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La Redazione

 

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GLADIO, IL PRINCIPALE SEGRETO DELLA REPUBBLICA

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A cura di Das schloss
Il 29 Maggio 2008
534 Views
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blankDI SOLANGE MANFREDI
Paolo Franceschetti Blog

Una regia unica nelle stragi di stato?

E’ Gladio il segreto della Repubblica, lo troviamo dietro tutte le stragi di Stato e i principali misteri della Repubblica.

Questo articolo sarà necessariamente lungo, ma ciò si rende necessario per la particolare importanza del problema, probabilmente, la risposta ai mille perché delle stragi di stato italiane.
Nella storia della nostra Repubblica quando troviamo stragi, omicidi eccellenti e traffici di armi troviamo sempre anche Gladio… e mai dalla parte giusta. Vedremo il perché. Ma soprattutto oggi esiste ancora? E se si cosa fa e come si chiama? Forse Falange armata?

1. Nascita di Gladio. 2. L’omicidio Mattei 3. Il piano Solo. 4. L’omicidio Calabresi. 5. Strage della questura di Milano. 6. Argo 16. 7. Il sequestro Sossi. 8. Omicidio Occorsio. 9. L’omicidio Amato. 10. Il caso Moro. 11. L’Omicidio Toni e De Palo. 12. L’omicidio Rostagno. 13. L’omicidio Li Causi. 14. Cambia il nome? 15. La Falange Armata. 16. Conclusioni.

1. Nascita Gladio.

Era il 1952 quando, grazie ad un patto segreto stipulato tra la CIA e il capo del Servizio informazioni forze armate (Sifar), nasceva l’organizzazione “Stay Behind” (“Gladio”).

La struttura, alle dipendenze dell’Ufficio R del Sifar, era articolata in 40 nuclei, dei quali sei informativi, dieci di sabotaggio, sei di propaganda, sei di evasione e fuga, dodici di guerriglia. Inoltre erano state costituite cinque unità di guerriglia di pronto impiego in regione di particolare interesse.Una prima domanda sorge spontanea: dove e come venivano reclutati i gladiatori?

Dirà il magistrato Libero Mancuso: «Il capo della “Gladio” statunitense Mike Sednaoui, vice capo della Cia a Roma, reclutava nella P2: se non si era della P2, difficilmente si dava quella garanzia di affidabilità richiesta.[1]».

Infatti dell’esistenza di questa struttura, proprio perché nata da un accordo segreto (ovvero in una situazione di assoluta illegittimità costituzionale) e non, come invece avrebbe dovuto essere, da un accordo internazionale del Governo e del Parlamento, ne erano a conoscenza solo poche persone. Ovvero: alcuni politici, alcuni ufficiali dei servizi segreti e la massoneria deviata (in logge massoniche collegate con la P2, troviamo anche uomini del calibro di Stefano Bontade, Michele Greco e Pino Mandatari, commercialista di Riina). Solo loro erano a conoscenza della struttura e solo loro, probabilmente, potevano attivarla. Questo per più di 30 anni.

Solo nel 1990, infatti, grazie ad un’indagine del giudice Casson (che stava indagando sui depistaggi operati dai carabinieri e dai servizi segreti nell’inchiesta sulla strage di Peteano) si scoprirà dell’esistenza di Gladio.

Scoppia il caso. Andreotti, chiamato a riferire in Parlamento, ammetterà l’esistenza di Gladio affermando che la struttura, formata da 622 unità, aveva lo scopo di difendere l’Italia da una possibile invasione sovietica. Non essendoci mai stata un’occupazione sovietica, la struttura non fu mai attivata e, soprattutto, non avrebbe mai interferito con la vita democratica del Paese.

Il materiale documentale raccolto nel corso delle indagini dal G.I. di Venezia Casson e dai sostituti procuratori militari di Padova, Sergio Dini e Benedetto Roberti, però attesterebbe, in realtà, come fin dalla sua nascita Gladio si sia vista attribuire compiti di interesse nella vita politica interna del paese.

Dal materiale raccolto si evince:

1. come i gladiatori venissero addestrati a tutta una serie di attività terroristiche:

– con finalità intimidatorie (lancio di bombe contro sedi di partito);
– di provocazione, ovvero pestaggi e azioni che facessero degenerare delle manifestazioni pacifiche in scontri con la polizia (ricordate il G8?);
– atti di terrorismo da addossare ad altri.

