DI TOM MURPHY
Do The Math
Come abbiamo visto nel post precedente, gli Stati Uniti hanno aumentato l’uso di
energia a un tasso del 2,9% l’anno dal 1650. Abbiamo appreso che il
proseguimento di questo tasso di crescita, qualsiasi forma di tecnologia
venga utilizzata, porterà a un calcolo delle temperature che, in solo
alcune centinaia di anni, non provocherà un tiepido riscaldamento climatico,
ma all’ebollizione della pelle. Cosa ci suggerisce tutto questo sulle
prospettive a lungo termine della crescita economica, sempre che lo
faccia?
La figura a sinistra mostra il tasso
di crescita economica globale nello scorso secolo, come ricostruito
da J.
Bradford DeLong. All’inizio,
l’economia è cresciuta a un tasso simile a quello della crescita
dell’energia. Dal 1950 l’economia ha superato l’energia, crescendo
a un tasso del 5% l’anno. Questa potrebbe essere un gran bella notizia:
non abbiamo necessariamente bisogno di una crescita fisica per mantenere
una crescita economica. Ma dobbiamo comprendere le fonti di questa crescita
supplementare prima di essere sicuri che questa condizione possa sopravvivere
a lungo. Dopo tutto, cinquanta anni non implicano una permanenza nel
tempo.
La crescita economica mondiale per il secolo precedente, prendendo come riferimento il dollaro del 1990. Per la prima metà del secolo, l’economia ha registrato un tasso di crescita dell’energia pari al 2,9%, ma poi ha registrato un incremento del 5%, sorpassando il tasso di crescita dell’energia.
La differenza tra crescita economica
ed energetica può essere suddivisa in guadagni di efficienza:
otteniamo più lavoro per unità di energia e “tutto il resto”.
L’ultima categoria comprende settori dell’attività economica non
direttamente connessi con l’uso di energia. Più o meno si può pensare
alle attività non produttive: finanza, settore immobiliare, innovazione
e altri aspetti dell’economica del terziario. Il mio obbiettivo, da
fisico, è quello di capire se l’impossibilità di una crescita fisica
infinita (dell’energia, del cibo, della produzione) significhi che
la crescita economica in generale sia destinata a finire o a invertirsi.
Inizieremo con uno sguardo ravvicinato all’efficienza, poi si sposteremo
a parlare di questioni più propriamente economiche.
Crescita esponenziale vs. crescita
lineare
Intanto, chiariamo cosa intendo quando
parla di crescita. Intendo un tasso stabile di espansione frazionaria
ogni anno. Ad esempio, il 5% di crescita economica significa che ogni
anno avremo un’economia il 5% più grande dell’anno precedente.
Questo ci porta a una dinamica esponenziale, che poi porta alle mie
conclusioni. Se tu obietti che la crescita esponenziale sia irrealistica,
allora siamo d’accordo. Ma una crescita di questo tipo è la base del
nostro attuale sistema economico, quindi dobbiamo esplorarne le conseguenze.
Se tu credi che potremmo salvarci passando a una crescita lineare, questo
cambia radicalmente la scala del tempo, ma è anche la morta per la
crescita economica.
Diciamo che ci fermiamo alla crescita
del 5% e la rendiamo lineare, così che aumentiamo di un quantitativo
fisso ogni anno, non una frazione fissa del livello di quell’anno. Raddoppieremo
in 20 anni, e in un secolo sarebbe cinque volte più grande (contro
le 132 volte più grande di una crescita esponenziale al 5%). Ma dopo
20 anni, il tasso frazionale è del 2.5%, e dopo un secolo è l’1%. In
questo modo la crescita lineare affama la bestia economica e ci costringerebbe
ad abbandonare il nostro sistema finanziario basato sul debito, gli
interessi e i prestiti. Questo post tratta se si potrà mantenere la
nostra odierna traiettoria esponenziale.
Aumentare l’efficienza: far
saltare i conigli fuori dal cappello
Sembra chiaro che, in linea di principio,
bisognerà affidarsi alla sola efficienza per poter proseguire
in una crescita economica, anche a fronte di un mancata aumento dell’utilizzo
di energia nel futuro (che sarà inevitabile). L’idea è semplice.
