DIETRO IL PANICO: LA GUERRA FINANZIARIA SUL FUTURO DEL POTERE BANCARIO MONDIALE

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DI F. WILLIAM ENGDAHL
engdahl.oilgeopolitics.net

Dal comportamento che i mercati finanziari europei hanno tenuto nelle scorse due settimane si può chiaramente evincere che le drammatiche vicende del tracollo e del panico finanziari sono usate a bella posta da certe influenti fazioni dentro e fuori l’Ue per dare forma al volto futuro delle banche mondiali in seguito alla disfatta dei subprime Usa e degli Asset-Backed Security (Abs) [1]. Lo sviluppo più interessante degli ultimi giorni è stata la forte e coesa posizione assunta dal Cancelliere tedesco, dal suo ministro delle Finanze, dalla Bundesbank e dalla coalizione di governo, tutti insieme contro l’ipotesi di salvataggio delle banche dell’Ue sul modello degli Stati Uniti.

I mercati azionari che perdono dal 7 al 10 per cento ogni giorno fanno scrivere titoli drammatici sui giornali e alimentano un diffuso senso di malessere ai confini con il panico tra la gente comune. Gli avvenimenti delle ultime due settimane tra le banche dell’Ue, a partire dal drammatico salvataggio di Hypo Real Estate, Dexia e Fortis, uniti all’annuncio del Cancelliere dello Scacchiere britannico, Alistair Darling, di un rapido cambiamento nella condotta circa le banche del Regno Unito che versano in cattive acque, hanno cominciato a rivelare i contorni di una risposta europea nettamente differente a quella che è nei fatti una crisi “made in Usa”.

Ci sono ragioni serie per credere che l’ex amministratore delegato di Goldman Sachs Henry Paulson, ora ministro del Tesoro, non sia uno stupido e stia in realtà agendo secondo una ben ponderata strategia di lungo termine. E gli avvenimenti dell’Ue in questi giorni confermano ciò. Come mi ha detto in un colloquio privato un banchiere europeo di lungo corso, «C’è una guerra senza esclusione di colpi che stanno portando avanti gli Stati Uniti e l’Ue per definire il volto futuro delle banche europee».

Nell’opinione di questo banchiere, il tentativo in corso da parte del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e del presidente francese Nicholas Sarkozy di creare un “fondo” comune europeo, forse più di 300 miliardi di dollari per prestare soccorso alle banche in cattive acque, di fatto fa lo stesso gioco della strategia di lungo termine di Paulson e della classe dirigente statunitense, in realtà indebolendo le banche e ripagando gli Asset-Backed Securities con origine negli Usa detenuti dalle banche.

Usare il panico per accentrare il potere

Come spiego nel mio libro di prossima uscita, Power of Money: The Rise and Decline of the American Century [Il potere dei soldi: l’ascesa e il declino del secolo americano, NdT], in ogni grande panico finanziario statunitense a partire almeno dal Panico del 1835, i giganti di Wall Street – dimora della JP Morgan in particolar modo dal 1929 – hanno innescato a bella posta momenti di panico al fine di rendere più sicura la loro stretta sulle banche degli Usa. Le banche private usavano momenti di panico per tenere sotto controllo la politica di Washington che comprendeva la definizione esatta della proprietà privata della nuova Federal Riserve nel 1913, e per consolidare il loro controllo su industrie quali l’Us Steel, la Caterpillar, la Westinghouse, e altre. Insomma, non sono nuovi a questo tipo di guerra finanziaria per aumentare il loro potere. Ora hanno il dovere di fare qualcosa di simile a livello globale per riuscire a prolungare il loro dominio sulla finanza globale, il cuore del potere del Secolo Americano.

Questo uso del panico per accentrare il loro potere ha creato una concentrazione estremamente poderosa di potere finanziario ed economico in poche mani private, le stesse che crearono l’influente think-tank sulla politica estera statunitense, il New York Council on Foreign Relations nel 1919 per guidare l’ascesa del Secolo Americano, come lo chiamò Henry Luce in un fondamentale saggio del 1941.

È sempre più ovvio che gente come Henry Paulson, che fra l’altro fu uno dei più aggressivi fautori della rivoluzione degli Abs a Wall Street prima di diventare ministro del Tesoro, stanno agendo per motivi che travalicano la loro smisurata avidità.

E’ interessante guardare, in questo contesto, allo stesso passato di Paulson. Nei primi anni 70 Paulson iniziò la sua carriera lavorando per un piuttosto famigerato uomo chiamato John Erlichman, il consigliere privo di scrupoli di Nixon che creò l’Unità degli Idraulici [il gruppo di agenti C.I.A. coinvolto nello scandalo Watergate N.d.T.] durante l’era Watergate per ridurre al silenzio chi si opponeva al presidente, e che fu lasciato da Nixon a marcire in prigione a causa di ciò.