2. Come la struttura fosse organizzata su più livelli al fine di poter rendere opportunamente divulgabile alcuni settori in caso di necessità (ovvero di scoperta). Mentre, in posizione occulta e da tenere nascosta ad ogni costo, una struttura più profonda, formata da soggetti i cui nomi dovevano rimanere ignoti (e che tutt’ora in effetti lo sono). La struttura più profonda avrebbe avuto funzioni di turbativa della vita politica nazionale.

Purtroppo le indagini non sono state portate a compimento sia perché come si evince dalla sentenza e dalla perizie del processo Gladio:

Alla direzione del Sismi si è tentato di cancellare le tracce della plurima attività di “Gladio” provvedendo a distruggere o manipolare i documenti d’archivio. Il magistrato veneziano Felice Casson ha scritto: “Gli archivi dei servizi segreti sono stati debitamente epurati, se non addirittura saccheggiati[2]. Giuseppe De Lutiis, nella perizia effettuata sui documenti del Sismi sottoposti a sequestro, ha scritto: “..È inoltre da rilevare che nei registri di protocollo si riscontrano una abnorme mole di documenti distrutti col fuoco nei giorni intercorrenti tra il 29 luglio e l’8 agosto 1990, e cioè in concomitanza con l’accesso del giudice Casson al Servizio per la consultazione di documenti (27 luglio 1990) e con le dichiarazioni del presidente del Consiglio Andreotti dinanzi al Parlamento (il 2 agosto alla Camera, e il 3 alla Commissione parlamentare sul terrorismo e le stragi)” [3].

E sia perché, ai magistrati militari Sergio Dini e Benedetto Roberti: “l’inchiesta è stata loro sottratta quando hanno scoperto che l’organizzazione “Gladio” era articolata in più livelli: la parte dei 622 era “il coperchio legittimo, formato essenzialmente da gente in buona fede che ritenevano di operare solo in funzione antinvasione”, ma vi erano livelli più segreti fino al “nocciolo chiave”, “alle azioni “sporche” dei servizi”, un nocciolo attivato “al di là dei compiti istituzionali” [4].

Secondo quanto accertato nelle indagini della Procura militare di Padova, inoltre, intorno a metà degli anni ’80 la struttura Gladio sarebbe stata in un certo modo “riarticolata”, così da poter semiufficializzare parte della struttura (Gladio???), e, contemporaneamente, coprire ulteriormente il livello più occulto (Falange Armata????).

Insomma, come dice il giudice Imposimato:

Gladio è il segreto della Repubblica. E’ materiale da maneggiare con cura…… una struttura occulta assolutamente incostituzionale avente mani libere per qualunque tipo di azione preventiva[5].

La domanda da porsi, dunque, è: a quali azioni, preventive e non, ha preso parte Gladio? Ufficialmente a nessuna, non è mai stata attivata. Il problema però è che Gladio compare nelle pagine più buie della storia della nostra Repubblica. Vediamo quali:

2. Omicidio Enrico Mattei

E’ l’8 gennaio 1962. Enrico Mattei, presidente dell’Eni è atteso in Marocco per l’inaugurazione di una raffineria.

Il pilota del suo aereo personale prima della partenza si accorge di una lievissima sfumatura sonora proveniente da uno dei reattori. Cerca la causa dell’anomalia e si accorge di un giravite fissato con del nastro adesivo ad una delle pareti interne del motore:
L’episodio, classificato come banale dimenticanza dei tecnici, poteva con ottima probabilità provocare la seguente dinamica: il calore del reattore avrebbe sciolto il nastro, il cacciavite sarebbe finito nel reattore stesso, che sarebbe esploso senza lasciar traccia dell’oggetto, potendo il tutto poi apparire come un normale incidente
[6].

Questa, più che una dimenticanza dei tecnici, sembra proprio un lavoro da esperti in sabotaggio, proprio una delle tecniche cui erano esperti i gladiatori.

Quello che è certo è che Gladio era vicinissima al Presidente Mattei. Infatti proprio il capo scorta personale di Mattei, Giulio Paver, apparteneva al nucleo laziale di “Gladio”.

Dello stesso nucleo laziale di Gladio facevano parte anche Armando Degni (che verrà poi inquisito per il tentato golpe borghese), Lucio Grillo e Camillo Grillo. Proprio il sedicente ufficiale dei Carabinieri che di nome, guarda caso, fa proprio Grillo, si presenta, il 27 ottobre 1962, con altre due persone all’aeroporto di Catania per ispezionare l’aereo di Mattei, poco prima del decollo[7]. Sarà l’Ultimo. Poche ore dopo il bireattore esplode in volo. Con Mattei perdono la vita Irnerio Bertuzzi, e il giornalista di “Time Life” William McHale.