Ogni anno, i miglioramenti nell’efficienza ci consentiranno di illuminare
più case, di produrre più merci dell’anno precedente, tutto questo
con un consumo fisso di energia. Fortunatamente, i mercati stimolano
una maggiore efficienza, così da poter godere dei frutti di un tam
tam costante a favore di un’efficienza più alta. Se potessimo continuare
a realizzare questo per sempre, potremmo mantenere una crescita economica
per un tempo indefinito, e anche tutte le istituzione che sono basate
su questa: gli investimenti, i prestiti, le banche, eccetera.
Ma quante volte potremmo riuscire a
tirar fuori li coniglio dell’efficienza dal cilindro? A parte le macchine
per il moto perpetuo (fantasia) e le pompe di calore (reali; discusse
qui sotto), dovremmo sempre accontentarci di un’efficienza inferiore
al 100%. Questo mette un confine a quanto guadagno potremmo riuscire
a ottenere. Ad esempio, se qualche strumento inizia con un’efficienza
del 50%, non c’è altro modo che restringere la sua performance
di un fattore 2. Per comprendere quanto dovremmo guadagnare e con che
velocità dovremmo aspettarci una saturazione, osserviamo quello che
abbiamo realizzato nel corso della storia.
Il buono, il brutto e quello nella
media
Alcuni esempi positivi sono davanti
a noi. I frigoriferi consumano metà dell’energia rispetto a
35 anni fa. Le auto delle famiglie che oggi fanno 40 miglia per gallone
ne facevano metà negli anni ’70. Entrambi i casi indicano un 2% l’anno
di miglioramento (raddoppiando nell’arco di 35 anni).
Non tutto ha avuto gli stessi notevoli
miglioramenti. Il Boeing 747 ha stabilito uno standard per l’efficienza
del volo aereo nel 1970 che è difficile oltrepassare. I motori elettrici,
le pompe, i caricabatteria, la forza idroelettrica, la trasmissione
elettrica – tra molte altre cose – sono vicine alla perfetta efficienza
(spesso intorno al 90%). Le centrali elettriche che vanno a carbone,
gas naturale o reazione nucleare hanno visto guadagni marginali nell’efficienza
negli ultimi 35 anni: molto meno dell’1% l’anno.
Tutto considerato, potremmo quindi
grosso modo affermare che l’efficienza totale è migliorata dell’1%
l’anno negli ultimi decenni, essendo limitata tra lo 0% e il 2%. Questo
corrisponde a un raddoppio nell’arco di 70 anni. Quanti altri raddoppi
potremmo aspettarci?
Guadagni potenziali e limiti
Molte delle applicazioni su grande
scala dell’ energia usano motori termici per estrarre energia
utile dalla combustione o da altre fonti di calore. Tra queste ci sono
gli impianti a combustibili fossili e quelli a energia nucleare che
operano tra il 30 e il 40% di efficienza, mentre le auto operano al
15–25%. I motori termici sono responsabili di circa due terzi
del nostro uso totale di energia (27% per i trasporti, 36% per la produzione
elettrica, un po’ nell’industria). Il principio che l’entropia
di un sistema chiuso non può mai diminuire pone un forte limite su
quanta più efficienza si può fisicamente raggiungere in un qualsiasi
motore termico. La massima efficienza teorica, in percentuale, è data
da 100×(Th−Tc)/Th,
dove Th e Tc indicano rispettivamente le temperature assolute
(in Kelvin) della parte calda del motore termico e l’ambiente “freddo”
dell’ambiente. Le limitazioni nell’ingegneria impediscono la realizzazione
di un massimo teorico. Ma in ogni caso un motore termico che opera tra
1500 K (caldo per una centrale elettrica) e la temperatura dell’ambiente
può al massimo raggiungere l’80% di efficienza. Quindi un fattore
2 di miglioramento è forse impraticabile per questi aspetti preponderanti.
Il contrario di un motore termico è
una pompa di calore, che usa poca energia per un grande movimento.
