FINE PER I RIBELLI DI BENGASI SE LE TRIB CERCANO DI ENTRARE IN PARTITA?

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DI FRANKLIN LAMB
Almanar.com.lb

Il 30 luglio, il giorno prima che questo

paese per il 97,5% musulmano iniziasse il mese sacro del Ramadan, il

portavoce della NATO, Roland Lavoie, ha tentato, con poca efficacia,

di spiegare alla stampa internazionale nell’Hotel Rexis perché la

NATO si era vista costretta a bombardare tre torri della televisione

a Tripoli dell’Autorità Libica delle Trasmissioni, uccidendo tre

giornalisti/tecnici e ferendone altri quindici. Come la gran parte delle

persone che sono attualmente a Tripoli, questo osservatore è stato

svegliato alle 1:50 della notte la prima di una serie di nove esplosioni,

tre delle quali le ho osservate dal mio balcone che sembravano essere

a circa 900 metri di distanza, mentre vedevo una delle torri della televisione

che veniva abbattuta dall’esplosione. Nell’autostrada a quattro

corsie che passa a fianco del mio albergo e che scorre lungo il mare,

ho potuto vedere due auto che zigzagavano freneticamente a sinistra

e a destra cercando di accelerare, nel tentativo, forse, di evitare

qualche missile della NATO, credendo di essere colpiti.
Secondo il portavoce della NATO Lavoie, si

doveva fermare immediatamente la possibilità che la popolazione

libica vedesse la televisione del governo e, in questo modo, potesse

ascoltare gli annunci allarmistici del servizio pubblico su temi come

la disponibilità di benzina, la distribuzione degli alimenti per il

Ramadan, aggiornamenti sulle zone da evitare a causa dei recenti bombardamenti

della NATO, le preghiere e le conferenze degli sceicchi su argomenti

morali e religiosi durante il Ramadan oppure vedere il cartello con

gli Orari delle Preghiere trasmesso dall’emittente governativa durante

questo mese di digiuno, oltre ai programmi per l’infanzia e alla programmazione

usuale.

La ragione per bombardare la televisione

del governo libico, secondo la NATO, è data dal fatto che il

leader libico Gheddafi ha rilasciato interviste e discorsi in seguito

ai i continui bombardamenti della NATO che di recente hanno colpito

ospedali, magazzini alimentari per il Ramadan, le principali infrastrutture

per la distribuzione d’acqua del paese, abitazioni private e più di

altri 1.600 siti civili. La NATO ritiene che impedire a Gheddafi l’utilizzo

delle trasmissioni in Libia bombardando i ripetitori sia conforme alle

Risoluzioni 1970 e 1973 delle Nazioni Unite, il cui scopo si è ampliato

ben oltre qualsiasi forma di rassomiglianza rispetto al loro mandato

originale. Il portavoce della NATO, Lavoie, afferma che la dirigenza

della Libia sta utilizzando le strutture per le trasmissioni della televisione

per ostacolare la “missione umanitaria” della NATO e che “mette

di nuovo a rischio la vita dei civili”.

I funzionari del governo ammettono

di utilizzare i media per comunicare con la popolazione, in particolare

per invitare all’unità tribale, per dialogare con le persone presenti

a Bengasi, dal loro definiti “i ribelli della NATO”, per proporre

un cessate il fuoco immediato e, certo, anche per fare appello alla

resistenza di tutti i libici di fronte a coloro che molti qui, compreso

il colonnello Gheddafi, chiamano “gli aggressori della crociata della

NATO”.

Nella zona occidentale della Libia,

e persino tra molti dell’est, in base alle testimonianze dei ribelli

libici che di recente hanno disertato e che arrivano tutti i giorni

nella parte occidentale, la NATO non ha più rispetto per questo paese,

per l’Africa, per il Medio Oriente e anche della comunità internazionale.

Qui le motivazioni sono ben note e comprendono la sequela di false premesse

e di descrizioni di quanto è accaduto a febbraio nelle aree di Bengasi

e di Misurata.

Inoltre, i bombardamenti quotidiani

della NATO sono aumentati circa del 20% dal 25 luglio e continueranno

ad aumentare in base alle parole del ministro della Difesa francese

Gerard Longuet che, insieme al ministro della Difesa britannico Liam

Fox, mentre riferiva in pubblico che la NATO avrebbe dovuto proseguire

nei bombardamenti, in privato ha espresso la sua preoccupazione per

l’assassinio del comandante militare ribelle, Abdul Fatah Yuones.

Questo assassinio, secondo ufficiali della Libia, è stato molto probabilmente

perpetrato dai leader ribelli di Younes o da Al Qaida.

Si ritiene che entrambi ritengano che la dirigenza dei ribelli stia

crollando. Lo stesso pensano molti dirigenti della NATO e l’amministrazione

Obama.