Paulson sembra avere imparato dal suo mentore alla Casa Bianca. Come copresidente della Goldman Sachs, secondo un resoconto del New York Times, nel 1988 fece cacciare il suo copresidente Jon Corzine in quello che, secondo il Times, “equivaleva a un colpo di Stato”.

Paulson, i suoi amici della Citigroup e della JP Morgan Chase, esattamente come il Padrino della Asset Backed Securitization [1] e della deregolamentazione bancaria, l’ex presidente della Fed Alan Greenspan, avevano una strategia che sta diventando chiara, come ho mostrato in dettaglio nella mia passata serie di articoli qui pubblicata, Financial Tsunami, Parti I-V [vedi link a fondo pagina N.d.r.].

Sapevano infatti che a un certo punto sarebbe crollata la piramide di migliaia di miliardi di sospetti sub-prime e di altri titoli ad alto rischio basati sul mutuo della casa, così pare che abbiano diffuso i cosiddetti “rifiuti tossici” dei titoli Abs in ogni parte del globo al fine di sedurre le grandi banche mondiali, specialmente quelle dell’Ue, nella loro trappola allettante.

Ricevettero un aiuto. In una recente testimonianza sotto giuramento, Lynn Turner, capo contabile della Securities & Exchange Commission (SEC), ha testimoniato che l’ufficio per la gestione del rischio della SEC che aveva responsabilità di supervisione per il mercato dei Credit Default Swap, un mercato esotico il cui valore nominale è di qualcosa come $ 62 mila miliardi, subì a causa di “tagli di budget” da parte dell’amministrazione una riduzione da un personale di 100 persone a una persona. Sì, non è un refuso. Intendo dire uno, come in ‘Uno’ [in italiano nel testo n.d.t.].

Il membro democratico del Congresso Peter Welsh, eletto nel Vermont, chiese a Turner: “… si trattò di uno spopolamento sistematico del personale adibito alla regolamentazione, in modo che fosse realmente impossibile che ci fosse regolazione con una sola persona in quell’incarico?… mi sembra di capire che 146 persone furono tagliate dalla divisione applicativa della SEC, e questo che lei ha testimoniato?”. Turner durante la testimonianza al Congresso rispose: “si… penso che ci sia stato un taglio sistematico, o comunque lo voglia chiamare, dell’agenzia e delle sue capacità tramite un taglio del personale”.

Si trattava solo di un taglio nel budget spinto dal fervore ideologico, o era un atto deliberato? L’ex uomo della Goldman Sachs, l’uomo che convinse il presidente ad assumere Paulson, l’ex Director of the Office of Management and Budget (OMB) [Direttore dell’ufficio per la gestione e il budget n.d.t.] di Bush, Joshua Bolten, ora capo dello staff del presidente, fu responsabile di essersi assicurato che non ci fosse controllo governativo sul fenomeno in esplosione della cartolarizzazione dei mutui?

Queste sono, forse, alcune domande che buoni rappresentanti al Congresso di entrambi i partiti dovrebbero chiedere a persone come Henry Paulson e Josh Bolten, al posto di domande fuorvianti su quanto fossero alti i bonus di Richard Fuld alla Lehman. Le impronte di Bolten sono su questo cadavere? E perché nessuno ha messo in discussione il ruolo di Paulson come CEO della Goldman Sachs, che allora era il più aggressivo promotore in tutta Wall Street di questi esotici prodotti e di altre Asset Backed Securitization?

Perché Henry Paulson ha accuratamente scelto una data società di Wall Street, sua acerrima nemica di quando era CEO della Goldman Sachs, a quanto si diceva allora sul mercato, e l’ha lasciata ‘in mezzo alla bufera’, come amava dire il suo mentore Erlichman? Stiamo parlando dello scaricamento della Lehman Bros. e del suo enorme portafoglio di Credit Default Swaps, che si ritiene stia portando hedge fund e banche di tutto il mondo al panico da vendita.

Sembrerebbe ora che la strategia di Paulson fosse di usare, quando fosse esplosa, una crisi– una crisi che era pre-programmata e prevedibile già nel 2003 quando Josh Bolten andò a dirigere l’OMB– per spaventare a morte i governi più conservatori dell’Unione Europea sino a farli correre al salvataggio di beni-spazzatura tossici statunitensi.