Pochi mesi dopo il capo scorta Giulio Paver, appartenente a Gladio, lascia il suo incarico all’Eni. Probabilmente perché il suo compito è terminato.

3. Piano Solo

E’ il 1964. Il Generale massone De Lorenzo, capo del Sifar e, praticamente, fondatore di Gladio, ha predisposto un piano per attuare un vero e proprio colpo di Stato militare nel caso in cui il Governo di centro sinistra (presieduto da Aldo Moro) non ridimensioni le sue istanze riformiste (vedi articolo su questo blog del 06 gennaio 2008).

Il Piano Solo prevede l’occupazione di obiettivi strategici nelle principali città italiane nonché l’arresto di 731 dirigenti comunisti e socialisti, sindacalisti, intellettuali di sinistra e esponenti della sinistra Dc da deportare poi in Sardegna nella base di Capo Marrangiu, ovvero nella base di Gladio.
Sulla vicenda il governo pone il segreto di Stato

4. L’omicidio del Commissario Luigi Calabresi.

Il commissario Luigi Calabresi viene ucciso il 17 maggio del 1972.
Da anni il commissario Calabresi è vittima di una vergognosa campagna stampa diffamatoria che lo vuole responsabile della morte dell’anarchico Pinelli, volato giù dalla finestra della questura di Milano il 15 dicembre 1969.

E’ il 1988 quando, dopo 17 giorni passati, all’insaputa della magistratura, con un colonnello dei Carabinieri, un rapinatore, ex di Lotta continua, Leonardo Marino confessa di aver ucciso, insieme ad Ovidio Bompressi, il Commissario Calabresi per ordine di Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani.
Le motivazioni del gesto sarebbero state quelle di una vendetta proprio per la morte dell’anarchico Pinelli.
I processi che ne seguiranno non solo saranno indiziari ma alcuni corpi di reato risulteranno scomparsi o distrutti (????)

Eppure in pochi hanno sottolineato che:
– quando il Commissario Calabresi fu ucciso stava portando avanti una delicata inchiesta su un traffico di armi di grosse dimensioni tra la Svizzera e il Veneto;
– dei rapporti del Commissario sulle indagini inerenti il traffico d’armi non si è trovata traccia;
– i principali indiziati del traffico d’armi erano estremisti di destra della cellula veneta (strage di Piazza Fontana);
– una delle prime persone ad essere sospettate dell’omicidio del commissario Calabresi è stato Gianni Nardi, estremista di destra più volte arrestato per detenzione e traffico di armi;
Gianni Nardi è presente nelle liste Gladio con la sigla 0565;

Ma a chiudere l’indagine circa il coinvolgimento di Nardi nell’omicidio del commissario Calabresi ed il traffico d’armi interverrà la sua presunta morte in un incidente d’auto avvenuto a Palma di Majorca 10 settembre 1976 (Numerose sono le indagini che vedono coinvolte persone legate a Gladio e si concludono con la “morte” dell’indagato)

5. Strage della questura di Milano

E’ il 17 maggio 1973. Gianfranco Bertoli lancia una bomba a mano nel cortile della questura di via Fatebenefratelli a Milano durante l’inaugurazione di una lapide in memoria del commissario Luigi Calabresi. Sono presenti varie autorità tra cui il Ministro dell’Interno Mariano Rumor, obiettivo dell’attentato. Il Ministro Rumor rimane illeso ma la bomba causa 4 morti e 45 feriti.
Immediatamente arrestato Bertoli si dichiara anarchico e afferma che, con il suo gesto, voleva punire il Ministro Rumor per la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli (ancora!!!!)
Peccato però che Bertoli risulti in contatto con Freda (strage di Piazza Fontana), stipendiato dal Sifar fin dai primi anni ‘60 e legato a Gladio con la sigla 0375.

6. Argo 16

E’ il 30 ottobre 1973. Due arabi, Al Tayeb Ali Fergani (alias Atif Busaysu) e Ghassan Ahmed, arrestati per atti di terrorismo ad Ostia, ottengono, su cauzione, la libertà provvisoria e vengono ospitati in un appartamento a disposizione del Sid a Roma (avete letto bene: ospitati in un appartamento del SID).

Il 31 ottobre 1973 i terroristi vengono accompagnati a Ciampino e, sottratti alla giustizia italiana, imbarcati e trasportati segretamente in Libia sull’aereo militare Argo 16, in uso alla struttura segreta Gladio.

