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La Redazione

 

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GLI ECCEZIONALI AMERICANI MANIFESTANO IL LORO DESTINO…

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A cura di Das schloss
Il 16 Luglio 2006
78 Views

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Global Research

…e al diavolo le conseguenze

Contrariamente alla “propaganda catapultata”, Enron, Haditha e Abu Ghraib non sono stati incidenti isolati o l’opera di “poche mele marce”. La barbarie Americana e il comportamento oppressivo pervade la nostra società e precede la nascita della nostra nazione. Avendo costruito la sua patriarcale ricchezza sulle schiene degli schiavi Neri e sul lavoro a poco prezzo mentre conquistava territorio attraverso il genocidio dei Nativi Americani, lo sfruttamento predatorio dei non-anglosassoni, dei poveri, delle donne e della classe operaia è emerso come un pilastro del “successo” socio-economico dell’ America persino prima che dichiarassimo la nostra indipendenza.
Con l’avvento dell’ Età Industriale, delle ferrovie transcontinentali e la rapida proliferazione del Capitalismo, una giovane nazione sempre più potente, con un’ insaziabile sete di maggiori terre, risorse e profitti ha iniziato a cercare prede fuori dai suoi confini. Alla fine del Diciannovesimo Secolo, l’ Aquila Americana ha aperto le ali e ha iniziato ad imitare il comportamento rapace dei suoi antenati dell’ Europa Occidentale.

Con il sole che alla fine si preparava a tramontare sull’ Impero Britannico, i giorni della conquista e dell’ espansione sorsero per il nascente Impero Americano. Concetti patologicamente arroganti come Destino Manifesto[1] e Eccezionalismo Americano[2] servirono a deumanizzare i popoli indigeni per giustificare l’invasione, il furto e l’omicidio come atti di necessità per portare la civilizzazione ai “primitivi”.

Nel suo ultimo libro, “Overthorow” [Sovvertimento n.d.t.] l’ex capo-redattore del New York Times Stephen Kinzer narra gli sfruttamenti operati dall’ America come impero e nazione imperialista.

Cos’è ciò che essi stanno diffondendo?

La fondazione da parte del Regime Bush del Project for the New American Century con l’invasione dell’ Iraq non è stata in realtà inappropriata per gli Stati Uniti. Mentre è stata certamente eseguita con una più sfacciata mancanza di riguardo per la legge internazionale rispetto alle precedenti imprese imperiali dell’ America, essa esemplifica la bigotta fede Americana nel non poter fare nulla di male.

George Bush stava semplicemente reiterando l’antica e menzognera giustificazione Americana per il suo comportamento di sfruttamento quando ha affermato:

“Ciò che sto cercando di indicarvi è che questo programma è parte di uno scopo globale, e cioè quello di proteggere questo paese nel breve termine e di proteggerlo nel lungo termine diffondendo la libertà.”

Considerate alcune delle libertà che gli Stati Uniti stanno diffondendo:

1. Libertà di lavorare per un nonnulla in condizioni miserabili.

2. Libertà di vivere in un ambiente permeato di uranio impoverito.

3. Libertà di vendere preziose risorse a prezzi da svendita ad aziende multinazionali prive di anima.

4. Libertà di sperimentare un incubo Kafkiano che comprende l’arresto senza accuse, nessun processo a determinare innocenza o colpevolezza, la gara a resistere alle torture e una detenzione a tempo indefinito.

5. La libertà di realizzare l’ inerente inferiorità della propria cultura, religione e linguaggio, e di buttarle via come sacchi di puzzolente spazzatura.

6. Libertà di essere feriti o uccisi se si osa rifiutare i “doni” di queste libertà.

La macchina della propaganda dei mezzi di informazione delle corporations ha fatto in modo di mantenere una facciata ben curata per molti anni. Nonostante appaiano come campioni di democrazia, eguaglianza, libertà, e diritti umani, la realtà degli Stati Uniti era ed è che i suoi sistemi socioeconomico e di governo sono razzisti, bigotti, spietati e plutocratici di natura.

La democrazia non è mai esistita negli Stati Uniti. Un’ aristocrazia de facto ha dominato la nostra repubblica costituzionale sin dai tempi del Congresso Continentale. Il capitalismo è un sistema economico brutale e senza pietà che incoraggia e ricompensa l’ avidità, l’egoismo, lo sfruttamento e l’eliminazione della concorrenza.

Ossessionati da materialismo, ostentazione dei consumi, convenienza, apparenza fisica, e dal successo, molti Americani si ingozzano degli abbondanti frutti del Capitalismo, dimentichi del fatto che miliardi di esseri umani per rendere possibile il loro banchetto vivono in una povertà e una miserie abbiette.