Un ex membro Partito Democratico Liberale

britannico, Sir Menzies Campbell, ha sollecitato il governo del Regno

Unito nel ripensare al suo coinvolgimento nella guerra in Libia. Campbell

ha detto che il Regno Unito dovrebbe intraprendere una “revisione

e un riesame generale” del suo coinvolgimento nel conflitto della

NATO in Libia dopo l’assassinio della figura dell’opposizione e

che “dovrebbe pensare alla fine della propria partecipazione in Libia”

Un sostenitore del governo libico,

che è appena arrivato a Tripoli, ha affermato di aver trascorso

gli due ultimi mesi sul terreno in una missione segreta per fare da

mediatore tra i ribelli e la NATO. Questa settimana ha raccontato al

suo auditorio rapito in un hotel di Tripoli molti dettagli di quella

che considera essere la frustrazione della NATO di fronte alla degenerazione,

alla corruzione e all’incompetenza della sua “squadra” nell’est,

oltre al punto di vista della CIA secondo cui “Al Qaida si

mangerà vivi Mahmud Yibril e tutti l’intera dirigenza dei ribelli

per l’Iftar durante una delle feste di agosto del Ramadan. Stanno solo

aspettando l’occasione giusta per fare una mossa decisiva e per prendere

il controllo”.

Solo i fanatici dell’“intervento

umanitario” potrebbero aver preso in considerazione un conflitto di

terra cruento e prolungato che sarebbe necessario per poter vincere

il conflitto . Quindi, la scommessa dell’alleanza con la NATO sembra

ora essere stata perdente fin dall’inizio, per i suoi stessi termini.

La componente che sta entrando rapidamente

nella contesa è la dirigenza delle più di 2.000 tribù

della Libia. In una serie di incontri tenuti in Libia, Tunisia e in

altri luoghi, il Consiglio delle Tribù ha espresso chiaramente e con

forza l’intenzione di creare un blocco politico che pretenda di porre

fine alle uccisioni dei libici.

Alcuni capi e membri della tribù

generalmente considerata come la tribù più grande della

Libia, gli Obeidi ai quali appartiene la famiglia Younes, hanno giurato

di vendicarsi dei leader ribelli e, mentre trasportavano le bare

di Abdul Fatah e di due dei suoi compagni, hanno urlato, sotto lo sguardo

delle forze di sicurezza: “Il sangue dei martiri non verrà versato

invano”.

Il Consiglio delle Tribù della

Libia ha pubblicato un manifesto da cui si desume che voglia porre fine

a questo conflitto, aiutare a cacciare i “crociati della NATO” e

ottenere alcune riforme anche con l’appoggio del di Gheddafi a Tripoli.

Prima che il Ramadan finisca, cercheranno di mettere fine alla crisi

libica anche se fosse necessario radunare centinaia di migliaia dei

loro militanti per marciare su Bengasi.

La NATO, secondo diversi accademici

delle università Al Nasser e Al Fatah e la dirigenza delle tribù

libiche, sembra ignorare totalmente e anche disprezzare le tribù di

questo Paese e il loro ruolo storico nei periodi di crisi, di aggressione

e di occupazione straniera. Omar Mukhtar fu un capo tribale ben conosciuto

in Italia.

Mentre la NATO e i suoi alleati progettano

il loro finale di partita può darsi che vogliano tenere in considerazione

alcuni estratti dal manifesto del Consiglio delle Tribù della Libia

pubblicato il 26 luglio. A nome delle 2.000 tribù libiche, il Consiglio

ha pronunciato un Proclama firmato da decine di capi delle tribù della

Libia orientale:

“Quello che viene chiamato il Consiglio

di Transizione di Benghazi ci è stato imposto dalla NATO e lo rifiutiamo

totalmente. È democrazia imporre questa gente armata alla popolazione

di Benghazi, molti dei quali non sono neppure libici o di tribù libiche,

ma vengono dalla Tunisia e da altri paesi?”

[…] “Il Consiglio Tribale condanna

l’aggressione dei crociati contro la Grande Jamahiriya perpetrata

dalla NATO e dalle forze regressive arabe che costituiscono una forte

minaccia per i civili libici mentre continuano a ucciderli e la NATO

prosegue con i bombardamenti su obiettivi civili.”

[…] “Non accettiamo e non accetteremo

alcuna autorità che non sia stata scelta dalla nostra libera volontà

tramite il Congresso del Popolo, i Comitati Popolari e la dirigenza

sociale popolare, e ci opporremo con tutti i mezzi a disposizione ai

ribelli della NATO e ai loro massacri, alla loro violenza e alle mutilazioni

dei cadaveri. Intendiamo opporci con tutti i mezzi a disposizione agli

aggressori crociati della NATO e ai loro noti tirapiedi.”

Secondo un rappresentante del Consiglio

Tribale Supremo Libico: “Le tribù della Libia finora non si erano

unite per respingere gli aggressori della NATO. Ma ora vogliamo informare

la NATO che non desisteremo finché non se ne saranno andati dal nostro

Paese e ci saremo assicurato che non torneranno”.

**************************************************

Fonte: End

Game for Benghazi Rebels as Libyan Tribes Prepare to Weigh in?

02.08.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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