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La Redazione

 

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Gli “strumenti di tortura” di Juncker e UE, spiegati da Ambrose Evans-Pritchard

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A cura di Davide
Il 25 Maggio 2018
233 Views

DI MAURIZIO BLONDET

maurizioblondet.it

(Anzitutto la traduzione dell’articolo  sul Telegraph di Ambrose Evans-Pritchard, “Juncker’s ‘torture tools’ are useless against Italy’s well  armed uprising”. In fondo, qualche riga di commento)

Bruxelles si vanta di avere  ben oliati metodi per ridurre in ginocchio governi recalcitranti. “Abbiamo qualche strumento di tortura nelle cantine”, scherza Jean-Claude Juncker.

Il faceto capo degli euro-sicari mette alla prova il nostro senso dell’umorismo. I metodi usati contro una lista di nazioni depresse  tra il 2010 e il 2014  sono illegali, anti-costituzionali  e scandalosi ancorché condotti con la complicità dei gruppi d’interesse di ogni stato. I quali hanno creato a questi metodi un manto di legittimità.

Athanasios Orphanides, ex governatore della Banca Centrale Europea, dice che l’arma atomica è il controllo della BCE sullo spread dei Buoni sovrani e la liquidità  delle banche. “Essi minacciano i governi che si comportano “male” di distruzione finanziaria. Si sforzano di trascinarli ad accettare “volontariamente” le direttive, col terrore”, dice.

“Li tagliano dal rifinanziamento del debito e minacciano di uccidere  il sistema bancario. Creano a bella posta una crisi  di rifinanziamento del debito. Lo hanno fatto appunto all’Italia nel 2011”.

“Il professor Orphanides, oggi a distanza  di sicurezza,  (insegna al MIT di Boston) mi dice che la BCE sta molto attenta a non lasciare  prove cartacee o prendere decisioni che possano essere contestate nei tribunali. “Operano in un’area grigia senza chiara autorità legale”.

“Il trucco consiste nel lavorare  in combutta con l’Eurogruppo, l’Inquisizione dei ministri delle finanze dell’EMU, che non risponde ad alcun corpo democratico, ed è sostanzialmente sotto  il controllo del ministro delle finanze germanico. Abbiamo visto i riflessi di questa entità proto-imperiale autoritaria durante la crisi. Oltretutto, le direttive che ha imposto sono sbagliate: hanno portato l’eurozona ad una depressione economica peggiore degli Anni ’30. Il fine non ha nemmeno giustificato i mezzi.

“Come giornalista ho coperto questi eventi”, dice Evans-Pritchard: “Questa è la ragione per cui ho votato per il Brexit, pur sapendo che il ritiro britannico dalla  UE sarebbe stato traumatico. Sapevo che il fatto di restare nella segreta galera illegale di Juncker sarebbe stato  peggio comunque.

“Adesso i  bargelli dell’UE stanno fissando la coalizione ribelle italiana con curiosità professionale.  Da rompere, è una noce più dura della Grecia.  Per la prima volta dalla creazione dell’unione monetaria, essi hanno a che fare con un governo la cui massa critica è euroscettica. I drappelli di “Italy First” della Lega esibiscono la patriottica Lira, o nuovo fiorino  come sarà forse chiamato.  Un tentativo troppo brutale di bullizzare la Lega e i tecno-mistici del Cinque Stelle rischia di suscitare atti di resistenza e una pericolosa catena di reazioni, che finirebbe con una  bancarotta di 2 mila miliardi sui crediti della Germania verso l’Europa del Sud e la devastazione del progetto UE.

“Gli sgherri devono essere sottili. Cercheranno di staccare i “grillini” del 5 Stelle, che con Di Maio, loro leader nominale, mostrano già fervore di farsi accettare dalla UE. Sfrutteranno le spaccature nella società italiana, proprio come strumentalizzano quelle britannica per il Brexit. Mobiliteranno i “poteri forti” [in italiano nel testo] di  Confindustria e la classe dei mandarini [parassiti pubblici].

UE, una dittatura spietata mascherata da banca centrale.

“Il dramma italiano del 2011 è illuminante”, continua il giornalista del Telegraph, che è stato una vita corrispondente a Bruxelles: “La BCE ha usato il mercato dei titoli di Stato come  un’arma politica: ha bloccato e sbloccato successivamente gli acquisti (dei titoli)  onde mettere pressione a Berlusconi, e dettando politiche nazionali dettagliate in una lettera segreta – più tardi rivelata. Ha ordinato specifiche “riforme” del diritto del lavoro, un argomento nevralgico che in Italia aveva portato a due assassini. Ha preteso austerità in eccesso sul diktat degli economisti-ciarlatani di Berlino, detti “ordoliberisti”.