I condizionatori d’aria, i frigoriferi e alcuni sistemi di riscaldamento
domestico usano questa tecnica. In modo quasi magico, il muovere una
certa quantità di energia termica può richiedere meno dell’ammontare
di energia per svolgere il compito. Per il raffreddamento, il limite
della termodinamica all’efficienza è dato da 100×Tc/(Th−Tc), che esprimono di
nuovo su scala assoluta. Un frigorifero (generalmente un freezer
con un frigorifero alle sue spalle) che opera a temperatura ambiente
potrebbe teoricamente raggiungere il 1100% di efficienza. Il tasso di
efficienza dell’energia (EER), che viene indicato su molti dei nuovi
dispositivi per il raffreddamento, è teoricamente limitato a 3,4×Tc/(Th−Tc),
che in questo esempio è pari a 36. I frigoriferi di oggi raggiungono
valori di EER di circa 12, quindi rimane solo un fattore 3. Lo stesso
si può dire per il coefficiente di Performance (COP) per le pompe di
calore, che è limitato a Th/(Th−Tc). Come i frigoriferi,
queste hanno una prestazione di un fattore 2–3 dei limiti teorici.
L’illuminazione ha visto notevoli
miglioramenti negli ultimi decenni, dalle performance della lampade
a incandescenza di 14 lumen per Watt all’efficacia di quelle a fluorescenza
che sono quattro volte migliori, circa 50–60 lumen per Watt. L’illuminazione
a LED al momento raggiunge 60–80 lumen per Watt. Una fonte ideale
di luce dovrebbe emettere uno spettro che chiameremmo bianco (avendo
l’esatto spettro della luce del giorno), ma riuscendo a non avere
emissioni fuori dal raggio visibile avremmo un’efficacia della luminosità
pari 251 lm/W. I migliori LED sono ora entro un fattore 3 da questi
limiti.
L’efficienza delle auto alimentate
a benzina non può essere facilmente migliorata di un alto fattore (vedi
le pompe di calore qui sopra), ma l’efficienza effettiva può essere
migliorata in modo significativo passando ai treni elettrici. Mentre
un’auto che fa 40 miglia con un gallone ha un motore a benzina col
20% di efficienza, un treno alimentato a batteria potrebbe raggiungere
qualcosa come il 70% dell’efficienza (85% per la carica delle batterie,
85% per alimentare il motore elettrico). Il fattore di 3,5 nel miglioramento
dell’efficienza suggerisce una prestazione effettiva di 140 miglia
per gallone. Un avviso da fare: se l’elettricità in ingresso
deriva da una centrale a combustibili fossili che opera al 40% di efficienza
e al 90% di efficienza per la trasmissione, l’efficienza effettiva
dal fossile alla locomozione si riduce al 25%, e non è quindi un gran
passo in avanti.
Come menzionato sopra, un gran ventaglio
degli strumenti più diffusi già operano vicino ai limiti
della perfetta efficienza. Gli apparecchi elettrici in particolare possono
essere incredibilmente frugali con l’energia. Che sembra non essere
usata per produrre calore, il motivo principale per cui si attribuisce
efficienza a quei dispositivi che non hanno come obbiettivo la generazione
di calore: le centrali elettriche sono calde, i motori della auto sono
caldi, la luce incandescente è calda. Dall’altro lato, le centrali
idroelettriche sono fredde, le luce a LED sono fredde e una batteria
di un’auto in carica rimane fredda.
In sintesi
Visto che i due terzi delle nostre
risorse energetiche vengono bruciate nei motori termici e che questi
non possono migliorare più di un fattore 2, guadagni notevoli ottenuti
altrove hanno un valore meno importante. Ad esempio, rimpiazzare il
10% of del nostro budget energetico speso per calore diretto
(ad esempio, nelle fornaci e negli scaldabagno) con pompe di calore
che operano al massimo della loro efficienza teorica sostituisce una
spesa del 10% con una dell’1%. Un fattore 10 sembra un miglioramento
fantastico, ma il miglioramento dell’efficienza totale nella società
è solo del 9%. Così come nella sostituzione delle lampade a incandescenza:
forti guadagni in piccoli settori. Dovremmo comunque stimolare questi
miglioramenti di efficienza con vigore, ma non ci potremo aspettare
che questo ci consenta una crescita illimitata.
Sul piatto della bilancia il massimo
che ci potremmo aspettare un fattore 2 di incremento dell’efficienza
netta prima che i limiti teorici e le realtà progettuali pongano un
freno. Al presente tasso generale dell’1%, ciò significa che dovremmo
aspettarci di esaurire il guadagno in questo secolo. Alcuni potrebbero
cavillare che il fattore 2 è pessimistico, e potrebbe preferire una
fattore 3 o persino 4 per i guadagni nell’efficienza. Tali modifiche
possono cambiare la tempistica della saturazione, non il risultato finale.
