DI LUIZ CARLO BRESSER-PEREIRA
Folha de São Paulo
Scelto e tradotto da Azul
É meglio che gli europei pensino seriamente all’alternativa di abolire la moneta comune di diciassette paesi
In Cina, nel 1979, era “impensabile” camminare in direzione del capitalismo, eppure Deng Xiaoping ci pensò, evitando così la stagnazione che sarebbe poi occorsa in Unione Sovietica. In Argentina, nel 2001, era “impensabile” terminare il “plan de convertibilidad“; De La Rua si piegò a questo fatto impensabile, e il costo fu una crisi brutale. Nell’eurozona di oggi, è “impensabile” estinguere l’euro, ma è meglio che gli europei pensino seriamente a questa alternativa. La creazione dell’euro fu un errore, perché non c’era uno Stato alle spalle, e perché l’euro stesso si trasformò in una moneta straniera per tutti i 17 Stati che lo avevano adottato, una moneta che, durante le crisi, non possono emettere né svalutare.L’impensabile è, molte volte, solo la paura e il conservatorismo di governanti senza visione. In questa grande crisi dell’euro, la Grecia è diventata un paese insolvente, ma si è dichiarato “impensabile” ristrutturare il suo debito; quando poi il debito è stato ristrutturato con uno sconto del 21%, è diventato “impensabile” aumentare questa percentuale; ma quando lo sconto è stato portato al 50%, è diventato “impensabile” l’aiuto della Banca Centrale Europea alla stessa Grecia e agli altri paesi e banche, ma poco dopo la BCE ha cominciato a comprare in modo moderato titoli pubblici e ha inondato il sistema bancario europeo di liquidità. L’”impensabile”, alla fine, si è rivelato la soluzione.
“Sarebbe il disordine e il caos“, gridano i difensori del “impensabile”. Non credo. La crisi dei paesi dell’Europa del sud, iniziata nel 2010, è una crisi delle bilance dei pagamenti: è stata causata dalla supervalutazione implicita dell’euro che si espressa in un salario medio incompatibile con il livello di produttività. Ha avuto, come conseguenza, elevati deficit nelle partite correnti seguiti da un elevato indebitamento estero, principalmente privato. Il debito pubblico già era alto perché, di fronte alla crisi finanziaria globale del 2008, tutti i paesi avevano adottato una politica fiscale espansiva.
L’estinzione comporterà alcuni rischi, ma il costo del tentare di risolvere una crisi causata da un passivo delle partite correnti con la riduzione della spesa pubblica è già stato notevole, anche nei termini di sacrificio della democrazia, e continuerà a esserlo per molti anni per tutti i paesi, Germania inclusa.
Dal punto di vista pratico, non ci saranno grossi problemi. Sarebbe naturalmente necessario stampare nuove banconote. E, in un certo momento, invece di tornare alle antiche monete, i paesi dovrebbero trasformare l’euro in un “euro nazionale”: l’euro tedesco, l’euro francese, e così di seguito. Successivamente, i paesi con elevati deficit delle partite correnti e un alto debito estero svaluterebbero la propria moneta. Ciò provocherebbe una caduta dei salari e una certa dose di inflazione. Ma questa è una forma molto più umana ed efficiente per praticare austerità e per diminuire i salari rispetto a quella che si sta praticando oggi, con la recessione e la disoccupazione.
Nel caso dell’euro, non è solo la paura dell’inflazione che fa diventare la sua scomparsa impensabile. È anche la paura che così si arrivi a destrutturare l’Unione Europea. Ma in realtà non esiste questo rischio; l’UE è il più straordinario caso di costruzione politica e sociale che conosco, e avrà solo da guadagnare se adesso farà un passo indietro. Ci sarà spazio, in futuro, per molti passi avanti.
Luiz Carlos Gonçalves
Bresser-Pereira (San Paolo, 30 giugno 1934) è professore di economia
all’Università di San Paolo, amministratore di imprese e avvocato.
È stato ministro della Fazenda (Finanze) nel 1987, ministro
dell’Amministrazione Federale, ministro della Riforma dello Stato durante
il primo governo di Fernando Henrique Cardoso 1995-1998 e ministro di
Scienza e Tecnologia nel 1999.
Fonte: Euro, pensar o impensável
27.02.2012
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da AZUL