Ad accompagnare a casa i terroristi quattro ufficiali del Sid: il colonnello Giovan Battista Minerva, il capitano Antonio Labruna, il colonnello Stefano Giovannone, il tenente colonnello Enrico Dilani. Enrico Milani appartiene all’organizzazione segreta Gladio. Probabilmente ne fa parte anche Giovannone.

Sulla vicenda il Governo pone il segreto di Stato.

7. Sequestro Sossi

Il giudice Sossi viene rapito dalle Br il 18 aprile 1974 dalle brigate rosse.
Due i brigatisti che afferrano materialmente Sossi. Uno è Bonavita, l’altro è l’infiltrato nelle Br dell’Ufficio Affari Riservati, Marra detto “Rocco”.

“…Rocco” è un paracadutista, addestratosi in Toscana e in Sardegna all’uso delle armi e degli esplosivi (proprio come gli appartenenti a “Gladio”) che, prima di infiltrarsi nelle Br, si era specializzato nella pratica della “gambizzazione”, un’arte per la quale farà da istruttore ai brigatisti… A differenza di Pisetta, dopo il sequestro Sossi, “Rocco” non venne bruciato…Proseguì alacremente la sua attività nelle Br per conto dell’Ufficio affari riservati; contribuì, per esempio, a preparare l’azione del commando brigatista che il 18 febbraio 1975 riuscì a liberare Renato Curcio detenuto nel carcere di Casale Monferrato[8]

8. Omicidio Vittorio Occorsio

Il giudice Occorsio, che negli anni aveva indagato sul Golpe Borghese, sul Piano Solo, sullo scandalo Sifar, sulla strage di Piazza Fontana (insomma su tutte le vicende che hanno visto pesantentemente coinvolti i servizi segreti), aveva capito che, probabilmente, dietro a quella lunga scia di sangue vi era un unico comun denominatore e cercava di provarlo.

Nel 1975 Vittorio Occorsio disse al colleg
a Ferdinando Imposimato:

Molti sequestri avvengono per finanziare attentati o disegni eversivi…. Sono certo che dietro i sequestri ci siano delle organizzazioni massoniche deviate e naturalmente esponenti del mondo politico. Tutto questo rientra nella strategia della tensione: seminare il terrore tra gli italiani per spingerli a chiedere un governo forte, capace di ristabilire l’ordine, dando la colpa di tutto ai rossi…Tu devi cercare i mandanti di coloro che muovono gli autori di decine e decine di sequestri. I cui soldi servono anche a finanziare azioni eversive. I sequestratori spesso non sono che esecutori di disegni che sono invisibili ma concreti. Ricordati che loro agiscono sempre per conto di altri[9].

Il 09 luglio 1976, Occorsio viene assassinato. L’autore materiale del suo assassinio è un neofascista, Pierluigi Concutelli, la cui scheda, con l’indicazione della tessera n. 11.070, verrà ritrovata anni dopo da Giovanni Falcone a Palermo, nella sede della Loggia massonica Camea, retta da Michele Barresi e frequentata anche da uomini di Cosa nostra[10].

Il 26 dicembre del 1976 l’ingegner Francesco Siniscalchi (affiliato alla Massoneria dal 1951) invia un esposto-denuncia ai magistrati titolari dell’istruttoria per l’omicidio Occorsio: Siniscalchi fornisce alla magistratura notizie e documenti sulla Loggia P2 e sulla sua attività eversiva, e rivela l’oscuro ruolo di Licio Gelli e le “deviazioni” all’interno di Palazzo Giustiniani; per queste sue denunce, Siniscalchi verrà espulso dalla Massoneria[11]. Gelli avrà la strada spianata.

9. Omicidio Mario Amato

I fascicoli del giudice Vittorio Occorsio vengono ereditati dal collega Mario Amato. Come Occorsio anche Amato capisce che, probabilmente, dietro tutte le sigle terroristiche c’è un’unica regia.

Davanti al CSM il giudice Amato, il 13 giugno 1980, afferma: “sto arrivando alla visione di una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori materiali degli atti criminosi”.

Dieci giorni dopo, il 23 giugno 1980, poche settimane prima della strage di Bologna, il giudice Mario Amato viene ucciso a Roma.