La fede nella tecnologia
Abbiamo sviluppato una fede incrollabile
nella tecnologia per risolvere i nostri problemi. I suoi risultati sono
impressionanti. Io stesso posso sedermi nella mia stanza da pranzo in
California e puntare un laser in New Mexico per inviare impulsi ai riflettore
piazzati su un’astronave sulla luna e misurare la distanza in millimetri. Ho
costruito gran parte del sistema, quindi non sono alieno alla tecnologia
e apprezzo le possibilità che offre. E poi abbiamo visto il
futuro nei film, sembra quasi reale. Ma dobbiamo preoccuparci della
fede e riesaminarne periodicamente la validità o le possibilità. Qui
di seguito ci sono alcuni esempi fondamentali.
E le sostituzioni?
La precedente discussione è incentrata
sulle tecnologie odierne: le centrali elettriche a carbone, per il ben
di Dio! Ogni analisi che si rispetti del futuro a lungo termine dovrà
riconoscere la quasi certezza che le soluzioni di domani saranno differenti
da quelle di oggi. Potremmo non avere ancora un nome per la fonte
energetica del futuro!
Intanto, vi rimando al post precedente: la crescita continuata di una qualsiasi tecnologia
energetica – se consumata su questo pianeta – ci porterà all’ebollizione.
Oltre a questo, raggiungeremo limiti astrofisici assurdi nell’arco
di secoli. Quindi il livello di energia deve cessare la sua crescita.
Allo stesso modo i limiti all’efficienza ci impediscono di aumentare
l’energia disponibile senza un confine.
Inoltre, ci si potrebbe chiedere: non
potremmo considerare il solare, l’eolico e altre fonti rinnovabili
più efficienti dei combustibili fossili, visto che l’energia ci arriva
gratis? È vero che, diversamente dal modello di business per
una stampante (economica, ma con le cartucce così care che ti rovinano
in breve tempo), il costo sostanziale delle rinnovabili è quello iniziale,
e poco è dovuto alle cose consumabili. Ma i combustibili fossili, anche
se hanno un’offerta limitata nel tempo, sono anche loro un dono di
madre natura. Quindi dovremmo sforzarci di trovarli (e a questo
punto non saranno più gratis), anche se il beneficio che portano sarà
sempre minore. Un importante metro per valutare l’energia/efficienza
è l’energia ritornata sull’energia investita (EROEI). I combustibili
fossili hanno valore di EROEI generalmente tra 20:1 e 100:1,
dovendo quindi destinare agli investimenti non più del 5% dei profitti
ottenuti. Il solare e l’eolico ne hanno meno, rispettivamente 10:1 e 18:1. queste tecnologie potrebbe evitare di sprecare
la maggior parte dell’energia dei motori termici, ma il più basso
EROEI significa che c’è meno trippa per gatti. E sì, il 15% dell’efficienza
di molti pannelli solari comporta che l’85% va a riscaldare il pannello.
Come fare per realizzare le stesse cose con meno?
Un modo per adeguarsi a una quantità fissa di energia sarebbe quello di inventare nuovi strumenti o tecniche che realizzino gli stessi compiti usando meno energia, piuttosto che migliorare incrementalmente l’efficienza degli apparecchi esistenti. Questo funziona benissimo in alcuni settori (ad esempio, i cambi generazionali nei computer, nei cellulari, il passaggio alle notizie e alla banca online).
Ma alcune cose sono veramente difficili da limare in modo sostanziale. Il trasporto globale comporta il muoversi in aria o sull’acqua su distanze che non riusciranno a stringersi. Cucinare significa riscaldare porzioni definite di cibo e di acqua. Riscaldare una casa contro il freddo invernale avrà bisogno di un certo ammontare di energia termica per una superficie prefissata. Una doccia calda richiede una certa quantità di energia per riscaldare un volume adeguato di acqua. Queste cose potranno essere fatte in modo che ci sia una migliore aero/idrodinamica o che si viaggi più lentamente; che il cibo richieda meno calore per cuocersi; con le pompe termiche o a insolazione nelle case e usando meno acqua per la doccia? Certo che sì. Questo potrà proseguire per sempre per mantenere la crescita? No. Fino a che queste attività fisicamente determinate riguarderanno una porzione finita del nostro portafoglio, nessun miglioramento marginale ci potrà permettere una crescita economica indefinita. Se lo facesse, alla fine l’attività economica sarebbe totalmente dominata dal farci “servizi”
a vicenda, e non dalla produzione fisica.”