Se le cose fossero andate così, nel processo si sarebbe distrutto ciò che rimaneva del sano sistema bancario e finanziario europeo, portando il mondo un passo più vicino a un mercato monetario globale controllato dai compari di Paulson–il Capitalismo dei Compari in stile USA. Il termine Capitalismo dei Compari è certamente appropriato in questo contesto. Il predecessore di Paulson tanto alla Goldman Sachs che al Tesoro, Robert Rubin, amava accusare di “capitalismo dei compari” i banchieri asiatici di Thailandia, Indonesia e altri paesi colpiti nel 1997 dagli attacchi speculativi degli hedge fund finanziati dagli USA, dando l’impressione che la crisi fosse nata in Asia e non il risultato di un attacco deliberatamente eseguito da parte delle istituzioni finanziarie Usa per eliminare, tra le altre cose, il modello della Tigre Asiatica e trasformare l’Asia nel finanziatore del debito Usa.

E’ interessante notare che Rubin è ora direttore della Citigroup, ovviamente una delle banche compari di Paulson ‘sopravvissute’, e la banca che, ad oggi, ha dovuto ammortizzare la più grande somma di beni-spazzatura tossici cartolarizzati.

Se l’accusa di panico pre-pianificato, a la Panico del 1907, è accurata, ed è un grosso “se”, allora il piano ha funzionato… fino a un certo momento. Quel momento è arrivato nel fine settimana del 3 ottobre, in concomitanza con la festa nazionale dell’unificazione della Germania.

Lo strappo della Germania col modello statunitense

Il caparbio capo della Bundesbank Alex Weber, quello di BaFin Jochen Sanio e i rappresentanti della coalizione di governo del Cancelliere Merkel han tirato fuori, in un colloquio a porte chiuse nel pomeriggio del 5 ottobre, il pacchetto di salvataggio di Hypo Real Estate per 50 miliardi di euro. In ogni caso, dietro al drammatico numero dei titoli dei giornali, come ha fatto notare Weber in una lettera del 29 settembre al ministro delle Finanze Peer Steinbrück che è stata resa pubblica, le banche private tedesche non dovranno soltanto tirar fuori il 60 per cento di quella cifra, e lo stato il 40. Ma per di più, vista la cautela con cui il governo, in collaborazione con la Bundesbank e la BaFin, ha strutturato l’accordo di salvataggio, la massima perdita possibile per lo Stato, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe limitata a 5,7 miliardi di euro, non a 30 miliardi come molti credevano. Certo, si tratta ancora di una bella somma, ma non di quell’assegno in bianco di 700 miliardi di dollari che il Congresso Usa, sotto minaccia, e dopo alcuni giorni di tracolli dei prezzi delle azioni, ha accettato di dare a Paulson.

La rapida azione del ministro delle finanze Steinbrück che ha dato il ben servito al capo della Hre, in forte contrasto con quanto è accaduto a Wall Street, dove gli stessi criminali fraudolenti rimangono sulle loro poltrone accaparrandosi inoltre laute buonuscite, indica anche un diverso approccio. Ma non è questo il nocciolo della questione. Lo stato della Hre, come abbiamo rilevato prima, è derivato da eccessi in una banca “figlia”, posseduta interamente dalla stessa Hre, della sussidiaria Depfa in Irlanda, un paese dell’Ue noto per la sua legislazione liberale e blanda e per il basso regime tributario.

La Gran Bretagna cambia politica

Nel Regno Unito, dopo il costoso e pazzesco salvataggio della Northern Rock all’inizio di quest’anno, il Governo del Primo Ministro Gordon Brown ha appena annunciato un drastico cambiamento nella politica nello stesso verso della posizione tedesca. Le banche britanniche otterranno la cifra senza precedenti di 50 miliardi di sterline – 64 miliardi di euro – come àncora di salvataggio e prestito d’emergenza dalla Banca d’Inghilterra.

Il governo comprerà azioni di risparmio dalla Royal Bank of Scotland spa, dalla Barclays spa e da almeno altre sei banche, e fornirà circa 250 miliardi di sterline di garanzie di prestito per rifinanziare il debito, informa il Tesoro. La Banca d’Inghilterra metterà a disposizione almeno 200 miliardi di sterline. Il piano non precisa quanto ogni banca riceverà.

Ciò significa che il governo del Regno Unito nazionalizzerà almeno in parte le sue più importanti banche internazionali, piuttosto che comperare i loro cattivi prestiti come con l’impraticabile piano Paulson. Con questo approccio, non appena la crisi si calmerà e gli affari ritorneranno alla normalità, il governo potrà vendere le azioni di stato a una banca in salute e magari ricavarne anche un buon profitto per il Tesoro. Il governo Brown sembra essersi accorto che le garanzie di copertura date alla Northern Rock e a Bradford & Bingley non hanno fatto altro che aprire i rubinetti della spesa governativa senza risolvere il problema.