10. Il caso Moro

Come abbiamo visto in articoli precedenti la presenza di Gladio nel caso Moro è imponente. Ricordiamola:

– L’azione militare di via Fani viene definita un “gioiello di perfezione” attuabile solo da uomini super addestrati;

– Le perizie hanno appurato che in via Fani vennero usate anche munizioni di provenienza speciale provenienti da forniture date solo a forze statali militari non convenzionali. Quando, anni dopo, verrano scoperti i depositi “Nasco” della struttura segreta “Gladio” si riscontreranno le stesse caratteristiche nelle munizioni di quei depositi;

La mattina del 16 marzo alle ore 9 in via Stresa, a circa duecento metri da dove avviene la strage c’è il colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, istruttore presso la base di “Gladio” di Capo Marrargiu, dove aveva insegnato ai “gladiatori” le tecniche dell’imboscata;

Ad agevolare la fuga del commando un improvviso black-out interrompe le comunicazioni telefoniche della zona. Circa la vicenda della Sip si legge (Unità dell’11 luglio 1991) in uno scritto di Vladimiro Settimelli: “Una Gladio della Sip allertata il giorno prima del sequestro Moro”;

La stampatrice modello Ab Dick 360 T (matricola n° 938508) utilizzata dalle Br durante il sequestro Moro per stampare comunicati e altro materiale proveniva dall’Ufficio Rus (Raggruppamento Unità Speciali), ovvero l’ufficio più compartimentato del servizio segreto militare che provvedeva all’addestramento di “Gladio”;

– Da documento della X Divisione Stay Behind (Gladio) del 02 marzo 1978, si evincerebbe come questa fosse a conoscenza del rapimento di Moro ben 14 giorni che questo avvenga;

l’argomento più spinoso che Moro affronta con i suoi carcerieri – e che non a caso verrà tenuto nascosto ancora per dodici anni dopo la sua morte – riguarda il nervo scoperto (tuttora nodo irrisolto) di Gladio[12] Eppure le Br che avevano detto “Tutto verrà reso noto al popolo e al movimento rivoluzionario”, non riveleranno nulla degli interrogatori del Presidente della Dc e mentendo spudoratamente sosterranno che dagli stessi non era emerso nulla di importante;

– “Il 24 aprile 1978 (quindi 15 giorni prima dell’assassinio di Moro n.d.r.) Infelisi emette alcuni ordini di cattura contro Morucci, Faranda, Gallinari. Gli ordini di cattura verranno bloccatil’ipotesi è che ci sia stato un indebito intervento del ministro Cossiga per bloccar gli ordini di cattura, tramite il procuratore generale. Dirà Infelici, quasi trent’anni dopo. “Cossiga è stato il solo sottosegretario alla difesa ammesso a conoscere Stay Behind, cioè Gladio” [13];

– Il 16 marzo 1978 Cossiga decide di istituire dei comitati per gestire la crisi che pullulavano di iscritti alla loggia P2. “Oggi è possibile affermare che le strutture volute da Cossiga non solo non assunsero alcuna iniziativa diretta a salvare la vita di Moro, ma ostacolarono le indagini condotte dalla procura di Roma, bruciando le numerose occasioni che si presentarono agli inquirenti per liberare il leader DC e impedendo persino che l’inchiesta giudiziaria sul sequestro del presidente democristiano venisse formalizzata, ossia arrivasse nelle mani dei giudici naturali e logici destinatari[14].

– “Con il passare degli anni e l’accertamento della verità nel processo sulle stragi e nei vari processi Moro, emerse che il Comitato crisi era un centro di potere di cui facevano parte i vertici di Gladio[15].

Per confutare la perizia sulla mitraglietta Skorpion utilizzata per uccidere Moro, Valerio Morucci e Adriana Faranda si sono avvalsi di un perito di parte legato al servizio segreto militare: tale Marco Morin, estremista di destra, appartenente a “Gladio[16]. La perizia di Morin ha sostenuto che la Skorpion trovata in possesso di Morucci e Faranda non era l’arma che aveva ucciso Moro. Ma quella “perizia di parte” è stata smentita, rimanendo semplice testimonianza di una stranissima “convergenza”.[17]

11. Omicidio Toni De Palo

Il 2 settembre 1980, Graziella
De Palo (giornalista di Paese Sera e de L’Astrolabio) e Italo Toni (redattore dell’Agenzia Notizie) vengono rapiti ed uccisi in Libano.

I due giornalisti stavano svolgendo un’inchiesta su:

– il traffico internazionale di armi tra l’OLP e l’Italia (vi sono varie note su società italiane e straniere);
– 5 campi di addestramento palestinesi situati nel sud del Libano nella zona di Tiro e Sidone.
Sulla loro morte l’opera di depistaggio operata dal Generale Giuseppe Santovito, massone iscritto alla loggia P2, direttore del Sismi, e dal Colonnello Giovannone capocentro del SISMI a Beirut dal 1972 al 1981, entrambi legati a Gladio, sarà vergognosa.

I due agenti del Sismi moriranno improvvisamente prima del processo a loro carico.