L’ America è la nazione dei ricchi, fatta dai ricchi per i ricchi. La sua elite dominante è rafforzata dai poveri e dalla classe operaia che è stata resa politicamente impotente dall’ attrazione per l’ ostentazione del consumismo (che arricchisce ulteriormente le elite), dalla illusione della democrazia e dalla possibilità estremamente remota che uno di loro possa essere il prossimo Bill Gates.

Vestendo il suo mantello di benevolenza, l’America è l’ incarnazione astratta del proverbiale lupo vestito da pecora. Governati da avari profittatori prodotti e attivati da un sistema spietato che tira fuori il peggio della natura umana, gli Stati Uniti sono una nazione predatrice che si atteggia innocentemente a bastione dei diritti umani e della democrazia.

L’ esaurimento del patrimonio immobiliare (e le vittime)

“Overthrow” cattura l’essenza dello zeitgeist [3] in America nel tardo Diciannovesimo Secolo con un’ adatta citazione dello storico Americano Frederick Jackson Turner:

Per quasi tre secoli l’evento dominante nella vita Americana è stato l’espansione. Con la colonizzazione della Costa del Pacifico e l’occupazione delle terre libere, questo movimento ha avuto un arresto. Che queste energie espansive non avessero più operato sarebbe stata una predizione affrettata; e la richiesta di una politica estera vigorosa, di un canale inter-oceanico, di una rinascita del nostro potere sui mari e di una estensione dell’influenza Americana alle isole periferiche e ai paesi confinanti sono indicazioni che il movimento sarebbe continuato.

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[“America che sorvola le pianure. Porta con se la luce nel paesaggio buio e desolato e mostra la via a contadini, viaggiatori, alla diligenza, al telgrafo e alla ferrovia. Di fronte a lei gli animali selvaggi, i bufali e gli Indiani (l’oscurità) si voltano e lasciano la strada libera agli insediamenti”. Da History on the net
]

Secondo l’analisi storica di Kinzer, gli Stati Uniti spezzarono le loro zanne imperiali contro il Messico nel 1840, ma le Hawaii segnarono la spinta iniziale dell’ America oltre il continente Nordamericano. Due missionari Americani, Amos Starr Cooke e Samuel Castle lavorarono con zelo per convertire i nativi “selvaggi” Hawaiani in “civilizzati” cristiani ma alla fine abbandonarono il loro lavoro missionario per i profitti del commercio dello zucchero. Cooke e Castle furono i padri dell’ aristocrazia Bianca Americana nelle Hawaii- Questo gruppo alla fine arrivò a esercitare una potente influenza politica ed economica sulle isole grazie alle enormi piantagioni da zucchero che essi possedevano. La manipolazione di un arrendevole monarca Hawaiano che essi avevano educato li rese capaci di costruire una riforma terriera che privò gli indigeni della loro tradizionale forma di proprietà comunale della terra.

Il 17 Gennaio 1893 i Marines sbarcarono alle Hawaii con un piccolo contingente. In un colpo di stato senza spargimenti di sangue i 6220 Bianchi (in un arcipelago popolato da 41000 nativi Hawaiani e 28000 lavoratori asiatici) presero il controllo del governo e ne misero a capo nientemeno che Sanford Dole (cugino del magnate dell’ ananas James Dole). Per il 1897 gli Stati Uniti avevano formalmente annesso le Hawaii.

Ricordate il Maine…e qualche centinaio di migliaia di Filippini.

Gli Stati Uniti spinti dalla bugia, detta dei principali media, che la Spagna aveva causato una esplosione a bordo della USS Maine, una nave da guerra che il Presidente McKinley aveva mandato a Cuba nel 1898, dichiararono guerra alla Spagna, vinsero e nel trattato guadagnarono velocemente Porto Rico, Cuba, e le Filippine. Nonostante l’ Emendamento Teller, in cui gli Americani avevano promesso la sovranità ai Cubani, il Presidente McKinley giustificò il dominio Americano su Cuba attraverso la “legge del diritto dei belligeranti sul territorio conquistato.” Alla fine l’ Emendamento Platt divenne lo strumento con cui gli USA diedero un’apparenza esteriore di autonomia Cubana senza in realtà concedere la piena autodeterminazione.

