ECCO PERCH FINGERE DI ESSERE OTTIMISTI IL MODO PEGGIORE

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DI AFFRONTARE I PROBLEMI

blankDI LIZ LANGLEY
AlterNet

Una delle scene più divertenti, macabre e accattivanti nella storia del cinema era la scena finale del film Brian di Nazareth dei Monty Python. Brian insieme ad un’altra decina di ragazzi vengono crocefissi e in attesa di morire uno di loro si lancia nel celeberrimo motivetto “Always Look on the Bright Side of Life.”

Sebbene questa parodia sia stata scritta 30 anni fa, il suo finale ironico con il motivetto fischiettato per arginare il senso imminente della morte sembra essere invece molto attuale. Questo tempo di crisi in cui il desiderio di capire in che modo far sembrare la cosa più terribile come la cosa migliore che ci possa capitare sembra essere diventato un vero e proprio business. Affermazioni, immagini, situazioni sembrano essere ovunque. Anche a voi – sicuramente – sarà capitato quest’anno di trovarvi di fronte qualcuno che ha soddisfatto i vostri dubbi con il mantra “Pensa positivo!”. E quanto ci piace a tutti pensare che possa essere vero!Barbara Ehrenreich offre una lunga panoramica del pensiero positivo nel suo ultimo libro Bright Sided: How the Relentless Promotion of Positive Thinking Has Undermined America. Ehrenreich fruga nella storia religiosa del nostro paese, nel come il pensiero positivo sia stato totalmente assorbito dalla religione, dalla psicologia e dall’economia, dall’ubiquità di oratori motivazionali e perché esso possa non essere una cosa così buona da fare, poiché le novità potrebbero negativamente sorprenderti. Uno dei passaggi più memorabili del libro è quello in cui un impiegato di un call-center descrive di dover fingere la propria felicità anche in quei giorni in cui “ti senti morire”.

Afferma Ehrenreich: “Mi era stato diagnosticato un cancro al seno. Ma anche nel mondo del pensiero positivo, malgrado numerose storie di pseudo-amici su Internet, mi sentivo invece sola come un cane. Nessuno tra i tanti blogger e scrittori sembrava condividere il mio senso di disgusto verso la malattia e le terapie disponibili. Mi rendo allora conto che l’effetto del pensiero positivo è quello di trasformare il cancro al seno in una sorta di rito di passaggio – non in una ingiustizia o una tragedia contro cui inveire ma un normale evento della vita, come la menopausa o la maternità. C’è addirittura chi qualifica il cancro al seno come un ‘dono dal cielo’”.

Nell’attuale periodo di crisi economica tutti diamo e riceviamo molte più brutte notizie. Forse in seguito saremo capaci di aiutare qualche amico a vedere le cose in modo più roseo. Ma anche se le nostre intenzioni sono buone, quell’espressione “E’ una cosa buona” molto spesso non è quanto lei/lui vogliono sentirsi dire in quel dato momento.

Dunque quale è la cosa migliore da rispondere quando un amico si trova ad affrontare – accidenti! – un evento negativo come la perdita del lavoro, una malattia, una separazione, una rottura o qualunque altra cosa per la quale non si vede nell’immediatezza un ritorno di alcun tipo? Ne ho parlato con quattro scrittori, i quali – tutti – hanno offerto eccellenti consigli sul come rispondere nel migliore dei modi ad un amico o ad un familiare che affronta un momento di crisi.

Il Dr. John Sharp, neuropsichiatra, che insegna a Harvard e all’UCLA, il cui ultimo libro è in uscita per il prossimo anno, The Emotional Calendar, sostiene che anche se l’essere positivi ed ottimisti ha un suo valore “non è possibile negare la realtà”.

Un cambiamento effettivo parte innanzitutto da una vera accettazione. Una volta che questa ha avuto luogo il Dott. Sharp raccomanda una tecnica denominata PERL, acronimo che sta per “Partnership, Empathy, Respect and Legitimization” [N.d.T. Rapporto, Empatia, Rispetto e Legittimazione].

Il primo, Partnership, ha una breve premessa: in qualità di amico bisogna rapidamente valutare e decidere quanto si può realmente essere presenti per quella persona, quale può essere il modo più valido per aiutarla.

