Halak Nestor per Comedonchisciotte.org
Viaggiare in aereo è scomodo. E lo sta diventando sempre di più. Mi sa che i nostri cari leader preferiscano che ce ne stiamo buoni a casa, salvo quando ci ordinano di fare qualcosa. Per questo ho deciso di viaggiare di più quest’estate, finché il tempo regge.
Gli aeroporti sono sempre più lontani dalle città e ci vogliono ore per raggiungerli, poi devi passare altre lunghe ore tra file interminabili, perquisizioni, scanner, controlli, abilitazioni, raggi x, permessi, verifiche, riconoscimenti facciali e di documenti.
Ti sequestrano l’acqua con la scusa di possibile fabbricazione di esplosivo a bordo, improbabile almeno quanto il famoso cammello che passa attraverso la cruna dell’ago. A me hanno persino sequestrato dei bicchierini da tè perché avrei potuto usare le minuscole schegge per un dirottamento.
Per di più l’aereo è quasi sempre in ritardo e dopo le code nei recinti nastro delimitati dei viaggiatori/bestiame devi ancora aspettare. E quando arrivi, aspettare ancora per i bagagli. Il tempo lo passi in luoghi dove non ci sono mai abbastanza sedie, ma tutto lo spazio è occupato da una rutilante fiera di negozi di lusso che vendono canagliate a prezzi fissati ad ordini di grandezza superiori a quelli normali. Ma perché in aeroporto tutto dev’essere così caro? E pensare che una volta si andava al duty free a comprare tabacco o liquori perché erano tassati di meno.
Per mangiarti un panino – vilissimo, ma che pretendono nobilitato dal richiamo ad un attore/cuoco famoso in televisione – ci vuole un mutuo. Pensi di fumarti una sigaretta per ingannare l’attesa? Sbagliato. Il fumo è severamente proibito in tutta l’area aeroportuale, che sarebbe a dire in tutto l’aeroporto. Salvo le “terrazze”, cioè le “terraces” in anglo neolingua obbligatoria.
Sono andato a vederne una, ma non aveva nulla di una terrazza, era una specie di gabbia con tanto di sbarre contenente qualche decina di scimmie sfumacchianti col telefonino all’orecchio e rigorosamente in piedi, perché ai peccatori non devono essere concesse comodità come sedie o panchine. Devono essere puniti. Per il loro bene, s’intende.
Mi ricordo che un tempo i fumatori erano molto nervosi e prepotenti: pareva che qualunque limitazione al loro bisogno impellente di fumo fosse un’offesa personale, non potevano neppure attendere di scendere dall’autobus, dal treno, dal taxi: un ritardo di pochi minuti, era una tragedia. Non potevano resistere. Imponevano a tutti e con fiero cipiglio, bar e uffici fumosi come una stazione di Londra negli anni 30. Quando negli anni 80 feci presente al direttore che non sembrava salutare passare otto ore in un ufficio che sembrava una camera a fumo, mi rispose che mica si poteva impedire alla gente di fumare! Si sbagliava direttore, si può. Ma sono certo che, se è ancora vivo, si ricorda in perfetta buona fede di essere sempre stato contrario al fumo. Era una persona di buona coscienza.
Adesso te li ritrovi tutti la che hanno smesso di fumare da anni, e a quanto pare sopravvivono lo stesso. O forse sopravvivono a se stessi. Sono diventati salutisti, inclusivi, sostenibili, solidali, differenziati e ecologicamente sensibili. Insomma prepotenti, conformisti e intolleranti come prima. Continuano a perseguitare il prossimo, ma hanno cambiato la maniera. Poco importa che le vittime facciano più rispettosamente quello che loro facevano un tempo con improntitudine, l’importante è avere qualcuno a cui sentirsi superiori. Naturalmente con le spalle coperte dalla massa e dal potere. Gli piace vincere facile.
