ELEZIONI 2006: A PENSAR MALE SI FA PECCATO…?

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Storia e, soprattutto, cronaca dei brogli italiani

Brogli, brogli, brogli. Mai tale parola fu pronunciata con tanta insistenza durante una elezione politica in Italia tanto da ritornare sulla bocca di tutti a distanza di mesi, come mostra il caso del numero di Diario oggi in edicola. E questa volta le accuse sono l’ unica intesa veramente bipartisan perché, prima durante o dopo il voto, tanto una parte politica che l’ altra hanno fatto uso di questo termine o comunque di un generalizzato clima di sospetto. Non si può negare che le elezioni in Italia hanno sempre avuto un qualcosa di poco limpido, senza per questo dover andare a ripescare il vecchio discorso, che ormai ritorna fuori a scadenze fissate, dei brogli al referendum repubblica-monarchia: se l’ultima folata di discorsi sull’ argomento è seguita al ritorno del principino Savoia (ora in area DC-Forza Italia) non si può negare che tutto ciò ormai fa parte dell’ immaginario popolare come la leggenda della nascita della tricolore Pizza Margherita in onore della Regina d’ Italia.

Sarebbe forse più utile allora ricordare il sistematico inquinamento elettorale del dopoguerra, la strategia della tensione o i minacciati colpi di stato (De Lorenzo, Borghese) per impedire che il PCI e il PSI (quello vero, di sinistra e non ancora sdoganato da Craxi) vincessero democratiche elezioni o partecipassero al governo insieme alla DC. Ma citiamo solo di sfuggita, lo scandaloso mercato del voto nella circoscrizione Napoli/Caserta che tenne in bilico 42 deputati, spinse l’ On. Trantino a parlare di “golpe bianco” e che venne più o meno messo a tacere per la generale mancanza di volontà nel mettere le mani in un tale caos di imbrogli.
Il sempre vigile Berlusconi, che non si fa problemi ad accusare gli avversari di antropofagia, da che è sceso in politica ci ricorda che “i brogli rientrano nella professionalità e nella storia della sinistra” ma questa volta i sospetti sul voto erano iniziati da tempo, sollevati da sinistra e su basi ben più fondate. Non ultimo il fatto che di solito i brogli li può fare solo chi è al governo.

Il problema è giunto alla ribalta nazionale grazie alle inchieste di Diario (ad opera di Barbacetto e Portanova) che hanno sottolineato per tempo le tante anomalie dello scrutinio elettronico: costosi appalti assegnati in tutta fretta e per trattativa privata ad aziende al di sotto di ogni sospetto tra cui la multinazionale Accenture che in passato era parzialmente coinvolta nello scandalo delle elezioni rubate da Bush a Gore in Florida e in cui il figlio del Ministro dell’ Interno Pisanu è un dirigente nella sezione italiana. Insomma una inquietante storia di conflitti di interesse e di inspiegabile fretta che ha spinto prima delle elezioni ad interrogazioni parlamentari ad opera delle deputata Beatrice Magnolfi e a commenti preoccupati di Di Pietro (che compra uno spazio pubblicitario su Repubblica per chiedere la sospensione della sperimentazione elettronica) e pure di Castagnetti, D’ Alema, Cortiana, Mastella. Sino ad arrivare a Beppe Grillo, voce profonda e non allineata del malcontento pubblico che arriverà a parlare più volte sul suo seguitissimo blog di “strano odore nell’aria”.

Forse tutti sono eccessivamente condizionati dalle storie di oltreoceano in cui le varie aziende implicate nel voto elettronico (spesso senza equivalente cartaceo), Diebold, Es&S, Sequoia, “hanno strettissimi legami politici e finanziari con la fazione di Bush – e con altre forze oscure allo stesso tempo” ivi compresi movimenti neo-con “cristianisti” e filo teocratici (stando all’ inchiesta del giornalista americano Chris Floyd pubblicata il 16 Marzo scorso da Il Manifesto) e in cui Clint Curtis, ex programmatore filo repubblicano, pentito, ha giurato davanti al Congresso USA, passando pure il test della macchina della verità, di essere stato coinvolto nel progetto di creare un programma che cambiasse l’ assegnazione dei voti per favorire la banda Bush (leggete la sua testimonianza su www.clintcurtis.com).
Lungi dal poter trovare rassicurazioni però, appena prima delle elezioni, il 6 Aprile, esce la notizia che vengono trovate delle falle nel sistema di trasmissione dati del ministero: “ due linee interne telefoniche del ministero in grado di agire come “porte” […] I tecnici segnalano varchi nel sistema di sicurezza, che possono essere utilizzati da hacker”.