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[Il relitto del Maine nel porto dell’ Avana]

Avendo sconfitto la Spagna nelle Filippine, gli Americani incontrarono un altro nemico. Sembra che la gente del luogo fosse preparata a resistere con la forza ai loro nuovi padroni. Vedendo le Filippine come cruciali per i loro interessi commerciali in Asia, gli Stati Uniti combatterono vigorosamente per tenere la loro nuova colonia. Mandando una forza di occupazione di 126000 uomini (curiosamente simile al numero di soldati in Iraq) , l’America ebbe meno di 5000 caduti. Almeno 16000 soldati Filippini e 250000 civili furono massacrati dall’ esercito degli Stati Uniti. Dilaganti e sfrontate atrocità commesse dai soldati Americani furono imbiancate da una stampa complice e da farsesche udienze al Senato in cui Henry Cabot Lodge giustificò l’uso Americano della tortura, della crudeltà e dell’omicidio descrivendo i Filippini come “gente semi-civilizzata con tutte le tendenze e le caratteristiche degli Asiatici.”

Meglio morti che rossi? Non necessariamente…

In tutta la sua storia di potenza imperiale, la perpetuazione dei propri interessi aziendali è stata la motivazione primaria degli Stati Uniti. Comunque nessuna analisi dell’impatto maligno dell’ America sul mondo sarebbe completa senza trattare la sua fissazione per la distruzione di movimenti e governi che mostravano anche solo un ombra di tendenza Comunista o Socialista.

I campioni del Capitalismo Americano proclamano trionfalmente che i regimi totalitari e barbari di Mao e Stalin sono la “prova assoluta” che qualunque sistema economico basato su ideologie “di sinistra” destina il proprio popolo a tortura, dispotismo e omicidi di massa. Stalin e Mao erano infatti dittatori brutali, ma l’evoluzione dei loro regimi non nega la possibilità che esista un sistema socioeconomico che metta un ragionevole grado di potere nelle mani della classe lavoratrice e ottenga una distribuzione più equa della ricchezza.

Infatti un’analisi critica rivela che la manifestazione del Capitalismo negli Stati Uniti è stata moralmente ripugnante e cruenta quanto i regimi che i campioni del nostro sistema amano citare come malvagi. Coloro che credono altrimenti sono in uno stato di profonda negazione della realtà.

In patria gli Americani hanno schiavizzato milioni di persone (3,9 milioni secondo un censimento del 1860) e commesso un genocidio contro i milioni di abitanti indigeni a cui hanno rubato la terra. A parte gli esemplari crimini commessi in casa contro i non-anglosassoni, il sistema del Capitalismo Americano vive in virtuale antitesi, in termini di disumanità, dei sistemi “comunisti” di Mao e Stalin. Invece di dirigere la propria crudeltà all’interno, verso “se stessi”, gli Stati Uniti hanno commesso il grosso dei loro massacri all’estero (cioè 3 milioni in Vietnam, centinaia di migliaia in Centro America, e almeno un milione di Iracheni, comprese le vittime della Guerra del Golfo e delle brutali sanzioni economiche). L’esenzione degli Anglosassoni dalla schiavitù, dal genocidio, e dal massacro spiega perché il Capitalismo Americano è sopravvissuto al “Comunismo” di Russia e Cina.

Ritratto di un Americano davvero orrendo

Kinzer dedica un capitolo di “Overthrow” all’ ex Segretario di Stato John Foster Dulles, che avrebbe potuto facilmente essere il ragazzo-immagine del Capitalismo Americano e della sua inerente ipocrisia e malvagità. Dulles si assicura facilmente un capitolo per sé. Egli ha esercitato una tremenda influenza sulla politica estera USA per tutta la Guerra Fredda e ha orchestrato un gran numero di interventi descritti dettagliatamente in “Overthrow”.

Kinzer scrive di Dulles (che nella vita privata è stato un avvocato di grande successo che ha rappresentato aziende multinazionali per conto dello studio legale di Sullivan & Cromwell):

“Era stato formato da tre potenti influssi: una educazione privilegiata in maniera esclusiva, una lunga carriera come consigliere delle più ricche aziende del mondo, e un padre profondamente religioso. I suoi più profondi valori, convinzioni e istinti erano quelli delle elite internazionali in cui aveva passato la vita…”

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[John Foster Dulles, uomo dell’ anno 1954]

”Secondo il più dettagliato libro su Sullivan & Cromwell, lo studio legale prosperò nelle sue alleanze e collusioni con il neonato regime Nazista, e Dulles spese gran parte del 1934 ha sostenere pubblicamente Hitler… Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Dulles trovò nel Comunismo il male che era stato così lento a trovare nel Nazismo.”