“Quando Berlusconi ha esitato, la BCE ha organizzato un “crisi del debito pubblico italiano”. Scegliendo un momento in cui il contagio dal crack bancario spagnolo aveva lasciato l’Italia vulnerabile. Questo ha spianato la strada per un colpo di Stato pianificato dal capo dello Stato di allora, uno stalinista.  Berlusconi fu rovesciato.  Mario Monti, un ex commissario UE, fu paracadutato con un gruppo di funzionari di Bruxelles.

La BCE non ha nessun mandato legale, scritto nei trattati, per fare nulla di questo. Ha agito ultra vires. E non ci fu un sussurro di critica dalla casta mediatica d’Europa. Non fate conto su questa per denunciare le pratiche arbitrarie e difendere il diritto.

“Dissero che i funzionari UE dovevano prendere queste misure per salvare l’euro. Eppure la crisi finanziaria dell’eurozona è opera loro. E’ causata dal fatto che la BCE manca di adempiere al suo compito primario di banca centrale, essere il prestatore di ultima istanza in una crisi (anche a tassi punitivi). La crisi infatti è finita istantaneamente quando Berlino ha tolto il suo veto e autorizzato Mario Draghi a fare “tutto ciò che serve” (“whatever it takes”) per salvare l’euro a metà 2012.

“Claudio Borghi, il capo economista della Lega, dice  che la UE non può applicare lo stesso trucco una seconda volta. Gli italiani hanno visto il gioco del prestigiatore. “Tutti hanno potuto vedere che gli spread sono uno strumento di manipolazione politica”, dice.

“Ciò che unisce Lega e grillini è che condividono il sospetto che la Germania ha truccato l’unione monetaria,  aggiustando le regole a suo esclusivo vantaggio. Molti vedono che ha perseguito una strategia mercantilista di concorrenza ai vicini (se non per intento, nei fatti), erodendo il tasso di cambio reale (REER) dell’Italia e intrappolando il paese nella depressione.

“Nelle specifiche circostanze in cui si trova l’Italia, che un tempo aveva un surplus verso la Germania, l’effetto è stato la deflazione da debiti, de-industrializzazione corrosiva, una crisi bancaria non giustificata (le banche italiane non erano le colpevoli degli eccessi pre-Lehman, [come le tedesche]), e una disoccupazione giovanile sopra il 50% nel Meridione. I grillini possono non comprendere l’esatto meccanismo economico. Ma intuiscono l’essenziale. Che l’Italia è stata colpevolizzata al di là delle sue colpe.

“Le armi di liquidità della BCE funzionano contro una società ingenua, che si è disarmata, e che teme di essere espulsa dall’EMU (unione monetaria). Se viene sottoposta alla tortura Juncker, l’alleanza degli insorti può attivare il piano dei “mini-Bot”, note del Tesoro, e lanciare la sua valuta parallela. Potrebbe  riaffermare il suo controllo sul sistema bancario.

“In altre parole, l’Italia potrebbe fare ciò che Yanis Varoufakis voleva fare in Grecia: fare la guerriglia. Notoriamente, il ministro greco delle finanze fu stoppato dal “consiglio di guerra” di Syriza nel 2015. Il piano era troppo estremista.

“Varoufakis, il combattente, ora osserva il dramma italiano con affascinazione da medico legale. Stavolta l’Eurogruppo ha trovato un ostacolo par suo.  Le minacce tedesche di congelare i pagamenti del Target 2 all’Italia suonano false. E’ una minaccia vuota”, dice.

“L’uomo forte della Lega Salvini sembra quasi che non veda l’ora di sfidare Bruxelles, Berlino e i vigilantes dei titoli pubblici. Egli ha definito una volta l’euro come “un crimine contro l’umanità” – come penso anch’io.

“Salvini vuole uscire dall’euro, ciò che Tsipras non volle. E’ una bella differenza”.  Varoufakis intravvede una sequenza di eventi inarrestabili in cui i Lega-Grillini fanno esplodere il fiscal Compact e il Patto di Stabilità. “La flat tax creerà un grosso buco nel bilancio. Seguiranno le tensioni del mercato e le previste reazioni della Germania”. La coalizione si difenderà coi minibot (anche se lui consiglia di mantenerli in forma digitale anziché cartacea, per evitare l’accusa di battere una valuta).  “Ci sarà una immediata fuga di capitali. Dovranno imporre il controllo dei capitali. Gli italiani scopriranno quasi senza accorgersene  che non sono più nell’euro, senza un referendum”.

“La UE ha una scelta. Potrebbe piegarsi al fatto compiuto e permette a Roma di correre alla reflazione fiscale. Potrebbe accettare che l’euro è sfuggito al controllo tedesco,  e che l’EMU è adesso una zona della Lira secondo i termini del Club Med. In questo caso, la Germania se ne andrebbe dall’euro.

