DI FEDERICO RENDINA
Il Sole 24 Ore
“Il segreto di Stato potrà essere applicato, in nome della tutela della sicurezza nazionale, ad una lunga serie di infrastrutture critiche: non solo gli armamenti o le installazioni militari ma anche, ad esempio, agli «impianti civili per produzione di energia» con annessi e connessi”
Una corsia preferenziale, un po’ nascosta ma proprio per questo più rapida. Potrà servire a risolvere finalmente il problema del deposito unico per lo smaltimento delle scorie nucleari italiane. In nome del segreto di Stato. Che consentirà di dire basta alle defaticanti mediazioni, alle insurrezioni locali, ai tormenti senza fine che hanno cancellato ogni progetto pensato per mettere “in sicurezza” le nostre scorie, per sfociare nell’episodio eclatante del sito geologico di Scanzano Ionico, individuato dal secondo Governo Berlusconi (era il novembre del 2003) con un decreto poi frettolosamente cancellato dopo i moti di popolo fomentati trasversalmente da tutte, ma proprio tutte, le forze politiche locali.
La soluzione, fatto curioso, viene da un provvedimento legislativo lasciato in eredità al nuovo governo Berlusconi dall’Esecutivo di centrosinistra che ha appena levato le tende. Con un Dpcm entrato in vigore il 1º maggio (Gazzetta Ufficiale 16 aprile 2008, n.90) il segreto di Stato potrà essere applicato, in nome della tutela della sicurezza nazionale, ad una lunga serie di infrastrutture critiche: non solo gli armamenti o le installazioni militari ma anche, ad esempio, agli «impianti civili per produzione di energia» con annessi e connessi. Immediato l’allarme delle associazioni ambientaliste, che rimbalza sui loro siti internet: guai se il nuovo regolamento dovesse essere usato, con la scusa di tutelare gli interessi nazionali, per oliare al di là del lecito le opere controverse, magari per affrettare il ritorno in Italia delle centrali nucleari promesso dal Governo Berlusconi.
Per la verità è difficile pensare che qualcuno possa affrettare la costruzione di una centrale nucleare, o anche di un semplice impianto di generazione elettrica a turbogas o di un rigassificatore, ricorrendo al segreto di Stato. Più concreta l’ipotesi che il Dpcm possa facilitare il passo propedeutico a qualunque ipotesi di ritorno operativo al nucleare italiano: la soluzione, appunto, dell’annoso problema della conservazione e del trattamento in una struttura dedicata del materiale radioattivo conservato provvisoriamente nelle strutture delle vecchie centrali nucleari fermate dal referendum del 1987, in altri siti disseminati sul territorio o provvisoriamente (e a caro prezzo) conferito all’estero. Il provvedimento entrato in vigore all’inizio del mese potrebbe ben combinarsi con i nuovi criteri per individuare il sito unico tracciati, sempre dal Governo Prodi, nell’ottobre scorso: entro sei mesi (tempi già scaduti, quindi) si sarebbe dovuto elaborare il progetto per un sito unico di superficie con le caratteristiche di un polo tecnologico per la ricerca e la formazione di settore. Nulla esclude che una struttura di questo genere possa nascere, ad esempio, in uno dei siti di ricerca dell’Enea, da riadattare anche ricorrendo al segreto di Stato su parte delle strutture.
Molti dei centri operativi dell’Enea sono già ampiamente blindati (i laboratori della Casaccia tra Roma e Bracciano, ad esempio). E la riservatezza, in questo caso, potrebbe essere gestita con regole e prassi già consolidate. Ciò vale per tutta la “filiera”: dagli iter autorizzativi al monitoraggio, dalla costruzione alla logistica. «Nei luoghi coperti dal segreto di Stato – si legge nel Dpcm- le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie locali e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono svolte da autonomi uffici di controllo collocati a livello centrale dalle amministrazioni interessate che li costituiscono con proprio provvedimento». E le amministrazioni «non sono tenute agli obblighi di comunicazione verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco a cui hanno, comunque, facoltà di rivolgersi per ausilio o consultazione».
In ogni caso «sono suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato le informazioni, le notizie, i documenti, gli atti, le attività, i luoghi e le cose attinenti alle materie di riferimento esemplificativamente elencate ». Come a dire: tutto ciò che riguarda direttamente o indirettamente non solo le strutture da mantenere segrete ma anche le motivazioni della loro esistenza.
Fonte: http://www.ilsole24ore.com/
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09.05.2008