Insomma gli allarmi erano più che giustificati. Quanto è successo durante e dopo il voto è difficile da ricostruire a causa della caciara scatenata dal gregge di centro-destra ma ci sono comunque elementi che dovrebbero destare qualche sospetto e che di fatto hanno destato sospetto nei vertici di sinistra, sebbene siano stati poi oscurati della quotidiana cortina fumogena alzata dai vari Calderoli, Cicchitto e compagnia.

Iniziamo dal lunedì, giorno della fine delle votazioni e dello spoglio delle schede. Alle 15 escono gli exit-polls della Nexus che danno vincente il centro sinistra con un ampio margine. Il dirigente Nexus Fabrizio Masia assicura subito che ci sono probabilità davvero molto scarse (in un’ altra circostanza dice “meno del 5%”) di uscire, come invece accadrà, fuori dalla “forchetta” indicata, e se adesso il povero sondaggista rischia la rottura del contratto con la RAI e ha ricevuto l’ ambito tapiro d’oro di Striscia la Notizia, in quei momenti la sinistra e i commentatori politici notavano che gli exit-polls erano in ottimo accordo con i sondaggi dell’ ultimo anno (e, si dovrebbe aggiungere, con le opinioni degli scaltri bookmakers inglesi).

Naturalmente l’ ipotesi più gettonata è che gli elettori di destra tendano a volte a mentire ai sondaggi e agli exit polls: eppure sono previste procedure (domande di verifica, voto ri-espresso su una scheda fac-simile e non detto a voce al sondaggista fuori dal seggio) che dovrebbero ridurre il rischio che il sondaggio sia alterato da bugiardi cronici e unidirezionali. C’è un’unica eccezione di sondaggio non distante dai risultati dello spoglio: il sondaggio della Penn, Schoen & Berland Associates, la vituperata compagnia assunta da Berlusconi, con una lunga tradizione di sondaggi che sembrano fatti ad-hoc più per influenzare il clima politico che per analizzare la realtà. Si notò tale prerogativa (curiosa per un istituto di sondaggi) nel caso delle elezioni di Chavez in Venezuela ma se si cercano notizie relative alla PSB ci si troverà di fronte ad una mole di accuse di inquinamento elettorale che vanno da elezioni nell’ Europa dell’ est sino all’ Africa.

Le reazioni del centro destra appena prima e subito dopo la chiusura dei seggi sono variegate. Poco prima delle quindici Fede si lancia in una lunga filippica, più adatta a Ciampi che al colorito impiegato di Berlusconi, dal tema “nessuno potrà mai dubitare della regolarità del voto”: brividi freddi lungo la schiena dei dubbiosi di sinistra. Dopo gli exit polls, soprattutto da Forza Italia arrivano serene dichiarazioni del tipo “ricordatevi delle elezioni di Bush”: brividi ancora più freddi soprattutto lungo la schiena di chi dubita fortemente della regolarità delle ultime due presidenziali americane con conteggi manuali bocciati in extremis dalla corte suprema (nel 2000) ed exit polls che si ribaltano solo a favore di Bush e in Stati dove non c’è equivalente cartaceo del voto espresso dalla gente (nel 2004).

A beneficio di cronaca sulle elezioni americane tocca riportare la recentissima dichiarazione del sempre verde e furbo maneggione Cossiga: “…Che poi Bush sia stato eletto per i brogli che ha fatto il fratello, molto piu’ intelligente di lui, in Florida questo e’ dato. Ma anche in quel caso Kerry dopo aver resistito un po’ alla fine ha alzato il telefono e gli ha dato la vittoria…”. Cossiga in questo caso invita Berlusconi alla resa ma si capisce che il vecchio picconatore ne sa sempre una più del diavolo.

Dalle prime proiezioni inizia il crollo verticale dei voti a sinistra: anziché fluttuare come, scientificamente, ci si aspetterebbe da voti estratti in maniera ‘random’ dalle 60000 sezioni italiane (perché la Toscana rossa dovrebbe essere più rapida ed efficiente del Veneto nel consegnare i voti?) la sinistra vede diminuire il suo vantaggio come fosse un ciclista spompato in fuga ad una tappa di montagna del Tour de France. Pian piano il vantaggio al Senato si assottiglia e si ribalta a favore della destra salvo poi ritornare di un paio di seggi all’ Unione grazie al contributo del voto degli italiani all’ estero: un contributo inaspettato dal momento che la destra era convinta che gli italiani nel mondo avrebbero seguito il loro paladino (o auto-nominatosi tale) Mirko Tremaglia.

Mentre il dibattito televisivo si sposta dal commento alla vittoria di Prodi all’ indecente ipotesi “governissimo”, il Professore rimanda di ora in ora l’uscita a Piazza Santi Apostoli e il vantaggio della sinistra alla camera crolla verticalmente salvo fermarsi, alla fine della notte, alla quota 25000 voti a tutt’oggi ancora messa in dubbio dalla destra.
Varie cose tutto sommato hanno destato qualche interesse. Innanzitutto nonostante l’ estrema semplicità delle schede, senza preferenze da assegnare, lo spoglio è stato molto lungo : molto più lungo di quanto ci si aspettava alla vigilia. Per tornare alla questione “scrutinio elettronico”, chi si è preso la briga di guardare Vespa sino alle 3 passate della notte non può non avere notato che tra gli ultimi voti che mancavano al Viminale vi erano quelli di una circoscrizione del Lazio: altro che accelerazione dello scrutinio e risultati pronti per i TG della sera!

La lentezza nello spoglio ha destato grossi allarmi nei vertici di sinistra anche per il fatto che Pisanu era più che altro a colloquio con Berlusconi mentre la gente gli chiedeva spiegazioni. I coordinatori dell’ Ulivo, giudicando i ritardi “incomprensibili”, dichiarano : “ Ci chiediamo a cosa sia dovuto tanto ritardo. Vogliamo sapere dal ministero dell’ Interno cosa sta succedendo.”
Più esplicita Luciana Sbarbati (membro dei Repubblicani Europei, di area ulivista): “Una strana situazione. Davvero strana.” E nota che “i dati sono affluiti in modo poco chiaro proprio dalle regioni difficili, quelle in cui il voto guarda caso era incerto. Una coincidenza che riteniamo proprio sospetta. E in circostanze come questa a pensare male si fa bene”. Ancora più tesa la situazione nelle regioni critiche di Lazio e Campania. I coordinatori del centrosinistra dichiarano “Riteniamo utile invitare in modo particolare i parlamentari di Lazio e Campania ad esercitare la massima vigilanza presso le competenti prefetture”. Se un ben poco diplomatico Caruso parla di “personaggi legati ai boss” davanti ai seggi di Napoli e Caserta e di “presenze inquietanti” nei seggi, persino Arturo Parisi, professore pacato quanto il suo amico Prodi, dice a riguardo del ritardo nello spoglio “non sappiamo se è normale negligenza o qualcosa di più” e parla di interrogativi che “è bene non restino a lungo senza risposta”. In definitiva dunque sia per molti elettori davanti alla TV sia per i politici in prima linea, la notte tra lunedì e martedì è stata piena di fatti poco chiari.


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[L’andamento delle proiezioni la notte del voto. Da Luogocomune]

Nei giorni successivi si verrà a sapere dal costituzionalista DS Stefano Ceccanti che il vantaggio risicato dell’ Unione al Senato (o meglio: il fatto che la sconfitta è stata evitata solo dai nostri connazionali all’ estero) è dovuto alla combinazione di 3-4000 voti (500 voti a Pergine in Val Sugana, lo 0.02% dei voti emiliani e cose simili) che nega sei seggi in più all’ Unione. La destra grida al “ve lo avevamo detto” annunciando che, come anticipato da Berlusconi, il loro recupero è dovuto all’ alta affluenza. “Dimenticando” però che l’alta affluenza è un artefatto statistico: molti elettori del 2001 sono passati, grazie alla nuova legge elettorale, alla circoscrizione estera per cui l’aumento non è stato quello evocato da Berlusconi che ha portato all’ 83% e oltre ma è stato un ben più banale 0.4 % , un po’ poco per poter dare credito all’ ipotesi che la destra ha recuperato portando a votare gli indecisi presenti in quegli stessi sondaggi che davano stravincente l’ Unione.

Il risicato vantaggio dà la vittoria alla sinistra (per fare un governo di difficile gestione con lo spettro futuro del governissimo di tecnici bipartisan) ma le polemiche non si placano: è la destra a gridare ai brogli nonostante i fatti elencati dovrebbero portare al dubbio gli elettori di sinistra. La prima polemica è sulle schede contestate che alla camera sarebbero oltre 43000. Basta poco a capire che anche questo numero non può ribaltare il voto: di norma le schede vengono contestate da entrambi gli schieramenti e per colmare i 25000 voti di distanza si sarebbero dovute riabilitare come minimo tutte le schede contestate dagli interinali Adecco assunti e pagati da Forza Italia per fare i rappresentanti di lista, e forse non sarebbero nemmeno bastate. Mentre i berluscones parlano di rimonta imminente, il Ministro Pisanu, nella maniera più candida possibile, dice che si erano sbagliati e che le schede contestate erano 2-3000 per ciascuna camera. Da quando lo sapeva? In effetti non può che far specie il fatto che dei numeri forniti dal Viminale, il primo su cui arriva il controllo dei verbali viene abbassato di un ordine di grandezza. Niente male per una parte politica che nel 2001 chiedeva le dimissioni del Ministro Bianco per le file ai seggi…

Per chi pensa di tirare un sospiro di sollievo arriva subito lancia in resta il prode Calderoli che annuncia che in base alla sua legge “porcata” la sinistra dovrebbe perdere i 45800 voti della Lega Alleanza Lombarda che si è presentata in una sola circoscrizione. Altro fumo subito salutato con gioia dai vari Bondi e La Russa.
Chi ha buona memoria si ricorderà che prima delle elezioni Calderoli disse: “Qualcuno dice che c´è un trucco in questa legge. Bene. Il trucco c´è, ma lo scopriranno il 9 aprile”. E dopo ci dice che quei voti “ non possono essere assegnati a Prodi…nella legge si parla di somma delle cifre elettorali circoscrizionali conseguite nelle singole circoscrizioni per stabilire la cifra elettorale nazionale della singola lista”

Era questo il trucco che avremmo scoperto? E se si, come faceva il ministro padano a dargli importanza ? Quanto si aspettava che avrebbe pesato sul risultato nazionale la listina autonomista di sinistra?
Una cosa certa è che la destra non ha mai mollato l’osso: ogni giorno ha parlato di brogli, o addirittura di risultato che “deve cambiare”. E questo naturalmente ha allarmato e messo troppo sulla difensiva una sinistra che forse invece dovrebbe chiedersi come mai l’ esito elettorale, tra tanti fatti oscuri e nell’ imprevedibilità più totale, le consegna un Senato strappato per un soffio alla destra e un vantaggio alla camera che viene messo costantemente all’ indice da avversari che parlano, loro, di “golpe”. Vantaggio certificato solo dalla Cassazione: e che naturalmente darà modo alla destra di parlare per anni di voto modificato dai magistrati rossi…

Abbiamo rischiato un clima simile a quello del finale morettiano con molotov contro i giudici?
Nel clima bollente da sinistra non si alzano solo le voci diplomatiche e pacate di Prodi e dei suoi: Diliberto è rapido a rispondere a Calderoli dicendo che “in questo paese c’è aria di golpe” e la sinistra radicale, come dargli torto, sente odore di emergenza democratica se non addirittura di risposte di piazza. Nella prima pagina del Manifesto, Valentino Parlato dice che “ questi mesi di governo di un Berlusconi sconfitto dal voto mi preoccupano, molto […] Siamo in un paese fantasioso come l’Italia, dove può accadere di tutto e tutto può servire a tutto. Potrebbe esserci un aspro scontro sulla regolarità delle elezioni, sui brogli, e una richiesta di invalidare il risultato del 9 e del 10 aprile […]Potrebbe esserci, egualmente, l’opportunità di una emergenza nazionale, di un brutto attentato, l’opportunità se non la necessità di stare tutti insieme per la salvezza della patria”.

Per chi sa ascoltare gli umori della sinistra e del suo popolo queste voci sono molto più comuni di quelle, forse più utili e diplomatiche, di Prodi e dei capi-partito. Non si può che notare dunque un tentativo perpetuo della destra di gettare fumo e invalidare e cambiare elezioni che, per la loro modalità, dovrebbero invece suscitare sospetti in una sinistra messa troppo sulla difensiva. Si dirà che tutto sommato Prodi ha vinto, che il voto è stato confermato e che si può governare. Siccome, per citare Andreotti, “ a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” è meglio stare sul chi vive e ricordarsi che un vecchio lupo neocon come Edward Luttwak, autore 30 anni fa di un introvabile libretto intitolato “ Strategia del colpo di Stato”, la settimana prima delle elezioni ha detto: “…. Se vince Berlusconi, sarà An a impedire la drastica riforma delle strutture statali, iper-necessaria per recuperare la competitività del paese. Se vince Prodi, Bertinotti e Diliberto si divideranno fraternamente il compito di bloccare le riforme del mercato del lavoro (ancora rigidissimo), delle pensioni (che cominciano troppo presto) e della sanità. Perciò vorrei la sconfitta di Berlusconi, seguita dalla caduta di Prodi e poi l’instaurazione di un governo tecnocratico trasversale. Poco democratico? Sí, ma utilissimo.”

Essere troppo dietrologi e sospettosi fa male? Si ma è utilissimo.

Marco Castellano
comedonchisciotte.org
24.11.06

VEDI ANCHE : DUE TWIN TOWERS DI SCHEDE ELETTORALI

E: BROGLI ELETTORALI, DUE INCHIESTE CONGIUNTE PARTE I e PARTE II

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