DOPO IL DOLLARO: CHI IL PROSSIMO?

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DI PETER SCHIFF
Lee Rockwell

Il terribile destino del dollaro

I miei lettori sono già informati

della mia previsione che vede il dollaro in fase di declino terminale.

L’America è ormai tragicamente sulla via della bancarotta, impossibilitata

a pagare i suoi debitori senza stampare dollari e intrappolata in una

recessione economica. Sta già suonando il conto alla rovescia prima

che il dollaro debba ancora affrontare un calo di fiducia come è sempre

successo all’avvicinarsi dello scoppio di una bolla. La differenza

fondamentale nella situazione prima di questo collasso e, diciamo,

lo scoppio della bolla immobiliare è che il dollaro USA è la spina

dorsale dell’economia globale. La sua conflagrazione lascerebbe un vuoto che dovrebbe essere riempito.

I commentatori mainstream spesso

parlano di tre possibili sostituti: l’euro, lo yen o il cinese RMB

(noto anche come “yuan”). Queste altre divise, comunque, soffrono

ognuna di difetti critici che non le consentono di essere pronte

ad assumere il ruolo di moneta di riserva prima che il dollaro collassi.

Quando si parla di monete di carta, sembra proprio che il mondo debba passare

dalla padella nella brace.

L’euro: in calo di consensi

Da circa un decennio l’euro è il tentativo di unire interessi politici, economici e culturali divergenti
sotto un’unica moneta, tenuta nelle mani di una potente banca centrale.

Se gestita correttamente, questa divisa potrebbe riuscire a rendere onesti i propri governanti, ma questo non è il mondo in cui viviamo. Invece, i paesi fiscalmente irresponsabili stanno pensando di sbarazzarsi della loro creatura ai primi segni di difficoltà. Preferirebbero avere la loro moneta nazionale da svalutare
per riuscire a coprire i propri pesanti deficit di bilancio. E così,
per tenere l’euro in vita, gli stati creditori stanno usando le maniere
forti cercando di salvare i debitori, anche se queste misure violano
i principi che hanno creato la moneta comune.

Ma mi chiedo: per quanto tempo i tedeschi – ancora memori dell’iperinflazione di Weimar e dell’ascesa al potere del Terzo Reich – vorranno continuare a stampare euro per pagare i debiti della Grecia spendacciona? Quanti politici tedeschi
riusciranno a vincere le elezioni promettendo salvataggi senza fine
e prezzi più alti in tutt’Europa? Questa è la pecca principale dell’euro.

E, naturalmente, la Grecia non è
il solo problema. L’Irlanda e il Portogallo stanno gareggiando per avere la seconda peggiore crisi del debito europea. La Spagna, che rappresenta oltre il 12% del PIL dell’eurozona, ha visto gli interessi delle proprie emissioni salire dal 4,1% all’inizio del 2010 al 6,6% della fine dell’anno. Gli interessi dei titoli di Stato della maggior parte degli altri paesi dell’eurozona sono anch’essi saliti, un chiaro indizio che l’eurozona
è oramai terra di scommesse.

Anche se un abbandono dell’euro da
parte dei PIGS potrebbe effettivamente rafforzare la moneta, sarebbe
comunque un evento traumatico. L’ipotesi sta minando la fiducia nell’euro proprio nel momento in cui tutto il mondo sta cercando di trovare una via d’uscita.

Forse una moneta matura che non traballi così facilmente nel mezzo di una crisi finanziaria globale potrebbe
essere una buona sfidante per essere la moneta di riserva mondiale.
L’euro, invece, è giovane e in guai seri. Se così poche nazioni sono un fardello troppo grosso da portare, dovremmo aspettarci migliori
risultati se dovesse accollarsene più di duecento?

Lo yuan: un paese capitalista, una moneta comunista

La comunità degli investitori
si sta a poco a poco avvicinando al mio entusiasmo per la crescita miracolosa della Cina. Non è un delirio. Infatti, io credo che molti siano ancora troppo schizzinosi quando parlano di questo mercato. E quelli che quelli che salgono sul carro del vincitore vogliono subito proclamare lo yuan cinese come il logico successore del dollaro in fin di vita. Ma anche se la Cina sta diventando un’immensa potenza economica, lo yuan ancora sta zoppicando per il passato comunista del paese.

Innanzitutto, la Cina applica controlli monetari molto rigidi sullo yuan. Una moneta di riserva deve essere facilmente e liberamente scambiabile con le altre. Anche all’interno del territorio cinese, non si possono scambiare grosse somme di yuan in dollari o in altre divise.