Il governo, poi, apporrà il segreto di Stato.

12. Omicidio Mauro Rostagno

E’ il 26 settembre del 1988 quando Mauro Rostagno viene ucciso a colpi di fucile.

Dentro la borsa teneva sempre delle registrazioni che non verranno mai più ritrovate.
Sono in molti a ritenere che sui nastri scomparsi vi siano le immagini, filmate di nascosto tra il giugno ed il settembre del 1988, di un traffico di armi che si svolgeva all’aeroporto abbandonato di Kinisia, che è a qualche decina di chilometri da Trapani proprio nelle stessa circoscritta zona in cui operava il centro Scorpione, un centro di Gladio rimasto in gran parte sconosciuto e dotato di un aereo super leggero in grado di volare al di sotto delle apparecchiature radar.

13. Omicidio Li Causi

Vincenzo Li Causi, uomo del Sismi (servizio segreto militare italiano), per un certo tempo attivo presso la struttura di Gladio operante a Trapani (il centro Scorpione) fu ucciso a Balad, in Somalia il 12 novembre 1993, pochi giorni prima di deporre davanti al Pm proprio sul Centro Scorpione.
Richieste di indagini da parte della Procura romana sono state bloccate da due ministri della Giustizia.

Da più persone il maresciallo Li causi viene indicato come l’informatore di Ilaria Alpi la giornalista che, insieme al suo operatore Miran Hrovatin, pochi mesi DOPO (20 marzo 1994) verrà uccisa sempre in Somalia.

14. Cambia il nome?


Dal breve excursus ora fatto si evince come appartenenti alle liste gladio compaiano a 360° nelle vicende più buie della storia italiana, vicende che influenzano grandemente la politica del paese.

Li troviamo “presenti” in:
– tentati colpi di stato;
– sequestri;
– stragi (sia di destra che di sinistra)
– omicidi;
– traffico di armi, ecc…

Li troviamo sempre presenti, ma la loro presenza è sempre dalla parte sbagliata: tirano bombe, fanno i periti di parte di assassini, depistano, mentono, ecc..

Inoltre, nelle vicende in cui troviamo coinvolti gladiatori vi sono anche sempre una serie di costanti: i testimoni muoiono, i magistrati muoiono, le inchieste vengono bloccate, atti e documenti vengono sottratti o distrutti, viene posto il segreto di stato, ecc…

Come abbiamo sottolineato in un precedente articolo di questo blog (dell’11 gennaio 2008) con modalità che troviamo costante, quando i servizi segreti vengono travolti da scandali che neanche l’apposizione del segreto di Stato riesce più ad arginare, il Governo li riforma, ovvero cambia il nome alla struttura ma, nella sostanza, uomini, mezzi e fini restano gli stessi.

Ciò che è lecito domandarsi oggi è se è possibile che per Gladio sia successa la stessa cosa. Ovvero: una volta scoperta la struttura Gladio è possibile che uomini e mezzi siano semplicemente stati “rinominati”? E se si oggi come si chiama la nuova Gladio? Forse Falange armata?

15. La Falange Armata.

Come già sottolineato in un articolo di questo blog (19 gennaio 2008) pochi mesi dopo la scoperta della struttura segreta Gladio sulla scena italiana compare un’altra sigla “strana”: Falange armata. La troviamo:

