza rischi.”
La Cina sempre convulsa
Nessun’altra nazione ha alimentato
il settore della ricerca negli ultimi anni quanto la Cina. Espose per
la prima volta un modello di drone alla mostra aeronautica di Zhuhai
cinque anni fa, ma adesso tutti i grandi produttori cinesi di armamenti
hanno un centro ricerca destinato ai droni, secondo gli analisti di
questo paese.
La maggior parte del lavoro rimane
segreta, ma il gran numero di droni alle recenti esposizioni sottolinea
non solo la determinazione della Cina nell’entrare in questo settore
– progettando modelli equivalenti a quelli per la sorveglianza e il
combattimento degli USA, il Predator e il Global Hawk
– ma anche la sua intenzione di vendere questa tecnologia all’estero.
“Gli Stati Uniti non esportano molti
droni d’assalto, così stiamo prendendo un vantaggio in questa lacuna
del mercato”, ha detto Zhang Qiaoliang, un esponente dell’Istituto
di Ricerca e Progettazione Aerea Chengdu, che produce molti dei velivoli
militari più avanzati dell’Esercito Popolare di Liberazione. “La
ragione principale è la notevole domanda del mercato dopo l’11 settembre.”
Anche se i droni per il pattugliamento
sono oramai largamente usati in tutto il mondo, i droni armati sono
molto più difficili da acquistare.
Israele, il secondo più grande
produttore di droni dopo gli Stati Uniti, ha fatto volare modelli armati,
ma pochi dettagli sono stati resi disponibili. L’India ha annunciato
quest’anno che ne sta sviluppando alcuni che spareranno missili e
voleranno a 10.000 metri di altitudine. La Russia ha già esposto modelli
di droni armati, ma non si sa ancora se sono operativi.
Il Pakistan ha riferito di voler acquisire
droni armati dalla Cina, da cui ha già ricevuto quelli per la sorveglianza.
Gli Stati Uniti non sono ancora minacciati
da questi progetti. Nessun altro paese può disporre del suo schieramento
di aerei dotati di armamenti avanzati e di sensori, insieme con i sistemi
satellitari e di telecomunicazione necessari per dispiegare con successo
i droni in tutto il pianeta.
“Siamo molto avanti nell’aver realizzato
sistemi che sono già attivi”, ha detto il generale in pensione David
A. Deptula, l’ex capo aggiunto della squadra di intelligence,
pattugliamento e riconoscimento dell’Air Force. “Ma la capacità
delle altre nazioni non potrà far altro che crescere.”
L’allarme che cresce
Nei conflitti recenti gli Stati Uniti
hanno in prima battuta usato droni guidati da terra, ma stanno sviluppando
una versione pilotata da un mezzo aereo da schierare nel Pacifico. Gli
analisti della difesa dicono che il nuovo drone ha in parte lo scopo
di contrastare il missile contro le portaerei a lunga gittata che la
Cina sta sviluppando.
Con l’ascesa della forza militare
cinese, gli alleati degli USA nel Pacifico considerano sempre di più
gli Stati Uniti come l’unico bastione che si possa opporre alla sempre
più potente Cina, che ha a sua volta indirizzato le sue ricerche
militari in risposta alle capacità degli USA.
Un drone guidato dal mare darebbe agli
Stati Uniti la capacità di ricoprire in volo una distanza tre
volte maggiore rispetto a un normale jet d’assalto della marina, potendo
così tenere una flotta di portaerei più vicina alla costa
cinese.
Questo uso possibile dei drone USA
nel Pacifico è diventato fonte di allarme nei notiziari cinesi,
e anche sui media di stato nord-coreani.
Ci sono preoccupazioni simili negli
Stati Uniti per l’industria dei droni cinese sempre più in crescita.
Un report dello scorso novembre pubblicato dalla U.S.-Cina Economic
and Security Review Commission ha evidenziato che il settore militare
cinese “ha schierato diversi tipi di veicoli aerei non guidati dall’uomo
sia per le pattuglie che per il combattimento.”
Il report ha anche detto che
la Cina ha in preparazione diversi droni a lunga percorrenza, per medie
e elevate altitudini, che potrebbe allargare le possibilità di scelta
della Cina per la sorveglianza a lungo raggio e per gli attacchi.
I rapidi progressi della Cina hanno
costretto i suoi vicini a prendere iniziative. Dopo uno scontro diplomatico
con la Cina lo scorso inverno sui territori contesi nel Mar Cinese Meridionale,
il Giappone ha annunciato di aver pianificato l’invio di ufficiali
militari negli Stati Uniti per studiare il funzionamento e la manutenzione
dei droni Global Hawk. Nella Corea del Sud quest’anno i parlamentari
hanno accusato la Cina di essersi infiltrata nei computer delle forze
armate per avere informazioni sulle intenzioni di acquisto dei Global
Hawk, che potrebbero spiare non solo la Corea del Sud, ma anche parte
della Cina e nei paesi confinanti.