La seconda fase è l’Empatia: “Trasmettere con il minor numero di parole possibili la vostra comprensione dei sentimenti altrui”. Che non vuol dire: “Oh deve essere così dura per te!” perché l’espressione “per te” mette dei muri. E’ sostanzialmente diverso dire “Mi dispiace”, “Brutto affare”… La persona si sentirà più capita.

Il Dr. Charles Sophy, che ha partecipato a trasmissioni come “Larry King Live” e “Dr. Drew’s Celebrity Rehab,” è il Direttore Sanitario del Los Angeles County Department of Children and Family Services. Il suo prossimo libro è, Side By Side: The Revolutionary Mother-Daughter Program for Conflict-Free Communication, in uscita a febbraio 2010.

“Le chiamate che solitamente riceviamo riguardano minori abusati” afferma quando gli chiediamo opinioni sul come trattare una persona che ha appena perso il lavoro o si trovano ad affrontare gravi problematiche frutto della crisi economica. “Queste persone provengono da un posto enorme di paura e imbarazzo” afferma. Non vogliono perdere anche la loro famiglia.

Sophy consiglia di far sì che le persone raccontino la loro storia. “talvolta una non risposta è la cosa migliore,” sostiene. “La maggior parte delle persone desiderano solo essere ascoltate, perché vogliono semplicemente sfogarsi,” e una volta che capiscono che non si è schifati dal loro accaduto bensì ci si propone con un approccio empatico e sostenitore, essi si calmano.

“Il denaro è simbolo di forza per le persone” asserisce, soprattutto per gli uomini i quali sentono che “senza soldi viene meno anche la loro forza”. “Bisogna allora dare loro spazio per riguadagnare terreno verso quella posizione di potere”. Una volta attenuato quel senso di pressione essi si sentono meglio e “ritornano ad essere delle persone”.

Sheri Winston, sessuologa e autore del libro Women’s Anatomy of Arousal: Secret Maps to Buried Pleasure è una ex infermiera e ostetrica la quale spesso si è trovata a dare più brutte notizie di quante ne abbia ricevute quali per es. malattie a trasmissione sessuale, gravidanze inaspettate, complicazioni in fase di gravidanza o parto, ecc. Afferma: “Non appena pronunci parole del genere le persone talvolta sono incapaci di elaborare qualsiasi altra informazione”.

Winston sostiene che è proprio qui che entra in gioco l’empatia: “Wow! Lo so che è difficile sentirselo dire. Va bene essere terribilmente disorientati. Va bene anche piangere”. , “E’ inoltre importante essere sensibili verso le reazioni di ognuno, leggere tali reazioni e permettere alle persone di rispondervi”. Per le persone che vengono sconvolte da una cattiva notizia, la Winston fa loro sapere che sarà lì in qualsiasi momento qualora avessero bisogno di altre informazioni e nel momento in cui saranno pronte a riceverle. Se le persone giungono alla conclusione che una condizione normale e gestibile – come un herpes, o una malattia venerea curabile – è automaticamente una tragedia allora è meglio cercare di offrire loro alcune prospettive.

Per alcune persone un cuore ferito è molto più doloroso della perdita di un posto di lavoro. L’empatia era stata anche la prima risposta di Cristina Nehring, autrice di saggi e del libro A Vindication of Love. In una e-mail dalla sua città natale, Parigi, ha scritto che tutte le situazioni sono diverse e le risposte devono essere attentamente selezionate. Per esempio, si potrebbe dire di fronte ad una cattiva notizia: “Oh mannaggia sono terribilmente dispiaciuta. Come ti senti?” e cercare di “dare eco a quanto viene espresso da coloro che sono vittime di tale evento negativo e far loro capire la vostra comprensione.”

Nell’acronimo PERL del Dott. Sharp, c’è poi il Rispetto che è il premio per quanto di buono sta facendo il vostro amico nei guai. “Apprezzare il suo coraggio lo porterà ad aprirsi” sostiene il Dr. Sharp. Programmare di parlarne ancora, e ricordare al vostro amico di farsi una bella mangiata e un bella dormita (D, il mio migliore amico una volta mi diceva, quando ero a stomaco vuoto, di non prendere nessuna decisione importante se non a pancia piena!…)

Un amor proprio di base come quelli di cui spesso ci si dimentica è fondamentale. Se si dice a qualcuno di aver perso il lavoro ci si potrebbe chiedere “Quanto sicuro è il mio di lavoro?” e allora non saremo nemmeno più ascoltati in qualità di clienti, sostiene il Dott. Sharp. Il consiglio che dà per non farsi consumare da tali pensieri è la tecnica SWEEP: sonno, lavoro, cibo, espressione emotive, gioco. Una giusta dose di tutte queste cose è importante e a prescindere che si tratti della persona con il problema o di chi l’aiuta “più intatto risulta il loro SWEEP, più saranno in grado di gestire il momento di crisi”.

Cristina Nehring sottolinea inoltre il dare importanza alle persone che pur soffrendo continuano a vivere bene: “E’ meraviglioso che tu possa amare ancora più forte che puoi. E, al contempo, soffrire tanto quanto senti di farlo. Perché il dolore è la misura dell’amore, che questo possa piacerci o no. Capendo tuttavia che possiamo superare ogni sofferenza andando oltre”. Ricordare che non si perde stesso o le nostre qualità: “Quello che eri quando X si è innamorato di te, lo sei tutt’ora”.

Certo, queste fasi, all’occorrenza, possono anche essere mescolate un po’, operando una scelta su misura a seconda della situazione. Ma tornando a PERL, l’ultimo step è la legittimazione, ossia la precisa osservazione che la persona in questione deve ricordare che non dipende da lei e che non ha nessuna colpa.

Parte del dogma del pensiero positivo è che i pensieri negativi attraggono eventi negativi, per cui – sostiene Sheri Winston – molte persone si sentono male a causa dell’atteggiamento che hanno verso la vita. Il che non significa essere colpevoli dei propri malesseri. “Mi arrabbio davvero quando la sofferenza di qualcuno viene sottovalutata”, afferma. “Quando qualcosa o qualcuno ci ferisce, bene quella ferita è spaventosa ed è importante esserne consapevoli”.

“Se qualcuno soffre di una grave depressione” afferma il Dott. Sharp “ si tratta di un problema medico e può accadere a chiunque”.

Vediamo cosa si può fare.

Per Cristina Nehring va bene riconoscere i rischi nascosti nel rapporto andato perso (personalmente credo che una piccola deflazione della controparte sia una nozione eccellente). “Conosci te stesso” scrive “e sei perfettamente in grado di capire un rapporto non perfetto per te”. Cita persino una frase del film Casablanca: “Puoi avere qualcosa –FARE qualcosa – anche migliore. Non oggi, non domani, non immediatamente. Ma lascia aperto il tuo cuore e la parte migliore verrà fuori, te lo prometto”. Ella sostiene che è di fondamentale importanza aiutare un amico a trovare dei punti di riferimento che “seppure fragili, siano dei punti di appoggio dai quali gettarsi di nuovo nel futuro, per quanto ciò sia possibile”.

I pensieri negativi possono portare problemi seri, persino pensieri di tipo suicida o omicida. “E bisogna saperli affrontare” sostiene Sophy paragonando gli sfoghi ad una sorta di purga emotiva che lascia venir fuori quanto di più brutto è dentro di noi. Nel caso qualcuno non ti lasci sfogare (come nell’esperienza di Ehrenreich), dice Sophy : “chi non lascia vomitare qualcun altro è perchè ha paura egli stesso di vomitare”.

Chiunque abbia avuto a che fare con un rapporto significativo ha dovuto pulire qualcosa – pannolini sporchi, vomiti di Margarita o biancheria sporca – molto peggio di un vomito di tipo emotivo. Una volta che il vostro amico espelle timori, rabbia, confusione allora potete aiutarlo a definire il passo successivo da fare o forse persino consigliargli di prendersi del riposo. Fate una passeggiata. Affittate un bel film. Ce n’è uno molto bello dei Monty Python. Forse al vostro amico potrebbe piacere il finale…

Titolo originale: “Why Fake Optimism Is the Worst Way to Deal with Life’s Problems”

Fonte: http://www.alternet.org
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08.12.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTINA POMPEI

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