Fuori dalla padella…

In “Overthrow”, Kinzer fa qualcosa di più che semplicemente descrivere in dettaglio le orribili conseguenze per le vittime degli interventi imperiali dell’ America. Ci ricorda anche della natura auto-distruttiva della politica estera Americana. Forse l’esempio più attuale e toccante è quello dell’ Iran.

Nel 1951, Mohammad Mossadegh venne eletto democraticamente Primo Ministro dell’ Iran. Per alleviare l’abietta povertà di molta della sua gente, si apprestò rapidamente a nazionalizzare l’industria del petrolio per utilizzarne i profitti a beneficio degli Iraniani. I Britannici, che avevano significativi interessi petroliferi in Iran, sollevarono serie obiezioni alle azioni di Mossadegh nonostante gli osceni profitti che nel corso degli anni avevano fatto in Iran, la sua offerta di compensarli per le infrastrutture petrolifere che avevano costruito, e la recente nazionalizzazione da parte del governo Britannico delle sue stesse industrie del carbone e dell’acciaio.

Mentre l’esistenza dell’ Unione Sovietica come superpotenza rivale precludeva l’uso di un intervento militare diretto degli Stati Uniti, John Foster Dulles escogitò un piano per distruggere le “ambizioni” socialiste di Mossadegh. Disseminando propaganda attraverso i principali media Americani (compresi New York Times e Time Magazine) che ritraevano Mossadegh come un Comunista, e simultaneamente utilizzando la CIA per creare un ambiente sovversivo in Iran, gli Stati Uniti riuscirono a rovesciare Mossadegh e a rimpiazzarlo con lo Shah dell’ Iran. Lo Shah governò in maniera autoritaria rappresentando gli interessi commerciali USA e occidentali con grande entusiasmo sino a che non venne deposto da radicali Islamici nel 1979. Il SAVAK, l’agenzia di intelligence, torturò e uccise migliaia di dissidenti Iraniani.

Come Hugo Chavez in Venezuela, Mossadegh era un anatema per il Capitalismo Americano. I leaders del paesi in via di sviluppo che minacciano il flusso di capitale verso l’ Impero dirottandolo verso il loro popolo diventano rapidamente nemici degli Stati Uniti. L’ ironia è che i governanti che l’ America installa come sostituti per preservare i propri interessi economici sono quasi sempre dittatori corrotti e assassini che nutrono un odio profondo verso gli Stati Uniti. Alla fine, Washington si ritrova alle prese con regimi reazionari che sono apertamente ostili agli Stati Uniti, come l’attuale leadership in Iran.

Come un buon vicino di casa…

Kinzer dedica diversi capitoli di “Overthrow” ai numerosi interventi fatti dall’ America in America Centrale e Meridionale per tutto il secolo scorso. Quasi tutti furono lanciati per proteggere gli interessi aziendali Americani schiacciando governi di sinistra e piazzando despoti amici del commercio come Pinochet in Cile. Aziende come la United Fruit Company e Presidenti come Ronald Reagan sono stati responsabili per la morte di centinaia di migliaia di Ispanici in tutta l’America Centrale.

Lasciateli bruciare

Kinzer fornisce anche un’ illuminante analisi della debacle in Vietnam. In contrasto con le veline piene di bugie propagate dai media Americani e dagli autori dei libri di testo, Ho Chi Minh non era una minaccia per gli interessi USA: era troppo occupato a lottare per l’indipendenza dal Giappone mentre affrontava la ricolonizzazione da parte della Francia. Né la Cina, né l’Unione Sovietica (le potenze “Comuniste” che l’elite al potere negli Stati Uniti dichiarava di temere così tanto per “il loro complotto a diffondere il Comunismo”), erano interessate ad allinearsi a Minh a causa del suo nazionalismo.

Quando Ho Chi Minh parlò ad un pubblico di sostenitori ad Hanoi nel 1945, affermò questi sovversivi “princìpi Comunisti”:

“Tutti gli uomini sono creati uguali. E vengono dotati dal loro creatore di alcuni inalienabili diritti. Tra questi vi sono il diritto alla vita, alla libertà e al raggiungimento della felicità.”

Minh ammirava molto gli Stati Uniti e si appellò persino al governo Americano per avere aiuto.

L’America ignorò le invocazioni di aiuto di Minh. Invece gli Stati Uniti scelsero di riprendere ciò che aveva lasciato la Francia ed entrare in guerra contro di lui. Scelsero anche di appoggiare Ngo Dinh Diem come leader del Vietnam del Sud. Diem era un essere umano schifoso e si circondava di membri della sua famiglia la cui corruzione e disumanità erano superiori alle sue.

