CHI E’ CARLO BERTANI?
In realtà, non ha molta importanza chi è Carlo Bertani: però Carlo Bertani scrive e pubblica libri, e forse per questa ragione vale la pena di dare un’occhiata a cosa scrive.
Se siete interessati ad argomenti come l’energia, l’esaurimento delle risorse disponibili, le possibilità che le nuove tecnologie offrono per avviare nuove impostazioni in campo energetico, troverete qualcosa che potrà interessarvi.
Inoltre, siccome qualunque argomento tecnologico ha sempre risvolti politici, è necessario indagare i rapporti di potere fra aree economiche – non tralasciando gli aspetti militari – giacché i missili non vengono mai lanciati per incrementare la democrazia, bensì per raggiungere obiettivi economici e strategici.
M’interesso da più di un ventennio a questi argomenti e, oltre a pubblicare libri, collaboro con siti Web che trattano di armi, energia e strategie internazionali.
Siccome insegno, ho scritto anche libri d’informatica per apprendere l’uso del Personal Computer, strumento importantissimo per raccogliere notizie, verificarle, elaborarle e creare nuova informazione. Se non si sa usare un PC, oggi, è molto difficile lavorare nel campo della comunicazione.
Anche se scrivo di cose concrete, e spesso assai tristi, non dimentico la fantasia del sogno ad occhi aperti: per questo continuo a scrivere storie che narrano di noi, di come eravamo, oppure mi reco in mondi immaginari per descriverli e viverli per un attimo, fino allo spegnimento del computer.
Sito ufficiale: http://www.carlobertani.it/
LA SBORNIA DELL’11 SETTEMBRE
Dopo le commemorazioni di rito per l’attentato “che ha cambiato il mondo”, dopo i mille “speciali” dei TG nazionali, dopo gli “esperti” che ci hanno mostrato anche l’ultimo pelo nell’uovo della vicenda (dov’erano durante la guerra in Libano?), dopo la retorica e la mistificazione, l’incenso e la polvere, cosa rimane? Una sensazione d’inadeguatezza, confusione, sconcerto: la classica “sbornia mediatica”.
(CONTINUA)
C’ERAVAMO PERSI LA PERSIA?
Appena terminata la guerra nel Libano, la diplomazia internazionale torna a porre in primo piano la questione del programma nucleare iraniano, come se non ci fosse più altro tempo da perdere ed il ricorso alle sanzioni od alle armi sia oramai inevitabile.
C’è chi considera le attuali tensioni fra gli USA, l’Europa e l’Iran come una novità dei nostri tempi; eppure, a ben vedere, l’atteggiamento delle potenze coloniali nei confronti della Persia non furono molto diverse: anzi, sembra quasi che il film della storia sia stato riavvolto per poi svolgerlo nuovamente verso il futuro.
(CONTINUA)
I TERRORISTI DI CERNOBBIO
Come ogni anno, il Gotha dell’economia, dell’industria e della politica s’incontra a settembre a Cernobbio per definire le linee guida dell’economia italiana: l’anno economico non inizia mai il primo di Gennaio ma il primo di Settembre, dopo il ritorno dalle vacanze e quando si deve preparare la Finanziaria.
Ah, che bel gioco la Finanziaria! Uno spazio tutto virtuale nel quale scrivere cifre che non saranno mai vere, perché tutti sanno che le cose andranno diversamente, ma è importante sapere che a settembre lo Stato deve redigere la sua legge Finanziaria: uno Stato rimandato a settembre tutti gli anni.
SPIEGACI, MASSIMINO…
Mentre si stanno ancora stilando i tristi inventari della guerra in Libano – circa 1500 morti libanesi e 250 israeliani – Tel Aviv ha ripreso con regolarità la mattanza a Gaza: dal 28 giugno ad oggi, i morti palestinesi a Gaza sono stati 225 (fra i quali ben 62 bambini) e 900 feriti (ANSA, 30 /8/2006).
Quando fu decisa la missione in Libano, mi par di ricordare che il Ministro D’Alema “non escluse” l’invio di un contingente ONU anche a Gaza, perché è intollerabile che quotidianamente s’ammazzi la gente (i 62 bambini erano “terroristi”?) nel silenzio più assoluto delle cancellerie europee.
(CONTINUA)
L’ASSALTO A MOSCA È FALLITO
Molti commentatori hanno richiamato le similitudini esistenti fra le campagne di Russia – napoleonica e dell’Asse – con l’assalto al Libano: se il paragone regge, dobbiamo riconoscere che Mosca non è stata conquistata e che l’esercito israeliano dovrà ritirarsi dal Libano, scornato e depresso.