La nuova politica di nazionalizzazioni è in drammatico contrasto con l’ideologia di libero mercato del piano Paulson, cioè quella di comprare bond senza valore detenuti da alcune banche che Paulson ha deciso di salvare, piuttosto che ricapitalizzare quelle stesse banche per permettere loro di continuare a funzionare.

La linea di combattimento indietreggia

Ciò che emerge sono i contorni di due opposti approcci alla crisi in corso. Il piano Paulson, come abbiamo rilevato nel precedente articolo, è parte di un progetto finalizzato a creare tre giganti mondiali della finanza – Citygroup, JP Morgan Chase e, ovviamente, la stessa Goldman Sachs di Paulson. Con l’uso efficace della paura e del panico al fine di approvare con fatica il salvataggio con 700 miliardi di dollari dei contribuenti statunitensi, ora i tre grandi cercheranno di usare i muscoli di recente guadagnati per devastare le banche europee nei prossimi anni.

Dando il proprio assenso alla strategia di nazionalizzare ciò che i ministri delle finanze Ue credono essere le banche destinate al fallimento secondo un disegno strategico, mentre vengono garantiti i depositi nelle banche, i governi dell’Ue hanno scelto ciò che nel lungo periodo consentirà ai giganti bancari europei di tenere a bada gli attacchi finanziari anticipati da banche come Citygroup e Goldman.

La drammatica liquidazione di azioni nelle borse europee e in Asia è in realtà una questione secondaria e molto meno critica. Secondo quanto si riporta nei mercati, la liquidazione è pilotata soprattutto dagli hedge funds degli Usa, che cercano disperatamente di racimolare denaro liquido proprio quando si accorgono che l’economia degli Usa è in fase di depressione e che il piano Paulson non fa nulla per affrontare questa crisi.

Un sistema bancario e interbancario funzionante è la soluzione più strategica. Il tracollo degli Abs è stato “made in New York”. Ciò nondimeno, i suoi effetti debbono essere isolati e le banche Ue in grado di sopravvivere debbono essere difese nel pubblico interesse, non soltanto nell’interesse delle banche amiche di Paulson come negli Usa. Il taglio dei tassi d’interesse coordinato dalla Bce e dalle altre banche centrali europee, oltre a ottenere titoli sui giornali, ha fatto poco in concreto per affrontare il vero problema: la paura delle banche di prestarsi denaro a vicenda finché non sia assicurata la loro solvibilità.

Dando inizio a parziali nazionalizzazioni nell’Unione Europea, e rifiutando il progetto di salvataggio di Berlusconi e Sarkozy, i governi Ue, guarda caso sotto la guida tedesca, stanno costruendo fondamenta molto più solide per emergere dalla crisi. Restate sintonizzati, perché non è affatto finita. Le banche asiatiche, che rimasero scottate dalla crisi asiatica del 1997-98 architettata da Wall Street, sono esposte pochissimo rispetto al problema statunitense. Le banche europee hanno invece diversi livelli di esposizione, ma nessuno è così serio come succede nel mondo bancario degli Usa.

NOTE DEL TRADUTTORE

[1] Per Asset Backed Securities (ABS) si intendono gli strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione di crediti sia presenti, sia futuri e di altre attività destinate, in via esclusiva, al soddisfacimento dei diritti incorporati nelle ABS ed eventualmente alla copertura dei costi dell’operazione di cartolarizzazione. (fonte www.borsaitaliana.it)

F. William Engdahl è l’autore de A Century of War: Anglo-American Oil Politics – (Un secolo di guerra : le politiche anglo-americane sul petrolio), Pluto Press Ltd. Suo prossimo libro: Seeds of Destruction : The Hidden Agenda of Genetic Manipulation (Le sementi della distruzione : l’agenda segreta delle manipolazioni genetiche).

Titolo originale: “Behind the Panic: Financial Warfare over Future of Global Bank Power”

Fonte: http://www.engdahl.oilgeopolitics.net/
Link

10.10.2008

Scelto e tradotto da PAOLO YOGURT per www.comedonchisciotte.org

VEDI ANCHE LA SERIE DI F. W. ENGDAHL SULLO “TSUNAMI FINANZIARIO”:

ATTACCO SPECULATIVO. LA CRISI DEL SISTEMA FINANZIARIO MONDIALE (PARTE V)

LO TSUNAMI FINANZIARIO : LA CARTOLARIZZAZIONE: L’ULTIMO TANGO (PARTE IV)

IL GRANDE PROGETTO DI GREENSPAN (PARTE III)

LE FONDAMENTA FINANZIARIE DEL SECOLO AMERICANO (PARTE II)

IL DEBITO IPOTECARIO SUBPRIME (I)

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