“Oppure può tirar fuori lo spezza-pollici, la gogna, il tavolaccio di estensione, e lavorare giorno e notte per rovesciare la democrazia italiana. Se ci riesce, può essere solo ad un costo politico altissimo. Ma può fallire. Nel qual caso l’Italia dovrà andarsene: trascinando Spagna, Portogallo, Grecia, e molto del sistema bancario tedesco  dietro di sé”.

Pezzo durissimo, quello di Evans-Pritchard. Tutto fatto di verità. Anche il ministro  Andrea Orlando della “sinistra” (cacasotto) ha confessato come Draghi li abbia terrorizzati  nel 2012: “Se non inserite il pareggio di bilancio nella Costituzione, vi tagliamo i viveri: restate a secco, senza stipendi».

E quella sinistra tanto tanto radical-chic, che sosteneva tanto tanto Varoufakis e Tsipras, dove è finita? In questa battaglia sta  “con più Europa”; ossia dalla parte di questo orribile padrone invisibile, dittatore onnipotente, ad inveire  contro chi tenta di liberarcene chiamandoli “populisti” anzi  “fascisti” .  La sinistra, si sa, fa sempre il gioco del grande capitale, a volte perfino senza saperlo (Spengler). Ma  anche se questa battaglia finisce con una sconfitta dei giallo-verdi, per questa sinistra è finita. Come è finita Forza Italia, che fallisce e tradisce in questo momento, leccando le scarpe al nemico che l’ha trattata come sopra descritto.

Momento che sarà difficile.

Per questo  l’oligarchia sta  lottando con tutti i mezzi (occulti) perché non sia Paolo Savona a condurre il braccio di ferro in Europa. L’uomo ha la capacità pratica di stare ai tavoli dei potenti;  l’esperienza;  l’autorevolezza che gli viene dalle cariche coperte;  ha la memoria storica (che forzatamente manca ai quarantenni), sa cosa era l’Italia della lira, cosa era prima del “divorzio” della banca centrale col Tesoro; ha il polso e la capacità, se occorre, di concepire un piano B  e pilotare il paese nella tempesta.

Egli ha  la chiara visione della realtà, che media e politici servili hanno nascosto.

Savona 2015: “BCE ha ratificato le politiche di austerità che gravano sulla domanda interna e si è guardata bene dall’applicare il suo QE direttamente alla crescita dell’attività produttiva, ad es. nel settore delle costruzioni, con obiettivo l’occupazione come hanno fatto US”.

La esprime con  la necessaria crudezza:

“La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?”.

Sulla UE e cosa è diventata, è stato chiarissimo: “Dietro il paravento della liberaldemocrazia, c’è un  fascismo senza dittatura e, in economia, un nazismo senza militarismo.  Una frase che Evans-Pritchard potrebbe firmare.

Antifascisti, partigiani  da corteo, esaltatori della Resistenza delle feste, dove siete? Ah già, siete dalla parte della UE. Della  BCE. Coi neofascisti della Meloni. E con Berlusconi e i suoi nani e ballerine. Complimenti.

Quanto a Mattarella, il suo “veto” su Savona (persino il generale Carlo Jean, uomo dei servizi atlantici, gli ha dato un tributo simpatizzante per le sue tesi, http://formiche.net/2018/05/jean-savona-governo-europa-debito/)

pone difficili  domande.  Mattarella non motiva pubblicamente la sua opinione negativa: fa scendere il divieto sul nome come un oracolo. Mattarella non capisce di economia e finanza.  Qualcuno quindi gli suggerisce questa opposizione accanitisima.   Se fosse Draghi,  ciò porrebbe qualche sgradevole domanda, confermata dalla lettura del pezzo di Evans Pritchard: la banca centrale è fieramente e  totalmente indipendente dai politici;  dunque dovrebbe valere la reciprocità: che i politici sono indipendenti dalla banca centrale.  Ma invece abbiamo le prove, da Berlusconi a Orlando (PD), che essa s’ingerisce  fa’ pressioni  su di loro, li rovecia, li terrorizzza, badando a non lasciare le prove cartacee…. Per Mattarella, giurista, tutto ciò è legittimo e normale? Risponde alla Separazione dei poteri su cui si basa lo stato di diritto? A parte che i tre poteri sarebbero l’esecutivo, il  legislativo, il giudiziario;  da quando risulta che la banca centrale sia  un ordine separato e indipendente, che terrorizza il potere esecutivo, il legislativo, e si fa obbedire dal  giudiziario? Sarebbe un interessante argomento per le lezioni di un professore giurista palermitano. Per esempio l’analogia tra il modus operandi della BCE  – o di Bankitalia, suo braccio locale –  e quello di Cosa Nostra, secondo  quanto afferma  il Telegraph.

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