In realtà, il vero “assalto a Mosca” non c’è stato poiché l’obiettivo primario della guerra era lo scontro aperto con la Siria, la caduta del regime di Assad e l’aggiunta di un nuovo “tassello” nel Risiko che Pupazzetto Bush tiene aperto sulla scrivania dello Studio Ovale. Papà glielo ha appena regalato, e Giorgetto ha addirittura imparato a riconoscere l’Iraq, l’Italia e la Nuova Zelanda nel planisfero: mamma Barbara è così contenta dei progressi del pargolo che gli farà trovare un bel pony e due pistole a tappi “Pecos Bill” nel ranch di Crawford. (CONTINUA)
LA MICCIA LIBANESE
Eccolo, vortice identico,
identica tempesta dello spirito l’invade.
E costerà pianto ai carcerieri
questo pigro andare.
Aaah! Grido che arriva
a soglia di morte.
Non spreco fiato, io, a darvi la speranza
che non sia questo il senso delle cose.
Sofocle – Antigone
Mentre l’informazione ufficiale è clamorosamente scomparsa – e nessuno dei molti “esperti” di strategia “targati” RAI s’affaccia dal teleschermo per spiegare cosa sta succedendo – dal 12 di Luglio l’intero pianeta si è messo a bruciare le tappe, come se avesse fretta di correre verso nuove aggregazioni, alleanze, schieramenti. E verso il disastro totale.
La guerra in Libano ha offuscato tutti gli altri scenari – è normale che sia così – ma una tragedia che si rispetti vive anzitutto nei movimenti dietro le quinte: l’apparizione in scena di un attore e la battuta “ad effetto” sono soltanto i risultati del lavoro svolto prima, nelle prove, fino alle ultime raccomandazioni che precedono gli eventi in scena. (CONTINUA)
LE MACERIE NEL CUORE
“Che farai Pier da Morrone? Sei venuto al paragone. L’Ordine cardenalato, giunto è in basso stato…”
Jacopone da Todi
Non sappiamo come finirà questa ennesima avventura di sangue nella terra detta “Santa”: pessima abitudine degli uomini, santificare soltanto ciò che è inzuppato dal sangue. Non possiamo sapere se si riuscirà ancora una volta a metterci una pezza oppure se il Vicino Oriente salterà per aria. Non sappiamo se i missili israeliani, siriani ed iraniani rimarranno muti, nelle loro bare d’acciaio sotterranee, oppure se scivoleranno nel cielo per declamare alle genti il loro canto di morte. Non sappiamo e non possiamo conoscere il futuro ma il passato – perché anche ieri è oramai il passato – è già scritto. Comunque andrà a finire, il Libano 2006 sarà ricordato come tutto quello che si sarebbe potuto evitare e non si è voluto scansare: è stato come aver dato un doppio clic sull’anteprima dell’Inferno. (CONTINUA)
L’IMPRESA DI PULIZIE ISRAELIANA
Mentre in Italia ci trastulliamo fra un voto di fiducia ed uno sciopero dei farmacisti, la premiata ditta Tzahal & Mossad ha dato inizio alla pulizia etnica del Libano meridionale.
Ognuno – la pulizia etnica – la fa come può e con quel che possiede: in Jugoslavia fu compiuta a colpi di Kalashnikov e di mortaio, i nazisti usarono lo Ziklon B ed i forni crematori, i Khmer rossi i machete.
La premiata ditta dell’amministratore delegato Olmert ha a disposizione di meglio: il presidente della sua holding – Georg Walkirien Bush – lo ha abbondantemente rifornito di bombe da 1.000 Kg – le vecchie MK 84 della Seconda Guerra Mondiale – ed ora con tutto quel tritolo si può arare il Libano meridionale come se vi fossero transitate per secoli mandrie di rinoceronti. (CONTINUA)
IL MAZZO DELLE CARTE TRUCCATO
“Nel paese entra la guerra, ed esce la verità” (Proverbio tedesco)
La notizia che la prossima settimana inizierà l’incontro fra i grandi della Terra per definire il futuro del Libano suona strana, perché la guerra è durata pochissimo. Ovviamente, questa prima settimana di guerra – per chi era in Libano a prendersi le bombe in testa – è durata anche troppo, ma per quanto attiene agli aspetti militari si tratta di un conflitto brevissimo. (CONTINUA)
LIBANO 2006: IL PEGGIORE DEI DEJA VU’
Se non intervenisse l’informazione di regime a rimescolare le carte – perché hanno la coda di paglia – sarebbe addirittura noioso commentare la guerra in Libano: potremmo cercare articoli di vent’anni fa che narravano di Beirut, cambiare qualche nome e ripubblicarli.
Invece la protervia infinita di chi non rinuncia a gettare sabbia negli occhi per celare una verità che è lampante stimola, e torna la voglia di scrivere.
Anzitutto l’uso delle parole, che non è casuale.
Tutta la crisi sembrerebbe nata dal rapimento di tre soldati israeliani, uno a Gaza e gli altri due sul confine libanese, ma da quando mondo è mondo i soldati non si rapiscono, si catturano.