Oltre alle sempre maggiori preoccupazioni
dei singoli Stati, ci sono anche questioni sollevate in ambito internazionale
sul fatto che qualche governo non sia in grado di proteggere questi
nuovi armamenti dagli hackers e dai terroristi. Sharkey, il professore
dell’Università di Sheffield cofondatore dell’International
Committee for Robot Arms Control, ha notato come i ribelli iracheni,
usando un software da trenta dollari, avessero intercettato le
trasmissioni dai droni USA; il video fu scoperto in un secondo momento
su un computer di un militante catturato.
Ammorbidire i controlli alle
esportazioni USA
Mentre la Cina e altre nazioni stanno
iniziando a mettere sul mercato i propri droni, gli Stati Uniti stanno
cercando di incrementare le vendite escogitando nuove vie per ammorbidire
i controlli statunitensi alle esportazioni.
Il vice-amministratore William E. Landay
III, direttore della Defense Security Cooperation Agency che
sovrintende alle vendite di armamenti all’estero, ha detto recentemente
in un briefing al Pentagono che la sua agenzia sta cercando di
stilare una lista, approvata in precedenza, di paesi che sarebbero qualificati
ad acquistare droni con capacità stabilite: “Se le industrie capiranno
dove possono avere l’opportunità di vendere – e dove non la si può
avere – sarà una cosa molto utile per loro.”
Secondo Kimberly Kasitz, la portavoce
di General Atomics, l’azienda di San Diego che produce i droni
U.S. Predator ha ricevuto l’approvazione per esportare nel
Medio Oriente e in America Latina un Predator della prima generazione
privo di sistemi d’arma. La compagnia è ora in trattativa, tra gli
altri, con Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto.
Allo stesso tempo alcuni funzionari
USA hanno cercato di limitare altri paesi nella vendita dei droni. Dopo
che Israele ha venduto un drone d’assalto anti-radar alla Cina, il
Pentagono ha temporaneamente escluso Israele dal programma del F-35
Joint Strike Fighter per dimostrare la propria contrarietà.
Nel 2009 gli Stati Uniti si sono opposti
a una vendita alla Russia da parte di Israele di droni sofisticati,
secondo i cablogrammi diplomatici pubblicati da WikiLeaks. Una
più piccola coproduzione fu interrotta invece dai russi, che non furono
molto contenti del fatto che la Georgia avesse schierato droni israeliani
per il pattugliamento contro le proprie forze armate nel corso del conflitto
del 2008 tra i due paesi.
Ma per la Cina ci sono poche restrizioni
alla vendita. Ha già iniziato a mettere in mostra i prototipi di drone
da combattimento alle esposizioni internazionali, come lo scorso mese
a Parigi, dove un produttore cinese ha messo in vetrina un aereo, chiamato
Wing-Loong, che sembrava una contraffazione di un Predator.
Alcuni analisi delle forze armate dicono che non è chiaro quanto siano
lontani il Wing-Loong o altri droni armati di questo tipo dall’essere
effettivamente prodotti o resi operativi, a causa del controllo stretto
che la Cina esercita sulla sua tecnologia militare.
Secondo le informazioni diffuse dall’Azienda
Industriale Aerea Cinese, questa compagnia ha iniziato a offrire ai
clienti internazionali un drone da pattuglia e da combattimento simile
al Predator chiamato Yilong, o “pterodattilo”. Zhang,
dell’Istituto di Ricerca e Progettazione Aerea Chengdu, ha detto che
la compagnia si aspetta di vendere in Pakistan, in Medio Oriente e in
Africa.
Comunque, lui e altri espositori dei
droni a una recente convention contro il terrorismo hanno sminuito
la minaccia costituita dalla tecnologia raggiunta dalla Cina con i droni.
“Non credo che la tecnologia dei
droni cinesi abbia raggiunto il livello più avanzato al mondo”, ha
detto Wu Zilei dell’Azienda Industriale di Costruzioni Navali Cinese,
ripetendo una frase già sentita più volte: “I droni per il riconoscimento
vanno bene, ma quelli per l’attacco sono ancora anni dietro quelli
degli Stati Uniti.”
Ma Richard Fisher, un membro di lunga
data dell’International Assessment and
Strategy Center di Washington, ha detto che affermazioni del genere
sono oramai una routine e vogliono sminuire le preoccupazioni
sulle ambizioni militari di questo paese: “I cinesi stanno recuperando
molto velocemente. Questo lo diamo per certo. Non dovremmo cullarci
sugli allori per qualche ritardo da noi presunto sul potenziale dei
sensori o dei satelliti. Si tratta solo di una questione di tempo.”
I ricercatori Julie Tate a Washington
e Zhang Jie a Pechino hanno contribuito a questo report.
Foto: Il prototipo di Telemos, un drone
sviluppato dalla Dassault francese e dalla BAE britannica. (Foto Reuters)
04.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE