DI CHI È IL MONDO?

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DI SAID SHIRAZI

Il mio amico Mike era talmente sconvolto dal sacco al museo di Baghdad, avvenuto due anni fa, che si esibì davanti al Metropolitan con un cartello scritto a mano che denunciava il saccheggio americano del mondo. I newyorkesi di passaggio, gli appassionati d’arte e i turisti internazionali reagirono in gran parte con simpatia. Io e mia moglie uscimmo a dimostrare il nostro sostegno, come fecero altri due dei suoi amici. La strategia che avevamo escogitato non era formare delle file uno accanto all’altro, ma più che altro stare di fronte a lui come se, ponderando pensierosi il suo messaggio, non fossimo suoi amici ma complici.

Sapete però che gli Stati Uniti creano benessere, mi sentii obbligato a dire alcune settimane dopo davanti ad un piatto cinese. Quando uno sceneggiatore idea la trama di un film d’azione, o un programmatore di codici progetta un plug-in in Java per un web browser sta creando qualcosa dal nulla. Ideare e programmare è importante tanto quanto tagliare un tessuto e cucirlo; per fare un vestito c’è bisogno di un modello quanto di ago e di filo. Gestire, organizzare, prestare e firmare assegni sono tutte attività necessarie agli affari. Il lavoro manuale non è sufficiente, ci deve essere anche il lavoro intellettuale; è necessario un progetto.

La nostra amicizia era iniziata con una discussione. Avevo incontrato per caso alcune persone del mondo editoriale per bere qualcosa dopo il lavoro in un bar fra le 7° e la 19° Strada. Alla mia estremità del tavolo c’era un tipo simpatico con pochi capelli e un’aria afflitta, che inveiva seppure in maniera educata contro la Farrar, Straus & Giroux che avrebbe dovuto pubblicare più poeti sperimentali. Ho cercato di spiegargli perché la sua logica fosse sbagliata. La FSG ha la reputazione che ha, proprio grazie agli autori che sceglie di pubblicare; sono i poeti che creano la stampa, non il contrario. Si può dire naturalmente che la Library of America dovrebbe comprendere più opere di radicali, e si potrebbe anche argomentare che il New Yorker è ormai un’istituzione pressoché ufficiale che deve per forza essere presente nelle sue selezioni. Ma se la FSG pubblicasse la lista, diciamo, della Black Sparrow Press, allora le due si scambierebbero magicamente il posto. Il principe diventerebbe il povero e non verrebbe quindi preso in considerazione.

Non penso di averlo influenzato, tuttavia ci scambiammo gli indirizzi e-mail e finimmo per frequentarci abbastanza regolarmente, facendo delle passeggiate lungo il fiume quando non c’era troppo vento. Ci trovammo d’accordo sugli alti e bassi della vita matrimoniale e sulla minuziosa valutazione delle ragazze in giro per il centro, insieme al mistero delle loro intenzioni. Ci lamentammo dei tempi e descrivemmo il declino e di come tutti i newyorkesi parlassero della condizione reale coi toni realmente preoccupati. Tuttavia, quando raggiungevamo il regno delle idee dovevamo sempre fermarci a ricordare che qui la nostra amicizia era basata sull’opposizione, che Mike era un esoterico estremo mentre io ero fondamentalmente un antiquato amante dei classici, pronto a buttare nella spazzatura un secolo di modernismo.

II.

Alla fine del 2003, l’investimento diretto all’estero degli Stati Uniti era di 2,7 trilioni di dollari mentre l’investimento diretto estero negli Stati Uniti era di 2,4 trilioni di dollari. Gli Stati Uniti possedevano 1,9 miliardi di dollari in azioni estere mentre 1,5 miliardi di dollari in azioni americane erano in mano a stranieri. Dal momento che la quota delle società estere in mano agli interessi americani è stata per un certo periodo quasi pari a quella delle società americane in mano ad interessi stranieri, i due numeri, per dirla breve, si sono annullati.

La somma degli investimenti netti degli Stati Uniti però è più elevata perché è composta da patrimoni sia pubblici che privati: comprende governi stranieri e individui che hanno dollari e buoni del Tesoro, talvolta come riserve bancarie per garantire la loro valuta. Alcune delle oscillazioni di queste cifre sono provocate dalla compravendita, mentre altre sono provocate da patrimoni che cambiano valore. Non più tardi del 1985, gli Stati Uniti avevano più attivi all’estero che passivi, ma da allora gli Stati Uniti hanno avuto, per la prima volta dal 1914, una situazione finanziaria negativa, un calo che è rapidamente diventato una sorta di caduta libera. Mentre nella prima fase il bilancio più o meno è andato in pari, dalla seconda fase in poi gli Stati Uniti sono in piena recessione. Secondo gli ultimi dati, l’investimento straniero totale negli Stati Uniti supera attualmente l’investimento americano all’estero di due trilioni e mezzo di dollari.

Il deficit del budget federale del 2004 era di 413 miliardi di dollari, dovuto più ai tagli delle tasse da parte di Bush che all’invasione dell’Iraq. Il deficit commerciale del 2004 era di 617 miliardi di dollari dovuto all’aumento delle importazioni cinesi e al rialzo del prezzo del petrolio. Con un governo che spende più di quanto riesca ad accumulare e una popolazione che importa più beni di consumo di quanti ne esporti, in questo periodo gli Stati Uniti non sono un leader del mercato mondiale. A volte credo che l’unica seria minaccia per Bush e per il diritto cristiano siano quelli che sono fiscalmente responsabili del settore economico, quei repubblicani della vecchia guardia, che speriamo esistano davvero, a cui piace che i loro conti quadrino e non si preoccupano della vita delle persone.

Consideriamo una serie diversa di numeri. Nel 1987, gli americani possedevano 94 miliardi di dollari in azioni estere, il 3,5% del loro pacchetto azionario, mentre gli stranieri possedevano 175 miliardi di dollari delle azioni americane, il 6,4% del totale. Prima del 1996, gli americani avevano 876 miliardi di dollari in azioni estere, il 10% del loro pacchetto azionario. Secondo i dati del 2002, resi noti dalla Securities Industry Association, gli investitori americani posseggono 2,3 trilioni di dollari in azioni e obbligazioni estere, che oggi rappresenta circa l’11% del loro pacchetto azionario totale. All’interno del mondo finanziario il 10% è considerato un plafond, di quanto i clienti stranieri più esposti saranno disposti a tollerare, e a volte una linea guida di quanto dovrebbero tollerare. L’investitore tipo di oggi non supererà questo limite a causa della maggior volatilità degli investimenti stranieri, dovuta all’instabilità politica e agli standard più bassi di responsabilità all’estero. La maggior parte degli americani si sente più sicura tenendo i suoi soldi in casa.

L’idea che il mondo sia dell’America è una volgare riflessione cinematografica, un tentativo di rendere concreta la natura intrinsecamente astratta ed evanescente dei processi economici, dando loro una forma umana. Si tratta dello stesso tipo di riflessione che genera a destra lo stereotipo antisemita del finanziere ebreo, il burattinaio che tira i fili dei governi mondiali. E’ l’altra faccia della fantasia che uomini d’affari giapponesi o sceicchi sauditi controllino l’America a migliaia di miglia di distanza, quando di fatto il nostro più grande investitore straniero è sempre stata la Gran Bretagna.

Dovremmo sentirci colpevoli solo perché viviamo negli Stati Uniti? Questo atteggiamento offusca delle distinzioni importanti ed inevitabilmente ci porta a dire che siamo maledetti sia se lo facciamo che se non lo facciamo, per cui tanto vale farlo e goderne. Il finto liberale vede subito la colpa universale come una tappa sulla via dell’amnistia che dichiara a se stesso, come un pellegrino che si lava le mani col fango. Penso che nessuna anima vivente dovrebbe sentirsi colpevole per le atrocità del passato; non si è responsabili per cose che non si sono commesse. Credo anche che nessuno debba sentirsi male perché lavora in un ufficio o perché fa il pieno alla propria auto; non si può essere responsabili quando non si ha scelta. Quindi, cosa resta? Tutto ciò che chiedo è la precisione.

Si può discutere sul fatto che il mondo comunica attraverso le menzogne e che per cavarcela dobbiamo fare lo stesso; rimango colpito quando qualcuno si rifiuta di agire in questo modo. Quando il generalel Mattis tornato dall’Iraq afferma che sparare alla gente è divertente, potrebbe sembrare onesto ma non lo è perchè, in realtà, non era lui a sparare, e se si fosse chiesto alle persone che stavano sparando e contro le quali si sparava, probabilmete avrebbero preferito tornare a casa; non scherzo. Quando il generale Boykin sostiene che il suo dio è più grande di Allah perlomeno è sincero.

Circa la metà dei miliardari del mondo si trovano negli Stati Uniti, 341 su 691, secondo Forbes, che li sfoggia annualmente davanti al pubblico come modelli in costumi da bagno. Per cui, da dove arrivano i loro soldi? Non tutte le società possono contare su manodopera estera a buon mercato come Wal-Mart e Nike. Michael Dell è al 18° posto nella lista con 16 miliardi di dollari e la sua società continua a fabbricare computer negli Stati Uniti per il mercato nordamericano. I magnati del software e i re dei cavi non sono nemmeno produttori, tradizionalmente parlando.

Esistono tre forme principali di sfruttamento: il controllo delle risorse, il controllo della manodopera e il controllo dei mercati. Se guardiamo oltre la colonizzazione delle risorse e della manodopera notiamo che il dominio americano aumenta in maniera considerevole. Ad esempio la Microsoft non produce i suoi prodotti nelle raffinerie o nelle aziende che sfruttano la manodopera ma monopolizza in modo sleale i mercati nazionali e internazionali. La Microsoft non possiede il mondo ma possiede qualcosa da cui dipende buona parte del mondo, per la quale fa pagare cifre esagerate con margini di profitto che arrivano all’86% per il sistema operativo Windows. La Coca-Cola è un caso simile e incassa per i suoi prodotti lo stesso margine di profitto del 20% delle società petrolifere e farmaceutiche. Questi giganteschi monopoli guadagnano controllando il mercato, sfruttando, oltre ai lavoratori, i consumatori.

III.

A metà della mia vita, ho ottenuto dei vantaggi. Con qualche lavoretto saltuario, non avevo mai vissuto l’esperienza delle ferie pagate. Il mio attuale datore di lavoro mi ha fatto aspettare sedici mesi prima che mi assumesse ufficialmente. Durante quel periodo, gli amici preoccupati incespicavano nelle parole quando mi chiedevano della mia posizione lavorativa. Volevano chiedermi se ero ancora a tempo pieno ma, naturalmente, io ero già a tempo pieno nel senso che lavoravo quaranta ore. Gli sarebbe sembrato scortese di chiedermi direttamente dei vantaggi di per sé. Non c’era una maniera gentile per parlare della triste verità.

Analizzando il funzionamento dei conti di pensionamento, ho scoperto che la maggior parte della gente non conosce quello che possiede. Secondo l’Investment Company Institute, il 37% delle famiglie possiede dei fondi comuni. Un fondo comune tipico investe in 50 fino a 200 titoli diversi, che stanno continuamente cambiando. I fondi comuni detengono solo il 20% delle azioni americane, ma gli intermediari, come i fondi pensionistici e le società di assicurazione, detengono più della metà dei fondi restanti. Il 40% di questi grandi investimenti istituzionali sono in fondi indicizzati, che distribuiscono uniformemente i loro acquisti in tutta la gamma delle maggiori società, in modo che i loro patrimoni salgano o scendano con l’andamento generale del mercato.

Bush parla di una società di proprietà; nel frattempo le sue ritenute d’imposta rivelano che possiede delle società che neanche conosce. La proprietà è sparpagliata. La moderna società per azioni è uno strumento per limitare la responsabilità personale e aumentare il capitale, ma anche per una distribuzione più ampia del rischio finanziario e del guadgno. Buona parte del mondo è nelle mani di persone che non sanno di averlo. Nella nostra capitale si può vedere un edificio sotto sequestro accanto a persone che dormono per strada, una conseguenza della proprietà assente. E’ possibile che l’entità legale che possiede legalmente l’edificio non sappia neanche che esista?

In un certo senso coloro che posseggono il mondo non sono gli stessi che lo governano. Gli stessi ricchi non governano il mondo più di quanto si occupino dei loro figli, per questo ci sono governanti e collegi. Il mondo è gestito da procure e funzionari che lavorano a provvigione. La maggior parte delle imprese è diretta da laureati in Business Administration in nome degli interessi degli azionisti. 79 dei 200 amministratori delegati in cima alla lista hanno diplomi di laurea in Master Business Administration, così come lo stesso presidente.

Nessuno vorrebbe una fetta del guadagno se non potesse scambiarla con qualcos’altro. Tutto ciò che può essere commercializzato passa costantemente di mano oppure viene tenuto e osservato mentre il suo prezzo oscilla, compreso il 70% delle case americane che sono sotto ipoteca, il tetto sopra la testa e il terreno sotto i piedi.

Certo, gli affari famigliari di altà qualità come L.L. Bean, le chitarre Martin e il negozio di alimentari Wegman esistono ancora. Ernest e Julio Gallo sono persone reali (Bartles & Jaymes non lo erano), come lo era Frank Perdue. Ho scommesso contro J.C. Penney e Clarence Birdseye e ho perso; erano fatti di carne e ossa come me.

Paradossalmente, Wal-Mart è un’impresa di proprietà familiare, il 38% del capitale azionario è nelle mani della famiglia Walton, che produce cinque eredi alla pari al settimo posto tra le persone più ricche del mondo. La Ford è ancora per il 40% nella mani della famiglia, Viacom per il 68%, Newscorp per il 30%. Comcast è gestita dalla famiglia, come lo è Clear Channel. Non tutte le imprese famigliari usano il nome di famiglia. In alcuni casi, società anonime si presentano come persone assumendo un celebre portavoce o utilizzando un carismatico amministratore delegato per la pubblicità, mentre in altri casi famiglie benestanti si nascondono dietro l’impersonale copertura di una finzione legale.

P.C. Richard, una catena elettronica che mal sopporto, perché ha piazzato una filiale dove prima stava la leggendaria sala da gioco Julian, è stata in realtà fondata nel 1909 da un immigrato olandese chiamato Peter Christian Richard ed è oggi gestita dalla quarta generazione dei Richards. In effetti, un’impresa famigliare ha sostituito l’altra. Quando si è rotta la lavastoviglie ho passato un paio di giorni confrontando i prezzi prima di cedere e comprarla da loro.

Quando, durante il periodo della scuola, ho sentito parlare Noam Chomsky, qualcuno dal pubblico gli ha chiesto ingenuamente se i ricchi fossero consapevoli che ciò che stavano facendo fosse sbagliato. Non è rilevante, ci ha detto. Non era interessato a ciò che pensavano. Io credo che Marx sarebbe d’accordo con lui, dato che la grande intuizione di Marx fu che noi viviamo sotto un sistema in cui è il denaro a decidere piuttosto che le persone.

La risposta breve alla mia domanda è che il mondo, per definizione, è dei ricchi. I ricchi hanno più di tutto; ecco cosa vuol dire essere ricchi.

Dio è morto e i numeri governano. La risposta ad ogni domanda non è un sostantivo esauriente ma numeri sconcertanti, non più si o no ma x miliardi e y percento. Il 5% più ricco degli americani possiede oggi quasi il 60% della ricchezza del paese, mentre i tre quinti inferiori, cioè il 60% della popolazione hanno il 4,3% e quelli proprio in fondo alla lista non posseggono niente o hanno solo debiti. Quella via di mezzo, destinata a diminuire, comprende le persone che hanno bisogno di quel dato punteggio e di quel tipo di educazione per entrare proprio in quella scuola, così possono raggiungere quel determinato reddito e vivere in quella zona “in”. Una volta che ci credi, sei perduto come me.

Le storie di Said Shirazi sono recentemente apparse su New England Review e Juncture

Said Shirazi scrive: “Ci sono tre forme principali di sfruttamento: il controllo delle risorse, il controllo della manodopera e il controllo dei mercati.”

Io aggiungerei una quarta forma di sfruttamento: il controllo del flusso di capitale e di valuta. Quando un governo allontana l’aggravio fiscale dalle corporation e dai ricchi, sfrutta il povero che lavora e la classe media, così come sfrutta coloro che non sono ancora nati, i quali erediteranno il debito che il governo sta accumulando. Quando un governo promuove l’esportazione del capitale investito da fabbriche della propria nazione verso fabbriche dei paesi del terzo mondo a basso salario nel nome del “libero scambio” per guadagnarci, sfrutta i lavoratori che ora sono disoccupati.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il governo delle democrazie occidentali ha fatto da arbitro in campo economico, bilanciando le regole commerciali in modo tale che i proprietari di capitale e di risorse non potessero sfruttare la loro influenza sul mercato incidendo sulla manodopera o usurpando una grossa fetta dell’aria che respiriamo o dell’acqua che beviamo. Con l’inizio dell’era di Reagan, e oggi sotto l’assalto furibondo dei neoconservatori di Bush e company, il governo è diventato uno strumento di sfruttamento invece di funzionare da arbitro.

Said Shirazi
Fonte: http://iraqwar.mirror-world.ru/article/53167
Link: http://www.dissidentvoice.org/June05/Shirazi0602.htm
2.06.05

Traduzione per www,comedonchisciotte.org a cura di FLORIANA FIGURA

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