1991
Il 4 gennaio, a Bologna nel quartiere del Pilastro, vengono uccisi tre carabinieri.
La strage è rivendicata dalla Falange Armata.
Per compiere la strage viene usato un mitra Beretta SC 70 in dotazione soltanto a forze speciali di pronto intervento
Il 3 maggio in una armeria di Bologna vengono uccise tre persone.
La strage è rivendicata dalla Falange Armata.
1992
Febbraio. Craxi, a seguito dei tanti avvisi di garanzia, si dimette da segretario del PSI.
La Falange armata inizia le minacce contro mani pulite.
Il 23 maggio Giovanni Falcone viene ucciso insieme alla moglie ed alla scorta a Capaci.
La strage viene rivendicata dalla Falange Armata.
Sulla collina di Capaci viene trovato un biglietto con il numero di cellulare di un funzionario del Sisde.
Il 19 luglio Paolo Borsellino viene ucciso con alcuni agenti della sua scorta in via d’Amelio a Palermo.
La strage viene rivendicata dalla Falange Armata.
Alle spalle di Via D’Amelio, situato sul Monte Pellegrino, c’è Castel Utveggio.
E’ il punto di osservazione migliore perchè si domina perfettamente la vista dell’ingresso dell’abitazione di via D’Amelio. A Castel Utveggio ha sede un ente regionale il C.E.R.I.S.D.I., dietro il quale avrebbe trovato copertura un organo del SISDE.
1993
Marzo. Rogatoria di Di Pietro a Hong Kong sui conti di Craxi e contemporaneo messaggio della Falange armata: “A Di Pietro uccideremo il figlio“.
14 maggio esplode una autobomba in via Fauro a Roma. 15 feriti.
La strage viene rivendicata dalla Falange Armata.
27 maggio in Via Dei Georgofili a Firenze esplode una autobomba. 5 morti e 48 feriti.
La strage viene rivendicata dalla Falange Armata.
02 giugno a Roma, in via dei Sabini, a 100 metri da Palazzo Chigi viene scoperta una autobomba.
L’attentato viene rivendicato dalla Falange Armata.
16 settembre La Procura della Repubblica di Roma apre una inchiesta ed individua in 16 ufficiali del SISMI i telefonisti che hanno rivendicato le azioni della Falange Armata.
21 ottobre Attentato a Padova durante la notte contro il palazzo di Giustizia che viene in parte distrutto.
L’attentato viene rivendicato dalla Falange armata.
1994
15 marzo, Di Pietro stringe per la rogatoria a Hong Kong sul bottino di Craxi: la prova che Bettino gestiva il proprio, tramite Giancarlo Troielli, qualche decina di miliardi. Riecco puntuale la Falange armata: “Ammazzeremo Di Pietro“.
Giugno. Di Pietro s’imbatte nelle mazzette degli industriali alla Guardia di Finanza. C’è anche la Fininvest. Nuove minacce a Di Pietro dalla Falange armata
Il 17 settembre, nuovo messaggio della Falange armata: “La vita politica e umana di Di Pietro sarà breve e verrà fermata”.
1 ottobre. Ancora la Falange Armata: “Di Pietro è cotto a puntino“.
Novembre”Di Pietro ha i giorni contati“, annuncia la Falange armata.
Il 27 novembre la Falange armata comunica: “Di Pietro è un uomo morto

Proprio come Gladio, la sigla falange armata la troviamo, negli anni ‘90, impegnata a 360°.

Rivendica di tutto: omicidi, stragi, attentati, ecc…Pare non abbia una particolare “predilezione” né per un obiettivo, né una strategia politica. Compare qua e là…proprio come Gladio.
Visti gli obiettivi, nonché i tempi di esecuzione delle stragi e degli attentati, pare quasi che sia preposta più che altro a condizionare (sarebbe meglio dire destabilizzare) la vita politica del paese.

Ma le analogie con Gladio non finiscono qui.

Infatti, secondo quanto scritto da un ex parà della Folgore: Fabio Piselli (http://fabiopiselli.blogspot.com/2008/05/due-parole-sulla-operazione-falange.html)

La Falange armata non sarebbe una sigla terroristica , ma una:
“..operazione modello, continuata e mai inquinata, compartimentata e soprattutto posta in sonno e mai disattivata… la falange armata era formata da ex operatori della Folgore e dei servizi, reclutati dopo il loro congedo…Omicidi, rapine, attentati, sequestri, introduzione in opere militari e politiche, trafugamento di armi istituzionali, addestramento di civili in attività militari, spionaggio politico e militare, intercettazioni illecite, violazione ed utilizzazione di un segreto d’ufficio, peculato, attentanto alla democrazia ed altro ancora è ciò che l’operazione falange armata ha posto in essere fra il 1985 ed il 1994 attraverso gli operatori attivati, singolarmente o in piccole squadre…”.
Non si sa se quanto scritto da Fabio Piselli sia vero, sarà compito della magistratura accertarlo (sempre che nel frattempo, come già successo, non vengano distrutti i documenti).
Quello che è certo è che le analogie tra Gladio e la Falange Armata sono veramente tante….troppe
Ma forse qualche magistrato ha già capito e forse non è un caso che nel 1996, il procuratore capo della repubblica di Firenze Vigna, abbia affermato, con riferimento specifico alle bombe dell’estate del 1993: “Per diversi collaboratori di giustizia, Totò Riina si sarebbe incontrato con persone più importanti di lui. C’era una strategia che doveva portare a dei colpi all’assetto politico dell’epoca. Ci ha particolarmente colpito la singolarità degli obiettivi che non sono propri di cosa nostra, come le chiese ed i musei. Questo fattore ci ha stimolato ad investigare se al di fuori di Cosa nostra ci fossero stati degli input, tenendo presente che Cosa nostra è un tassello di un più ampio mosaico criminale dove possono concorrere imprenditoria criminale, politici con la “P” maiuscola, logge massoniche deviate[18]”.

