DI ALEX LANTIER
World Socialist Web Site
La borghesia mondiale sta cominciando a prendere atto delle conseguenze del grosso deficit derivante dalla creazione di nuovo denaro liquido e dalle grosse spese che l’ amministrazione Obama sta usando per finanziare il salvataggio di Wall Street e delle principali banche. Mentre questa politica sta facendo sorgere sempre piú domande riguardo il valore del dollaro americano, gli osservatori stanno valutando l’ opportunitá e le conseguenze di un minore peso della valuta americana nel quadro internazionale.
Il presidente Obama, durante la conferenza stampa del 24 marzo, ha commentato per la prima volta la proposta della Cina di istituire una valuta internazionale controllata dal Fondo Monetario Internazionale. ‘’Per quanto riguarda la fiducia nell’ economia degli Stati Uniti e il dollaro’’, ha detto Obama, ‘’vorrei puntualizzare che il dollaro é particolarmente forte in questo momento; e questo perché gli investitori considerano l’ economia statunitense la piú forte nel mondo, col sistema politico piú stabile. Non c’è bisogno di ulteriori parole per prendere atto di questo’’, ha aggiunto Obama.
Interrogato ancora sulla moneta globale Obama ha detto soltanto:’’non credo ci sia bisogno di una simile valuta’’.Meno di 24 ore dopo, le parole di Obama venivano criticate dal suo segretario del tesoro, Timothy Geithner. In una riunione del CFR [Council of Foreign Relations, ndt] tenutasi ieri mattina, Geithner ha lodato Zhou Xiaochuan della banca centrale cinese per la sua saggezza ed ha descritto l’ introduzione di una valuta internazionale basata sui cosiddetti Diritti Speciali di Prelievo (DSP) del Fondo Monetario Internazionale una proposta ‘’degna di considerazione’’.
Come è stato riportato da un’ agenzia di stampa, il mediatore del CFR Roger Altman ha riferito a Geithner che sarebbe auspicabile affrontare la questione, ed ha chiesto allo stesso segretario del tesoro se prevede una variazione riguardo la centralitá del dollaro.
‘’Non ne ho idea’’, ha risposto Geithner, facendo diverse promesse tra cui: “faremo tutto il necessario per dire che stiamo dando credibilitá ai nostri mercati finanziari’’.
Mentre il dollaro cominciava a crollare nei mercati valutari, Geithner veniva invitato a dare una intervista pomeridiana sul canale televisivo di informazione finanziaria CNBC. Riguardo il pericolo che gli investitori esteri potrebbero non acquistare dollari, Geithner ha dichiarato il supporto ad una politica del ‘dollaro forte’ ed ha negato una mancanza di fiducia nella moneta americana. Inoltre ha annunciato un forte impegno per una ‘politica fiscale responsabile’ che veda il deficit nel budget degli USA diminuire rapidamente.
In realtá la coniazione e il prestito di trilioni di dollari a beneficio di Wall Street e delle maggiori banche statunitensi ha fatto calare la fiducia nel dollaro: la moneta piú usata negli scambi internazionali. Le affermazioni del governo americano riguardo il valore del dollaro sono pure menzogne: la moneta statunitense non era mai stata cosi debole rispetto alle altre principali valute. Mentre lo yen è a 97.71, il dollaro è di molto sotto i cento punti yen. Mentre 6 anni fa 1 dollaro valeva 0.93861 euro, oggi é valutato 0.7387 euro.
L’ impegno di Geithner per una ‘’politica fiscale responsabile’’, in una situazione in cui centinaia di milioni di dollari vengono profusi alle banche, puó soltanto significare un taglio massiccio a politiche sociali come assistenza sanitaria e previdenza sociale. Questo è il significato dei ripetuti riferimenti di Obama ai tagli nei costi per l’ assistenza sanitaria durante la conferenza stampa del 24 marzo.
Ancora piú sorprendentemente, il governo Obama ha evitato ogni dichiarazione riguardo la neccessitá e l’ efficacia di nuovi sistemi di valuta, e in particolar modo riguardo la sempre crescente tensione tra USA e Cina. Le riserve monetarie della Cina sono valutate 2 trilioni di dollari, i due terzi dei quali consistono in dollari americani; questo fa della Cina il maggior possessore estero di valuta in dollari. Tali fondi vengono investiti in buoni del tesoro USA e negli istituti di credito ipotecario Fannie Mae e Freddie Mac, finanziati dallo stato.