Quando i leader Buddisti guidarono la protesta contro il dominio aristocratico e autoritario di Diem e della sua famiglia, Thich Quang Duc, un venerato bodhisattva [4], morì dandosi fuoco in un trafficato incrocio di Saigon l’ 11 Giugno 1963.

Il corrispondente del New York Times David Halberstam assistette all’ evento e scrisse:

“Avrei rivisto quella scena ancora, ma una volta era abbastanza. Le fiamme venivano da un essere umano; il suo corpo si stava lentamente atrofizzando e dissolvendo, la sua testa si anneriva e abbrustoliva. Nell’aria vi era l’odore di carne umana bruciata; gli esseri umani bruciano ad una velocità sorprendente. Dietro di me potevo sentire i lamenti dei Vietnamiti che si stavano riunendo. Ero troppo sconvolto per piangere, troppo confuso per prendere appunti o fare domande, troppo sorpreso persino per pensare…Mentre bruciava non ha mai mosso un muscolo, mai emesso un suono, con la sua compostezza esteriore in acuto contrasto con le persone piangenti attorno a lui.”

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[Thich Quang Duc si uccide per protesta a Saigon]

Madame Nhu, un membro della famiglia regnante di Diem rispose alla protesta scherzando:

“Lasciateli bruciare. Batteremo le nostre mani.”

Ella era una dei delegati dell’ America in Vietnam. Cosa ci dice ciò sugli Stati Uniti?

Emerge un disegno…

Afghanistan e Iraq non sono aberrazioni della politica estera degli Stati Uniti. Bush e i suoi Neocons non sono “poche mele marce”. Si comportano più crudelmente dei loro predecessori, ma non sono i primi a portare avanti gli interessi aziendali e plutocratici Americani tramite le bugie, la propaganda, l’invasione e flagranti crimini contro l’umanità.

Il sistema socioeconomico dell’ America ha suscitato e rinforzato per anni un tale patologico comportamento.

In “Cannery Row” di Steinback, Doc conclude:

“Le cose cha ammiriamo negli uomini, gentilezza e generosità, apertura mentale, onestà, comprensione e sentimento, nel nostro sistema sono cause concomitanti del fallimento. E quei tratti che detestiamo, scaltrezza, avidità, sete di successo, egoismo, e egocentrismo sono i tratti del successo.”

In America in realtà sono gli internati a governare il manicomio.

“Overthrow” di Stephen Kinzer, con un’ abbondanza di ben documentati esempi delle conquiste imperiali dell’ America dal Messico all’ Iraq, conferma ulteriormente le affermazioni che ormai da un po’ di tempo facciamo io e molti altri scrittori. Mentre le manifestazioni del lato oscuro della natura umana sono aspetti inevitabili della civiltà, la Via Americana richiede ai suoi devoti aderenti di dedicare le loro vite alla crudeltà e alla disumanità. Se la civiltà umana sopravviverà, dobbiamo tutti respingere questo abominevole mandato.

© Copyright Jason Miller, GlobalResearch.ca, 2006

NOTE DEL TRADUTTORE:

[1] Destino manifesto (in inglese: Manifest destiny) è una frase che esprime la convinzione che gli Stati Uniti abbiano la missione di espandersi, diffondendo la loro forma di libertà e democrazia.. Da Wikipedia

[2] L’ Eccezionalismo Americano è l’idea che gli Stati Uniti e il popolo Americano occupino un posto speciale nel mondo, offrendo l’opportunità e la speranza all’umanità, derivate da un equilibrio unico di interessi pubblici e privati governati da ideali costituzionali che sono centrati sulla libertà personale ed economica. E’ un concetto vicino a quello di Destino Manifesto, termine usato dai democratici di Jackson nel 1840 per promuovere l’annessione di gran parte di ciò che ora sono gli Stati Uniti Occidentali. Da Wikipedia

[3] Spirito del tempo

[4] Per i Buddisti i bodhisattva sono coloro che hanno raggiunto l’illuminazione.

Jason Miller è uno scrittore di saggi sociopolitici di 39 anni con una laurea in arti liberali ed un ampia istruzione da autodidatta (dovuta ad un’ insaziabile desiderio di leggere). E’ un membro di Amnesty International e un attivo supporter di of Oxfam International e Human Rights Watch. Accetta volentieri repliche all’ indirizzo [email protected] o commenti sul suo blog, “Thomas Paine’s Corner”, all’indirizzo
http://civillibertarian.blogspot.com/ .

Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link
20.06.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di ALCENERO (Marcoc)

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