Chi ha orecchie per intendere…..

16. Conclusioni.

Probabilmente è, quindi, Gladio (la Gladio militare ???) che sta dietro alla maggioranza dei fatti di sangue irrisolti della nostra Repubblica.

Una struttura articolata in 40 nuclei, e strutturata a gradi, o comparti, di cui i più elevati erano sconosciuti anche alla totalità delle istituzioni, compreso – solo per fare un esempio lo stesso Capo Dello Stato.

Struttura non alle dipendenze, quindi, delle nostre istituzioni, ma direttamente della CIA, e dei vertici della P2.

Come dire: i vertici della P2 al di sopra dello stato, del governo e del parlamento, con una propria struttura militare.

E’ questo che molti chiamano l’”antistato”.
Ed è per essersi avvicinati a questa verità, consapevolmente o inconsapevolmente, che hanno perso la vita magistrati, giornalisti, uomini delle istituzioni; è grazie a questa istituzione che hanno perso le vita centinaia di comuni cittadini, vittime di un disegno sconosciuto anche alla maggioranza dei politici, mentre quei pochi che sanno la verità continuano a parlare di “terrorismo rosso”, “terrorismo nero”… ben sapendo che la realtà è un’altra.

NOTE

[1] Sergio Flamigni, Trame atlantiche, storia della loggia massonica P2, Edizioni Kaos
[2] Sergio Flamini, Convergenze parallele, Edizioni Kaos: Sentenza istruttoria del 10 ottobre 1991, pag. 5.

[3] Giuseppe De Lutiis, Perizia nei procedimenti penali del Tribunale di Bologna n° 219/A/86. Rggi e n° 1329/A/84 Rggi, consegnata il 1° luglio 1994, pag. 3.

[4] Sergio Flamini, Convergenze parallele, Edizioni Kaos: Cs, inchiesta sulle vicende connesse alla “operazione Gladio”, stenografico dell’audizione di Sergio Dini e Benedetto Roberti, pagg. 14-18. Ha dichiarato Roberti: “I 622 erano elementi che all’apparenza non potevano far sorgere dubbi sia per la loro moralità sia per la loro attività e finalità. In realtà l’organizzazione, come è stato appurato, si avvaleva dell’opera anche di elementi ad altri livelli. È soprattutto molto interessante far notare che alcuni manualetti recanti i resoconti di esercitazioni realmente svolte dall’organizzazione “Gladio” rendono chiaro che tale organizzazione, avente certe finalità istituzionali, in realtà perseguiva anche altre finalità di controllo interno del Paese, come chiaramente detto in vari documenti – basta leggerli – affinché certe forze di sinistra non raggiungessero il potere, neanche in via legale, cioè tramite libere elezioni”.

[5] Imposimato e Provvisionato, Doveva Morire, Edizioni Chiarelettere, Pg. 139
[6] wikipedia
[7] Sergio Flamini, op cit.
[8] Sergio Flamini, Convergenze parallele, Edizioni Kaos. Interrogato solo nel 1997 Marra ha negato di aver mai fatto parte delle br,
[9] Imposimato e Provvisionato, Doveva Morire, Edizioni Chiarelettere , Pg.36
[10] Imposimato e Provvisionato, Doveva Morire, Edizioni Chiarelettere, Pg. 37
[11] Sergio Flamigni, Trame atlantiche, storia della loggia massonica P2, Edizioni Kaos
[12] Imposimato e Provvisionato, Doveva Morire, Edizioni Chiarelettere, Pg. 137
[13] Imposimato e Provvisionato, Doveva Morire, Edizioni Chiarelettere, Pg. 140
[14] Imposimato e Provvisionato, Doveva Morire, Edizioni Chiarelettere, Pg. 72
[15] Imposimato e Provvisionato, Doveva Morire, Edizioni Chiarelettere, Pg. 140
[16] Sergio Flamgini, Convergenze parallele, Edizioni Kaos: Morin è stato autore della perizia sull’esplosivo usato nella strage di Peteano nel 1972 (che uccise tre carabinieri), perizia tendente a dimostrare che quell’esplosivo proveniva da un deposito delle Br, poi clamorosamente smentita dal reo confesso Vincenzo Vinciguerra.

[17] Sergio Flamini, Convergenze parallele, Edizioni Kaos.
[18] Giuseppe De Lutiis, I servizi segreti in Italia, Editori Riuniti, pg. 347

Fonte: http://paolofranceschetti.blogspot.com/
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29.05.2008

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