A ben guardare, non mancano mai settori discriminati della popolazione, semplicemente variano nel tempo a seconda del conformismo del momento. E i turni ruotano con sempre maggiore velocità, tanto che non si fa in tempo ad abituarsi. Una volta si discriminavano ebrei, negri, omosessuali, donne. Oggi sono diventate categorie privilegiate, hanno più tutele, prestigio, e vantaggi degli altri, ma la discriminazione in sé non è certo diminuita: ha semplicemente cambiato bersaglio.
Le categoria da esecrare sono puntualmente aggiornate alla televisione dai bollettini di regime e la gente aspetta con ansia di sapere chi deve odiare, per non correre il rischio di sbagliarsi e apparire arretrata.
Ultimamente hanno fatto furore i no vax, i russi e gli increduli al verbo dei media.
La cosa esilarante è che la gente non si accorge mai di discriminare, non sanno riconoscere la discriminazione in sé, sanno solo che discriminare una certa categoria è sbagliato. Infatti come si può non capire che discriminare gli ebrei è cosa malvagia senza essere marci dentro? Lo sanno tutti. Ce lo dicono tutti i giorni da anni. Poi c’è l’affare di Aschwitz, insomma, come si chiama e i forni, i nazisti e tutto il resto. La discriminazione è quella cosa sbagliata che fa gentaglia come i razzisti gli omofobi contro ebrei, negri – pardon, neri – e gay. In mancanza di ebrei, donne, negri e omosessuali, non vedono come possa esserci discriminazione. Sono incapaci di ragionamento astratto.
Se gli fai notare che siccome impedire agli ebrei di lavorare era malvagio, allora dovrebbe esserlo altrettanto impedire di lavorare ad un cittadino che non è devoto al culto del covid, non capiscono il nesso. Gli sembra che non c’entri nulla. Che c’incastra il vaccino con gli ebrei?
Gli ebrei erano buoni, si vede in tutti i film, i nazisti, invece, cattivi. Non c’era un motivo vero per perseguitare gli ebrei: lo facevano solo per malignità. I no vax invece sono cattivi e stupidi e vogliono infettare tutti. I buoni siamo noi e abbiamo tutte le ragioni e tutto il diritto di metterli al loro posto: questa è giustizia, non persecuzione. E’ scientificamente provato!
Mica gli viene in mente che se avessero interrogato un loro pari al tempo della persecuzione degli ebrei avrebbero scoperto che si sentiva altrettanto buono e virtuoso e bravo cittadino e sarebbe stato capace di sciorinargli tutta una serie di ragioni “scientificamente provate” per cui gli ebrei erano pericolosi e andavano contenuti. Probabilmente meglio di quanto siano in grado di fare adesso loro coi no vax.
Ma non c’ niente da fare: non ci arrivano. La sottomissione ai dogmi del gruppo è troppo forte, il conformismo gli impedisce di vedere anche la più evidente verità.
Sta di fatto che viaggiare in aereo è diventato davvero scomodo, ma anche di questo la maggioranza, mica se ne rende conto. Tuttalpiù, se gli fai notare che il wine bar del terminal, griffato e pretenzioso, ha i tavoli e il servizio di una mensa aziendale, ma costa quanto Florian in piazza San Marco, rimangono perplessi e se ne vanno a comprare una bottiglietta di profumo più caro dell’oro firmato da qualche “stilista”. Perché sono certi che è autentico, mica un falso cinese. Di profumo, come di vino, ne capiscono.
E tutto sommato non gli pesa farsi perquisire, farsi le lastre, guardare nell’occhio del Moloch, togliersi scarpe e cintura come entrassero in galera, perché, si sa, i terroristi che vivono nascosti nelle grotte afgane protetti dai talebani che mettono il velo alle donne anziché le maschere ai bambini, sono sempre pronti a nascondere bombe nei tacchi.
Per fortuna che c’è la Cia che ci protegge!