La Cina sta realizzando delle riforme per alleviare questi controlli, ma ricordiamoci che non sono stati concepiti arbitrariamente. I controlli permettono alla Cina di svalutare lo yuan per riuscire a mantenere artificialmente alte le esportazioni, tra l’altro. Se la Cina permettesse allo yuan di essere liberamente scambiato, perderebbe il potere che ha sulla propria moneta, e, di conseguenza, sul suo popolo.

Ricordiamoci che tutte le monete di carta sono state periodicamente manipolate e inflazionate. La Banca Popolare Cinese ha riportato una crescita dell’M2 di oltre il 140% negli ultimi cinque anni,
in larga parte per mantenere un tasso di cambio stabile con il dollaro
in calo. Vista l’inflazione rampante, combinata con le restrizioni
per il cambio e una seria mancanza di trasparenza, anche lo yuan non
è pronto per giocare un ruolo da protagonista.

Lo yen: il buco nero del debito

Lo yen giapponese è il terzo
commensale della sagra internazionale delle monete di carta. Anche se non soffre dei rischi strutturali dell’euro, lo yen è appesantito da un’enorme debito pubblico. Il tasso del debito del Giappone in rapporto al PIL è più alto di qualsiasi altro paese sviluppato, il 225%, e ciò
significa che c’è un continuo stimolo per stampare ancora yen per pagare i debiti. Lo yen deve affrontare questo cappio debitorio, che lo rende un’alternativa poco credibile del dollaro, che soffre dello stesso identico problema.

Anche se credo che il Giappone sia
in una posizione molto migliore perché ha quasi sempre un surplus nella
bilancia dei pagamenti e perché la grande parte del debito è detenuto
dalla sua popolazione, non ha ancora le caratteristiche di stabilità per poter guidare il commercio mondiale.

Cosa ancor più importante, se
il mondo dovesse acquistare yen per accantonare riserve, il suo prezzo
salirebbe in modo drastico. E in Giappone la cosa non è vista di buon occhio, proprio mentre la lobby delle esportazioni sta costantemente cercando di tenere bassa la quotazione dello yen per spingere le vendite oltre oceano.

Questi due fattori sono strutturati
in modo tale da rendere lo yen una divisa di riserva semplicemente irrealistica. Un aumento di valore dello yen farebbe peggiorare all’istante i problemi debitori del Giappone e provocherebbe una grossa sofferenza per l’industria dell’export: il Giappone molto probabilmente non desidera ricoprire questo ruolo più di quanto non lo auspichiamo noi
stessi.

Tanto per dire, se si digita “yen
come moneta di riserva” in Google, ti chiederà: “Forse cercavi: yuan come moneta di riserva?” Credo che anche il più efficiente motore di ricerca dubiti che lo yen possa svolgere questo compito.

La risposta migliore è spesso la più semplice

Come disse in modo reso poi celebre J.P. Morgan al Congresso nel 1913, “l’oro è la moneta e non ce ne sono altre.” Morgan voleva dire che l’oro non aveva rivali nella sua efficacia come contenitore di valore e mezzo di scambio.

Visto che la banca che porta il suo
nome ha iniziato ad accettare nello scorso febbraio lingotti fisici come collaterali, perché la tendenza di un massiccio ritorno all’oro dovrebbe essere considerata una possibilità remota? Al contrario, dovrebbe
essere la cosa più attesa, anche se fosse solo per il fatto che qualsiasi
altra divisa è in pessime condizioni.

I mercati sono bestie molto potenti e hanno bisogno di un mezzo di scambio affidabile. La richiesta di moneta sonante non è solo metaforica: deriva proprio dal mercato. Nel corso della storia dell’uomo, i mercanti si sono sempre affidati all’oro
puro e all’argento per combattere i falsificatori. Questo non è il
primo esperimento in un sistema monetario fatto di monete di carta, e nemmeno la prima degradazione del denaro. Infatti, le lezioni della storia impressionarono così tanto i nostri Padri Fondatori che dovettero esprimere questi chiari concetti nella Costituzione: “Nessuno stato dovrà […] utilizzare altri Mezzi eccetto le Monete d’oro e d’argento per i
Pagamenti dei Debiti.”

Anche se è sempre possibile che
un’altra moneta di carta si innalzi per prendere il posto del dollaro, e quindi mantenere in funzione l’esperimento irrazionale del denaro senza valore ancora per po’ di tempo, le circostanze peculiari che in questo periodo abbondano mi fanno ritenere quest’eventualità poco probabile. Invece, sto scorgendo segnali che il mondo stia tornando all’oro a rotta di collo.

Questo è un ritorno alla normalità
e ha molte implicazioni positive per l’economia globale. È sicuramente
una tendenza ben accetta, e di cui approfittare.

***************************************

Fonte: http://lewrockwell.com/schiff/schiff126.html

02.06.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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