Perché pagare di più per ottenere meno?
I proprietari dei pannelli solari o
delle auto Prius hanno deciso di gettare via un nel po’ di soldi per consumare meno risorse. Qualche volta queste decisioni non sono basate su un calcolo esatto dei dollari o dei centesimi, visto che il ritorno potrebbe essere a lunghissimo termine e potrebbe non essere competitivo contro il costo opportunità. La coscienza sociale potrebbe diventare tanto di moda da guidare tutta la crescita economica? Credo che sia possibile, ma di solito la maggioranza delle persone si interesserà a questo solo quando il costo dell’energia sarà sufficientemente alto. Qui di seguito, vediamo che, se l’economia continuerà il suo trend di crescita dopo che l’uso di energia si sarà appiattito, il costo dell’energia diventerà irrilevante, facendo così diminuire gli incentivi per pagare di più per ottenere meno.
L’economia non fisica
In un mondo finito dove la crescita
dell’energia è terminata e l’efficienza si è spinta fino ai limiti pratici, ci possiamo ancora aspettare di far crescere l’economia con l’innovazione, la tecnologia e i servizi? Un modo per accostarsi al problema è quello di chiedere che venga mantenuto il 5% di crescita economica nel lungo periodo, e vedere quale frazione dell’attività economica dovrà venire dai settori che non richiedono energia. Iniziamo considerando che l’energia si appiattisca come in una funzione logistica (curva-S standard negli studi sulla popolazione), con un punto di inflessione nell’anno 2000 (a metà strada). Poi lasciamo che l’efficienza spinga la nostra energia effettiva al tasso attuale dell’1% di guadagno l’anno, saturando alla fine a un fattore 2. Il grafico qui sotto fornisce un chiaro esempio di come può apparire.

Il contributo previsto in un’economia che cresce stabilmente da attività non collegate all’energia mentre si appiattisce l’energia lorda disponibile e la saturazione dell’efficienza. La curva verde rappresenta il tasso dell’energia lorda disponibile ogni anno, mentre la curva blu è l’energia effettivamente utilizzabile grazie ai guadagni nell’efficienza. Senza considerare le grandezze temporali, il dato fondamentale è che la frazione dell’economia che non dipende dalla disponibilità di energia dovrà crescere fino a dominare tutte le altre attività per poter tenere la crescita in vita, raggiungendo il 98% alla fine del secolo. Questa è una condizione economica mai testata, e probabilmente fisicamente insostenibile. Da notare che l’asse verticale per le curve delle grandezze economiche è logaritmico.
La tempistica non è il fattore importante nel grafico, anche se non sarebbe sbagliato in linea di principio.
Il risultato importante è che cercare di mantenere una crescita economica in un mondo che ha una flebile crescita di energia (forse accompagnata da una diminuzione della popolazione) e guadagni in calo per i miglioramenti dell’efficienza richiederebbe che sia l’“altra” categoria di attività a dominare l’economia. Questo significherebbe che una frazione sempre più piccola dell’attività economica dipenderebbe dall’energia, e quindi la produzione di cibo, la manifattura, i trasporti, eccetera, verrebbero relegati a un ruolo insignificante. Attività come vendere e comprare case già esistenti, le transazioni finanziarie, le innovazioni (compresi nuovi sistemi per mettere soldi in circolo), la moda e la psicoterapia saranno alla fine tutto quello che è rimasto. Conseguentemente, il prezzo del cibo, dell’energia e dei beni prodotti calerebbero a livelli insignificanti rispetto alle cose più virtuali. Ma è una cosa realistica che una risorsa vitale vicina al suo limite fisico diventi
d’un tratto economica? Molto strano.