‘’Abbiamo prestato grosse somme di denaro agli Stai Uniti, è chiaro che siamo preoccupati per la sicurezza delle nostre attivitá’’, aveva ammonito il premier cinese Wen Jiabao due settimane fa. La Federal Reserve, la banca centrale statunitense, annunciava il 18 marzo che avrebbe dato in prestito 300 mila miliardi di dollari al governo USA e 850 mila miliardi ai titolari di ipoteche, coniando cosi 1.15 trilioni di dollari. Ció fa parte del piano di salvataggio del sistema finanziario da parte del governo americano dello scorso anno, piano che comprende già 700 miliardi di dollari. Il governo aveva anche annunciato il 23 marzo il massiccio finanziamento agli investimenti privati per incoraggiare questi ultimi a pagare parte di 1 trilione di dollari per beni ipotecari fallimentari.
Questa strategia tende alla svalutazione del dollaro sui mercati internazionali, ed in particolare delle attivitá in dollari della Cina, attraverso un enorme gettito di dollari americani nei mercati internazionali stessi. Il 23 marzo Zhou ha proposto di porre fine al ruolo del dollaro come valuta della riserva globale.
La Cina non è comunque l’ unica nazione ad essere preoccupata. Il primo ministro Ceco Mierk Topolanek, il cui governo rappresenta l’ Europa in questo momento, ha seccamente definito la politica degli Stati Uniti ‘’la via per l’ inferno’’. Washington prevede 1.75 trilioni di dollari di deficit per il 2009, e 1.17 trilioni nel 2010. Topolanek ha fatto notare che il debito pubblico del governo statunitense sottrae cosi tanto ai fondi mondiali disponibili che gli altri mutuatari, come ad esempio i governi europei, non risultano in grado di raccogliere fondi sui mercati dei capitali a livello mondiale.
Le societá finanziarie si trovano ad essere a corto di dollari necessari per pagare le transazioni internazionali, in quanto la moneta americana serve per coprire le perdite derivanti dalle ipoteche e dalla crisi economica. In un programma annunciato l’11 di marzo, la banca centrale cinese ha proposto di aggirare il corto di dollari in Asia creando un sistema per i pagamenti negli scambi internazionali ad Hong Kong basato sullo yuan.
Parte della borghesia mondiale sta valutando le conseguenze del crollo dell’ attuale sistema del dollaro americano, cercando di valutare i vantaggi derivanti dalla crisi.
Nell’editoriale del 24 marzo ‘’Il piano della Cina per porre fine all’ era del dollaro’’, il Financial Times scrive che il piano di Zhou ‘’renderebbe piú difficile il finanziamento dei propri debiti da parte degli USA, ma l’ America non puó pretendere di vincolare gli altri stati alla propria propensione a generare domanda’’.
In altri termini, andando avanti in questa direzione in cui gli USA coniano dollari per finanziare le spese, si crea il rischio di richieste affinché il denaro venga anche utilizzato per sostenere i lavoratori. Questo sarebbe inaccettabile per le borghesie americane e mondiali.
Come la rivista economica americana Barron’s spiega in un recente articolo: “l’ America puo’ effettivamente coniare dollari anche a favore del resto del mondo; ma immaginiamo che ognuno possieda una macchina stampa-soldi nel proprio scantinato: si spenderebbe come dei pazzi…. : ora provate ad estendere questo discorso a livello globale. Dal momento che il resto del mondo accetta la nostra moneta cartacea, noi in cambio saremmo costretti ad acquistare i loro prodotti o i loro beni’’.
In questo modo gli USA hanno finanziato il deficit del mercato negli ultimi dieci anni: valanghe di contanti, create mentre la borghesia USA licenziava i lavoratori, tagliava i salari e deindustrializzava l’ economia, venivano mandate all’ estero. Questi dollari sono stati restituiti come finanziamento delle importazioni USA, e gli esportatori di petrolio o prodotti artigianali, come la Cina, il Giappone, il Venezuela e la Russia hanno accumulato insieme trilioni di dollari americani nelle loro riserve estere di moneta.
Secondo il settimanale Barron’s sarebbe necessario un controllo alle spese degli Stati Uniti in quanto ‘’per la prima volta dai primi anni settanta gli USA corrono il rischio di subire forti pressioni internazionali. I maggiori creditori degli Stati Uniti potrebbero imporre agli USA un regime finanziario che non prevedeva [nemmeno] il sistema aureo in vigore appunto fino al 1971.”
Proprio il fatto che Burron’s immagina uno scenario simile lascia intravedere il potere della tensione oggettiva che sta crescendo all’ interno del sistema capitalistico. La rivista prevede una situazione in cui i maggiori creditori USA come la Cina rifiutano di concedere prestiti al governo statunitense, costringendo cosi Washington a tagliare le spese. Tutto questo porterebbe ad una situazione sociale esplosiva, in quanto il governo USA ha affermato di non avere fondi per finanziare la spesa sociale, dopo che lo stesso governo ha giá concesso trilioni di dollari alle banche e ai piú ricchi.
Titolo originale: “Global investors ponder implications of US dollar collapse”
Fonte: http://wsws.org/
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26.03.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARCO ORRÙ