(CONTINUA) LA REALTA’ SUPERA, ANCORA UNA VOLTA, LA FANTASIA !
“Lo hanno arrestato come un bandito!”
Emanuele Filiberto di Savoia
“Ma un bravo poliziotto, che sa fare il suo mestiere, sa che ogni uomo ha un vizio, che lo farà cadere…”
Francesco Dé Gregori – Il bandito e il campione
Primo di Aprile 2006: se qualcuno vi avesse avvicinato in strada, per chiedervi quali di questi tre eventi era il più probabile nei famosi “prossimi 100 giorni”:
o Berlusconi perde le elezioni;
o La Juventus finisce in serie B;
o Vittorio Emanuele IV arrestato per associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione.
Avreste risposto con un’alzata di spalle : «Oh grullo, che stai a dire: Berlusconi lè belle che cotto, lo dicon anche i sondaggi…le altre son tutte bischerate…» (CONTINUA)
ORFANI DEL MONOPOLI DI TUTTO IL MONDO: UNITEVI!
Sarà proprio vero che il petrolio sale di prezzo? Non sarà, per caso, che siamo noi occidentali a “scendere”?
“Essenza, benzina o gasolina,
soltanto un litro: in cambio ti do Cristina.
Se vuoi la chiudo pure in monastero,
ma dammi un litro d’oro nero!”
Rino Gaetano – Spendi spandi effendi – 1977
Negli ultimi anni gli analisti economici internazionali attendono il crollo dell’economia mondiale, poiché la situazione economica della maggior potenza mondiale – gli USA – è prossima alla bancarotta: complesse alchimie finanziarie cercano di coprire ciò che oramai non è più possibile nascondere (a meno d’essere degli assidui fan dell’informazione di regime). (CONTINUA)
NEI SECOLI FEDELI
Non v’è parola che suoni bene sulle labbra dei re come la parola “perdono”
William Shakespeare – Riccardo II – Atto V, Scena III
Dall’Iraq si susseguono notizie di massacri contro cittadini inermi, famiglie sterminate all’interno delle loro case con l’esplosivo, ragazzini ammazzati come cani agli angoli delle strade. Perché si giunge a tanto? Eppure, i giovani soldati americani che sparano non sono dei marziani e neppure dei selvaggi analfabeti: sono persone come noi, che prima di pattugliare le polverose strade irachene navigavano in Internet seduti alle loro scrivanie d’adolescenti, corteggiavano le ragazze, giocavano a baseball o a calcio. (CONTINUA)
ALI BABA’ E I QUARANTA LADRONI
Ovvero: come ti trasformo i soldi in informazione e faccio in modo che l’informazione serva solo a far soldi
Il nostro – come affermò Sciascia – è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare
Rocco Chinnici, giudice ucciso dalla Mafia a Palermo il 29 luglio del 1983
Da pochi anni stiamo assistendo al “boom” della “disinformazione”, soprattutto sul Web; qualche decennio or sono si chiamava ”controinformazione”, ma trent’anni fa non c’era il Web: non per questo non si cercava di contrastare le “sirene” di regime, anzi.
Uno dei più clamorosi eventi di controinformazione fu senz’altro la pubblicazione de “La strage di Stato”, apparso in libreria pochissimi mesi dopo la strage di Piazza Fontana. Grazie a quel libro, fu possibile inquadrare dal primo atto lo svolgersi della strategia d’attacco che il capitalismo internazionale stava mettendo in atto per proteggere le grandi ristrutturazioni dell’industria. Bisognava colpire su due fronti: da un lato l’enorme incremento di produttività che il superamento del fordismo generava non doveva essere ridistribuito, dall’altro le istanze di rinnovamento sociale portate avanti dai tanti movimenti dovevano apparire come sogni di mezza estate, utopie, pericolosi salti nel buio. (CONTINUA)
MALEDETTA PRIMAVERA
Maledetta primavera, verrebbe da dire: dal lontano 2003 – dall’attentato di Nassirya – non c’erano più stati attacchi specificatamente diretti contro i militari italiani, anche se in zona di guerra, purtroppo, ogni tanto “ci scappa il morto”, è inevitabile.
Questa sarebbe già una riflessione “pesante” da proporre a chi inviò i nostri soldati in una missione “di pace”, in un territorio che dire sconvolto dalla guerra significa usare il più edulcorato degli eufemismi.
Nassirya fu l’attentato principe, l’attacco con il quale la guerriglia irachena volle indicare l’uguaglianza delle forze italiane alle altre che avevano condotto le operazioni belliche: in sostanza – comunicarono gli attentatori – chiunque occupa il suolo iracheno è da considerare un invasore.
La natura bellica della missione italiana è stata chiara sin dall’inizio, giacché il comando americano sapeva che il controllo militare dell’Iraq sarebbe stato lungo, sanguinoso e, oggi, aggiungiamo anche incerto. (CONTINUA)