Questo scenario ha diversi problemi. Ad esempio, se la produzione di cibo si contraesse all’1% della nostra economia, rimanendo in valore assoluto allo stesso livello di oggi (dobbiamo mangiare comunque), allora il cibo sarebbe effettivamente molto economico in confronto a quanto dobbiamo pagare per godere dei frutti dell’economia nel suo complesso. Questo significherebbe che le paghe degli agricoltori sprofonderebbero molto più in basso rispetto agli altri membri della società, così che non potranno godere delle innovazioni e dei miglioramenti che il resto di noi potrà permettersi. I sussidi, le donazioni o un qualsiasi altro meccanismo per compensare gli agricoltori in modo generoso farebbe semplicemente ridurre l’”altra” economia, impedendogli di crescere in modo arbitrario, e di conseguenza limitando la crescita.
Un altro modo di considerare la questione: visto che tutti dobbiamo mangiare e una frazione certa e finita della nostra popolazione dovrà essere occupata nella produzione di cibo, il suo prezzo non potrà affondare a livelli proibitivamente bassi.
L’economia si regge su un mondo fisico che è sempre stato connesso
all’uso di energia (attraverso la produzione di cibo, la manifattura,
il trasporto di merci nell’economia globale). È fantastico pensare
che un’economia possa mollare gli ormeggi dai suoi riferimenti fisici
ed essere dominata da attività non collegate alle limitazioni dell’energia,
del cibo e della produzione.
Non sto dicendo che alcune industrie non cresceranno: ci sarà sempre crescita in alcuni settori. Ma la crescita netta sarà ostacolata. I vincitori non sconfiggeranno i perdenti.
E neppure sto dicendo che alcune attività economiche non possano essere praticamente indipendenti dall’energia. Oggi ne potremmo trovare in abbondanza. Ma queste cose non possono crescere fino ad arrivare al 90%, poi al 99%, poi al 99,9%, eccetera, dell’attività economica totale, come sarebbero costrette a fare se la crescita economica dovesse continuare rapidamente.
Dove ci porterà
tutto questo?
Anche nel post
precedente, gli argomenti
fisici sono stati utilizzati per spiegare che una crescita economica
sostenuta nel lungo termine è pura fantasia. Forse per alcuni la cosa
è ovvia. Dopo tutto, Adam Smith aveva immaginato una fase di duecento
anni per la crescita economica, seguita da uno stato stabile. Ma la nostra
mentalità è ancora centrata sulla crescita. I nostri sistemi economici
si basano sulla crescita per gli investimenti, i prestiti e gli interessi
per poter esistere. Se non ci metteremmo deliberatamente all’interno
di una traiettoria stabile, rischiamo un collasso totale e ben poco
pittoresco delle nostre istituzioni politiche.
Bisogna ammettere che la ragione per
cui la crescita economica si fermerà non è un risultato
diretto della fisica ma è perché sarà la crescita
fisica a fermarsi. Ma oltre i limiti fisici, io credo che bisogna anche
applicare le nozioni del senso comune e della psicologia umana. Il mondo
artificiale che dobbiamo raffigurarci per mantenere in vita la crescita
economica malgrado i limiti fisici mi sembra ridicolo e indifendibile.
Sarebbe un’esistenza molto distante dai modelli soliti dell’attività
economica umana. Nessuno vorrebbe partecipare in questa società balzana,
preferendo invece spendere sempre di più per le limitanti merci fisiche
e per l’energia, che ora sono tremendamente economiche, di modo che
pochi individui possono facilmente permettersi di possederle tutte!
Riconoscendo la necessità di
una transizione definitiva verso un’economia che non cresce, sono
personalmente sconcertato dal fatto che non abbiamo testato un
sistema economico che si basi su condizioni stabili. Vorrei avere un
approccio conservativo e a basso rischio per il futuro e porre tutti
con intelligenza in una direzione sostenibile. Ci sono modelli economici
stabili ben sviluppati, introdotti da Herman Daly e da altri. Ci sono
persino piani per una transizione per gradi della nostra economia verso
una condizione stabile. Ma nessuno di questi passi verrà realizzato
se le persone (che eleggono i politici) non lo desiderano davvero. L’unico
modo perché questo avvenga sarà se comprenderanno (o esperiranno)
l’impossibilità di una crescita economica continua e le conseguenze
del non agire abbastanza in fretta. Spero che saremo tutti abbastanza
intelligenti per operare questa transizione.
Riconoscimenti: Grazie a Brian
Pierini per la sua recensione e per i commenti.
Fonte: http://physics.ucsd.edu/do-the-math/2011/07/can-economic-growth-last/”
14.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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